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Ritratto di Coriolano nel salone principale di villa del Cassero

Coriolano Montemagni (Pistoia, 16 gennaio 1665 - Firenze, 8 febbraio 1731) è stato un politico italiano: Priore di Orvieto, Inviato Straordinario in Spagna e Primo Segretario di Stato del Granducato di Toscana sotto gli ultimi Medici, Cosimo III e Gian Gastone.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«[...] Non c'è una città in cui la gente viva con meno lusso che a Firenze: con una lanterna cieca, per la notte, e un ombrello, per la pioggia, si ha un equipaggio completo. [...] Il primo ministro del Granduca, il marchese di Montemagno, è stato visto seduto sulla porta di casa, con un cappello di paglia, a dondolarsi le gambe. [...]»[1]

Giovinezza e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Coriolano Montemagni nacque a Pistoia il 16 gennaio 1665. La famiglia del padre, Pier Francesco di Francesco, era originaria del paese di Montemagno, dal quale prese poi il nome, ed ebbe un ruolo importante nella storia della cultura locale pistoiese, soprattutto grazie ai due Bonaccorso da Montemagno, il Vecchio e il Giovane, giuristi e rimatori vissuti rispettivamente nel XIV e XV secolo. Oltre al padre e alla madre, Anna Elena Maddalena di Giovanni Cancellieri, il suo nucleo familiare era formato da tre fratelli e due sorelle.

Cresciuto a Pistoia e ricevuta la sua prima educazione, Montemagni entrò presto nell'Ordine di S. Stefano e fu nominato cavaliere dal Balì Lanfredino Cellesi il 16 febbraio 1683.

Documento del 2 dicembre 1687 che certifica l'appartenenza di Coriolano Montemagni all'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano

La nomina di cavaliere, per essere resa definitiva, prevedeva un tirocinio di durata triennale detto "carovana". Questo percorso era diviso in due fasi: la prima di preparazione teorica presso il convento dei cavalieri a Pisa, in cui veniva appreso tutto ciò che riguardasse la marineria; la seconda, di durata biennale, prevedeva una formazione pratica con l'imbarco sulle galere dell'Ordine. Così, Coriolano si trasferì a Pisa poco dopo la nomina di cavaliere e il 27 maggio del 1684 si imbarcò a Livorno sulla galera di Santo Stefano, comandata dal capitano Ignazio Taburri, per partecipare, in nome del Granducato di Toscana, alla crociata indetta da papa Innocenzo XI contro l'egemonia turca sulle coste orientali del mar Ionio. La spedizione delle quattro galere toscane, capitanate dall'ammiraglio Camillo Guidi, portò alla presa dell'isola di Santa Maura (21 agosto 1684) e alla conquista del forte della Prevesa (30 settembre 1684). Montemagni tornò a Livorno nel dicembre del 1684 e il suo apprendistato si protrasse fino alla primavera del 1686, ma il suo nome non compare nella lista degli imbarcati sulle galere di S. Stefano per ulteriori campagne.

A servizio dei Medici[modifica | modifica wikitesto]

Poco dopo la morte del padre, avvenuta alla fine del 1686, Montemagni si trasferì a Firenze, facendosi spazio presso la Segreteria medicea grazie agli aiuti del concittadino Francesco Panciatichi, allora Primo Segretario di Stato. Inizialmente egli rivestiva il ruolo onorifico di gentiluomo di camera del cardinale Francesco Maria de' Medici; in seguito, secondo il rescritto granducale del 18 settembre 1688, che rappresenta la prima traccia della sua presenza presso la corte di Toscana, Montemagni fu inviato in Baviera in qualità di segretario di ambasciata del marchese Filippo Corsini, partecipando alla seconda missione diplomatica inviata nel processo di conclusione delle lunghe e difficili trattative di matrimonio fra Ferdinando Maria de' Medici, principe ereditario del trono di Toscana, e Violante Beatrice di Baviera. L'incarico di tale ambasciata era quello di portare alla promessa sposa i doni di casa Medici, di assistere al matrimonio per procura e di scortarla nel viaggio verso Firenze, intrapreso a novembre dello stesso anno.

