Utente:Philosopher81sp/Sandbox

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Corredentrice è uno dei titoli riconosciuti dalla Chiesa cattolica per la venerazione della Maria, madre di Gesù Cristo. È un concetto teologico che si riferisce al ruolo della Vergine e Madre di Dio nella possibilità di redenzione offerta da Dio a tutte le creature umane. È considerato un titolo particolarmente onorifico per la Vergine e una pia praUtente:Philosopher81sp/sanfboxtica di devozione nei suoi confronti, gradita a Dio.[1]

Il termine non significa che la fede cattolica abbia due redentori, Gesù Cristo e Maria, bensì che esiste una subordinazione fra i due redentori e che per tutti vi sia un unico possibile Redentore in Gesù Cristo, la cui opera salvifica è oltremodo aiutata dalla Sua santa madre. La distinzione è ribadita dall'esistenza di due forme di culto: solo a Gesù Cristo spetta l'adorazione come Redentore, mentre a Maria è dovuta la venerazione col titolo di Corredentrice. Quest'ultima forma di venerazione è una pia pratica religiosa cattolica che appartiene al culto dei santi, per la quale la Madre di Dio è venerata come la creatura umana che di chiunque altra, vissuta in qualsiasi epoca, possa favorire la salvezza eterna dei Suoi figli.

Maria fu infatti l'unica donna ad avere il privilegio di ospitare l'opera dello Spirito Santo Dio e il Verbo fatto carne, identificato con Gesù Cristo, nel proprio vergine grembo materno. Maria ebbe il merito di aver risposto affermativamente all'angelo dell'Annunciazione, fino a vivere il dolore di madre davanti alla Passione, Morte e Resurrezione del suo figlio. Il titolo di Corredentrice si collega a quello di Mediatrice di ogni grazia in virtù del fatto che la preghiera rivolta a Maria è anche quella più gradita a Dio, in quanto ella è Sua madre, nonché quella che ha la maggiore probabilità di ottenere da Lui la concessione del dono richiesto a beneficio di sé o del prossimo.

Il concetto e il culto di venerazione per Maria Corredentrice era molto noto durante il Medioevo, praticato e predicato in larga misura dall'Ordine francescano e da quello dei domenicani. In tempi più recenti, il titolo fu menzionato da papa Benedetto XV nella lettera apostolica Inter soldalica del 1918, mentre non ne essite traccia all'interno della costituzione apostolica Lumen gentium, che una parte dei teologi considera come una summa dell'intera mariologia del Concilio Vaticano II. Un movimento di cattolici, sia laici che religiosi, formato in particolare da coloro che reputano vere le apparizioni di Amsterdam, ha chiesto la proclamazione di un quinto e ultimo dogma mariano per Maria Corredentrice e Mediatrice (Mediatrix)[2], vale a dire corredentrice di salvezza e mediatrice di ogni grazia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Già nel II secolo, il Padre della Chiesa sant'Ireneo di Lione definì la Madre di Dio come causa di salvezza (in latino: causa salutis) in conseguenza del suo aver risposto all'angelo dell'Annunciazione con la parola fiat.[3]

I teologi successivi operarono una distinzione fra una "cooperazione remota" e una "cooperazione immediata".[4][5] Entrambe sono forme di partecipazione alla Mediaizone esclusiva del Redentore. La cooperazione remota è quella Maria offre il proprio corpo come tempio della Presenza reale di Gesù Cristo nel suo grembo materno. La cosidetta cooperazione remota è un tipo di cooperazione mediato dall'opera dello Spirito Santo Dio per tramite del quale secondo il Credo l'Unigenito Figlio di Dio «si è incarnato nel grembo della Vergine Maria e si è fatto uomo». La cooperazione immediata è invece la libera scelta di Maria di unirsi alla Passione di Gesù e di offrire a Dio Padre il Suo sacrificio espiatorio dei peccati del genere umano.

I filosofi distinguono ulteriormente fra merito de condigno e merito proprie de congruo. Sono entrambi meriti di salvezza in quanto utili alla salvezza eterna dell'anima e del corpo, propri o del prossimo. Il merito de condigno è un merito di giustizia che è di Gesù Cristo, mentre il proprie de congruo è un merito di carità che è di Maria Vergine. La prima espressione è ancora citata dalla Luem gentium n. 48, citando Romani 8,18[6], {[passo biblico3|2Tim|2,11-12}}, tito 2,13[7], {[passo biblico2|Filippesi|3,21}}, 2 Tessalocinesi 1,10[8], senza un riferimento esplicito a Maria. La lettera ai Romani correla la dignità della sofferenza del giusto (condignae passiones) al premio della gloria ultraterrena (futuram gloriam) che consiste nella ristrutturazione di un corpo configurato per la nostra umiltà, riplasmato dalla mano del Creatore a immagine e somiglianza dei corpi luminosi ({[passo biblico2|Filippesi|3,21}}) del Padre e del Figlio. Tale premio spettò a Maria con l'Assunzione al Cielo in anima e cropo, in virtù delle ingiuste sofferenze patite ai piedi della Croce del Figlio e in virtù della sua santa vita di castità, povertà e obbedienza. Ildogma dell'Assunzione di Maria prevede che ella sia stata portatrice e quindi possa anche dispensare e mediare alle anime del Purgatorio e ai Cristiani sulla terra grazie che conducono a meriti de condigno, quant'altri mai acquisiti dalla Passione e Morte di croce di Gesù. La dsitnzione, quindi, non opera una ditizione fra la corredenzione di Cristo e quella di Maria in base al tipo di meriti di salvezza da essi acquisibili, bensì stabilisce un abbinamento preferenziale che non è esclusivo, ma al contrario necessita la compresenza di entrmabe le tipologie di meriti salvifici (carità e giustizia) nell'opera terrena e ultraterrena del primo Redentore e della seconda Corredentrice.

