Utente:Markko27/Sandbox/Sandbox 8

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Prima divisa[modifica | modifica wikitesto]

La divisa primaria del Bologna è costituita da maglia a cinque pali altrenati rossi e blu, calzoncini blu e calzettoni blu con dettagli in rosso.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Albori e anni 1930[modifica | modifica wikitesto]

Due calciatori con le maglie degli anni 20 e 30: Angelo Schiavio indossa quella con il palo centrale blu (con laccetti rossi), mentre Raffaele Sansone indossa quella invertita, col palo rosso al centro. In entrambe si nota lo scudetto

Il Bologna sin dalla data della propria fondazione ha adottato come colori sociali il rosso e il blu. La prima maglia del Bologna, nel 1909, era a quarti rossi e blu, riproducendo la divisa del collegio svizzero Schönberg di Rossbach.[2] Nel 1910 il club si dissociò dal circolo e le maglie da gioco furono modificate con pali verticali rossoblù, al tempo sette.[3] Questo tipo di disegno è rimasto praticamente immutato nel tempo, tranne che per la variazione della larghezza e numero delle bande.

Dopo il fermo delle attività causato dalla prima guerra mondiale, il Bologna riprese nella stagione 1919-1920, con la prima delle casacche che si ripeteranno negli anni successivi, che presentava cinque pali con quello blu centrale. Nella stagione 1924-1925, col primo scudetto cucito sul petto, la maglia varia di poco, poichè solamente si accende il rosso.

La stagione 1920-1930 è quella dell'esordio del tipo di kit di gran lunga più utilizzato dalla società: la maglia a quattro pali alternati rosso e blu. Le casacche successive comprese tra il 1930 e 1936 tornano a tre pali e presentano due nuove caratteristiche fino ad all'ora non implementate: il palo centrale diviene quello rosso e viene introdotto il cosidetto colletto "a V", bordato di blu. Nel fine anni 1930 la divisa resta praticamente uguale, si elimina solo il colletto.

Anni 1940, 1950 e 1960[modifica | modifica wikitesto]

L'inizio degli anni 1940 segna un primo ritorno a una divisa passata nella storia del club. Si riutilizza infatti lo stesso disegno di metà-fine anni 1920: cinque pali con quello centrale colorato di blu. Dal 1946 al 1949 si ritorna ai quattro pali, ma i colori divengono molto più accesi e schiariti, quasi simili a quelli di decenni successivi.

La stagione 1949-1950 — quarantennio della fondazione societaria — è quella del ritorno agli albori; le maglie sono identiche a quelle delle prime stagioni successive al 1910, solamente i calzettoni presentano una banda in più, oltretutto la prima volta che accade.

Questa particolare configurazione fu poi totalmente ripresa nella stagione 1950-1951 e parzialmente nella stagione 2009-2010.[4][5] Tra gli anni 20 e 40 il Bologna utilizza casacche a cinque pali con collo a V, che alternano di rosso e di blu quello centrale; molto più utilizzata la prima versione.[6]

Michele Paramatti (1996-97) ed Eraldo Pecci (1988-89) con le casacche di casa più utilizzate negli anni recenti. Il primo indossa la maglia a quattro pali, più diffusa, il secondo a cinque pali

Un'importante rivoluzione vi fu nella stagione 1974-1975 — nella maglia con la coccarda della Coppa Italia sul petto —, quando i pantaloncini divennero blu e non più bianchi, come era stato fino a quel momento.[7] Questa scelta resterà tale per altre tre stagioni consecutive, e per molte altre sparse negli anni successivi.

Nelle stagioni 1998-1999 e 1999-2000 fu apportato un cambio nella forma dei pali: la parte finale verso l'alto degli stessi diparte dal colletto invece che dalle spalle.[8][9] Mentre nella stagione 2000-2001 la divisa torna simile a quella della prima stagione, con le parti laterali che scendendo verso il basso convergono verso il centro.[10]

Nella stagione 2016-2017 la divisa presenta un colletto a V che richiama le divise dei primi successi del club.[11] Nella stagione 2019-2020 la maglia ritorna simile a quelle degli anni 30 e 40, poiché i pali tornano ad essere cinque, ma il centrale è colorato di blu.[1]

  1. ^ a b Giacomo Guizzardi, Nuova maglia Bologna 2019-2020, la novità è sul retro, in il Resto del Carlino. URL consultato il 12 luglio 2019.
  2. ^ Bertuzzi, Monti, p. 17.
  3. ^ Bertuzzi, Monti, p. 18.
  4. ^ Bertuzzi, Monti, p. 49.
  5. ^ Bertuzzi, Monti, p. 228.
  6. ^ Bertuzzi, Monti, pp. 26-41.
  7. ^ Bertuzzi, Monti, pp. 100-101.
  8. ^ Bertuzzi, Monti, pp. 180-182.
  9. ^ Bertuzzi, Monti, pp. 186-187.
  10. ^ Bertuzzi, Monti, p. 193.
  11. ^ Bertuzzi, Monti, p. 272.