Case 39

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Case 39
Jodelle Ferland in una scena del film
Titolo originaleCase 39
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America, Canada
Anno2009
Durata104 min
Rapporto2,35:1
Generethriller, orrore
RegiaChristian Alvart
SceneggiaturaRay Wright
ProduttoreSteve Golin, Kevin Misher, Scott Thaler
Casa di produzioneParamount Pictures
FotografiaHagen Bogdanski
MontaggioMark Goldblatt
MusicheMichl Britsch
ScenografiaJohn Willett
CostumiMonique Prudhomme
TruccoJulie Beaton, Donna Bis
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Case 39 è un film del 2009 diretto da Christian Alvart, interpretato dall'attrice statunitense Premio Oscar Renée Zellweger e dalla giovane canadese Jodelle Ferland.

Emily Jenkins è un'assistente sociale, lavora a contatto con i bambini e controlla che vivano in ambienti a loro confacenti. Nonostante sia impegnata, il suo capo Wayne, le consegna un ulteriore fascicolo: il caso numero 39, riguardante una bambina di dieci anni, Lillith Sullivan, vittima di probabili vessazioni da parte dei genitori.

Emily comincia subito a indagare e fissa un incontro con la famiglia Sullivan, nella loro casa. Effettivamente i genitori di Lilith manifestano una certa diffidenza, se non ostilità, nei suoi confronti: la madre, Margareth, è al contempo disturbata e riluttante al dialogo, mentre il padre, Edward, si rifiuta di rivolgerle la parola direttamente, utilizzando la moglie come tramite. La bambina appare intimidita e impaurita per la presenza dei genitori. Per Emily è la conferma che la bambina venga maltrattata. Si rivolge quindi a Wayne, che convoca la famiglia presso l'ufficio dell'assistente sociale, ma stavolta il comportamento dei genitori è apparentemente normale. Ad Emily, niente affatto convinta della bontà dei Sullivan, non rimane altro che consegnare il suo numero di telefono a Lillith, dicendole di chiamarla se avesse avuto bisogno di aiuto. Tenta anche di coinvolgere un amico poliziotto, il detective Mike Barron, il quale le spiega che, in assenza di prove concrete, non potrà comunque intervenire in alcun modo. La sera stessa la donna riceve una telefonata da parte della bambina, che, spaventata, la avvisa che i suoi genitori intendono ucciderla. Emily, dopo aver contattato Mike, corre verso l'abitazione della famiglia. Arrivati alla casa, Emily e Mike trovano i due genitori che stanno mettendo la bambina nel forno della cucina per bruciarla viva. Inizia quindi un'aspra colluttazione e il poliziotto riesce a fermare la coppia. I Sullivan saranno giudicati entrambi malati di mente e ricoverati coattamente.

Grazie anche al sostegno dell'amico Douglas, uno specialista che fornisce aiuto psicologico ai bambini, con cui è in ottimi rapporti di amicizia (e con il quale forse sta meditando di intraprendere una relazione sentimentale), Emily riuscirà ad ottenere Lillith in affidamento, portandola a vivere nella propria casa. Inizialmente per loro sembra fiorire una nuova e armoniosa vita, ma ben presto Emily verrà a conoscenza di fatti inspiegabili e di atroci morti rimaste insolute, legate alla famiglia d'origine della bambina.

Qualche giorno dopo, Diego, uno dei bambini del cui caso si era occupata proprio Emily, uccide violentemente i suoi genitori; per sua stessa ammissione, poco prima del delitto aveva ricevuto una telefonata da casa di Emily, ma da parte di un uomo (benché fosse escluso che in casa potesse esserci qualcun altro, a parte lei e Lillith).

In seguito Lillith, nel corso di una seduta individuale con Douglas, mette a disagio l'uomo, che ne rimane talmente turbato da informare immediatamente Emily, dicendole di essersi sentito minacciato dalla bambina. Quella notte Douglas riceve una strana telefonata, dopo la quale inizia ad avere delle inquietanti allucinazioni. La mattina successiva verrà trovato morto nel bagno di casa, in circostanze alquanto sospette.

Solo a questo punto Emily comincerà a paventare che il pericolo provenga proprio da Lillith. La bambina è in effetti una sorta di demone dotata di enorme forza in grado di soggiogare la volontà altrui: i suoi genitori la stavano uccidendo per poter salvare le loro vite e quelle dei loro cari. Per vendicarsi, Lilith li uccide, facendo però in modo che le loro morti sembrino degli incidenti. La prima a morire è Margareth, che, rinchiusa in una cella di isolamento, vede le sue braccia prendere fuoco dal nulla (in realtà si tratta di un'allucinazione creata da Lilith) e finisce per togliersi tragicamente la vita. Poi è il turno di Edward, che, nella mensa del carcere, assale il detenuto seduto di fronte a lui infilzando il suo collo con una forchetta, perché credeva di ritrovarsi di fronte la perversa e maligna presenza di Lilith. Nella colluttazione che segue con i secondini, l'uomo cade e si trafigge accidentalmente un occhio con un coltello.

