André Laug

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André Laug
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StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondazione1968 a Roma
Fondata daAndré Laug
Sede principaleRoma
Settorecasa di moda
ProdottiAbiti di alta moda, abiti da sposa
Sito webwww.andrelaug.com

André Laug è una casa di moda italiana fondata nel 1968 dall'omonimo designer francese.

L'esordio[modifica | modifica wikitesto]

Il marchio André Laug nasce nel 1968 quando lo stilista francese (Gravelines, 29 dicembre 1931 - Roma, 16 dicembre 1984), formatosi a Parigi da André Courrèges e Nina Ricci[1], apre la sua casa di alta moda in Piazza di Spagna, a Roma, con l'aiuto di Susy Gandini.

Questa data indica l'ingresso ufficiale nella moda italiana dello stilista.

Il primo decennio (1969-1978)[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1969 nascono i primi accordi con compratori stranieri, tra cui Elizabeth Arden, Bergdorf Goodman e Saks Fifth Avenue. L'acquirente statunitense Martha Phillips introduce il marchio negli Stati Uniti. Laug diventa uno degli stilisti di riferimento di Audrey Hepburn[2], alla quale dedica una delle linee del prêt-à-porter, la “Audrey”.

Vogue America e i più importanti giornali di moda dedicano le copertine ad André Laug. Dopo i tailleur, nel 1970 lo stilista lancia le camicie da donna, vendute in America a 2.500 dollari.

Nelle collezioni del 1972 André Laug propone il fiocco. Vogue gli dedica un lungo servizio fotografico firmato da Oliviero Toscani[3].

Tra le clienti di questi anni ci sono Audrey Hepburn, le First Lady americane Jackie Kennedy e Barbara Bush, Lee Radziwill, Diana Ross, Kathy Hilton, Estée Lauder, Carroll Baker, Ira von Fürstenberg[4], Mia d'Acquarone et de Riencourt, Anna e Alice Bulgari, Margareth Trudeau, Helietta Caracciolo, Rossella Falk, Paulette Goddard, Capucine e tante altre[1].

Le collezioni Laug del 1974 sono ispirate alla Russia degli zar. Alla fine del 1975 a New York, nella Libreria Rizzoli in Fifth Avenue, Roberto Polo e Diana Vreeland, direttrice di Vogue America, organizzano una mostra di “moda creativa” con opere realizzate o scelte in esclusiva per la mostra. A rappresentare l'Italia sono Pino Lancetti, Valentino e André Laug[5]. Nel luglio 1976 viene presentata una linea di “alta moda pronta” in un set allestito da Vogue accanto ad opere di Michelangelo Pistoletto (il servizio è di Norman Parkinson)[6].

Alla fine degli anni Settanta, André Laug propone il marabù e realizza gli abiti per il film italo-francese Il vizietto (La cage aux folles)[7], su disegno del costumista Piero Tosi (che si aggiudica la nomination per i Migliori Costumi agli Oscar del 1980). Nel 1978, André Laug celebra i suoi dieci anni di attività in Italia con un pranzo a Milano cui accorrono molti compratori americani e la stampa internazionale[8]. L'azienda è cresciuta e conta in questi anni oltre cento dipendenti a tempo indeterminato.

Gli anni Ottanta e la prematura scomparsa (1979-1984)[modifica | modifica wikitesto]

Nei primi anni Ottanta Laug insiste sulla robe-manteau, segnalata da Harper's Bazaar[9], e si afferma con una linea dandy[10]. In quegli anni posano o indossano abiti di Laug le supermodelle Susan Hess, Pat Cleveland[11], Gia Carangi, Linda Evangelista[12], Brooke Shields, Yasmin LeBon[13], Jerry Hall[14], Iman[15] e una giovanissima Uma Thurman[16]. Nel dicembre del 1982 il fotografo Helmut Newton firma su Vogue un racconto di Natalia Aspesi, dedicato alla donna contemporanea, interpretato da modelle vestite da André Laug[17].

Nel 1984, Laug sfila con modelli ispirati a Matisse. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre, muore improvvisamente nella sua casa a Roma, stroncato da un infarto all'età di 53 anni[18][19].

Lo stilista André Laug

Dalla gestione di Olivier fino ad oggi[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Laug, l'imprenditore Giancarlo Rossetti (noto come "Olivier") assume la presidenza della società. Olivier chiama a lavorare con sé Laura della Croce di Dojola e costituisce una squadra di tre disegnatori e due responsabili immagine. L'azienda, forte di 83 collezioni di alta moda e pret-à-porter di lusso, riparte dalla mole di disegni lasciati dallo stilista[20].