La firma di Coriolano Montemagni

Come riconoscimento per il lavoro svolto in Baviera, Francesco Maria de' Medici, che, in seguito alla morte nel 1689 del cardinale Carlo Pio di Savoia, era divenuto cardinale protettore della Corona di Spagna, nominò Coriolano suo rappresentante presso la corte spagnola. Quindi, con l'istruzione del 22 febbraio 1689, egli intraprese il proprio trasferimento a Madrid, dove arrivò il 2 aprile dello stesso anno e da allora in poi il suo carteggio con la corte di Toscana divenne quasi quotidiano.[2]

La permanenza in Spagna (1689-1696)[modifica | modifica wikitesto]

Poiché la regina Maria Luisa di Orléans, prima moglie del re Carlo II di Asburgo, era morta il 12 febbraio 1689, il primo compito di Montemagni in terra spagnola fu quello di sondare il parere dei membri della corte più vicini al re su una possibile candidatura di Anna Maria Luisa de' Medici, figlia di Cosimo III de' Medici, a nuova moglie del sovrano. Il progetto, tuttavia, non fu mai attuato. Montemagni si occupò anche delle trattative per la concessione della cittadinanza spagnola per il principe Gian Gastone de' Medici, col fine di fargli ottenere la carica di Generale del Mare, già esercitata in passato da altri Medici.

1693, il cardinale Francesco Maria de' Medici manda una lettera a Coriolano Montemagni: messaggi diplomatici cifrati si affiancano a richieste personali, come la ricetta per la cioccolata "che si travaglia senza vainiglia"

Il "trattamento regio", ossia la considerazione di Cosimo III come pari da parte degli altri sovrani europei, fu la questione più importante di cui Coriolano Montemagni fu portato a occuparsi durante la sua permanenza in Spagna. Il Granduca di Toscana, nonostante avesse rinunciato alle prospettive di ingrandimento territoriale e a giocare un ruolo nella politica europea, cercò in tutti i modi di ottenere il titolo di Altezza Serenissima, facendo diventare il cosiddetto "trattamento regio" una vera e propria ossessione; tale desiderio può essere ricondotto anche all'antica competizione che esisteva già da lungo tempo con i duchi di Savoia: Vittorio Amedeo II di Savoia, infatti, aveva ottenuto il titolo nel 1690 dal re Luigi XIV di Francia. A Montemagni fu quindi inviata una dettagliata relazione contabile, da sottoporre alla Corte di Spagna, relativa all'intero anno 1689, in modo tale da far riconoscere al Re non solo i meriti acquisiti attraverso la collaborazione politica, ma anche i prestiti concessi dai Medici alla monarchia, e da questa mai restituiti. Nonostante i numerosi tentativi non si arrivò ad un completo successo, in quanto la monarchia spagnola e quella francese non riconobbero mai il diritto del Granduca di ottenere tale titolo, mentre l'imperatore Leopoldo I d'Asburgo e papa Innocenzo XII lo ratificarono rispettivamente nel 1691 e nel 1699.

Nel 1692, Coriolano ricevette la qualifica di Inviato Straordinario, titolo che gli conferiva maggiore autorità presso la Corte, ma che tuttavia non mutò il genere di affari di cui già si occupava (dispute protocollari, questioni di precedenza e minute rivendicazioni di carattere economico o giuridico di varie persone o enti). Montemagni visse in Spagna fino ai primi mesi del 1696, quando giunse a Madrid Ludovico Incontri, suo successore.

8 dicembre 1696, documento che certifica la nomina a Segretario di Stato


Ritorno a Firenze[modifica | modifica wikitesto]

Rientrato a Firenze, Montemagni fu chiamato a far parte della Segreteria di Stato; fu per lui disposto un alloggio a Palazzo Vecchio, dove si trasferì quando la sua nomina a Segretario fu ufficializzata l'8 dicembre 1696. Da allora in poi, salvo per brevi periodi, la sua carriera si svolse tutta a Firenze, all'interno della Segreteria.

Il 3 ottobre 1700 sposò la nobildonna fiorentina Teresa di Iacopo Brunaccini, con la quale non ebbe figli. Nel 1705, alla morte di Luigi Giraldi, gli furono assegnati gli affari riguardanti lo Stato di Siena e nel 1714 quelli concernenti le doti.

Morto Carlo Antonio Gondi, il 20 marzo 1720 Montemagni giunse all'apice della sua carriera con la nomina a Primo Segretario di Stato e guerra. Tale ruolo, che fu da egli mantenuto per undici anni, gli conferì l'autorità su tutti i dipartimenti della Segreteria e, a differenza di Gondi, egli fu autorizzato a sottoscrivere col proprio nome i rescritti granducali.


I rapporti con il Granduca[modifica | modifica wikitesto]

La carriera di Coriolano Montemagni e la sua stessa vita, furono totalmente dedicate al servizio dello Stato. I rapporti con il potere mediceo furono sempre buoni, come viene testimoniato dalla successione senza soluzione di continuità dei suoi incarichi, dalle onorificenze e dai riconoscimenti che egli ricevette nel corso della sua esistenza. La sua figura di Segretario viene nominata con stima scherzosa in una della satire del poeta arcadico Benedetto Menzini, dedicata ai rapporti tra i poeti e l'ambiente di corte di Cosimo III.[3] Nel 1708 Montemagni ricevette la cittadinanza fiorentina. Grazie a tale provvedimento, che gli dava la possibilità di aspirare agli uffici pubblici riservati al patriziato cittadino, Coriolano prese continuamente parte a varie magistrature e il 14 agosto 1712 fu eletto membro a vita del Senato dei Quarantotto.