La cooperazione immediata di Maria è il suo associarsi alla «Redenzione di Cristo compiuta sulla Croce», mediante la propria «partecipazione mistica alla immolazione del Figlio per placare la divina giustizia».[9] Tale partecipazione di Maria è intesa come un dono gratuito, una pia opera di carità che ha l'effetto di dispensare la grazia divina del Redentore nella forma del Suo perdono alle creature umane.
Il sacrificio di Gesù Cristo è anch'esso un dono gratuito al genero umano, che mediante la sua Resurrezione dalla morte di croce ha ricevuto in dono da Lui la possibilità di salvarsi, ma è detto un merito di giustizia poiché il suo ruolo di Giudice ultimo e supremo nel giudizio particolare che segue alla morte dei singoli, e in quello universale alla fine dei giorni, non sarebbero possibili se prima ogni singola creatura umana fosse ritornata in possesso della possibilità di salvezza eterna, che era stata persa col peccato originale di Adamo ed Eva. L'enciclica Ad diem illud, composta da papa san Pio X in merito all'Immacolata Concezione, afferma:

«Dice San Bernardino da Siena: «Ella è il collo del nostro capo, per mezzo del quale esso comunica al suo corpo mistico tutti i doni spirituali». È dunque evidente che noi dobbiamo attribuire alla Madre di Dio una virtù produttrice di grazie: quella virtù che è solo di Dio. Tuttavia, poiché Maria supera tutti nella santità e nell'unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell'opera di redenzione, Ella ci procura de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo ci ha procurato 'de condigno ed è la suprema dispensatrice di grazie. Gesù «siede alla destra della Maestà Divina.»

La diffusione del culto di Maria Corredentrice raggiunse l'apice della sua diffusione nel tardo Medioevo, mentre il dibattito teologico plurisecolare toccò il proprio culmine nel XVI secolo.[11] Nelle epoche successive, il culto e la chiarificazione teologica subirono un notevole rallentamento. Fra il XIX e il XX secolo, il dibattito teologico fu riproposto da padre Frederick William Faber e da Gabriel Roschini nel suo Compendium Mariologiae del 1946 nel quale spiegò che la salvezza divina, non essendo un fatto meramente di natura materiale, comporta amche un unione spirituale e permanente con Cristo. Ancora negli anni sessanta, tale tesi era condivisa dalla maggior parte dei mariologi.[12] Più precisamente, Roschini spiega che Maria non solamente partecipò all'Incarnazione di Gesù Cristo, ma in virtù dell'opera dello Spirito Santo Dio che operò il concepimento verginale e che la colmò della Sua grazia e dei Suoi carismi, fin dal primo istante del concepimento e per sempre ella divenne indissolubilmente legata all'intera persona[senza fonte] umana e divina di Cristo, in corpo, anima e spirito. In questo modo, iniziò e fu ammessa da Dio ad essere parte dell'unione ipostatica, secondo una modalità non ancora del tutto chiarita dal punto di vista teologico: Maria è l'unica creatura di Dio della quale sia stata dogmaticamente definita l'assenza di peccato dell'origine e della persona, la maternità verginale e l'assunzione al cielo in anima e corpo.

L'opera di Roschini ebbe larga diffusione fra i cattolici cosidetti di orientamento conservatore.[13] Il culto di Marica Corredentrice fu rivitalizzato anche durante i pontificati di Benedetto XV e di Giovanni Paolo II:

«Che proprio l'Addolorata venga eletta e invocata come Patrona di una buona morte, corrisponde meravigliosamente alla dottrina cattolica e alla pia tradizione della Chiesa....Perché i Dottori ritengono concordemente che, se la Beatissima Vergine non ha apparentemente avuto partecipazione alcuna alla vita pubblica di Gesù Cristo, e riappare, poi, all'improvviso, sulla via del Calvario e sotto la Croce, ella non vi può essere stata presente senza un disegno divino. Perché così ella soffrì e quasi morì con il Figlio suo sofferente e morente, così rinunciò per la salvezza degli uomini ai suoi diritti di madre su questo Figlio e lo immolò per placare la divina giustizia, sicché si può dire, a ragione, che ella abbia redento con Cristo il genere umano. Evidentemente per questa ragione tutte le diverse grazie del tesoro della redenzione vengono anche distribuite attraverso le mani dell'Addolorata»

«Questa maternità di Maria nell'economia della grazia - come si esprime il Concilio Vaticano II - perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata.»

Citando la Lumen gentium, il testo afferma l'intercessione di Maria per donare una possibilità di una salvezza eterna ad ogni creatura umana e la qualifica come unsuo merito di carità, ma non lo associa esplicitamente alla sua partecipazione mistica alla Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Anche il fedele può unirsi spiritualmente alla partecipazione di Maria ai misteri del Santo Rosario, come è esemplificato dalle orazioni di Brigida di Svezia, alle quali il Magistero attribuisce l'indulgenza e il perdono divino dei peccati.

Nell'enciclica Mystici Corporis Christi, Papa Pio XII aveva dichiarato:

«Ella fu che, immune da ogni macchia, sia personale sia ereditaria, e sempre strettissimamente unita col Figlio suo, Lo offrì all’eterno Padre sul Golgota, facendo olocausto di ogni diritto materno e del suo materno amore, come novella Eva, per tutti i figli di Adamo contaminati dalla miseranda prevaricazione del progenitore. Per tal modo, Colei che quanto al corpo era la madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, madre di tutte le sue membra, con nuovo titolo di dolore e di gloria. Fu Ella, con le sue efficacissime preghiere ad impetrare che lo Spirito del divin Redentore, già elargito sulla Croce, venisse infuso nel giorno di Pentecoste con doni prodigiosi alla Chiesa, da poco nata.»

