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== Storia ==
Il nome Der Standard è stata impostata solo dopo i primi problemi. Esempi di problemi, i cosiddetti numeri zero, pubblicati con il titolo ''Wirtschaftsblatt''. Alla fine è stato concordato lo Standard per i modelli del mondo anglofono, dove esistono giornali come il [[London Evening Standard]].

La prima edizione dello Standard è stata pubblicata il [[19 ottobre]] [[1988]]. Il giornale è stato fondato da [[Oscar Bronner]] e la casa editrice [[Axel Springer]] ha investito il 50% nel finanziamento della [[Startup (economia)|start-up]]. Nel 1995 ''derStandard.at'' è il primo sito web di un giornale in lingua tedesca, che è stato pubblicato [[Online e offline|online]] il 2 febbraio [[1995]].<ref>{{Cita libro|titolo=Oscar Bronner. Ein Stück österreichische Mediengeschichte im Schnelldurchlauf. Der Österreichische Journalist, Nr. 8+9 2008, pag. 46}}</ref> Inizialmente aveva una propria redazione, sebbene i contenuti delle edizioni cartacee fossero anche pubblicati online.

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Alla fine del [[2012]], la [[Standard Mediengruppe]] si è trasferita nella Vordere Zollamtsstraße al n°13, nel [[Distretti di Vienna|3° distretto di Vienna]], una volta l'istituzione principale della Zentralsparkasse del comune di [[Vienna]].<ref>{{Cita web|url=https://derstandard.at/1356426403962/Das-STANDARD-Haus-als-Zukunftsprojekt|titolo=Das STANDARD-Haus als Zukunftsprojekt - derStandard.at|sito=DER STANDARD|accesso=2018-09-30}}</ref> Il [[19 giugno]] [[2013]], l'edizione stampata e online sono stati infine accorpati non solo spazialmente, ma anche dal punto di vista organizzativo.<ref>{{Cita web|url=https://derstandard.at/1371170045603/Journalismus-kennt-keine-Print--und-Online-Grenzen|titolo=Journalismus kennt keine Print- und Online-Grenzen - derStandard.at|sito=DER STANDARD|accesso=2018-09-30}}</ref>

== Linea editoriale ==
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Lo ''Standard'' pubblica regolarmente anche commenti di personaggi noti a livello internazionale come [[Joseph E. Stiglitz]], [[Peter Singer]] o [[Joschka Fischer]].<ref>{{Cita web|url=https://www.project-syndicate.org/error/404|titolo=Project Syndicate}}</ref> Il venerdì lo Standard pubblica l'inserto autoprodotto ''Rondo'',<ref>{{Cita web|url=https://images.derstandard.at/2017/11/29/DERSTANDARDRONDO171027.pdf|titolo=Rondo|sito=Unsere Magazine - derStandard.at}}</ref> che tratta di [[moda]], [[Cosmesi|cosmetici]], viaggi, [[design]], [[tecnologia]], [[Alimento|cibo]], [[musica]] e [[film]]. Ogni [[lunedì]], il giornale include anche un inserto di otto con estratti dal [[The New York Times|New York Times]].

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La sezione degli scacchi, che contiene giochi, puzzle e commenti sui giochi, è stata gestita da ruf & ehn (Michael Ehn) dal [[1990]]. Come parte integrante del giornale viene pubblicata, da una a due pagine, una sezione commenti, su cui quotidianamente esperti, scienziati o politici si esprimono su temi attuali, rispondendo a posizioni o richieste, spesso nei giorni successivi.

Le caricature sono fornite, tra gli altri, da [[Oliver Schopf]] e, periodicamente, da molti altri caricaturisti.

== Note ==
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== Altri progetti ==
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[[Categoria:Quotidiani austriaci]]
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[[Categoria:Periodici fondati nel 1988]]
[[Categoria:Periodici fondati nel 1988]]

Versione delle 16:02, 30 set 2018

Der Standard
Logo
Logo
StatoBandiera dell'Austria Austria
Linguatedesco
Periodicitàquotidiano
FormatoBerliner
FondatoreOscar Bronner
Fondazione1988
SedeVienna
EditoreStandard Verlagsgesellschaft
Tiratura73.071 (2010)
DirettoreMartin Kotynek
ISSN915914-9 (WC · ACNP)
Distribuzione
multimediale
Edizione digitalehttp://www.derstandarddigital.at/
Sito webderstandard.at/
 

Der Standard è un quotidiano austriaco con sede a Vienna. Il giornale è stato fondato da Oscar Bronner nel 1988, sul modello del New York Times. Ha tendenze verso la sinistra liberale.[1]

Dalla sua fondazione è pubblicato in formato Berliner e online.

Storia

Il nome Der Standard è stata impostata solo dopo i primi problemi. Esempi di problemi, i cosiddetti numeri zero, pubblicati con il titolo Wirtschaftsblatt. Alla fine è stato concordato lo Standard per i modelli del mondo anglofono, dove esistono giornali come il London Evening Standard.

