Territorio Libero di Trieste

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 27 dic 2009 alle 17:57 di Presbite (discussione | contributi) (Annullo informazioni POV e non referenziate)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Stato Storico

Il Territorio libero di Trieste (in sloveno: Svobodno tržaško ozemlje, in croato: Slobodni teritorij Trsta, in inglese Free Territory of Trieste) era previsto dai Trattati come uno Stato neutrale di 738 km2, con circa 375.000 abitanti (264.000 italiani, 85.000 sloveni, 11.000 croati e 15.000 di nazionalità diverse). Consisteva della città di Trieste (che ne era la capitale) e di una stretta fascia di territorio, nella parte settentrionale dell'Istria. Era noto con l'acronimo TLT.

Storia

Il Territorio Libero di Trieste fu previsto nel 1947 all'interno del trattato di pace con l'Italia alla fine della seconda guerra mondiale.

Secondo l'articolo 21 del Trattato, il TLT sarebbe stato riconosciuto dalle Potenze Alleate e dall'Italia, e la sua integrità ed indipendenza sarebbero state assicurate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Oltre a ciò, negli Allegati del Trattato era inserito uno strumento provvisorio di amministrazione del Territorio, in vigore fino a quando le Nazioni Unite avessero determinato l'entrata in vigore dello Statuto permanente, sempre contenuto negli Allegati del Trattato.

La mancata entrata in vigore dello Statuto permanente e la mancata nomina del governatore del TLT determinarono uno stallo che mise in dubbio fra gli studiosi di diritto internazionale l'effettività dell'esistenza stessa di uno stato denominato "Territorio Libero di Trieste", carente di uno degli elementi costitutivi per essere definito tale - la sovranità - e soggetto perennemente ad un governo provvisorio militare.

Nell'ambito di questa situazione, si svilupparono delle teorie internazionalistiche, che addirittura ritennero che non essendo mai sorto un TLT indipendente come previsto dal Trattato di pace, l'Italia non avesse mai perso la propria sovranità su tutto il territorio[1]. Di contro, l'altra teoria predominante considerò parimenti l'insussistenza di uno stato definibile come "Territorio Libero di Trieste" essendo quindi il territorio assoggettato a un regime di occupazione militare, senza essere nel frattempo soggetto a una sovranità statale[2]. La situazione di stallo trovò de facto una soluzione con gli accordi di Londra del 1954, e de jure definitivamente nel 1975, quando Italia e Jugoslavia si annetterono formalmente le zone A e B.

Il TLT era diviso in due zone:

  • la Zona A di 222,5 km² e circa 310.000 abitanti (di cui, secondo stime alleate, 63.000 sloveni) partiva da San Giovanni di Duino (slov. Štivan), comprendeva la città di Trieste e terminava presso Muggia; era amministrata da un Governo Militare Alleato (Allied Military Government - Free Territory of Trieste - British U.S. Zone);
  • la Zona B con la parte nord-occidentale dell'Istria, di 515,5 km² e circa 65.000 abitanti (35.000 italiani, 22.000 sloveni e 9.000 croati secondo le stime degli storici[senza fonte]) che era amministrata dall'esercito iugoslavo (S.T.T. - V.U.J.A). La Zona B fu, a sua volta, divisa in due parti: il distretto italo-sloveno di Capodistria e il distretto italo-croato di Buie, separati dal torrente Dragogna. Capodistria divenne la sede dell'amministrazione militare e civile jugoslava della zona.

Il vizio all'origine del TLT stava nell'asimmetria delle amministrazioni. La Zona A era affidata in amministrazione a potenze non confinanti (inglesi e americani), la Zona B ad uno stato confinante, la Jugoslavia che aspirava ad annettersi l'intero territorio. In pratica mai funzionò come un vero Stato indipendente. Il suo funzionamento dipendeva dalla nomina di un Governatore da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La scelta del Governatore si protrasse per vari anni e i vari nomi proposti furono sistematicamente oggetto di veto sia da parte degli Alleati che da parte dei russi.

