Chiesa di San Giovanni al Sepolcro

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Chiesa di San Giovanni al Sepolcro
La chiesa di San Giovanni al Sepolcro
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
LocalitàBrindisi
IndirizzoVia San Giovanni al Sepolcro, 5 - 72100 Brindisi (BR)
Coordinate40°38′19.71″N 17°56′34.77″E / 40.638809°N 17.942991°E40.638809; 17.942991
ReligioneCattolica
Arcidiocesi Brindisi-Ostuni
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzioneXI secolo

La chiesa di San Giovanni al Sepolcro (nota anche come chiesa del Santo Sepolcro e tempietto del Sepolcro) è una chiesa romanica sita nel centro storico di Brindisi, chiusa al culto, ma aperta al pubblico con visite guidate.

Il portale

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio, una costruzione di età normanna (XI secolo), fu forse eretto da Boemondo di ritorno dalle crociate come vuole la tradizione locale. È stato ritenuto, senza motivo, un battistero e alcuni l'hanno anche creduto, ma erroneamente, ricostruito su un primitivo tempio paleocristiano.

Dal punto di vista architettonico, la forma della chiesa riporta ai modelli diffusi nell'Italia del medioevo, delle chiese circolari o di forma ottagonale. Queste ultime erano spesso ispirate alla Rotonda dell'"Anastasis" e cioè dell'edificio circolare costruito, sempre nel medioevo, intorno al Santo Sepolcro a Gerusalemme, oggetto di secolare protezione da parte dei Crociati. D'altra parte, a far pensare che la costruzione avesse la funzione di evocare il Santo Sepolcro di Gesù a Gerusalemme, è il fatto che edifici religiosi con forme e funzioni simili, furono eretti nelle stesse epoche in altri luoghi anche lontani, come ad esempio la Basilica del Santo Sepolcro a Bologna o la rotonda di San Lorenzo, a Mantova.

La chiesa doveva appartenere ai canonici del Santo Sepolcro, attestati a Brindisi già intorno al 1126, quando Arnone, priore del Santo Sepolcro di Brindisi, è nominato da papa Onorio II fra i giudici chiamati a dirimere la controversia fra le benedettine di Santa Maria Veterana e l'arcivescovo Bailardo[1]; sempre a tale Ordine risulta appartenere negli anni 1128[2], 1139[3], 1146[4], 1182[5] come si apprende da alcuni documenti pontifici a favore dei Canonici. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la chiesa possa essere stata edificata dai templari, ma tale ipotesi non risulta essere suffragata da alcuni riscontro documentario[6].

Apparteneva ai canonici del Santo Sepolcro ancora nel 1220, quando viene citata come tale nel noto privilegio di papa Onorio III con il quale il pontefice da Orvieto accoglieva sotto la sua protezione diretta le chiese dell'Ordine[7].

Con bolla del 28 marzo 1489[8] papa Innocenzo VIII dichiarava estinto l'Ordine dei canonici del Santo Sepolcro e decretò che i suoi beni passassero all'Ordine dell'ospedale di San Giovanni di Gerusalemme e di Rodi. Da questo momento in poi la chiesa, assunta l'attuale denominazione, appartenne a questo Ordine.

Nel 1761 si verificò un terremoto che distrusse gran parte degli edifici brindisini; la Chiesa di San Giovanni al Sepolcro non crollò ma subì notevoli danni in seguito al crollo totale delle capriate e del tetto, oltre allo spostamento dell'asse delle colonne portanti che a tutt'oggi risulta deviato. Ciò comportò un lungo degrado e la perdita dell'80% della superficie affrescata, fino al restauro di metà Ottocento che lo portò a fungere da provvisoria sede del Museo Civico dal 1850 al 1955. Numerose campagne di scavo al suo interno hanno portato alla luce antiche testimonianze di epoca romana, tra le quali il pavimento di un edificio identificato come una domus oggi visibile mediante un'apertura sul pavimento.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

San Giovanni al Sepolcro a Brindisi - Capitello della colonna a sinistra del portale
San Giovanni al Sepolcro a Brindisi - Figura di elefante alla base dello stipite destro del portale

