Dryas

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Dryas
Dryas octopetala
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi I
Ordine Rosales
Famiglia Rosaceae
Sottofamiglia Dryadoideae
Tribù Dryadeae
Genere Dryas
L., 1753
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Rosales
Famiglia Rosaceae
Genere Dryas
Specie

Dryas L., 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Rosaceae[1], dall'aspetto di piccole erbacee perenni con grandi fiori.

Il genere Dryas comprende specie i cui fiori hanno un insolito numero di sepali - petali (8) per la famiglia delle Rosaceae che normalmente sono cinque. È caratteristico inoltre il fatto che il calice costituisce un unico organo (i sepali del calice formano un unico verticillo, non un insieme di brattee come in altri fiori). Inoltre gli stili derivano da due lunghe setole piumose come per alcune piante delle Ranunculacee (Pulsatilla montana, chiamata anche Anemone pulsatilla oppure le specie del genere Clematis – Clematide) evidenziando così un possibile collegamento fra le due famiglie (Rosaceae e Ranunculaceae).

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

È la forma delle foglie che ha dato il nome al genere, queste infatti sono molto simili alla quercia che in greco si dice Drys ( = quercia). Linneo, che per primo usò tale nome per questa pianta, fece riferimento alle Driadi, antiche divinità mitologiche che vivevano nei boschi e che gli antichi greci credevano immortali ed eterne come le querce.
Altri botanici (Carolus Clusius, Lobel de Mathieu (1538-1616) medico e botanico e Jacques Daléchamps (1513-1588) medico e naturalista francese), sempre attirati dai contorni fogliari che ricordano la morfologia delle foglie della quercia, chiamarono diversamente queste piante Chamaedrys; nome che rimane in qualche sinonimo.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le piante di questo genere sono considerate semi – arbustive. La forma biologica prevalente di questo genere è definita come camefita reptante (Ch. rept.)  : piante con gemme perennanti situate in posizione basale (massimo 20 cm dal suolo) e con portamento strisciante.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono del tipo fibroso.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

Il fusto alla base può essere legnoso e comunque sempre strisciante.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono semplici, alterne, picciolate a lamina intera o crenata. La pagina inferiore della foglie è sempre tomentosa e biancastra. Sul picciolo fogliare (peloso) sono presenti delle esili stipole.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza generalmente è composta da fiori solitari portati su sottili e lunghi peduncoli.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono grandi di colore bianco o giallognolo; sono ermafroditi e attinomorfi.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti di queste piante sono composti da numerosi acheni sormontati da una lunga coda piumosa per facilitare al massimo la propagazione dei semi per mezzo del vento.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La distribuzione geografica del genere è decisamente Artico-Alpino. È diffusa quindi fra lo Spitzbergen, con l'Islanda e le montagne Balcaniche, Alpi e Pirenei. Non discende verso il Mediterraneo centrale. Nell'America del Nord è diffusa analogamente alle corrispondenti latitudini e altitudini europee.

È comune sia sui micascisti che terreni calcarei.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Dryas integrifolia
Dryas octopetala

Il genere comprende le seguenti specie:[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Dryas, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 21/10/2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 59.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 569, ISBN 88-506-2449-2.

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