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Museo Diocesano "G. Tarantini"
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàBrindisi
Caratteristiche
ProprietàArcidiocesi di Brindisi-Ostuni
Direttoredott.ssa Katiuscia Di Rocco
Sito web

Il Museo Diocesano "G. Tarantini" è stato inaugurato nel giugno 2012 nella sede della Chiesa di Santa Teresa in Brindisi, sottoposta nel 2022 ad un intervento per il recupero e la funzionalizzazione di infrastrutture materiali con la realizzazione di laboratori e l'adeguamento tecnologico del patrimonio culturale.

Nel gennaio 2021 S. E. mons. Domenico Caliandro, arcivescovo di Brindisi Ostuni, con decreto ha eretto canonicamente la Rete Museale Diocesana con sede in Brindisi nella Chiesa di Santa Teresa e piano superiore, nella chiesa di San Paolo eremita, nella Chiesa delle Scuole Pie, e nella sezione di Ostuni al piano terra del Palazzo dell'Episcopio.

Le sedi del Museo

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San Paolo eremita

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Sede del Museo nella Chiesa di San Paolo Eremita

La chiesa di San Paolo eremita, secondo l'ideale francescano, è ad unica navata, abside slanciata, pareti ampie, originariamente ricoperte da affreschi con teorie di santi e scene di pietà cristiana, solcate da lunghi e stretti finestroni. Presenti sono la tela della Madonna del Carmine con i santi Caterina, Paolo eremita, Diego attribuita ad Alessandro Fracanzano, quella raffigurante la famiglia Perez Noguerol dipinta nel 1603, della Immacolata Concezione, del Transito di san Giuseppe e l'Annunziata, della Madonna della Concordia dei primi del XVII secolo, la  Visitazione del 1559, opera autografa del pittore brindisino Jacopo de Vanis, posta sull'altare demolito nel 1900 per costruire un pergamo che i restauri del 1964 eliminarono. E' inoltre conservata nella chiesa una macenula, una statua della Vergine Immacolata vestita in corso d'anno con quattro abiti arricchiti da preziosi ricami. La statua è detta anche Madonna del Terremoto per aver messo in salvo la città di Brindisi dal terremoto del 20 febbraio 1743.

Idria delle Nozze di Cana

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Realizzata in marmo serpentino nell’ VIII secolo d. C. in Egitto, come memoriale del miracolo delle Nozze di Cana. Si tratta, infatti, di un vaso dell’Epifania, giorno nel quale era commemorato tale miracolo. Tali opere compaiono in Italia, in ambito religioso, sin dall’alto Medioevo, portate dalla Terra S Santa dai Crociati.  Il vaso qui esposto può ritenersi traslato a Brindisi nel XIII secolo, forse con le reliquie di San Teodoro d’Amasea. E’, inoltre, esposto lo sciamito che avrebbe avvolto i resti di san Teodoro quando furono trasferiti da Euchatia a Brindisi nel 1225. Si tratta di un tessuto di seta dal fondo dorato, ornato da medaglioni polilobati. Un fregio continuo ad archetti con piccoli fiori rivolti all’interno, costituisce la cornice del medaglione e racchiude due grifoni rampanti. Il telo è composto da seta e oro membranaceo, noto come “oro di Cipro”. Il grifone è una creatura leggendaria con testa di aquila e corpo di leone, nato dalla fusione dei due animali regali per eccellenza: il leone che regna sulla terra e l’aquila dominatrice del cielo. Il suo significato simbolico è legato alla doppia natura del Cristo: Dio e Uomo. Sempre legata alla devozione del Santo è l’Arca del XIII secolo che conteneva, avvolte nello sciamito, le spoglie di San Teodoro d’Amasea, che sono attualmente poste all’interno della Basilica Cattedrale sotto l’altare a lui dedicato. L’arca e il suo prezioso contenuto arrivano a Brindisi probabilmente in occasione delle nozze di Federico II con Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme[1].

L'Angelo con il simbolo della Passione

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Attribuito all’ambito Simon Vouet (1590-1649), pittore e disegnatore francese, che contribuì all’introduzione del barocco italiano in Francia[2].

Sede del Museo nella Chiesa di Santa Teresa

La chiesa fu voluta dal canonico Francesco Monetta nel 1671 con la volontà di dedicare il monumento all’ordine dei Carmelitani Scalzi. Con alcuni rimandi alla cultura barocca salentina, l’edificio si caratterizza per la sua facciata e l’interno a croce latina con le antiche testimonianze.

Nelle piccole cappelle laterali della Chiesa di Santa Teresa si possono ammirare dipinti su tela del XVII-XVIII secolo, come quella di S. Andrea sul primo altare a sinistra (dove si scorge in basso il castello Aragonese), la Educazione di Maria Vergine (un'opera di Francesco Saverio Altobello) sul portone d'ingresso, la Gloria di S. Teresa e quelle che ornano il soffitto. Interessanti sono le statue in cartapesta dei Santi Medici ai quali era dedicato il culto di una confraternita attiva sino al 1971. All’interno vi sono i nuovi sistemi digitali nel museo diocesano che hanno funzione di supporto alle attività didattiche esperienziali sia della valorizzazione della storia, cultura e tradizione del territorio brindisino: un game/demo esperienziale di virtual reality da fruire con visori in 3D, con cui gli utenti possono immergersi in scenari virtuali, un tavolo interattivo multitouch con documenti originali che raccontano la fondazione della convento e la costruzione della chiesa, un video che lega e mostra e tripla mandata la rete museale diocesana, tre sagome di altrettanti personaggi che attraverso il sistema del QR/code invitano i visitatori ad entrare, un tool multimediale predisposto su una piattaforma web/totem desktop, al fine di permettere la visualizzazione dei flussi dei partecipanti in tempo reale attraverso la compilazione di  un questionario di gradimento, quindici tessere con dispositivo NFC che consentono la lettura di schede di approfondimento di oggetti di rilevanza storico archeologica conservati nelle tre sezioni del museo ed infine cinque oggetti da ricostruire con un virtual archeology.

