Anne Conway

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Anne Finch

Anne Finch, coniugata Conway e nota anche come Viscontessa Conway (14 dicembre 163118 febbraio 1679), è stata una filosofa inglese.

Il suo lavoro, nella tradizione dei Platonici di Cambridge, influenzò Gottfried Leibniz. Il pensiero della Conway è originale in quanto appartenente alla filosofia razionalistica con tratti e modelli ginocentrici e in questo senso unico tra i sistemi del diciassettesimo secolo.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ultima figlia di Sir Heneage Finch (che aveva rivestito l'incarico di Registratore di Londra e Speaker della Camera dei comuni sotto Carlo I d'Inghilterra) e della sua seconda moglie, Elizabeth (figlia di William Cradock of Staffordshire)[2], nata una settimana dopo la morte del padre, Anne crebbe nella casa che oggi è nota con il nome di Kensington Palace, di cui la sua famiglia era proprietaria a quel tempo.[2]

La sua formazione, ricevuta da precettori, comprendeva il latino, il greco e l'ebraico. Il suo fratellastro, John Finch, che incoraggiò i suoi interessi per la filosofia e la teologia, la presentò al platonico di Cambridge Henry More, già suo insegnante presso il Christ's College a Cambridge. Ne nacque una stretta amicizia e una corrispondenza di tutta una vita su temi riguardanti la filosofia di Cartesio, nel corso della quale Anne, da studentessa volontaria di More, divenne quasi sua pari. More, riferendosi ad Anne disse che "non incontrò mai nessuno, sia uomo che donna, di una natura migliore di Lady Conway"[3] e che "anche nella conoscenza delle cose naturali e delle divine, non solo sorpassò il proprio sesso, ma anche l'altro"[4]. Nel 1652 More dedicò ad Anne il suo libro Antidoto contro l'ateismo.

Nel 1651 sposò Edward Conway, anch'egli allievo di More, che divenne primo conte di Conway; nel 1658, diede alla luce il suo unico figlio Heneage Edward, che morì di vaiolo soltanto due anni dopo. Anche il marito era interessato alla filosofia ma Anne lo superò sia nella profondità di pensiero che nella varietà di interessi. Anne si appassionò alla Cabala lurianica e poi al Quaccherismo, al quale si convertì nel 1677. In Inghilterra, a quel tempo i Quaccheri erano generalmente disprezzati e temuti e subivano persecuzioni e anche reclusioni. La decisione di Anna di convertirsi, rendere la sua casa un centro per l'attività quacchera e fare proselitismo attivo, fu quindi audace e coraggiosa.

Fin dall'età di dodici anni soffrì di gravi emicranie, che spesso la invalidarono per il dolore e la costrinsero alla ricerca continue di cure (ad un certo punto le furono aperte anche le vene giugulari). Ebbe anche consulenze mediche con il famoso medico Thomas Willis.[5], ma pur avendo ricevuto le cure di molti medici, da nessuna trasse giovamento.[6] Anne Conway morì nel 1679 all'età di quarantotto anni.