Dalla ricca raccolta di bozzetti lasciati da André Laug, l'erede Olivier sviluppa le nuove collezioni di prêt-à-porter molto vicina a un prodotto di lusso, quasi di alta moda. La Maison lancia una nuova linea di abbigliamento femminile a un prezzo più accessibile rispetto alla linea principale: la “André Laug Chic”, distribuita a circa 230 negozi in Europa. Giappone e Nord America, invece, restano i mercati più importanti dell'alta moda[21]. Il marchio arriva anche sul piccolo schermo: Laug realizza l'abito giallo dell'interprete della pubblicità dei cioccolatini Ferrero Rocher[22].

Gli Stati Uniti restano il punto di riferimento della Casa di Alta Moda Laug anche negli anni Novanta e all'inizio degli anni Duemila. Nel 2005, Giancarlo Rossetti muore a Roma. La casa di moda passa agli eredi.

Nel 2015 l'atelier si trasferisce in Rampa Mignanelli.

Ancora oggi, alcuni abiti André Laug sono conservati al MET - Metropolitan Museum di New York.

La vetrina di André Laug a Roma, in Rampa Mignanelli

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b SCOMPARE ANDRE' LAUG 'PARIGINO DI ROMA' E SARTO DEL RIGORE - La Repubblica, 18 dicembre 1984 (articolo di Laura Laurenzi), su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 20 maggio 2016.
  2. ^ The Fashion of Audrey, su thefashionofaudrey.tumblr.com. URL consultato il 23 maggio 2016.
  3. ^ VOGUE ARCHIVE, settembre 1972, da pag. 318 a pag. 325, su Vogue Archive.
  4. ^ Foto di Instagram di André Laug Haute Couture • 10 Dic 2015 alle ore 11:12 UTC, su Instagram. URL consultato il 20 maggio 2016.
  5. ^ VOGUE ARCHIVE, dicembre 1975, pag. 172, su Vogue Archive. URL consultato il 21 maggio 2016.
  6. ^ About - André Laug, su André Laug. URL consultato il 20 maggio 2016.
  7. ^ Foto di Instagram di @enricoquinto • 15 Set 2015 alle ore 12:30 UTC, su Instagram. URL consultato il 20 maggio 2016.
  8. ^ VOGUE ARCHIVE, gennaio 1979, pag. 130, su Vogue Archive. URL consultato il 21 maggio 2016.
  9. ^ HARPER'S BAZAAR ITALIA - marzo 1981, su Harper's BAZAAR. URL consultato il 26 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2011).
  10. ^ ARTICOLO UPI - United Press International del 23 marzo 1981 - Andre Laug taking his inspiration from George Sand..., su UPI. URL consultato il 21 maggio 2016.
  11. ^ Foto di Instagram di André Laug Haute Couture • 27 Mar 2016 alle ore 18:09 UTC, su Instagram. URL consultato il 20 maggio 2016.
  12. ^ Foto di Instagram di André Laug Haute Couture • 22 Nov 2015 alle ore 14:44 UTC, su Instagram. URL consultato il 20 maggio 2016.
  13. ^ Yasmin Le Bon website, su yasminlebon.net. URL consultato il 21 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2016).
  14. ^ VOGUE ARCHIVE - marzo 1983 - Da pag. 56 a pag. 62, su Vogue Archive. URL consultato il 26 maggio 2016.
  15. ^ GETTY IMAGES ARCHIVE - Model Iman wearing André Laug, su Getty Images. URL consultato il 26 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2016).
  16. ^ VOGUE ARCHIVE - settembre 1985 - da pag. 88 a pag. 93, su Vogue Archive. URL consultato il 26 maggio 2016.
  17. ^ VOGUE ARCHIVE, dicembre 1982, pag 160-161, su Vogue Archive. URL consultato il 21 maggio 2016.
  18. ^ Bernadine Morris, THE NEW YORK TIMES - Obituary André Laug, 18 dicembre 1984 (articolo di Bernadine Morris), in The New York Times, 18 dicembre 1984. URL consultato il 21 maggio 2016.
  19. ^ THE WASHINGTON POST - Obituary André Laug, 23 dicembre 1984 (articolo di Nina Hyde), su Washington Post. URL consultato il 21 maggio 2016.
  20. ^ VOGUE ARCHIVE, marzo 1985, da pag. 384 a pag. 387, su Vogue Archive. URL consultato il 21 maggio 2016.
  21. ^ VOGUE ARCHIVE, marzo 1988, pag. 292, su Vogue Archive. URL consultato il 21 maggio 2016.
  22. ^ Foto di Instagram di André Laug Haute Couture • 23 Nov 2015 alle ore 05:42 UTC, su Instagram. URL consultato il 20 maggio 2016.

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