Sede del Museo presso le Scuole Pie

Nel 1659 l’arcivescovo di Brindisi, Francesco de Estrada (1659-1671), acquistò con denaro proprio sia la chiesa di San Michele Arcangelo sia l’adiacente dormitorio costituito da quattro celle, di proprietà dei Celestini di Mesagne. All’interno, la navata unica termina in un transetto. Vi si affacciano delle cappelle laterali, da tempo private di altari e arredi sacri. All’interno sono esposti gli oggetti della collezione archeologica De Leo: trozzelle, anfore, vasi epoca classica, balestre medievali, bronzetti, figure muliebri, elmi, punte di lancia, lucerne, statuette in ceramica, unguentari e giocattoli.

Ostuni Palazzo Episcopale

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Il Museo Diocesano di Ostuni, situato al piano terra dell’antico Palazzo dell’Episcopio è stato concepito per ospitare le opere d’arte provenienti dal Tesoro del Capitolo della Concattedrale, dalla Collezione Archeologica Capitolare e dalle locali chiese e dai monasteri benedettino e carmelitano, fondato il primo nel 1519, il secondo nel 1730. Posto accanto alla Cattedrale, conserva ed espone il patrimonio storico-artistico della Chiesa di Ostuni, che racchiude testimonianze e capolavori di valenza internazionale, come la collezione archeologica di epoca messapica (secc. VII-II a.C.) con reperti provenienti dalle tombe rinvenute negli Orti della Rosara e che comprendono ceramiche a figure rosse, ceramiche apule a vernice nera, ceramiche di stile Gnathia e altre tipologie di ceramiche, tra le quali trozzelle, anfore, crateri, unguentari, lucerne e giocattoli.

Inoltre, vi è esposto l’ostensorio architettonico in argento del Seicento, i paramenti liturgici settecenteschi e il raro Cristo anatomico. Si tratta di un piccolo crocifisso in cera, databile tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. Nel museo è inoltre custodita la statua della Madonna ‘viva’ della fine del Seicento, una statua lignea ‘da vestire’ della Madonna del Rosario. La statua, realizzata nella metà del Settecento a dimensioni naturali, ha busto e arti snodabili per assumere le più svariate posture e per facilitarne la vestizione. Nel rispetto della sua iconografia liturgica, alla statua venivano fatti indossare preziosi indumenti, che potevano cambiare in funzione delle diverse celebrazioni o delle processioni; tra pollice e indice delle due mani si distinguono due grani di rosario, i cui fori permettono di farvi passare le corone da appendere al termine della vestizione, mentre i fori ai lobi delle orecchie permettono di fissarvi orecchini.

Nella pinacoteca sono esposti i dipinti provenienti dall’antica Cattedrale, dagli appartamenti privati dei vescovi ostunesi, dalle collezioni del Capitolo della Concattedrale e dai fondi artistici delle locali chiese e monasteri femminili. Si tratta di opere di ambito meridionale, e in alcuni casi strettamente locale, realizzate a partire dal Cinquecento, a cui data la tela col Sant’Andrea che presenta un canonico alla Vergine, che racchiude una tra le più antiche vedute della città di Ostuni. Tra le opere si segnalano il San Girolamo penitente dinanzi a papa Sisto V, riferibile alla metà del Seicento, San Francesco ottiene l’indulgenza della Porziuncola, realizzato tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo, la monumentale pala con la Visione di san Filippo Neri, tratta direttamente dall’esemplare di Guido Reni (1575-1642) datato 1614-1615 e custodito nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella, la tela col San Gennaro davanti al Golfo di Napoli, che documenta l’eruzione del Vesuvio del 1779, e il Ritratto dell’Arcidiacono di Ostuni Pietro Aurisicchio, dipinto nel 1874 dal celebre pittore ostunese Luigi Oronzo Pappadà (1849-1949).

Una sala a parte è dedicata agli ex voto provenienti dalle chiese ostunesi, alle pergamene medievali e ai testi provenienti dal monastero di San Pietro in Ostuni.

  1. ^ Giovanni Borraccesi, Suppellettili in argento del Museo diocesano Giovanni Tarantini di Brindisi, Foggia, Grenzi, 2011.
  2. ^ Marzano Francesca, Per la storia della Chiesa di S. Teresa a Brindisi: il restauro dell'Angelo con il simbolo della passione, Brindisi, 1991, p. 5.
  • Boraccesi G., Suppellettili in argento del Museo diocesano Giovanni Tarantini di Brindisi, Claudio Grenzi Editore, Foggia 2011.
  • Per la storia della Chiesa di S. Teresa a Brindisi: il restauro dell'Angelo con il simbolo della passione, Rotary International Club di Brindisi, Brindisi stampa 1991.
  • M. P. Pettinau Vescina, Paramenti sacri delle chiese di Brindisi, Amici della A. De Leo, Brindisi stampa 1990.

Collegamenti esterni

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