Monetazione di Delfi

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Triemiobolo, circa 520-480 a.C.
Testa di ariete Due delfini in quadrato incuso
AR; 1,34 g
Triemiobolo, circa 520-480 a.C.
Testa di ariete DΑΛ Testa di capra con due delfini in quadrato incuso
AR 1,60 g
Obolo, circa 520-480 a.C.
tripode basso Punto entro cerchio (omphalos o phiale?); tutto entro quadrato incuso.
AR; 0,85 g
Tridracma, ca. 480-475 a.C.
Due rhyton a forma di teste di ariete; sopra due delfini Quadrato incuso quadripartito in forma di cassettoni
AR; 25mm, 18,31 g
Statere, circa 336-334 a.C.
Demetra con corona di spighe di grano e velo ΑΜΦΙΚΤΙΟΝΩΝ, Apollo seduto su omphalos, il gomito destro sulla sua citara, con ramo di alloro sulla spalla. A sinistra, un tripode (appena visibile)
AR; 23mm, 12,27 g
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La monetazione di Delfi fu emessa, non regolarmente, a nome dell'anfizionia di Delfi. Furono coniati stateri, tridracme, dracme, emidracme, oboli ed emioboli[1].

I tipi usati fanno riferimento al santuario o direttamente ad Apollo: la testa di ovino è un riferimento alla leggenda, che il posto per il tempio di Apollo a Delfi sia stato trovato per mezzo di una capra che si era persa[2][3]. Il tripode è il tripode delfico su cui era seduta la Pithia, la sacerdotessa che pronunciava gli oracoli nel santuario, presso l'omphalos, l'«ombelico del mondo»; una capra era sacrificata prima della consultazione della Pizia. Il delfino è un simbolo parlante del nome del santuario, Delfi: le fonti più antiche, come gli inni omerici ad Apollo, citano anche un serpente femminile, Delfina (Δελφινης), che era custode dell'oracolo.

Il piede numismatico usato è l'eginetico che prevedeva uno statere di ca. 12,3 grammi[2].

Cronologia della monetazione[modifica | modifica wikitesto]

La monetazione di Delfi è durata da circa il 520 al 357 a.C. e può essere suddivisa in diversi periodi[2].

Periodo ca. 520-480 a.C.[modifica | modifica wikitesto]

Le prime monete delfiche note sono del 520 a.C. circa. I valori sono l'obolo, il triemiobolo (un obolo e mezzo), l'emiobolo, i 3/4 e il 1/4 di obolo.

Al dritto le presentano al dritto una testa di ariete, una simbolizzazione del dio Apollo o una testa di africano, raffigurazione di Delphos[2].

Al rovescio sono raffigurati uno o due delfini, un bacino oppure un omphalos in quadratum incusum[2].

Monete primo periodo[2]
Tutte le monete in argento
Tripode Θ (phiale) o omphalos, in quadrato incuso Obolo
Testa di ariete Idem ½ Obolo
Testa di ariete; sotto delfino Busto di capra in quadrato incuso 1½ Obolo
Idem Due delfini, in quadrato incuso 1½ Obolo
Idem Testa di capra, tra due delfini, in quadrato incuso 1½ Obolo
Idem Busti di due capre affrontati, in quadrato incuso; sopra, a volte, delfino 1½ Obolo
Testa di negro (Delphos) Testa di ariete, sotto delfino in quadrato incuso ¾ Obolo
Idem Due teste di ariete giustapposte, in quadrato incuso ¾ Obolo
Idem D Α testa di capra di faccia, in quadrato incuso ¾ Obolo
Testa di toro di faccia D Α Simile ¼ Obolo

Periodo ca. 480-460 a.C.[modifica | modifica wikitesto]

Poco dopo il 479 a.C., direttamente in connessione con le guerre Persiane, fu coniato a Delphi un tridracma. L'etnico è DAΛΦΙΚΟИ (DALPHIKON, "dei Delfici") e il peso è di ca. 18 g (279 grani)[2]. Al dritto sono raffigurati due rhyton, in forma di crani di ariete, situati uno accanto all'altro; questi vasi potori rappresentano preziose offerte votive, che probabilmente erano state consacrati nel tempio di Delfi dopo la vittoria sui Persiani. Sopra i rhyton sono raffigurati due delfini, che appartengono anch'essi al culto di Apollo. Il rovescio mostra quattro riquadri, a forma di lacunaria (cassettone), che contengono ognuno o un delfino o una palmetta[1][4][5].