Il titolo di Corredentrice viene associato alla preghiera di intercessione di Maria a Dio, che procura la grazia dell'effusione dello Spirito Santo Dio nei suoi figli spirituali. Il testo aggiunge che fu l'intercessione di Maria, che prima dei Dodici era già già stata colmata della grazia dello Spirito Santo Dio a partire dal momento del fiat dell'Annunciazione, a mediare e rendere possibile la discesa dello "Spirito del Redentore" nella Solennità di Pentecoste.

Ciononostante, fu Pio XII a esercitare il veto su tutti i tentativi posti in essere fra la seconda e la quata decade del XX secolo al fine di proclamare il quinto dogma mariano.[15] Il titolo di Corredentrice non trova menzione nemeno nel capitolo conclusivo dell'enciclica Lumen gentium, considerato una delle principali sintesi mariologiche del XX secolo. Infine, il 7 settembre 2017, la Congregazione per la dottina della fede decise di ribattezzare la Congregazione di Maria Corredentrice col nome di Congregazione della Madre del Redentore, a motivo dell'"ambiguità teologica" del titolo stesso.[16]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Risulta complesso dare una definizione teologica della partecipazione di Maria alle sofferenze di Cristo e della loro offerta per il bene del genere umano. Secondo sant'Ambrogio, Cristo si è offerto da solo, «la Passione di Cristo non ha avuto bisogno di assistenza». Secondo la funzione proprio dell'offertorio, che è quella di approntare i doni della Santa messa prima di offrire sé stessi come parte della preghiera eucaristica, in quanto membra del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa Cattolica, significa ammettere che nemmeno il massimo sacrificio dei fedeli -singolarmente e come comunione di anime- potrà mai assumere presso Dio la medesima valenza del sacrificio eucaristico del Suo Figlio unigenito. Pertanto, la migliore opera di espiazione possibile da parte dei suoi figli è partecipare collettivamente al rinnovarsi di tale sacrificio nella celebrazione eucaristica. Il sacerdote celebrante vi partecipa in persona Christi'.

Secondo 1 Timoteo 2.5[17], Cristo è l'unico Redentore del genere umano. Il Nuovo Testamento non menziona esplicitamente il ruolo salvifico della Vergine Maria, la madre alla quale il Figlio dell'uomo disse «Donna, ecco tuo figlio!» (Giovanni 19.27[18]), poche ore prima di spirare sulla croce e compiere la sua opera di salvezza. Secondo il esto evangelico, fu l'unica volta in cui Gesù Cristo si rivolse esclusivamente a Sua madre. Esiste poi l'episodio di Luca 2.42-52[19] nel quale Gesù parla ai genitori dopo la Presentazione al Tempio, quando il suo apostolato pubblico non aveva ancora avuto inizio. Purtuttavia, la Morte e Resurrezione di Cristo, perfette come ogni opera e parola di Dio, non furono ancora universali, bensì resero opere successive di liberazione dal male di redenzione dal peccato originale, quali: la discesa dello Spirito Santo di Gesù agli Inferi e la discesa dello Spirito Santo Dio sugli apostoli nel giorno di Pentecoste. La discesa agli Inferi del suo Spirito, ancora in attesa del terzo giorno per la Resurrezione della carne, fu necessaria per ripristinare lo stato di piena santità e di piena salvezza in Paradiso dei loro avi d'Israele trapassati. Il dono dello Spirito non avvenne all'epoca per singole persone, ma per una comunione di santi vivi in terra e in cielo: i Dodici e i santi patriarchi di Israele.

Maria "merita per noi de congruo", vale a dire per tramite di un premio proporzionato e non vincolante per Dio; Gesù Cristo "merita per noi de condigno"[20], in modo che è Dio stesso a farsi da garante, a impegnarsi di persona per la promessa di un premio vincolante, certo, poiché è Parola di Dio, ma che, in quanto dono di una vita senza fine, non è mai commisurabile alla finitezza della più grande delle opere gradite a Dio compibili da qualsiasi creatura umana. In altre parole, il sacrificio di Gesù sulla croce non potrebbe avere altri equivalenti per Dio, nemmeno nel caso estremo del sacrificio della propria stessa vita a favore del prossimo, e in un modo altrettanto doloroso e cruento. La Morte e la Resurrezione di Gesù hanno in qualche modo a che fare intuitivamente col sacrificio di Morte e Resurrezione dell'infinito, poiché riguardano una creatura umana che è anche Dio, il cui corpo umano-divino preesistente al concepimento verginale -impassibile, incorruttibile e immortale come Dio Padre, come Maria assunta al cielo in anima e corpo e dei corpi mortali dopo la Resurrezione della carne- accettò il primo sacrificio dell'Incarnazione, consistente nel farsi temporaneamente finito e mortale, al fine di rendere possibile la salvezza del genere umano. Il medesimo gradimento del Padre e la stessa distribuzione mariana di grazia divina possono avere origine dal sacrificio equivalente della celebrazione eucaristica, a patto che oltre alla morte del Venerdì Santo si guardi anche all'integralità della vita terrena di Gesù, a partire dalla sua scelta sacrificale dell'Incarnazione mediante il concepimento verginale di Maria.