La prima edizione dello Standard è stata pubblicata il 19 ottobre 1988. Il giornale è stato fondato da Oscar Bronner e la casa editrice Axel Springer ha investito il 50% nel finanziamento della start-up. Nel 1995 derStandard.at è il primo sito web di un giornale in lingua tedesca, che è stato pubblicato online il 2 febbraio 1995.[2] Inizialmente aveva una propria redazione, sebbene i contenuti delle edizioni cartacee fossero anche pubblicati online.

Il 1 ° luglio 2007, Alexandra Föderl-Schmid è stata seconda redattrice a fianco di Oscar Bronner, questa posizione era detenuta dal 1992, Gerfried Sperl. Dal il 1 ottobre 2012, la Föderl-Schmid è diventata anche co-editore dello standard e derStandard.at. Dopo 27 anni di lavoro allo Standard, nel novembre 2017, Martin Kotynek è succeduto a lei come redattore capo.[3] La gestione provvisoria, prima del cambio, fu affidata a Rainer Schüller.

Alla fine del 2012, la Standard Mediengruppe si è trasferita nella Vordere Zollamtsstraße al n°13, nel 3° distretto di Vienna, una volta l'istituzione principale della Zentralsparkasse del comune di Vienna.[4] Il 19 giugno 2013, l'edizione stampata e online sono stati infine accorpati non solo spazialmente, ma anche dal punto di vista organizzativo.[5]

Linea editoriale

Il giornale è impegnato nel codice d'onore della stampa austriaca e descrive la sua linea editoriale come liberale e indipendente, anche se gli addetti ai lavori considerano Der Standard come liberale di sinistra.[6][7]

Lo Standard pubblica regolarmente anche commenti di personaggi noti a livello internazionale come Joseph E. Stiglitz, Peter Singer o Joschka Fischer.[8] Il venerdì lo Standard pubblica l'inserto autoprodotto Rondo,[9] che tratta di moda, cosmetici, viaggi, design, tecnologia, cibo, musica e film. Ogni lunedì, il giornale include anche un inserto di otto con estratti dal New York Times.

Dal 1998, il giornale organizza e sponsorizza annualmente il Premio del pubblico del Festival Internazionale del Cinema di Vienna (Viennale). Nel 2006, Der Standard ha seguito l'esempio del Süddeutsche Zeitung e ha iniziato a pubblicare una cineteca con una serie di 295 film in DVD, di nome The Austrian Film (a partire dal 2018), scegliendo film austriaci "interessanti" e "popolari".[10]

La sezione degli scacchi, che contiene giochi, puzzle e commenti sui giochi, è stata gestita da ruf & ehn (Michael Ehn) dal 1990. Come parte integrante del giornale viene pubblicata, da una a due pagine, una sezione commenti, su cui quotidianamente esperti, scienziati o politici si esprimono su temi attuali, rispondendo a posizioni o richieste, spesso nei giorni successivi.

Le caricature sono fornite, tra gli altri, da Oliver Schopf e, periodicamente, da molti altri caricaturisti.

Note

  1. ^ Günther Lengauer, Postmoderne Nachrichtenlogik - Redaktionelle Politikvermittlungs in medienzentrieren Demokratien. Springer VS., Wiesbaden 2007, p. 111, ISBN 978-3-531-15224-0.
  2. ^ Oscar Bronner. Ein Stück österreichische Mediengeschichte im Schnelldurchlauf. Der Österreichische Journalist, Nr. 8+9 2008, pag. 46.
  3. ^ Martin Kotynek wird neuer Chefredakteur des STANDARD - derStandard.at, su DER STANDARD. URL consultato il 30 settembre 2018.
  4. ^ Das STANDARD-Haus als Zukunftsprojekt - derStandard.at, su DER STANDARD. URL consultato il 30 settembre 2018.
  5. ^ Journalismus kennt keine Print- und Online-Grenzen - derStandard.at, su DER STANDARD. URL consultato il 30 settembre 2018.
  6. ^ Günther Lengauer/Hannes Vorhofer: Wahlkampf am und abseits des journalistischen Boulevards. Redaktionelle Politikvermittlung im Nationalratswahlkampf 2008. in: Fritz Plasser (Hrsg.): Politik in der Medienarena. Praxis politischer Kommunikation in Österreich. facultas-wuv. Wien 2010, ISBN 978-3-7089-0501-3.
  7. ^ Peter Berger: Kurze Geschichte Österreichs im 20. Jahrhundert. 2. Aufl. facultas-wuv, Wien 2008, ISBN 978-3-7089-0354-5.
  8. ^ Project Syndicate, su project-syndicate.org.
  9. ^ Rondo (PDF), su Unsere Magazine - derStandard.at.
  10. ^ Von Komödienturbulenz bis Zeitdokument - derStandard.at, su DER STANDARD. URL consultato il 30 settembre 2018.

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