Ha pianta circolare, le pareti perimetrali sono costituite da grossi conci di carparo. Notevole il portale principale architravato e incorniciato da un protiro cuspidato su due colonne sostenute da leoni, con capitelli a figure fantastiche. Gli stipiti del portale sono riccamente ornati di rilievi, con il tralcio abitato, tipico motivo del romanico pugliese: sono presenti scene di lotta tra animali mitologici e reali, scene che rimandano all'Antico testamento (Sansone, Noè), e la raffigurazione di un guerriero normanno riconoscibile dallo scudo lungo ed ovale[9]. Di notevole interesse è anche la figura inserita nella parte superiore dello stupite sinistro. Trattasi probabilmente di un sovrano (con il capo coronato), posto davanti a quella che pare una cortina di tessuto, una tenda, tipica delle rappresentazioni degli imperatori bizantini, ancora presenti nei mosaici del tempo. Una piccola porta a sud ha stipiti decorati con formelle di animali della tradizione vetero-cristiana a rilievo schiacciato (X secolo)[9].

Nell'interno, con pianta a ferro di cavallo, un giro di otto colonne di marmo cipollino e di granito dai capitelli svariati (alcune di provenienza antica), sostiene il tetto, ricostruito nel restauro in luogo della cupola centrale crollata; attorno gira l'ambulacro, interrotto nel fondo da una parete a cui si appoggiano le ultime due colonne.

Alle pareti sono resti di affreschi (Deposizione di Cristo, Madonna col Bambino, San Giorgio e altri Santi) attribuibili al XIII-XIV secolo[9].

Interni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Kehr, Italia Pontificia, IX, n. 32, p. 393 e n. 4, p. 397
  2. ^ Papa Onorio II, Epistolae et Privilegia, Patrologia Latina (PL) 166, coll. 1281-1284. A questa data sembra essere l'unico possedimento in Italia dei Canonici.
  3. ^ Papa Innocenzo II, Epistolae Et Privilegia, PL 179, coll. 462-464
  4. ^ Papa Eugenio III, Epistolae Et Privilegia, PL 180, coll. 1145-1149
  5. ^ Beneficio di papa Lucio III (Acta Pontificum Romanorum inedita, III, pp. 293-295, doc. n. 322)
  6. ^ L'attribuzione all'Ordine del Tempio potrebbe essere giustificata dalla confusione che spesso si genera tra gli ordini religiosi (militari e canonicali) sorti in Terra Santa all'indomani della Prima Crociata. L'Ordine dei canonici del Santo Sepolcro era noto come Ordo Templi Dominici Sepulchri, mentre quello templare come Ordo Templi Salominis; v. L. Imperio, Insediamenti templari in Puglia: attribuzioni e certezze, in Atti del XX convegno di ricerche templari, Latina 2002, pp. 77-93.
  7. ^ Reg. Vat. XI, f.12, n.49
  8. ^ S. Bracco, 1993, p. 96
  9. ^ a b c M. Pasquale, 2001

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Moscardino, La chiesa San Giovanni al Sepolcro di Brindisi nella storia dell'arte, Brindisi 1961.
  • Benita Sciarra, La chiesa del S. Giovanni al Sepolcro in Brindisi, Brindisi 1962.
  • Rosario Jurlaro, I primi edifici di culto cristiano in Brindisi, in Atti del VI Congresso internazionale di archeologia cristiana, Città del Vaticano 1965, pp. 684 segg.,
  • Pasquale Testini, Nota per il San Giovanni al Sepolcro di Brindisi, in San Leucio d'Alessandria e l'Occidente. Atti del secondo convegno nazionale su "Il santo patrono" (Brindisi 10-11 novembre 1984), Brindisi 1991, pp. 83–101.
  • Sergio Bracco, I Cavalieri del Santo Sepolcro: storia dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e della Chiesa del Santo Sepolcro, Crescentino 1993
  • Benita Sciarra Bardaro, La chiesa di San Giovanni al Sepolcro in Brindisi: storia di un restauro perenne, in Studi in onore di Michele D'Elia. Archeologia, Arte, Restauro e tutela, Archivistica, a cura di Clara Gelao, Matera-Spoleto 1996, pp. 558–566.
  • Margherita Pasquale, Note sull'apparato decorativo delle chiese brindisine di San Giovanni al Sepolcro e San Benedetto, in San Giovanni al Sepolcro e San Benedetto a Brindisi: un restauro per la città, a cura di Giovanni Matichecchia, Bari: M. Adda, 2001.

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