Testimonianza di un omaggio che Coriolano Montemagni presentò a Cosimo III, è una natura morta che Bartolomeo Bimbi dipinse nel 1706. Essa rappresenta, in veduta ravvicinatissima, due eccezioni di natura: una radice di ramolaccio e un cavolfiore, entrambi giganteschi. La tela, tra le numerose dedicate da Bartolomeo Bimbi a meraviglie e bizzarrie della natura, raffigura l'enorme cavolfiore, pesante oltre sei chilogrammi, che fu regalato dal canonico Venuti a Coriolano Montemagni, il quale a sua volta lo donò al granduca Cosimo III, committente dell'opera.

Bartolomeo Bimbi, Cavolfiore del canonico Venuti e ramolaccio del podere del marchese Corsi, 1706, olio sul tela

Il quadro entrò a far parte della collezione dedicata ai temi della natura che Cosimo III andava raccogliendo nella villa della Topaia.[4]


«Questo smisurato cavolo, crebbe nel Territorio

di Cortona nella villa di Ticognano, del Signor Canonico Mi

chelAngelo Venuti, distante un miglio, è quasi al pari della

Città medesima Fù donato al Signor Cavaliere Segretario Monte Magni,

che pesatolo doppo già molti giorni, che era colto, lo

trovò di libbre 18. e poi lo regalò, alla Real Altezza

di Cosimo Terzo»[5]


Crisi finale della dinastia medicea[modifica | modifica wikitesto]

Il secondo periodo della carriera di Coriolano Montemagni coincise con la crisi finale della dinastia medicea, dovuta anche al matrimonio senza figli del gran principe Ferdinando, morto nel 1713. Cosimo III e, poi, Gian Gastone, si sforzarono di mantenere l'autonomia del Granducato di Toscana nel quadro delle guerre di successione che avrebbero modificato l'assetto politico europeo; le contendenti principali erano l'Inghilterra e l'Olanda, potenze marinare cui interessava particolarmente il porto di Livorno, dove già avevano importanti basi commerciali. Montemagni si occupò del problema in prima persona, tenendo corrispondenze dirette con Vincenzo Pucci, toscano residente a Londra dal 1715, e con Lambert Blackwell, Henry Newton e John Molesworth, i quali si succedettero nel periodo compreso fra il 1699 e il 1715 come funzionari diplomatici della Corona d'Inghilterra per gli affari italiani. Gian Gastone, non riuscendo a promuovere una successione medicea, non fu in grado di assicurare continuità al potere granducale, consentendo così che la Toscana divenisse subalterna alla dinastia dei Lorena, per quanto la corona granducale rimanesse sempre separata da quella imperiale.

Morte e testamento[modifica | modifica wikitesto]

Coriolano Montemagni morì l'8 febbraio 1731 a Firenze, nella sua abitazione in via Maggio (concessagli in uso dall'Ordine di S. Stefano). Il suo funerale fu celebrato nella chiesa di S. Spirito, ma la sepoltura avvenne a Pistoia nella tomba di famiglia di S. Domenico. Non avendo figli, lasciò, col testamento del 29 gennaio 1726, eredi dei suoi averi i fratelli.

Pensiero politico e interessi culturali[modifica | modifica wikitesto]

Ammissione di Coriolano Montemagni all'Accademia Fiorentina, 17 marzo 1724

Sul finire della dinastia medicea (periodo cominciato nel 1713 con la morte del gran principe Ferdinando), i membri del ceto dirigente erano evidentemente divisi in fazioni. Nelle varie relazioni diplomatiche effettuate su commissione dai governi stranieri per captare quali erano le potenze che si guardavano con maggior fiducia all'interno del Senato dei Quarantotto, il cognome di Montemagni venne per lo più annesso all'elenco di coloro che venivano considerati, a tal riguardo, imparziali.

Egli coltivò numerosi interessi culturali e, anche grazie al conferimento della cittadinanza fiorentina, entrò a far parte di numerosi gruppi accademico-letterari. Fu membro fin da giovane dell'Accademia dei risvegliati di Pistoia, per cui lesse nel 1686 un Discorso accademico se più dilettevole sia stare al sole l'inverno o all'ombra l'estate, e il 17 marzo 1724 fu ammesso all'Accademia Fiorentina. Nel corso della sua vita, oltre agli incarichi e alle onorificenze, ricevette anche stipendi, rendite e pensioni provenienti dai beni familiari e dagli investimenti personali; gli furono conferite varie commende dell'Ordine di S. Stefano.