Secondo alcuni il rovescio potrebbe richiamare il soffitto del tempio di Apollo[6].

Associato al tridracma fu coniato anche un didracma con la stessa legenda e una testa di ariete e un delfino al dritto e delle stelle all'interno dei quadrati incusi. Furono anche battuti un triemiobolo e un obolo[2].

Periodo 460-421 a.C.[modifica | modifica wikitesto]

Verso il 460 fu coniato un triemiobolo con la legenda DΑΛ e una moneta da 3/4 di obolo con la "testa di Etiope" al dritto e un simbolo al rovescio[2].

Tra il 450 e il 420 a.C. furono battuti oboli d'argento. Al dritto è raffigurato un tripode, il sedile della Pizia, e al rovescio c'è anche in questo caso un bacino o un omphalos in quadratum incusum. Questi tipi sono presenti anche nel periodo che segue le guerre persiane[7].

Periodo 421-371 a.C.[modifica | modifica wikitesto]

In questo periodo è nota un'unica moneta, uno statere. Al dritto è raffigurato una testa di ariete e al rovescio quella di una capra in un quadratum incusum.

Periodo 371-357 a.C.[modifica | modifica wikitesto]

Statere dell'Anfizionia
Disegno dello statere del 336 a. C. con Demetra al dritto e Apollo al rovescio da Illustrerad verldshistoria utgifven av E. Wallis. vol. I del 1875
L'omphalos di Delfi (copia romana).

Nel 373 a.C. il Tempio di Apollo fu gravemente danneggiato da un terremoto e di conseguenza gli abitanti di Delfi dovettero restaurare la costruzione. Tuttavia, il Focesi occuparono il santuario e si impadronirono il tesoro. L'occupazione ebbe termine nel 346. Dal 346 al 336 a.C. il tesoro fu in parte ricostruito tramite i pagamenti annuali dei Focesi stessi. In questo periodo l'Anfizionia decise di fondere le vecchie monete d'argento, e per convertirlo in una coniazione locale uniforme per finanziare i lavori di ricostruzione del tempio. Furono quindi coniati stateri e altre frazioni con una legenda che permette di identificarla come monetazione della Anfizionia delfica.

Al dritto delle nuove monete c'è la testa di Demetra, che è incoronata con spighe di grano e velata. L'immagine di Demetra viene dal tempio di Anthela, vicino alle Termopili, anche quello gestito dalla Lega Anfizionica. Al rovescio sono stati usati più tipi.

  • Sullo statere e sulla dracma è raffigurato Apollo Phitias, seduto su un omphalos, con un ramo di alloro nella mano e poggia l'altra su una cithara di grandi dimensioni; nel campo, sulla sinistra, è raffigurato un tripode[2]. Intorno la legenda ΑΜΦΙΚΤΙΟΝΩΝ.
  • Sul triobolo al rovescio, è raffigurato l'omphalos, attorno al quale si avvolge il serpente Pitone[1][2][4]. Anche in questo caso la legenda è ΑΜΦΙΚΤΙΟΝΩΝ.
  • Esiste anche una moneta di bronzo, che presenta al dritto un cavallo rampante e al rovescio un largo Θ (phiale)[2].

Periodo romano[modifica | modifica wikitesto]

Bronzo di Adriano
ΑV ΚΑΙ ΤΡΑΙΑΝΟС ΑΔΡΙΑΝΟС ΑVΓ busto laureato di Adriano ΔΕΛ - ΦΩΝ Apollo citaredo
Antinoo
ΗΡΩС ΑΝΤΙΝΟΟС - testa di Antinoo ΙΕΡΩС ΑΡΙСΟΤΙΜΟС ΑΝΕΘΗΚΕ, aquila entro corona di alloro
Æ 19mm (5,57 g)
Antinoo
ΗΡΩС ΑΝΤΙΝΟΟС - testa di Antinoo Tripode d Delfi

La monetazione di Delfi riappare sotto il dominio romano. Queste emissioni sono collocabili sia nella monetazione romana che in alcuni casi, in quella provinciale[8].