Nel 1952, nella Zona A, alcune competenze (fra cui il Direttorato delle finanze e dell'economia), vennero affidate a dirigenti nominati direttamente dal Governo italiano[3]. Ciò nonostante, il 5 e 6 novembre 1953 vi furono a Trieste violenti scontri di piazza da parte di coloro che reclamavano la riunificazione della città all'Italia. Nei disordini vennero uccisi sei cittadini appartenenti al gruppo etnico italiano (ai sei caduti è stata successivamente conferita la medaglia d'oro al valore dal governo italiano).

Lo stesso argomento in dettaglio: Memorandum di Londra e Trattato di Osimo.

Il 5 ottobre 1954 venne firmato a Londra un memorandum d'intesa in cui Italia e Jugoslavia si spartivano provvisoriamente il Territorio (testo), con il passaggio della Zona A all'amministrazione civile italiana (con alcune correzioni territoriali a favore della Jugoslavia nel comune di Muggia) e la Zona B a quella jugoslava; il passaggio dei poteri dall'amministrazione alleata a quella italiana avvenne il 26 ottobre 1954. Nel 1975 un nuovo trattato firmato a Osimo (Ancona) sanciva la spartizione definitiva dell'ex Territorio libero di Trieste.

Il confine tra la Zona A e la Zona B venne modificato il 10 ottobre 1954, a seguito degli accordi del memorandum d'intesa. Fino a quella data la "linea di demarcazione" tagliava l'abitato di Albaro Vescovà (Škofije) e proseguendo all'interno della penisola muggesana arrivava sino ad Ancarano, lasciando nella Zona A le frazioni di Valdoltra, Elleri, Crevatini (Hrvatini) e Plavia (Plavje). Dopo la stipula del Memorandum d'intesa anche questi centri abitati furono assegnati senza contropartite alla Jugoslavia.

Comandanti di zona del TLT

Lista dei comandanti di zona del TLT suddivisi nelle due zone d'occupazione:[4]

Zona A

Zona B

Comandante polizia jugoslava TLT zona B: Anton Ukmar

Il confine tra Italia e Territorio libero di Trieste.

Lingue e gruppi linguistici

Zona A

Ecco le lingue e i gruppi linguistici nella Zona secondo le stime del Governo Militare Alleato del 1949:

Etnia Abitanti Percentuale
italiani 239.200 77,1 %
sloveni 63.000 22,9 %
TOTALE 310.000 100 %

Inoltre erano presenti 5.000 soldati americani della TRUST (TRieste United States Troops) e 5.000 soldati britannici della BETFOR (British Element Trieste FORce). Al censimento italiano del 1971 si dichiareranno di lingua slovena soltanto 24.000 persone pari all'8% della popolazione.

Zona B

Secondo le stime della Commissione internazionale inviata dalle quattro potenze nel 1946, le lingue e i gruppi linguistici nella Zona B erano costituiti da:

Etnia Abitanti Percentuale
italiani 51.000 70 %
sloveni e croati 17.000 30 %
TOTALE 68.000 100 %

Inoltre erano presenti 5.000 soldati dell'Armata Popolare Jugoslava. Fonti italiane dell'epoca stimano in 36.000-55.000 italiani e 12.000-17.000 slavi[senza fonte].

Comuni del TLT

Il territorio era diviso in 18 comuni:

Zona A:

Zona B:



Note

  1. ^ La teoria venne elaborata dal prof. Angelo Ermanno Cammarata, rettore dell'Università di Trieste, che la espose la prima volta il 4 dicembre 1949, all'interno della relazione sull'anno accademico 1948-1949. Sul punto si veda il paragrafo La facoltà e la questione di Trieste, all'interno del sito della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trieste
  2. ^ Anche questa teoria - maggioritaria - sorse all'interno dell'Università di Trieste, e venne elaborata principalmente dal prof. Manlio Udina. Ibidem.
  3. ^ cfr. Daniele Andreozzi e Loredana Panariti, L'economia di una regione nata dalla politica, sta in: Robero Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di), Il Friuli-Venezia Giulia, della serie Storia d'Italia, le Regioni dall'unità ad oggi, Vol.II, pag. 851, Torino, Giulio Einaudi Ed., 2002
  4. ^ Worldstatesmen / Italy / Trieste by Ben Cahoon

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni