Zangi
ʿImād al-Dīn Zangī, in arabo: عماد الدين زنكي, o semplicemente Zankī, pronunciato Zanghī (1087 – 14 settembre 1146), era figlio di Aq Sunqur al-Hājib, atabeg selgiuchide di Aleppo. Da lui prenderà il nome la dinastia dei Zengidi.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Gli inizi[modifica | modifica wikitesto]
Alla morte del padre nel 1094, Zangī si mise in mostra come un prode ed abile guerriero e, dopo la sua vittoria contro i Mazyadidi, fu nominato governatore della città irachena di Wāsit e poi di Basra, in nome e per conto di Āq Sunqur al-Bursuqī, responsabile selgiuchide per le province settentrionali dell'Iraq e della provincia della Jazīra.
Per il suo valido sostegno garantito al sultano selgiuchide Mahmūd ibn Malik Shāh contro il Califfo abbaside al-Mustarshid, fu nominato nel 1126 alto commissario del sultano per Baghdad e l'Iraq centrale. Alla morte di Āq Sunqur al-Bursuqī, a Zangī fu attribuito quanto egli già amministrava e controllava col titolo di atabeg, pur dovendo abbandonare Baghdad e l'Iraq centrale al controllo di altri delegati del sultano selgiuchide.
Nel 1129 Zangī levò Hamā' ai Buridi di Damasco ma, dopo la morte di Mahmūd ibn Malik Shāh, fu coinvolto nelle complesse vicende successorie e fu per evitare urti coi Selgiuchidi che egli si convinse a cercare un'espansione territoriale verso occidente, lì dove, accanto ad Artuqidi e Buridi, s'erano ormai installati decisamente i Crociati.
Un suo assedio di Damasco - in mano ai Buridi - fallì nel 1135 e un po' tutta la campagna che ne seguì, pur potendo vantare qualche successo, quale la conquista del castello crociato di Barin (Monsferrandus, nei pressi di Tripoli), fu sostanzialmente deludente.
Un nuovo tentativo contro Damasco fallì nel 1139-40 quando dovette togliere l'assedio per la minaccia che i Crociati portarono contro di lui nel Hawrān.
Conquista di Edessa[modifica | modifica wikitesto]
Il 23 dicembre 1144, al termine di un assedio protrattosi per 28 giorni, Zangī conquistò gran parte della Contea di Edessa, il primo Stato crociato creato da Baldovino delle Fiandre e, di fatto, il più esposto agli attacchi nemici per via della sua collocazione periferica che imponeva ai Crociati una solida e leale collaborazione (non sempre attuata) con l'elemento locale armeno e col Principato di Antiochia
Come reazione si ebbe l'organizzazione nell'Europa occidentale cristiana della Seconda crociata.
Morte e successione[modifica | modifica wikitesto]
Fino alla sua morte Zangī tentò di ampliare i suoi possedimenti, senza peraltro troppa fortuna per sé, anche se di quei suoi tentativi mantenne un vivido ricordo suo figlio Nūr al-Dīn (che nel mondo cristiano fu noto come Norandino) che, a suo tempo, cercherà di riprendere il disegno interrotto di suo padre.
Zangī morì per mano di un eunuco suo schiavo nella notte fra il 14 e il 15 settembre 1146, aprendo una non facile successione per i suoi figli Sayf al-Dīn Ghāzī e Norandino.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- (FR) N. Élisséeff, Nūr al-Dīn, Institut Français de Damas, Damasco, 1967, 2 voll.
- (FR) R. Le Tourneau, Damas de 1075 à 1154, Institut Français de Damas, Damasco, 1954 (trad. del Mudhayyal Ta'rīkh Dimashq).
- (AR) Ibn al-Qalānisī, Ta'rīkh Dimashq (Storia di Damasco)
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- ʽImād ad-Dīn Zengī, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Zangi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 53526197 · ISNI (EN) 0000 0004 1644 4212 · CERL cnp00608371 · LCCN (EN) n2003064256 · GND (DE) 129503460 · BNF (FR) cb170755694 (data) · J9U (EN, HE) 987007427941205171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2003064256 |
---|