A una prima fase, che Svoronos colloca al tempo di Augusto, sono attribuiti alcuni bronzi con al dritto Apollo citaredo e la legenda ΔΕΛΦΩΝ e al rovescio un tripode (Svoronos 30-38, oppure con al rovescio una corona d'alloro che circonda la legenda ΡΥ / ΘΙΑ che sovrasta il profilo di due montagne[8].

La monetazione riprese sotto Adriano, che cercava di rianimare l'antica religione dei Greci. C'era anche l'influenza di Plutarco, che era un membro del Consiglio anfizionico, e ricopriva la carica di Sacerdote di Apollo Pizio.

Fu quindi ripristinato il diritto di coniazione e furono coniati diversi pezzi.

Un primo gruppo di monete presenta al dritto Adriano e al rovescio ci sono vari tipi tra cui il tripode, o una corona di allora che circonda la legenda ΠΥ / ΘΙΑ e il profilo di due montagne[8].

Un altro gruppo mostra al dritto Antinoo[9][10]. Le monete recano il nome di Aristotimo, un sacerdote del culto di Antinoo deificato, a seguito della prematura scomparsa del giovane amato dall'imperatore Adriano.

A Delfi furono battute monete anche sotto Antonino Pio e alcune furono dedicate sia alla moglie Faustina (ΘΕΑ ΦΑVСΤΕΙΝΑ), deificata sia alla figlia in qualità di Augusta (СΕΒΑСΤΗ ΦΑVСΤΕΙΝΑ), carica che ricevette già nel 147, quando era ancora vivo Antonino Pio[11].

Peso[modifica | modifica wikitesto]

Il tridracma delfico pesa intorno ai 18 grammi e ha la particolarità di essere più pesante dei tetradracmi di Atene, come peraltro le monete che usano il piede eginetico[1].

Tesori[modifica | modifica wikitesto]

Thomson e al. (IGHC) riportano 5 ritrovamenti di tesori con monete di Delfi[12].

IGCH Località anno
ritrov.
data
sepol.
Periodo n° pezzi monete
Selinus
altre città
22[13] Delfi 1896 450 a.C. class. 252 AR 252 triemioboli -
66[14] Myonia (vicino a Delfi) 1899 335-330 a.C. class. 12+ AR 11+ stateri anfizionici Atene 1 tetradracma
70[15] Kirrha (vicino a Delfi) 1938 350-325 a.C. class. 42 AR 1 triemiobolo Filippo II: 2 tetradr.; Larissa (Thess.): 4 dr. Locri Opuntii: 1 triob.; 1 ob. Phocis: 2 triob. Boeotia: 19 triob. Sicyon: 12 triob.
1644[16] Asyūṭ (ant. Lycopolis) 1968 o 69 475 a.C. class. 681+ AR 7 tridracmi ca. 70 zecche di tutto il bacino del Mediterraneo
1645[17] Zagazig (ant. Bubastis) 1901 470 a.C. class. 84 AR 1 tridracm. oltre 20 zecche per lo più dal Mediterraneo orientale
 
Inoltre è anche riportato un tesoro trovato a Delfi:
 
303[18] Delfi 1907 II secolo a.C. class. 42 Æ - Aetolia: 34, Phocis: 3, Locris: 2, Sicyon: 1, Aegeira: 1, Phlius: 1

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Kraay,  pp. 121-124.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l Head, pp. 340-343.
  3. ^ Diodoro Siculo, Bibliotheca historica 16.26.1-4.
  4. ^ a b Franke, pp. 102-103.
  5. ^ BMC, p. XXIX-XXX.
  6. ^ Sear,  pp. 177-178.
  7. ^ Maaß, p. 145.
  8. ^ a b c Svoronos, pp. 30-34.
  9. ^ Gustav Blum, “Numismatique d'Antinoos,” Journal International d”Archéologie Numismatique 16 (1914), pp. 33-70.
  10. ^ Svoronos, pp. 41-42.
  11. ^ Svoronos, pp. 41-48.
  12. ^ IGHCpassim.
  13. ^ http://nomisma.org/id/igch0022
  14. ^ http://nomisma.org/id/igch0066
  15. ^ http://nomisma.org/id/igch0070
  16. ^ http://nomisma.org/id/igch1644
  17. ^ http://nomisma.org/id/igch1645
  18. ^ http://nomisma.org/id/igch0303

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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