Reciproca autonomia concorde del primo Redentore e della Corredentrice =[modifica | modifica wikitesto]

Essendo Maria nata mondata dal peccato originale in ossequio al dogma dell'Immacolata Concezione, ella non necessitava di un Redentore, poiché la Redenzione è soltanto del e dal peccato originale.
Ciò vale anche per quanto riguarda i peccati personali considerato in relazione a Maria. Secondo la Chiesa Cattolica, ella visse in perpetua verginità e santità, non avendo colpa personale alcuna che potesse necessitare della grazie del primo Redentore e del Suo perdono. Come le disse l'angelo dell'Annunciazione, ella fu già colmata di ogni possibile grazia dallo Spirito Santo Dio, a partire dal primo istante del suo concepimento. Il peccato avrebbe comportato la perdita dello Spirito Santo e dei Suoi doni, come accadde anche per Giuda Iscariota, o anche per peccati non mortali come il suo; sebbene la Bibbia non parli molto della vita pubblica di Maria, ella non è nemmeno menzionata fra quanti ricevettero lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. La perdita dello Spirito Santo per un venire meno alla santità verginale, associato al suo mancato ripristino nella Pentecoste, non sarebbero compatibili col ruolo salvifico attribuito da Maria alla Chiesa. La successiva amministrazione dello Spirito Santo dalle mani dei Dodici alla Madre di Dio, per tramite della grazia dei sacramenti (Battesimo, Confessione, ecc.) istituiti da Gesù Cristo stesso, risulterebbe incoerente col prinvilegio dogatico dell'Assunzione al cielo in anima e corpo, concesso unicamente a Maria e negato alle cause seconde -i Dodici- del suo ipotetico ritorno allo stato di grazia.

La natura corredentrice di Maria è l'unica a necessitare il suo stato di perpetua santità e assenza di peccato personale, secolarmente accreditatole dalle fede e dalla devozione, ma non pienamente e compiutamente formalizzato in modo dogmatico. Ciò vale anche per la Sua verginità perpetua: la legge ebraica avrebbe consentito un secondo matrimonio nel caso non precisato di una morte di san Giuseppe antecedente a quello della Sua promessa sposa, così come avrebbe consentito alla consumazione del matrimonio successivamente alla nascita del primogenito Figlio di Dio e al pieno adempimento delle profezione dell'Antico Testamento mediante la sua Resurrezione dalla morte di croce. La Sacra Famiglia di Nazareth avrebbe poi potuto procreare senza venire meno al proprio stato di grazia divina. Tuttavia, la Vergine era legata non soltanto alla legge mosaica, ma anche alla legge singolare, ad un voto di castità e di obbedienza consacrato all'angelo dell'Annunciazione. Una disobbedienza al voto di castità perpetua sarebbe stato un peccato contro lo Spirito Santo che la rese feconda e che la colmò di carismi, di gravità pari al tradimento di Giuda nei confronti della legge singolare data da Cristo ai Dodici. Ne erano parte il non rubare dalla cassa dei poveri e il non interloquire col nemico pagano.

Pertanto, Maria non necessitava della grazia dal Redentore per Sè stessa, in quanto priva di qualsiasi peccato, sia originale che personale. La Sua autonomia dal Redentore si rileva anche nella distribuzione della grazia divina per la corredenzione del prossimo, dei Suoi figli di Madre di Dio. Lo Spirito Santo l'aveva colmata di doni e di grazia in una grado tale da poterle donare a tutti i Dodici che vivevano con lei. Quest'ultimo aspetto fu sottolineato da Pio XIIErrore nelle note: Parametro non valido nel tag <ref> che attribuì alla preghiera intercessoria l'invio dello "Spirito del divin Redentore". Malgrado la natura personale della preghiera, l'enciclica non indica quale o quali delle tre divine persone della ss. Trinità siano state invocate dalla ss. Vergine per la grazia di Pentecoste: dal punto di vista teologico, potrebbe aver pregato direttamente il Padre Dio nelle cui mani il divin Redentore consegnò il Suo Spirito, prima di spirare sulla croce. Sia il Redentore che lo Spirito del Redentore procedono entrambi da Dio Padre, in modo concorde. Si pone dunque il caso teorico di una mediazione mariana di tutte le grazie, operata in assenza del primo Redentore, mediante l'invocazione mariana diretta a Dio Padre e la processione dello Spirito del Redentore, donato direttamente dall'Altissimo.

La Vergine Maria viene in questo modo elevata a causa seconda di Redenzione e di salvezza, laddove Gesù Cristo rimane causa prima, sia necessaria che sufficiente: ciò è testimoniato dalla promessa di salvezza preannunciata da Gesù crocifisso al ladrone penitente. Sebbene Maria giacesse ai piedi della croce, il ladrone penitente non invocò il suo nome né la sua intercessione, eppure ottenne da Gesù la promessa che si sarebbe salvato, per il solo fatto di avere creduto nella divinità e innocenza del primo Redentore, Gesù, in assenza dei segni di un'opera di corredenzione da parte di Maria.
In modo opposto, Gesù risorto, che giorni prima era apparso ai discepoli di Emmaus, ai Dodici e al Tommaso dubitante, non è menzionato in Atti 2[21] in relazione al dono divino del giorno di Pentecoste. Mentre lo Spirito Santo viene indicato come colui che procede, colui o colei che causarono la Sua processione non sono indicati nel Nuovo Testamento. Secondo Pio XII, fu Maria stessa: con la Sua grazia dello Spirito Santo e la Sua preghiera causò un'intercessione speciale, il dono dello Spirito Santo ai Dodici nel giorno di Pentecoste. Fu un'opera di corredenzione, in quanto il dono dello Spirito Santo Dio è possibile solamente a favore di persone che siano già state mondate dal peccato originale, al pari di lei, una mondatura dal peccato che a sua volta è conseguibile solamente grazie agli infiniti meriti di salvezza guadagnati con la Morte e la Resurrezione di Cristo.


Corredenzione mariana nella Chiesa apostolica terrena[modifica | modifica wikitesto]

L'opera del giorno di Pentecoste associa un ruolo terreno di corredenzione a maria Proprio perché da una generazione all'altra può ripetersi sia laperdita dello Spirito Santo che rinnovarsi la sua discesa pentecostale su nuovi apostoli designati da Dio.

