Vincenzo Azzolini

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Vincenzo Azzolini

Governatore della Banca d'Italia
Durata mandato10 gennaio 1931 –
4 giugno 1944
PredecessoreBonaldo Stringher
SuccessoreNiccolò Introna come Commissario Straordinario della Banca d'Italia 5-6-44 4-1-45. Successore Governatore Luigi Einaudi 5-1-45 11-5-48

Direttore generale della Banca d'Italia
Durata mandato3 luglio 1928 –
9 gennaio 1931
PredecessoreBonaldo Stringher
SuccessorePasquale Troise

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneDirigente d'azienda

Vincenzo Azzolini (Napoli, 5 dicembre 1881Roma, 2 agosto 1967) è stato un economista italiano. Fu Governatore della Banca d'Italia dal 1931 al 1944, erede riconosciuto di Bonaldo Stringher, primo Governatore della Banca d'Italia. Il suo mandato da Governatore coincise in gran parte con il ventennio fascista[1].

Nel 1944 fu destituito dal suo incarico e accusato di tradimento per la consegna della riserva aurea italiana ai tedeschi. Accusa definitivamente annullata con sentenza dalla Corte di Cassazione il 14 febbraio 1948, con la motivazione che "...il fatto non costituisce reato".

L'oro del tesoro nazionale fu trasferito in Germania grazie alla presunta conoscenza dei comandi tedeschi della consistenza delle riserve auree, che impedì di mettere in atto l'idea di salvataggio proposta da Introna. Visse a carico della Banca d'Italia, che gli pagava ogni spesa familiare e si fece realizzare a Palazzo Koch un lussuoso appartamento del costo di oltre 2 milioni di lire di allora dove viveva con la famiglia servito da personale pagato dall'Istituto[2].

Azzolini riuscì a salvare i gioielli della Corona dei Savoia, depositandoli in forma privata presso la filiale della Banca d'Italia di piazza del Parlamento a Roma[3][4].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Vincenzo Azzolini nasce a Napoli il 5 dicembre 1881 da Alfonso Azzolini, dirigente del Banco di Calabria, e Maria Carolina Serrao, figlia di un magistrato.[5]

Nel 1900 consegue la maturità classica presso il Liceo Giambattista Vico. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Napoli, si laureò nel 1904. In questo periodo ha modo di venire a contatto con insegnanti di grande spessore intellettuale e morale come Giorgio Arcoleo, Napoleone Colajanni, Emanuele Gianturco, Augusto Graziani, Luigi Miraglia, Enrico Pessina e Francesco Saverio Nitti, insegnante di scienza delle finanze, quest’ultimo sarà inoltre relatore della sua tesi di laurea. Azzolini manterrà i rapporti con Nitti oltre il corso degli studi universitari, rinsaldandoli al rientro di Nitti in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale.[5]

Ministero del Tesoro[modifica | modifica wikitesto]

Assunto al Ministero del Tesoro nel 1905, fece carriera fino a diventare Direttore Generale nel 1927.[6]

Banca d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia

Nel 1928 diventò Direttore Generale della Banca d'Italia con il Governatore Bonaldo Stringher. Quando questo si ammalò lo sostituì e dopo la sua morte fu eletto al suo posto, nel 1931.

Vincenzo Azzolini, si trova ad operare in un’epoca di profonde trasformazioni delle strutture economiche e finanziarie del nostro paese. L'inizio del suo mandato di Governatore della Banca d'Italia coincise con la catastrofe del sistema monetario internazionale e con gli effetti della grande depressione dei primi anni Trenta. I costosi interventi nelle crisi bancarie videro Azzolini mediatore tra il modello privatistico-liberale della banca d’emissione, e i nuovi obiettivi pubblicistici che andavano emergendo, che codussero alla riforma bancaria del ‘36 che plasmò la Banca centrale come oggi la conosciamo, da un lato attribuendole maggiori poteri e dall’altro inserendola definitivamente nella sfera pubblica.(da: "Il Governatore Vincenzo Azzolini 1931-1944 di Alessandro Roselli").

La vicenda della riserva aurea della Banca asportata dai nazisti durante la guerra mondiale costrinse il Governatore a subire una lunga vicenda giudiziaria, peraltro conclusasi con la sua piena assoluzione. A metà settembre del 1943, a Niccolò Introna venne l'idea di nascondere almeno la metà del patrimonio aureo dell'Istituto nell'intercapedine che proteggeva il caveau della Banca d'Italia, ideata allora dal progettista Gaetano Koch, al fine di salvarlo dalla razzia che il comando tedesco di Roma aveva annunciato di fare sulla base del diritto di guerra. Azzolini accettò l'idea senza entusiasmo, ma dispose comunque di realizzare l'opera che fu velocemente eseguita da una squadra di 25 operai. Introna inoltre fece firmare ad Azzolini due lettere retrodatate al 19 dicembre 1942, una diretta a direttore della filiale della Banca d'Italia di Potenza, città che quel giorno stesso, il 20 settembre 1943, stava per essere liberata dagli alleati, che riportava l'informazione che "sarebbe pervenuta loro una partita di oro per l'ammontare di lire 1.109.160.232,23, contenuto in 154 barili e 520 bisacce" per "cauta custodia".

