Bellevalia webbiana

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Giacinto di Webb
Immagine di Bellevalia webbiana mancante
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
Ordine Asparagales
Famiglia Asparagaceae
Sottofamiglia Scilloideae
Genere Bellevalia
Specie B. webbiana
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Liliidae
Ordine Liliales
Famiglia Liliaceae
Genere Bellevalia
Specie B. webbiana
Nomenclatura binomiale
Bellevalia webbiana
Parl., 1854

Il giacinto di Webb (Bellevalia webbiana Parl., 1854) è una pianta bulbosa della famiglia Asparagaceae [2] (sottofamiglia Scilloideae[3]).

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico è un omaggio al botanico inglese Philip Barker Webb (1793-1854) che lasciò molti suoi studi e raccolte all'Orto Botanico di Firenze, mentre il genere è dedicato al botanico francese Pierre Richer de Belleval (1564-1632).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È una pianta erbacea perenne bulbosa, con bulbi globosi del diametro fino 3,5 cm, e fusto alto da 30 a 60 cm.[4]

L'infiorescenza è un racemo lasso, lungo fino a 10 cm, con fiori apicali sterili e fiori fertili con perigonio cilindrico-campanulato, di colore inizialmente celeste-verdastro, successivamente tendente al violaceo-brunastro. Fiorisce in marzo-aprile.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è endemica dell'Italia e più precisamente dell'area nord-orientale della Toscana e della zona sud-occidentale dell'Emilia Romagna.[1]

Cresce nei campi incolti, ai margini degli uliveti, nelle radure di bosco, fino a 800 m di altitudine.[4]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La classificazione tradizionale (Sistema Cronquist, 1981) assegnava il genere Bellevalia alla famiglia delle Liliacee.[5]
La moderna classificazione filogenetica ha notevolmente ridimensionato i confini del raggruppamento delle Liliacee, trasferendo molti generi in altre famiglie. Nella classificazione APG II (2003)[6] il genere Bellevalia veniva attribuito alla famiglia Hyacinthaceae, raggruppamento incluso nelle Asparagaceae dalle successive versioni APG III (2009)[7] e APG IV (2016)[8].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La Lista rossa IUCN classifica Bellevalia webbiana come specie in pericolo di estinzione (Endangered).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Peruzzi, L. & Carta, A. 2011, Bellevalia webbiana, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 23 novembre 2019.
  2. ^ (EN) Bellevalia webbiana, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 23 novembre 2021.
  3. ^ (EN) Chase M.W., Reveal J.L., Fay M.F, A subfamilial classification for the expanded asparagalean families Amaryllidaceae, Asparagaceae and Xanthorrhoeaceae, in Botanical Journal of the Linnean Society, 161(2), 2009, pp. 132–136, DOI:10.1111/j.1095-8339.2009.00999.x.
  4. ^ a b Bellevalia webbiana Parl. - Giacinto di Webb, su floraitaliae.actaplantarum.org. URL consultato il 7 dicembre 2019.
  5. ^ (EN) Cronquist A., An integrated system of classification of flowering plants, New York, Columbia University Press, 1981, ISBN 9780231038805.
  6. ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the orders and families of flowering plants: APG II, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 141, 2003, pp. 399–436.
  7. ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the orders and families of flowering plants: APG III, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 161, n. 2, 2009, pp. 105–121, DOI:10.1111/j.1095-8339.2009.00996.x (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2017).
  8. ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.

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