Villa del Cassero[modifica | modifica wikitesto]

Come segno tangibile della sua ascesa sociale, Coriolano Montemagni fece costruire nel 1713, data testimoniata dal cartiglio ai piedi del suo ritratto, la villa del Cassero, il cui nome proviene dall'antica fortificazione medievale ("cassero") su cui essa sorse. Il progetto dell'edificio, situato in località Cantagrillo nell'attuale comune di Serravalle Pistoiese, fu commissionato all'architetto Pier Antonio Tosi.

Il salone principale di villa del Cassero in una fotografia del 1993, prima delle recenti trasformazioni

Villa del Cassero è un enorme parallelepipedo elevato su tre piani, senza contare il sottotetto. La facciata, sobria e regolare, è in netto contrasto con la fastosità degli interni, coperti a volta e affrescati. Il salone centrale è il nucleo attorno a cui si sviluppa il resto dell'edificio; esso è situato al primo piano e sulle pareti sono dipinte, inserite all'interno di una elaborata scenografia architettonica, le statue di quattro importanti esponenti della famiglia Montemagni: Corrado, alfiere a Benevento, Buonaccorso, poeta, Desiderio, Segretario di Stato del granduca Ferdinando II, e Coriolano.[6]

Dal retro, con un percorso in breve discesa fiancheggiato da piante di camelie, si giunge alla cappella gentilizia privata, con pianta a croce greca su cui si erge un'aula ottagonale sormontata da cupola e lanterna.

Davanti alla villa si estende una grande rotonda che include il giardino all'italiana, con siepi di bosso e grandi aiuole situate attorno alla vasca centrale, profonda due metri e dotata di zampillo; lungo il perimetro circolare sono disposti quattro portali in pietra ad arco, a fronte uno dell'altro, che fiancheggiano due grandi cancelli dai quali si accedeva rispettivamente all'orto e al pomario. Un terzo cancello portava originariamente al viale di cipressi che costituiva l'ingresso principale.

Villa del Cassero rimase alla famiglia Montemagni fino al 1845, quando la sua proprietà, in seguito al matrimonio di Alessandra Montemagni con il conte Michele Costa-Reghini, passò alla famiglia di quest'ultimo. Intorno al 1930 la villa fu venduta alla famiglia Gargani e, negli anni Novanta dello stesso secolo, è stata suddivisa in appartamenti e trasformata in un condominio.

Bibliografia e sitografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Vanna Arrighi, Coriolano Montemagni, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 2012.
  • Montesquieu, Viaggio in Italia, Bari, Editori Laterza, 1971.
  • Stefano Casciu e Chiara Nepi, Stravaganti e bizzarri, Firenze, EDIFIR, 2008.
  • Nori Andreini Galli, Ville Pistoiesi, Pistoia, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, 1989, pp. 83-93.
  • Archivio privato della famiglia Montemagni di Pistoia, notificato dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana il 9 ottobre 1942.
  • Barbara Aterini, Il segreto dell'illusione: spazio immaginato e architettura dipinta, Firenze, Altralinea Edizioni, 20 dicembre 2018, pp. 139-142.
  • Giuseppina Carla Romby, Chetti Barni, Ville, giardini, paesaggi del Montalbano, Pistoia, Gli Ori, 2012.
  • Le satire di Benedetto Menzini poeta fiorentino con le note postume dell'abbate Rinaldo Maria Bracci, Napoli, 1768.
  • Harold Acton, Gli ultimi Medici, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1987 (prima edizione Londra, 1932).


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Montesquieu, Viaggio in Italia, Bari, Editori Laterza, 1971, pp. 137
  2. ^ La corrispondenza intercorsa fra Coriolano e varie figure della Corte Toscana, composta dalle lettere ricevute e dalle minute di quelle inviate, è conservata in 21 filze che fanno parte dell'archivio privato della famiglia Montemagni
  3. ^ Le satire di Benedetto Menzini poeta fiorentino con le note postume dell'abbate Rinaldo Maria Bracci, Napoli, 1768, pp.331-332 (Satira XI).
  4. ^ Stefano Casciu e Chiara Nepi, Stravaganti e bizzarri, Firenze, EDIFIR, 2008, pp. 90-93
  5. ^ Trascrizione del cartiglio presente sulla tela in basso a sinistra.
  6. ^ Sugli affreschi e sulle quadrature di villa del Cassero si veda Barbara Aterini, Il segreto dell'illusione: spazio immaginato e architettura dipinta, Firenze, Altralinea Edizioni, 20 dicembre 2018, pp. 139-142.