Opera[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicata per la prima volta in traduzione latina nel 1690 come Principia philosophiae antiquissimae et recentissimae de Deo, Christo & Creatura, e ritradotta in inglese nel 1692, i Principi della più antica e moderna filosofia è un'opera che sviluppa la sua visione monistica di un mondo creato da una sostanza. Essa critica l'idea cartesiana, secondo cui i corpi sono costituiti da materia morta, il concetto di anima affermato da Henry More nel suo Antidoto contro l'Ateismo ed infine le teorie dualiste sul rapporto tra corpo e spirito.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jane Duran (2006).Eight Women Philosophers: Theory, Politics, And Feminism. University of Illinois Press. pp. 308. ISBN 978-0-252-03022-2. Recuperato il 13 gennaio 2013.
  2. ^ a b (EN) Sarah Hutton, Lady Anne Conway, a cura di Edward N. Zalta, Fall 2015, 7 marzo 2014.
  3. ^ The Life of Henry More di Richard Ward, 1710, p. 193.
  4. ^ Women Philosophers of the Seventeenth Century, ISBN 9780521039178.
  5. ^ Carol Wayne White, The Legacy of Anne Conway (1631-1679): Reverberations from a Mystical Naturalism (2008), p. 6.
  6. ^ (EN) Gilbert Roy Owen, The Famous Case of Lady Anne Conway, in Annals of Medical History, 1937.
  7. ^ (EN) Women Philosophers of the Seventeenth Century, pp. 66-67, ISBN 9780521039178.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anne Conway, The principles of the most ancient and modern philosophy, Londra, 1692. URL consultato il 2 dicembre 2017. — originariamente stampata in latino: Principia philosophiae antiquissimae et recentissimae de Deo, Christo & Creatura, Amsterdam: M. Brown 1690.
  • Letters. The Correspondence of Anne, Viscountess Conway, Henry More and their friends, 1642–1684, ed. M. H. Nicolson (Londra 1930)
  • Collaborations with Franciscus Mercurius van Helmont (1614–1698)
    • A Cabbalistical Dialogue (1682) (in Christian Knorr von Rosenroth, Kabbala denudata, 1677–1684)
    • Two Hundred Quiries moderately propounded concerning the Doctrine of the Revolution of Humane Souls (1684).
  • Broad, Jacqueline. Women Philosophers of the Seventeenth Century. Cambridge: Cambridge University Press, 2002.
  • Brown, Stuart. "Leibniz and Henry More’s Cabbalistic Circle", in S. Hutton (ed.) Henry More (1614–1687): Tercentenary Studies, Dordrecht: Kluwer Academic Publishers, 1990. (Critica l'idea secondo cui Conway avrebbe influenzato Leibniz).
  • Duran, Jane. "Anne Viscountess Conway: a Seventeenth-Century Rationalist". Hypatia: a Journal of Feminist Philosophy. 4 (1989): 64-79.
  • Frankel, Lois. "Anne Finch, Viscountess Conway," Mary Ellen Waithe, ed., A History of Women Philosophers, Vol. 3, Kluwer, 1991, pp. 41–58.
  • Gabbey, Alan. "Anne Conway et Henry More: lettres sur Descartes" (Archives de Philosophie 40, pp. 379–404)
  • (EN) Sarah Hutton, Conway, Anne (c.1630–79) (abstract), in Routledge Encyclopedia of Philosophy, Taylor and Francis, 1998, DOI:10.4324/9780415249126-DA021-1. URL consultato il 14 gennaio 2018.
  • (EN) Sarah Hutton, Lady Anne Conway, in The Stanford Encyclopedia of Philosophy, Fall 2008, Edward N. Zalta, 23 gennaio 2007. URL consultato il 14 gennaio 2018.
  • Sarah Hutton. Anne Conway, a Woman Philosopher. Cambridge, U.K.: Cambridge University Press, 2004.
  • Sarah Hutton. (1970-1980). "Conway, Anne. "Dictionary of Scientific Biography. New York: Charles Scribner's Sons. pp. 171-172. {{ISBN|978-0-684-10114-9}}
  • King, Peter J. One Hundred Philosophers (New York: Barron's, 2004) ISBN 0-7641-2791-8
  • Merchant, Carolyn, "The Vitalism of Anne Conway: its Impact on Leibniz's Concept of the Monad" (Journal of the History of Philosophy 17, 1979, pp. 255–69) (Sostiene che Conway abbia influenzato Leibniz mostrando parallelismi tra Leibniz e Conway.)
  • Bernet, Claus (2004). "Anne Conway (philosospher)".In Bautz, Traugott. Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon (BBKL) (in German).Nordhausen: Bautz. pp. 232–239. ISBN 3-88309-155-3
  • White, Carol Wayne. The Legacy of Anne Conway (1631-1679): Reverberations from a Mystical Naturalism (State University of New York Press, 2009)

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