Revocabilità dello Spirito Santo

Lo Spirito Santo può essere negato a chi è ancora in procinto di riceverLo e tradisce (Giuda Iscariota, prima della Pentecoste e del sorteggio di Mattia apostolo), ma anche a chi lo ha ricevuto e lo perde in uno stato di peccato veniale perdonabile, come i Settanta profeti e apostoli concessi da Dio a Mosè per la salvezza di Israele in Numeri 11:16-17.25-29[22].[23] Marco 9,38-43.45.47-48[24] chiarisce che il dono e la sua revoca non possono alternarsi all'infinito: se il sale può perdere il suo sapore, non cè nessuno che possa fare un miracolo>> nel nome di Cristo << e subito dopo parlare male di lui>>. Ciò significa che la perdita del dono dello Spirito Santo è una volta per sempre, quando non si trasforma in una causa di dannazione terrena ed eterna, come fu tragicamente per il peccato mortale di Giuda Iscariota.


Possibilità del dono mariano dello Spirito Santo

Stabilito che lo Spirito del Redentore degli apostoli può essere perso, Maria assume un ruolo di corredenzione della Chiesa loro affidata in quanto può ripetere sui nuovi designati da Dio lo stesso miracolo causato ai Dodici nel giorno di Pentecoste, ricostituendo una Chiesa apostolica estintasi per dolo o per cause esterne di forza maggiore.

Se gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo per mediazione di Maria nel giorno di Pentecoste al fine distribuire la sua grazia e reale presenza al corpo dei fedeli mediante i Sacramenti, ne consegue che anche Maria debba poter necessariamente operare la distribuzione dello Spirito Santo e dei Suoi carismi, in modo diretto e personale, ai singoli devoti che si trovino impossibilitati a raggiungere o a essere raggiunti dalla Chiesa Apostolica. In secondo luogo, la mediazione mariana dello Spirito Santo vale anche in quelle comunità nelle quali la Chiesa Apostolica non sia mai esistita oppure si sia estinta, tanto per la mancanza di successori apostolici quanto nel caso di tradimento da parte dei suoi vescovi designati.

Ripetibilità della Pentecoste nelle Chiese neocostiuite o a favore di singoli fedeli

Nel Nuovo Testamento, non si ha menzione di un ripetersi della discesa dello Spirito del Redentore agli Inferi o in Purgatorio, benché essa sia stata la fase di un processo di Redenzione universale che iniziò con la Resurrezione e finì sulla terra con la Pentecoste. Se la Resurrezione fu un fatto unico e irripetibile, la nascita e l'estinzione delle comunità apostoliche durante la storia del Cristianesimo testimonia la possibilità del ripetersi della Pentecoste, vale a dire della designazione divina di nuovi apostoli e del conferimento dello Spirito Santo direttamente dal cielo o dai suoi angeli nei luoghi in cui ciò non sia più possibile per mano dei vescovi, perché le linee di successione apostolica o di genealogia episcopale si sono interrotte.

Corredenzione mariana nel Purgatorio[modifica | modifica wikitesto]

La Vergine Maria esercita lo stesso ruolo di corredenzione anche in cielo, almeno nei confronti delle anime purganti. la discesa dello spirito del Redentore agli Inferi e la fede extrabiblica in san Michele Arcangelo che scende in Purgatorio a liberare alle anime, inducono a credere che colei che è venerata col titolo di Regina degli Angeli sia munita della facoltà di inviare il loro capo, san Michele, ad ella subordinato, a condurre le anime dal Purgatorio in Paradiso, completando l'iter della loro Rendezione dal peccato. I meriti di salvezza, che ordinariamente derivano dal loro tempo di espiazione, possono essere sostituiti dalle preghiere di suffragio e dalle pie opere di misercordia compiute a loro favore da parte degli altri santi del cielo e/o della terra.

Ciò non preclude la possibilità che lo Spirito del Redentore possa nuovamente scendere in prima persona agli Inferi per liberare le anime purganti, qualora i vivi o i morti in santità abbiano destinato loro i propri meriti di salvezza in quantità sufficiente ad estinguere il debito espiatorio con Dio, in vist del loro ingresso in Paradiso. La signoria di Dio sul creato non viene mai meno. Il Credo ricorda che Gesù Cristo viene detto che "è assiso alla destra del Padre...e ritornerà nella gloria pe giudicare i vivi e i morti"; nulla viene detto circa il movimento dello Spirito del Redentore nei cieli, sulla terra e sotto terra, se non il fatto che lo "Spirito Santo che è Signore e da la vita", intesa come sorgente e causa di effusione dell'anima sui concepiti, ma anche come causa di vita eterna in punto di morte o dopo la morte stessa.


Corredenzione mariana fra ordine divino e naturale[modifica | modifica wikitesto]

La discesa agli Inferi è il complemento a uno della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli a beneficio della Chiesa vivente in terra, che Lo riceve dalle loro mani. L'effetto personale fu il medesimo, quello della liberazione da Satana e di un'inizio di partecipazione alla vita dello Spirito del Redentore, tanto per i patriarchi di Israele vivi negli Inferi quanto per i Dodici viventi in terra. L'effetto "prossimale", generato di riflesso dalla grazia di Dio con l'opera di mediazione del suo primo beneficiario, fu di nuovo il medesimo: Maria svolge in cielo lo stesso ruolo di prima creatura umana a mediare la grazia divina che in terra è stato per volere di Gesù Cristo attribuito agli apostoli: entrambi dispensano ai santi la grazia divina di cui sono stati colmati dallo Spirito Santo. Quanto

Nelle due precedenti sezioni, si è visto il ruolo salvifico di Maria nell'ordine divino e in quello temporale presi isolatamente, senza esaminare gli effetti incrociati che sono possibili fra i viventi dei due ordini: i meriti di carità e giustizia dei viventi possono mediare la grazia divina alle anime purganti, nello stesso modin cui la preghiera delle anime espianti, che sono già sante e già salve, può favorire i loro prossimi sia nel Purgatorio che sulla terra, oltreché loro stesse.

