Carlo Emanuele Belli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Carlo Emanuele Belli
NascitaRoma, 5 ottobre 1818
MorteRoma, 26 aprile 1888
Dati militari
Paese servitoBandiera dello Stato Pontificio Stato Pontificio
Regno di Sardegna
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataEsercito pontificio
Armata sarda
Regio Esercito
ArmaFanteria
GradoMaggiore
GuerrePrima guerra d'indipendenza italiana
Seconda guerra d'indipendenza italiana
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870 [1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Carlo Emanuele Belli (Roma, 5 ottobre 1818Roma, 26 aprile 1888) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Roma il 5 ottobre 1818, figlio di Bartolomeo e di Anna Nobili.[2] In giovane età, dall'ottobre 1834 al maggio 1836, militò in qualità di cadetto nell'artiglieria dell'Esercito pontificio.[2] Posto in congedo prosegui gli studi e nel 1844 conseguì il diploma di perito agrimensore presso l'Archiginnasio Romano.[2] Il 1º ottobre 1847 conseguì la nomina a sottotenente della Guardia Civica e l'anno dopo fece parte dei volontari romani che sotto gli ordini del generale Giovanni Durando parteciparono alla prima guerra d'indipendenza italiana, distinguendosi nella difesa di Vicenza fra il 5 e il 10 giugno.[2] Rientrato a Roma nel novembre dello stesso anno, passò al servizio del Governo provvisorio della Repubblica Romana con il grado di tenente in 2ª dell'artiglieria e si distinse nel combattimento del 30 aprile 1849 a Porta San Pancrazio, con le truppe volontarie di Giuseppe Garibaldi, rimanendovi ferito.[2] Avvenuta la restaurazione del Governo Pontificio nel luglio 1849, rifiutò qualsiasi compromesso politico e fu tra quelli che auspicarono la totale indipendenza dell'Italia dall'influenza dell'Impero austriaco.[2] Nel 1859, quando il Regno di Sardegna, sostenuto dalla Francia, consegnò la dichiarazione di guerra all'Austria, si arruolò come ufficiale nelle truppe del Governo provvisorio della Romagna e, con il grado di tenente, fu assegnato al 20º Reggimento fanteria della Divisione Mezzacapo.[2] Fu promosso capitano il 16 agosto 1859.[2] Con decreto del Governatore generale delle province dell'Emilia, nel gennaio 1860 passò in servizio attivo presso i battaglioni di guarnigione al Brescello, testa di ponte sul Po per la difesa del territorio; poi, dopo due mesi, entrò a far parte dell'Armata sarda, assegnato al 12º Reggimento fanteria.[2] Il 25 giugno 1865 fu promosso maggiore nel 70º Reggimento fanteria della brigata Ancona con l'incarico di relatore.[2] Nel settembre 1866 si trovava di guarnigione a Palermo come comandante il deposito del reggimento che aveva sede nel forte di Castellammare situato nella parte più alta della città.[2] Nella notte del 16 settembre scoppiò una insurrezione ed egli, con i pochi uomini a disposizione, provvide alla difesa del forte e resistette coraggiosamente a tutti i tentativi degli insorti per impadronirsi del deposito, delle due polveriere e di 27.000 fucili che lì erano conservati.[2] Fu perciò decorato della medaglia d’oro al valor militare Con Regio Decreto 31 gennaio 1867 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente.[2][3] Posto in aspettativa nell'ottobre 1868, si diede all'insegnamento di lingue straniere e visse in povertà.[2] Si spense a Roma il 26 aprile 1888.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per aver difeso con ammirabile energia il forte di Castellammare dal 16 al 23 settembre 1866.[4]»
— Regio Decreto 31 gennaio 1867.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carolei, Greganti 1950, p.1238.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Combattenti Liberazione.
  3. ^ MOVM.
  4. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, Roma, Tipografia regionale, 1950, p. 238.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]