1º battaglione bersaglieri ciclisti

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1º Battaglione bersaglieri ciclisti
Descrizione generale
Attiva1907 - 1943
NazioneBandiera dell'Italia Italia
Servizio Regio Esercito
TipoFanteria
Simboli
Fregio
Mostrine
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Il 1º Battaglione bersaglieri ciclisti è stata la prima unità dei bersaglieri italiani costituita come ciclisti.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La prima Compagnia sperimentale di Bersaglieri ciclisti fu formata il 15 marzo 1898 per opera del tenente Luigi Camillo Natali[1]. Nel 1907 fu costituito, a titolo di esperimento, un Battaglione ciclisti formato con le Compagnie cicliste, formate tra il 1901 e il 1902, dei Reggimenti bersaglieri 2°, 3°, 6° e 9°.

Costituzione[modifica | modifica wikitesto]

Tale Battaglione, compiuto brillantemente il giro d'Italia a tappe per 1153 km in sella, agli ordini del maggiore Giuseppe Cantù, fu poi costituito definitivamente come 1º Battaglione bersaglieri ciclisti nel 1908, con le compagnie ciclisti dei Reggimenti 3°, 5°, 6° e 9°. Al comando fu posto il maggiore Asclepia Gandolfo, che sarebbe poi diventato generale di corpo d'armata e comandante generale della MVSN.[2]

Visti i buoni risultati, nel 1910 fu così costituito un battaglione ciclisti per ciascuno dei 12 reggimenti, riunendo le quarte compagnie dei tre battaglioni, mentre il 1° fu posto alle dipendenze del 1º Reggimento bersaglieri, con sede a San Remo.

Impiego[modifica | modifica wikitesto]

Bersaglieri ciclisti nel 1917

Con lo scoppio nel 1915 della prima guerra mondiale i battaglioni ciclisti vennero staccati dai rispettivi reggimenti e impiegati isolatamente o a gruppi, in genere di 3 battaglioni, in unione con la cavalleria, ma più spesso con la fanteria[3].

Il "1° ciclisti" da Napoli, dove era di stanza, al comando del ten. col. Giovanni Beruto, venne inviato il 5 giugno sul Tagliamento alle dirette dipendenze del X corpo d'armata. Il 9 ottobre 1916 espugnò Caston di Lora e il giorno successivo ampliò la conquista sull'Alpe di Carmagnon. Per queste azioni il battaglione fu insignito della Medaglia di bronzo al valor militare. Nel 1917 con il 7° e l'8° ciclisti compose il I° gruppo autonomo ciclisti.

Il 17 gennaio 1918 fu citato nel bollettino di guerra 968 del generale Diaz per aver respinto un attacco nemico a est di Capo Sile[4].

Nel dopoguerra tutti i battaglioni ciclisti furono prima sciolti nel 1920, per essere nel 1923 costituiti in ciclisti sei dei dodici reggimenti. Un anno dopo tutti i 12 reggimenti divennero ciclisti, ciascuno composto da due battaglioni.

Nel 1936 il 1° ciclisti fu sciolto. Le compagnie motociclisti infatti cominciarono a integrare e sostituire i battaglioni ciclisti e i reggimenti bersaglieri si avviarono verso la motorizzazione[5].

Il primo Battaglione ciclisti fu ricostituito nel 1940, nel 1º reggimento, e partecipò durante la seconda guerra mondiale alle operazioni del fronte greco-albanese e jugoslavo e del fronte occidentale e sciolto definitivamente nel settembre 1943.[6]

La bicicletta[modifica | modifica wikitesto]

Come bicicletta sperimentale fu usata quella civile, ma presto vennero impiegati modelli specificatamente militari. Era pieghevole per poter essere portata in spalla durante gli assalti; aveva le gomme piene e attaccato alla sua canna aveva una sacca a forma di cartella. Ne esistevano varie versioni per ogni modello: per fuciliere, per mitragliere, per porta munizioni e per ufficiali, provvista di campanello e freni a bacchetta.

Bicicletta militare per bersaglieri "Bianchi mod. 1923"

Nel 1908 il 1° ciclisti adotta la Carraro: ha una costruzione particolare, in telaio pieghevole, spallabile, con borse e zainetti; porta un fucile mod. 91 e pesa a pieno carico 30 kg.[7]

La gara del ministero della guerra nel 1911 per fornire tutti i battaglioni ciclisti fu vinta dalla Bianchi, con il modello denominato 1912. Aveva un telaio pieghevole del peso di 14 kg. con appositi attacchi e relative cinghie per il trasporto a spalla; ruote di piccole dimensioni e gomme piene antiforatura; due ammortizzatori sulla ruota anteriore e uno sulla forcella posteriore per compensare la rigidità delle gomme piene; freno anteriore a bacchetta interno al telaio e trasmissione a catena a scatto fisso.[8]

Nel 1924 fu poi adottato, sempre della casa Bianchi, il modello 1923.[9] Aveva il telaio tubolare fisso a trapezio in metallo, con verniciatura grigioverde e peso complessivo di 25 kg.

Ultimo modello fu il Bianchi 1939: pieghevole con telaio tubolare a trapezio in acciaio, con verniciatura grigioverde. La bicicletta inoltre era provvista di molleggi sul telaio e sulla forcella: la forcella è molleggiata per mezzo di leve oscillanti e molle cilindriche, mentre il telaio presenta una sospensione telescopica con molla cilindrica. La bicicletta monta una sella in pelle con due molle posteriori e ha un peso di 16 kg.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Alla Bandiera di Guerra del 1º Reggimento Bersaglieri[10]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con indomita energia e salda disciplina, espugnò la parte più alta del Coston di Lora, resistendovi per una intera notte ai violenti contrattacchi avversari. Logoro ma non domo, il giorno successivo, ampliava la conquista sull'Alpe di Cosmagnon. Guerra italo-austriaca, 9-10 ottobre 1916 (al battaglione ciclisti)»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ fantepiumato
  2. ^ Dizionario biografico
  3. ^ Enciclopedia Italiana
  4. ^ Fronte del Piave
  5. ^ treccani.it
  6. ^ regioesercito.it
  7. ^ Fiamme cremisi
  8. ^ La bici
  9. ^ Copia archiviata, su radioincorso.it. URL consultato il 9 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2016).
  10. ^ I Battaglioni reggimentali non hanno in uso proprie insegne.