La sovrapposizione di effetti fra l'ordine divino e temporale sussiste anche nel caso meno noto del Paradiso. L'agiografia di sant'Elena che appartiene al Magistero ed è stata il principale motivo della sua morte in fama di santità e successiv venerazione, ricorda che, imprigionata dai Romani, le apprvero i corpi di san Pietro e san Paolo a medicarle le ferite inflittegli dai carcerieri. La vicenda della santa delle Vergini ricorda che non solamente gli angeli, creati invisibili e incorporei, ma anche le anime salve in Paradiso possono manifestarsi sulla terra e operare miracoli per conto di Dio, non solo tramite i loro effetti, ma anche rendendosi percebili dai sensi umani mediante un corpo simile a quello che avevano prima di morire.

Esiste fra loro un differente grado di visione della Verità e di contemplazione del Volto di Dio, dal quale scaturisce una gerarchia nel rispettivo grado di partecipazione alla grazia divina e ai carismi dello Spirito Santo, che determina sia la loro possibilità di continuare a servire Dio sulla terra che l'esistenza di una gerarchia celeste di cori o di teorie, vissuta da anime e angeli in simile modo. La gerarchia è nota per gli angeli di cui la Sacra Famiglia e il suo custode Michele sono posti a capo, così come per le anime fra le quali i Dodici e i Settanta spiccano nella conoscenza e visione di Dio.
Maria fu l'unica ad essere stata assunta al cielo in anima e corpo dopo la morte, in simmetria con un concepimento privo di peccato originale. Il suo grado di santità mai conseguito da altri sulla terra è parimenti inarrivabile in cielo per la gerarchia di anime salve in Paradiso: ella è infatti venerata col titolo di Regina degli Angeli rispetto ai quali Gesù affermò che il più piccolo di essi era superiore al più grande fra i nati di donna (Matteo 11:2-11[25]). La condizione terrena di inferiorità del genere umano rispetto alla Vergine ceoncepita e vissuta senza peccato, nonché agli angeli dei quali già sulla terra era stata incoronata Regina, si ripete in Paradiso dove solo la Vergine è presente col suo corpo terreno, mentre le altre anime restano in attesa della Resurrezione della carne. Oltrechè direttamente in relazione a Maria, la loro inferiorità ontologica nella gerarchia celeste si ripete anche in Paradiso per la presenza di un corpo spirituale che, diversamente dal Cristo risorto non possiede né cuore né sangue nél Cinque sante piaghe piuttosto che i segni del loro martirio, perché non è ancora il corpo terreno risuscitato; si tratta invece dell'anima munita dei cinque sensi corporei e della possibilità di apparire in un corpo umano percepible dai sensi dei viventi sulla terra, nonché capace di operare gli stessi miracoli possibili agli angeli.

Maria assunta al cielo in anima e corpo è ontologicamente superiore alla gerarchia degli angeli e delle anime celesti. Ciò fa sì che ella sia un esempio di grazia divina e di santità umana che tutti aspirano ad imitare, sperando di poter approssimare il più possibile il Suo inarrivabile limite di conoscenza di Dio, di visione della Verità, di contemplazione dei Suo Volto e di partecipazione ai Suoi carismi spirituali. D'altra parte, ella anche in Paradiso dispensa la grazia e i carismi dello Spirito del Redentore dei quali è colmata in sommo grado, più di ogni altra creatura visibile e invisibile. La grazia distribuita agli angeli e alle anime sante è proporzionale al merito di carità e di giustizia che tutti loro acquisiscono mediante la preghiera e le opere a favore dei figli di Dio sulla terra o in Purgatorio. Tale merito viene prioritariamente destinato a coloro che più di tutti ne hanno bisogno, sulla terra e in Purgatorio, escludendo il caso di un angelo o di un'anima che aiuti il suo prossimo in Paradiso nella progressione spirituale orientata alla meta della contemplazione e visione mariana di Dio.

Allo stesso modo, angeli e anime sante destinano alla terra e al Purgatorio i meriti di salvezza a loro presentati dai viventi e dalle anime in via di espiazione, sempre per il loro maggiore stato di necessità. Non si dà il caso di una corredenzione operata dalla terra a favore del Paradiso, essendo le anime innanzi ai due troni regali di Dio Padre e Figlio per definizione prive di qualsiasi peccato originale o personale da redimere. La corredenzione si può definrie come l'offerta dei propri meriti di giustizia e di carità per la Redenzione dai peccati di qualche altra creatura di Dio.
I viventi possono offrire i loro meriti di salvezza al trono del Padre, del Figlio alla Sua destra, al trono di Maria regina degli Angeli alla destra del Figlio, alla loro corte di santi: sono le creature del Paradiso e Dio stesso a reinderizzarli in primo luogo a favore dei peccatori sulla terra, e, in secondo luogo, alle anime espianti. L'offerta infatti presuppone anche la libera accettazione da parte di coiui al quale essa viene destinata dall'offerente il sacrificio, mentre la santità delle creature del Paradiso legittima e rende inevitabile come unica possibile causa di rinuncia alla corredenzione sacrificale la valutazione del maggiore stato di necessità di redenzione sussistente in un'altra creatura.

