Causalità universale

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La causalità universale è la tesi secondo cui ogni cosa nell'universo ha una causa ed è quindi un effetto di quella causa. Ciò significa che se si verifica un determinato evento, questo è il risultato di un precedente evento correlato. Se un oggetto si trova in un certo stato, allora è in quello stato a causa di una precedente interazione di un altro oggetto con esso.

Nella filosofia occidentale l'idea di una causalità universale fu formulata in modo simile per secoli; tuttavia, le formulazioni contengono alcune profonde differenze nella metodologia e nei presupposti filosofici, quali:

«Inoltre, tutto ciò che diviene o muta deve farlo per qualche causa; perché niente può essere senza una causa.»

«La causalità è universale. In nessuna parte del mondo possono esserci fenomeni che non diano origine a determinate conseguenze e non siano stati causati da altri fenomeni»

Al contrario, nel 1912 Bertrand Russell affermò che la legge di causalità nella consueta formulazione dei filosofi è falsa e non trova impiego nelle scienze (forse con l'eccezione del loro stadio infantile).[1] Tuttavia la sua posizione sulla causalità universale subì delle variazioni e "non era così ingenua come poteva sembrare".[2] Nel 1927 Russell scrisse che la nozione di causalità universale segnò l'inizio della scienza e della filosofia.[3]

I filosofi che credono nell'esistenza delle leggi fondamentali della natura, leggi universali e prive di eccezioni, nei tempi moderni furono indicati come "fondamentalisti". Coloro che si sforzano di argomentare l’assenza di queste leggi (per esempio mostrando che in molti casi le leggi delle scienze valgono ceteris paribus) sono detti "pluralisti" e rappresentano una minoranza.[4]

Come assiomi di causalità[modifica | modifica wikitesto]

Secondo William Whewell (visione ipotetico-deduttivista) il concetto di causalità universale dipende da tre assiomi[5]:

  1. Nulla avviene senza una causa;
  2. L'entità di un effetto è proporzionale all'entità della sua causa.;
  3. Per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria (principio di azione-reazione).

Whewell scrive che il primo assioma è così chiaro che non richiede alcuna prova se si comprende solo l'idea di causa.[6]

Un esempio è il seguente: se una palla da baseball si muove nell'aria, deve muoversi in questo modo a causa di una precedente interazione con un altro oggetto, ad esempio essere stata colpita da una mazza da baseball.

L’obiezione a tale assioma è che un assioma epistemologico è una verità evidente. Così l'«Assioma di causalità» pretende di essere una regola universale così ovvia da non aver bisogno di essere dimostrata per essere accettata. Tuttavia, l'esistenza di una tale regola è controversa anche tra gli epistemologi.

Come legge di causalità universale o principio di causalità universale (PUC)[modifica | modifica wikitesto]

John Stuart Mill descrisse la legge di causalità universale nel modo seguente:

«Ogni fenomeno ha una causa, che segue invariabilmente; e da ciò derivano altre successioni invariabili fra gli stadi successivi del medesimo effetto, come pure fra gli effetti risultanti da cause che invariabilmente si succedono.»

Contrariamente agli ipotetico-deduttivisti, Mill si concentrò sul ragionamento induttivo e sulle osservazioni nell'inquadrare la Legge di Causalità Universale, vale a dire che, utilizzando le caratteristiche di base dei metodi sperimentali, dopo l'analisi critica, riuscì a persuadere che questa legge è dimostrata per induzione meglio che con qualsiasi altra generalizzazione subordinata [7][8]:

«La convinzione che nutriamo nell'universalità, in tutta la natura, della legge di causa ed effetto, è essa stessa un esempio di induzione.»

Anche la prova popolare e la risposta allo scetticismo (ad esempio quella di David Hume) è che il PUC fu vero in così tanti casi che, adottando il metodo scientifico di base del ragionamento induttivo di tipo enumerativo[8], risulta ragionevole asserire che esso è vero in ogni caso, essendo difficile concepire il controesempio di un evento privo di una causa.[9]

La versione moderna della legge di causalità universale è collegata alla fisica newtoniana, ma fu anche oggetto di critiche, ad esempio da parte di David Hume che presentava una visione scettica riduzionista della causalità. Da allora in poi, il suo punto di vista sul concetto di causalità fu spesso quello dominante. Kant rispose a Hume sotto molti aspetti, difendendo la priorità della causalità universale[10]