Una seconda lettera era indirizzata al cassiere centrale Urbini informandolo che avrebbe dovuto tenere nel proprio rendiconto le partite di oro inviate altrove. Con questo stratagemma Niccolò Introna sperava di salvare almeno metà delle riserve auree. Non molto tempo dopo, venuto a conoscenza di fatti che lasciavano presumere che i tedeschi conoscessero la reale entità delle riserve auree conservate, Azzolini, acquisito il parere positivo di tutto il Direttorio con la sola astensione di Introna (da "il processo dell'oro: la difesa di Azzolini) e di un gruppo di alti funzionari della Banca, per evitare possibili rappresaglie tedesche, fece abbattere il muro e rimettere l'oro al suo posto.Una conferma di questa interpretazione dei fatti è desumibile anche dalla informativa del CIVIL CENSORSHIP GROUP, class. riservata, UFFICIO DI CENSURA, Mitt: SERRA LUIGI, Dest: S/E Carlo Sforza - Alto Commissario per l’Epurazione, Data Comunicazione: 4/10/1944: Oggetto: RESPONSABILITA’ DI ALTI FUNZIONARI OLTRE AZZOLINI NELL’ ASPORTAZIONE DELL’ORO DALLA BANCA D’ITALIA, nella quale si sostiene, con riferimenti puntuali, che la decisione di non nascondere l'oro fu condivisa anche da alti funzionari. Infatti il giorno 20 settembre 1943 arrivò la richiesta ufficiale della consegna dell'oro da parte dell'ambasciata tedesca: le 119 tonnellate d'oro furono trasferite prima alla sede di Milano della Banca d'Italia e poi a Fortezza, e da qui a Berlino.

Dopo una lunga serie di vicissitudini parte dell'oro, circa il 67%, verrà recuperata, sempre grazie all'opera di Niccolò Introna, nominato dagli Alleati Commissario Straordinario dell'istituto (vedi: L'oro e la patria, Federico Fubini, ISBN 9788804769194. Il 1º agosto 1944, per ordine di Carlo Sforza, presidente dell'Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo appena creato, su indicazione del pubblico ministero Berlinguer, fu destituito dal suo incarico e accusato di tradimento per la consegna della riserva aurea italiana ai tedeschi. Il 14 ottobre Azzolini fu riconosciuto colpevole e condannato a trent'anni di carcere dalla Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo e rinchiuso a Regina Coeli, dove divenne vicedirettore della biblioteca del carcere. Il 6 agosto 1946 Giuseppe Paupini, segretario della Nunziatura apostolica, intervenne presso Alcide De Gasperi perché fosse riesaminato il caso.

La Corte d'Appello di Roma, il 28 settembre 1946, dichiarò estinto per amnistia il delitto a lui imputato dall'Alta Corte, Azzolini quindi fu liberato, e a seguito del ricorso alla Corte di Cassazione, il 14 febbraio 1948, la Cassazione annullò la sentenza dell'Alta Corte con la motivazione che "...il fatto non costituisce reato".

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
— 3 giugno 1938

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Banca d’Italia - Vincenzo Azzolini, su bancaditalia.it. URL consultato il 15 aprile 2020.
    «Nato nel 1881. Laureato in giurisprudenza all’Università di Napoli, entra nei ranghi del ministero del Tesoro nel 1906; si occupa prevalentemente di rapporti finanziari con l'estero e collabora con Stringher alla stabilizzazione della lira nel 1927.

    Nello stesso anno è nominato Direttore generale del Tesoro. Nel luglio 1928 diventa Direttore generale della Banca d'Italia.

    Dopo la morte di Stringher è nominato Governatore dell'Istituto (gennaio 1931). Tiene tale carica fino al giugno del 1944. Muore nel 1967.»
  2. ^ Cfr. Federico Fubini, L'oro e la patria, Mondadori, Milano, 2024.
  3. ^ Alfio Caruso, Sezione 4, in Salvate gli Italiani: Mussolini contro Hitler. Berlino 1944, Neri Pozza Editore, 2019, ISBN 9788854518629. URL consultato il 16 aprile 2020.
    «Azzolini salverà anche i gioielli della corona dei Savoia, depositandoli in forma privata presso la filiale della Banca d’Italia di piazza del Parlamento a Roma.»
  4. ^ Maria Trionfi, Sezione 5, in Il diario dell'attesa: Storia di una famiglia (1943-1945), Bibliotheka Edizioni, 2013, ISBN 9788898801022. URL consultato il 16 aprile 2020.
    «Azzolini salverà anche i gioielli della corona dei Savoia, depositandoli in forma privata presso la filiale della Banca d’Italia di piazza del Parlamento a Roma.»
  5. ^ a b Massimo Finoia, Treccani - AZZOLINI, Vincenzo, su treccani.it, Treccani. URL consultato il 15 aprile 2020.
  6. ^ Direttori generali del tesoro dal 1853 al 2006 (PDF), su dt.mef.gov.it, Dipartimento del Tesoro. URL consultato l'11 settembre 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Governatore della Banca d'Italia Successore
Bonaldo Stringher 1930 - 1944 Luigi Einaudi
Predecessore Direttore Generale della Banca d'Italia Successore
- 1928 - 1930 Pasquale Troise
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