Nei cieli, si delinea quindi una gerarchia statica che non riceve meriti dalal terra e dal Purgatorie né dalle stesse creature essitenti in Paradiso, bensì progredisce collettivamente verso il massimo grado di santità e di partecipazione al vivere di Dio, unicamente conseguito dalla Sua Vergine Madre. Efesini 5:21-33[26] esprime la volontà di Cristo di avere al cospetto del Suo trono una Chiesa santa e immacolata, gloriosa e «senza macchia né ruga o alcunchè di simile», amata e obediente quanto Sua Madre.

Autonomia e indipendenza dei due corredentori, nello Spirito Santo Dio[modifica | modifica wikitesto]

Se la Lumen gentium afferma che il patrimonio salvifico di Maria (munus Matris Salvatoris in salutis oeconomia) è subordinato (subordinatum) all'unica mediazione del Redentore, la quale, come diffonde il somme bene nei cuori delel creature, non prentende di essere esclusiva[27], "ma fa rivivere nelle creature una poliedrica cooperazione partecipata da un'unica sorgente" dell'amore di Dio:

(LA)

«55. Sacrae Litterae Veteris Novique Testamenti et veneranda Traditio munus Matris Salvatoris in salutis oeconomia modo magis magisque dilucido ostendunt et veluti conspiciendum proponunt. Libri quidem Veteris Testamenti historiam salutis, qua Christi in mundum adventus lento gradu praeparatur, describunt. [omissis] Ipsa, sub hac luce, iam prophetice adumbratur in promissione, lapsis in peccatum primis parentibus data, de victoria super serpentem (cf. Gen 3,15). [omissis]
62. Haec autem in gratiae oeconomia maternitas Mariae indesinenter perdurat, inde a consensu quem in Annuntiatione fideliter praebuit, quemque sub cruce incunctanter sustinuit, usque ad perpetuam omnium electorum consummationem. In coelis enim assumpta salutiferum hoc munus non deposuit, sed multiplici intercessione sua pergit in aeternae salutis donis nobis conciliandis. Materna sua caritate de fratribus Filii sui adhuc peregrinantibus nec non in periculis et angustiis versantibus curat, donec ad felicem patriam perducantur. Propterea B. Virgo in Ecclesia titulis Advocatae, Auxiliatricis, Adiutricis, Mediatricis invocatur. Quod tamen ita intelligitur, ut dignitati et efficacitati Christi unius Mediatoris nihil deroget, nihil superaddat.

Nulla enim creatura cum Verbo incarnato ac Redemptore connumerari umquam potest; sed sicut sacerdotium Christi variis modis tum a ministris tum a fideli populo participatur, et sicut una bonitas Dei in creaturis modis diversis realiter diffunditur, ita etiam unica mediatio Redemptoris non excludit, sed suscitat variam apud creaturas participatam ex unico fonte cooperationem.

Tale autem munus subordinatum Mariae Ecclesia profiteri non dubitat, iugiter experitur et fidelium cordi commendat, ut hoc materno fulti praesidio Mediatori ac Salvatori intimius adhaereant.»

(IT)

«55. I libri del Vecchio e Nuovo Testamento e la veneranda tradizione mostrano in modo sempre più chiaro la funzione della madre del Salvatore nella economia della salvezza e la propongono per così dire alla nostra contemplazione. I libri del Vecchio Testamento descrivono la storia della salvezza, nella quale lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. [...] Sotto questa luce essa viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente (cfr. Gen 3,15). [...]
62. E questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti anche dopo la sua assunzione in cielo non ha interrotto questa funzione salvifica, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, Mediatrice. Ciò però va inteso in modo che nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore.

Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e redentore. Ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato, tanto dai sacri ministri, quanto dal popolo fedele, e come l'unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l'unica mediazione del Redentore non esclude, bensì suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un'unica fonte. La Chiesa non dubita di riconoscere questa funzione subordinata a Maria, non cessa di farne l'esperienza e di raccomandarla al cuore dei fedeli, perché, sostenuti da questa materna protezione, aderiscano più intimamente al Mediatore e Salvatore.»

la mediazione mariana di tutte le grazie deve essere intesa «in modo tale che non toglie né aggiunge nulla alla dignità e all'efficacia di Cristo l'unico Mediatore»Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>, è vero anche il reciproco, vale a dire che la Redenzione di Cristo non toglie né aggiunge nulla alla dignità e all'efficacia di Maria Mediatrice di tutte le grazie, operate successivamente alla Resurrezione di Gesù. Come il ladrone penitente fu redento da Gesù Cristo senza la corredenzione di Maria, che presente ai piedi delle tre croci del Golgota, così gli Apostoli poterono ricevere lo Spirito Santo Dio grazie all'intercessione di Maria, detta corredentrice, in assenza di Cristo risorto e senza la menzione di un Suo intervento dal trono celeste, quale avrebbe potuto essere l'invio di angelo colmato di Spirito Santo o l'invio dello Spirito del Redentore stesso, che da Cristo procede.
I due episodi del Nuovo Testamento (quello del ladrone penitente e della Pentecoste) chiariscono che l'opera di corredenzione di Maria e di Gesù Cristo procedono in modo indipedente ed autonomo dopo la Resurrezione dalla morte di croce. Lo Spirito Santo Dio procede anche da Maria, che è stata colmata per sempre dei Suoi doni, della Sua presenza reale, dell'incoronazione da parte dei Suoi angeli quale loro Regina. Come per le tre divine persone della ss. Trinità, le processioni dello Spirito Santo Dio da Maria e da Gesù sono entrambe concordi all'unica fine salvifico della corredenzione del genere umano. La loro opera terrena e celeste è coordinata e armonizzata dallo Spirito Santo Dio che procede da entrambi e che appartiene per sempre alle loro sostanze, nel caso di Maria nel limite massimo di una creatura umana e quindi non infinita, ma comunque in ungrdo talmente granda da essere bastevole per colmare tutte le possibili necessità future delle creature del cielo e della terra.