In un libro del 2017, Robert C. Koons e Timothy Pickavance sottolinearono quattro obiezioni al concetto di causalità universale[11]:

  1. Se assumiamo inoltre l'universalismo mereologico, la causalità universale non esclude l'autocausazione, che è controversa;
  2. Principio causale pluralizzato: esistono versioni molteplici della causalità universale, che ammettono eccezioni al principio stesso;
  3. Il principio della catena causale di Robert K. Meyer[12]: usa gli assiomi della teoria degli insiemi, presupponendo che qualcosa debba causare se stesso in un insieme di cause e quindi che la causalità universale non esclude l'auto-causazione;
  4. regresso infinito.

Spontaneità[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Compatibilismo.

Un'implicazione della causazione universale è che se un fenomeno sembra verificarsi senza alcuna causa esterna osservabile (cioè esterna), quest’ultima deve essere interna.

Variazione[modifica | modifica wikitesto]

Un'altra implicazione della causalità Universale è che ogni cambiamento nell'universo è il risultato della continua applicazione delle leggi fisiche.

Determinismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Determinismo.

Se tutti gli eventi sono relazioni di causa ed effetto che seguono regole universali, allora tutti gli eventi – passati, presenti e futuri – sono teoricamente determinati.

Causa prima e possibili eccezioni[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Causa prima.

Se tutti gli effetti sono il risultato di cause precedenti, allora la causa di un dato effetto deve essere essa stessa l'effetto di una causa precedente, che a sua volta è l'effetto di una causa precedente, e così via, formando una catena logica ‘’infinita’’ di eventi che possono non avere un inizio.

Come eccezione alla regola della causalità universale, viene posta una causa prima non causata come logicamente necessaria. Una catena infinita di eventi è difficile da concepire nel mondo finito. Una possibile risposta è una catena di eventi che descrive un ‘’loop’’, ma in questo caso l'intero ciclo non avrebbe alcuna causa, pur autofondandosi. Il loop equivale a ipotizzare che l’universo esista da sempre e per sempre, vale a dire che sia infinito nel tempo.

Altre eccezioni al principio di causalità necessaria sono[11]:

  • contingente e necessario;
  • ciò che può avere una causa;
  • ciò che ha un inizio;
  • ciò che è finito.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bertrand Russell, On the Notion of Cause, in Proceedings of the Aristotelian Society, vol. 13, 1912, pp. 1–26, DOI:10.1093/aristotelian/13.1.1, ISSN 0066-7374 (WC · ACNP), JSTOR 4543833.
  2. ^ Nicholas Griffin, Bertrand Russell and Causality, in Biometrics, vol. 35, n. 4, 1979, pp. 909–911, ISSN 0006-341X (WC · ACNP), JSTOR 2530140.
  3. ^ (EN) Bertrand Russell, The Analysis of Matter, Spokesman Books, 2007, ISBN 978-0-85124-740-3.
  4. ^ Carl Hoefer, Causal Determinism, 23 gennaio 2003.
  5. ^ John Losee, Theories of Causality: From Antiquity to the Present, pp. 129.
  6. ^ (EN) William Whewell, The Philosophy of the Inductive Sciences: Founded Upon Their History, J.W. Parker, 1840.
  7. ^ System of Logic 1872, Book III, Chapter V, Of The Law Of Universal Causation., pp. 373-426, capitolo XXI, Of The Evidence Of The Law Of Universal Causation, pp. 95-111.
  8. ^ a b Hanne Andersen e Brian Hepburn, Scientific Method, 13 novembre 2015.
  9. ^ Castell, A. (1972). The Status of the Principle of Universal Causation. Philosophy and Phenomenological Research, 32(3), 403-407. doi:10.2307/2105573.
  10. ^ Graciela De Pierris e Michael Friedman, Kant and Hume on Causality, 4 giugno 2008.
  11. ^ a b (EN) Robert C. Koons e Timothy Pickavance, The Atlas of Reality: A Comprehensive Guide to Metaphysics, John Wiley & Sons, 17 aprile 2017, ISBN 978-1-119-11612-7.
  12. ^ Meyer, R. (1987). God Exists!, Nous, 21(3), pp. 345-361. doi:10.2307/2215186.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]