Emily, ormai certa delle responsabilità della bambina, decide di eliminarla chiedendo aiuto a Mike. Tuttavia, anche il poliziotto, mentre si appresta ad andare verso casa di Emily, inizia ad avere delle visioni: un gruppo di cani ringhiosi e feroci lo braccano, Mike tenta di rifugiarsi nella sua macchina, ma uno dei cani, seduto nei sedili posteriori, lo azzanna al collo, e lui, nel tentativo di ucciderlo, finisce per spararsi un colpo di fucile in faccia.

Per tutti è un nuovo incomprensibile ed agghiacciante suicidio, ma non per Emily, che, nottetempo, decide di mettere in atto un piano per uccidere Lilith. Scioglie dei sedativi in una tazza di camomilla che, come ogni sera, offre alla bambina prima di andare a letto. Quando pensa che la bambina si sia addormentata, spranga la porta della sua camera, cosparge tutto di benzina e appicca il fuoco alla propria casa. Mentre accorrono i pompieri, Emily guarda dalla strada il fuoco che divora la casa: è esausta, ma rinfrancata per la fine dell'incubo. In realtà la bambina aveva mangiato la foglia: non si era addormentata ed era uscita tranquillamente da dietro la casa. Quando Emily la vede, rimane atterrita, in un eloquente mutismo, mentre la bambina le sorride in modo malvagio, sana e salva, accanto ad uno dei vigili del fuoco intervenuti per sedare le fiamme.

Un agente invita Emily a seguirlo con la sua auto per portare lei e Lillith in un posto dove trascorrere al sicuro la notte. Durante il viaggio in macchina Emily imbocca una strada diversa e guida la sua auto ad alta velocità per spaventare Lillith. La bambina usa i suoi poteri, e fa rivivere ad Emily il suo più terribile ricordo d'infanzia: sua madre che guida ad alta velocità sotto la pioggia, con lei seduta nel sedile posteriore. In quella occasione ebbero un incidente in cui la madre perse la vita, e lei si salvò, ma da quel giorno Emily crebbe con l'idea di non voler mai diventare madre, in modo da non ripetere quella terribile esperienza. Emily però capisce che quella è solo un'illusione, e, ripresa coscienza, guida la macchina verso un molo, lanciandosi con velocità in acqua. Mentre il veicolo inizia a andare a fondo, Emily ha una colluttazione con Lilith, che intanto ha rivelato il suo aspetto di demone e cerca di bloccarla nell'abitacolo che si ricolma di acqua. Emily sferra un colpo verso Lilith, divincolandosi esce dall'auto e nuota verso l'alto. Improvvisamente, un braccio di Lilith esce dal bagagliaio e afferra Emily, che però riesce a liberarsi, lasciando definitivamente che la macchina, con dentro Lillith, sprofondi nelle torbide e profonde acque.

Finale alternativo

[modifica | modifica wikitesto]

Nel finale alternativo presente nel DVD del film, entrambe le protagoniste sopravvivono all'incidente e vengono salvate da una squadra di soccorso. Emily cerca di spiegare ad un giudice cos'è accaduto, tuttavia l'autorità non le crede e la fa rinchiudere in un istituto psichiatrico. Nel frattempo possiamo osservare Lilith mentre viene accolta da una nuova famiglia, che proprio come Emily la crede una povera vittima di persone malate mentalmente.

Il film è stato girato a Vancouver verso la fine del 2006. Nel corso delle riprese, il 30 ottobre 2006, le fiamme destinate agli effetti speciali hanno danneggiato il set. Nessun membro del cast è rimasto ferito sebbene l'incidente sia costato la distruzione della scenografia e dello studio.[1]

Il budget speso per la realizzazione del film è stato di 26 milioni di dollari.[2]

Il film ha incassato 28 milioni di dollari al botteghino, superando dunque la cifra spesa per il budget ma non portando a un guadagno elevato.[3]

Case 39 ha ricevuto critiche prevalentemente negative dalla critica. Rotten Tomatoes gli ha assegnato il 21% degli apprezzamenti sulla base di 75 recensioni,[4] mentre su Metacritic ha ricevuto un punteggio di 25 su 100 sulla base di 15 recensioni.[5]

Riconoscimenti

[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione

[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 1º ottobre 2010.

  1. ^ Case 39 Fiamme sul set, Filmissimo.it, 20 agosto 2010. URL consultato il 20-08-2010 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2011).
  2. ^ (EN) Movie projector: 'Social Network' looks strong; 'Let Me In' and 'Case 39' will struggle, su LA Times Blogs - Company Town, 30 settembre 2010. URL consultato il 2 settembre 2020.
  3. ^ Case 39, su Box Office Mojo. URL consultato il 2 settembre 2020.
  4. ^ (EN) Case 39 (2010). URL consultato il 2 settembre 2020.
  5. ^ Case 39. URL consultato il 2 settembre 2020.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Cinema