L'enciclica Munificentissimum Deus afferma:

«In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm 1,17[28]

Mentre il corpo dei santi rimane incorrotto sulla terra, il corpo di Maria non solamente rimase incorrotto, ma anche privo delle sante piaghe che toccarono al Redentore e subito assunto al cielo, segno di un grado di santità nell'anima e nella carne che fu superiore a ogni altra santa creatura di Dio, ad eccezione del sacrificio corredentivo espiatorio di suo Figlio.

Definizione dogmatica[modifica | modifica wikitesto]

Non è nota una definizione dogmatica ufficiale che razionalmente dimostri e giustifichi i titoli mariani di Regina degli Angeli, Mediatrice di ogni grazia di Dio, Dispensatrice di ogni carisma dello Spirito Santo Dio (in prima persona, nella Sua opera salvifica nella storia umana), Corredentrice di salvezza, Avvocata di giustizia e Promotrice di carità. I meriti di salvezza de condigno vs de congruo richedono necessariamente due titoli distinti, poiché la separazione della carità dalal giustizia negherebbe il Sommo Bene che è Gesù Cristo e del quale Maria è Tempio e membra.

Durante il Concilio Vaticano II, una minoranza di vescovi italiani, spagnoli e polacchi presentò una richiesta di formulare un dogma[testo?], ma l'assemblea la rigettò e i documenti pontificali evitarono di usare la parola latina Corredemptio.

Negli anni '90, il teologo francescano Mark Miravalle attivò un movimento del laicato cristiano, che raccolse una petizione di firme inviata via nave a papa Giovanni Paolo II con la richiesta di proclamare ex cathedra un quinto dogma mariano col seguente testo:

(EN)

«{{{3}}}»

(IT)

«la Vergine Maria è "Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata del popolo di Dio"Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>»

La petizione non ebbe seguito pontificale. Salvatore Perrella, O.S.M., della Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" di Roma scrisse in merito alla dichiarazione presentata dai vescovi nel 1959 e registrata agli atti solamente nell'anno seguente[30][27]

(EN)

«The request also makes use of terminology belonging to pre-conciliar theological manuals: Coredemptrix, coredemption; Mediatrix, mediaton, objective and subjective Redemption; application and distribution of graces; condign and congruous merit....
It shows, therefore, a certain "under-appreciation" of the Council's teaching, which is perhaps believed to be not completely adequate to illustrate comprehensively Mary's co-operation in Christ's work of Redemption (coredemption) or her association with Christ in applying and distributing salvation to all people through her intercession of grace and mercy (mediation).»

(IT)

«La richiesta fa uso di una terminalogia che appartiene ai manuali teologici preconciliari: Corredentrice, corredenzione; Mediatrice, mediazione, edenzione oggettiva e soggettiva: applicazione e distribuzione di grazie; merito de condigno e de congruo...
Essa mostra una certa quale "disistima" dell'insegnamento conciliare, che peraltro è ritenuto non del tutto adeguato a descrivere complessivamente la cooperazione di Maria all'opera redentrice di Cristo (Corredenzione) ovvero la sua associazione con Cristo nell'applicare e distribuire la salvezza a tutte le persone per tramite dell'intercessione di grazia e di misericordia (Mediazone)»

  1. ^ William Most, Church Teaching on Mary's Co-Operation in the Redemption of Mankind
  2. ^ News Report on the Mediatrix Petition to the Pope, su zenit.org (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2008).
  3. ^ ZENIT - Why It's Not the Right Time for a Dogma on Mary as Co-redemptrix, su zenit.org, 28 settembre 2008.
  4. ^ Reynolds, Brian K. and Reynolds, Brian. Gateway to Heaven: Marian Doctrine and Devotion, Image and Typology in the Patristic and Medieval Periods, Vol. 1, New City Press, 2012, ISBN 9781565484498, p. 107
  5. ^ Garrigou-Lagrange, O. P., Reginald. Reality—A Synthesis Of Thomistic Thought, CH37: "Mariology".
  6. ^ Romani 8,18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  7. ^ tito 2,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  8. ^ 2 Tessalocinesi 1,10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  9. ^ a b Inter sodalicia, su latheotokos.it (archiviato il 27 giugno 2015).
  10. ^ Ad diem illum laetissimum, su vatican.va.
  11. ^ Ott 256
  12. ^ Schmaus, Mariologie, München, 1955, 328
  13. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore san
  14. ^ Lettera enciclica "Dives in misericordia", su w2.vatican.va.
  15. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Dayton
  16. ^ Changing the name of our Congregation of the Mother Coredemptrix, su dongcong.us, Congregation of the Mother of the Redeemer, 7 aprile 2017. URL consultato il 7 agosto 2017.
  17. ^ 1 Timoteo 2.5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  18. ^ Gv 19.27, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  19. ^ Luca 2.42-52, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  20. ^ Accezioni di merito di salvezza, su sentieriantichi.org (archiviato il 17 agosto 2020).
  21. ^ Atti 2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  22. ^ Numeri 11:16-17.25-29, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  23. ^ Pasquale Salamone, Commenti alle letture liturgiche domenicali, p. 31.
  24. ^ Mc 9,38-43.45.47-48, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  25. ^ Mt 11:2-11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  26. ^ Efesini 5:21-33, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  27. ^ a b c Mary's cooperations in work of Redemption - present state of question, in L'Osservatore Romano, 2 luglio 1997, p. 27. URL consultato l'8 dicembre 2000 (archiviato il 16 febbraio 2017).
  28. ^ 1 Tm 1,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  29. ^ Enciclica "Munificientissimus deus", su vatican.va, 1º novembre 1950.
  30. ^ Cf. Acta et documenta Concilio, Oecumenico Vaticano II apparando, vol. II, pars 1, pp. 135-141.