Stemma dell'Esercito Italiano

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Esercito Italiano
Esercito Italiano

Lo stemma dell'Esercito Italiano è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 22 luglio 1991; in seguito, esso è stato modificato nel 2014.[1][2][3]

Blasonatura[modifica | modifica wikitesto]

La blasonatura ufficiale dello stemma è la seguente:

«Di rosso, alla lorica d'oro, cimata dall'asta di legno al naturale, sostenente l'elmo, posto di fronte, d'oro, piumato d'argento; essa lorica attraversante due cannoni, decussati, di bronzo al naturale; lorica e cannoni attraversanti: due fucili, decussati, d'argento, con le baionette dello stesso e le casse di nero, le baionette adiacenti l'elmo; due lance, decussate, di nero, banderuolate di azzurro, con le punte di argento e i puntali dello stesso, poste esternamente ai fucili; due asce d'argento, con le lame all'ingiù, manicate di nero, uscenti in banda e in sbarra abbassate dall'incrociatura dei cannoni; due saette d'argento, uscenti in sbarra e banda abbassate dall'incrociatura dei cannoni, sotto le scuri.
Lo scudo è sormontato dalla corona turrita degli Enti Militari, d'oro, murata di nero, formata dal cerchio, rosso all'interno, con due cordonate a muro sui margini e sostenente cinque torri visibili, riunite da quattro cortine di muro visibili, le torri di foggia quadrangolare, merlate di dodici alla guelfa, quattro merli per lato, chiuse e finestrate di uno di nero, le cortine di muro finestrate ognuna di uno e merlate di tre.
Sotto lo scudo su lista bifida e svolazzante d'oro, il motto in lettere maiuscole di nero: salvs rei pvblicae svprema lex esto. Essa lista caricata tra le parole rei pvblicae e svprema dalla granata di nero, infiammata di rosso.
[4]»

Stemma in vigore dal 1991 al 2014

mentre quella dello stemma concesso nel 1991 era:

«Scudo sannitico di color rosso alla granata d'oro, infiammata al naturale, attraversante i due cannoni di bronzo al naturale, decussati e abbassati, con la culatta all'ingiù. Cannoni e granata attraversano il trofeo d'armi, formato da: due lance nere decussate, con le punte d'argento all'insù e con i puntali dello stesso, munite di banderuola bifida svolazzante azzurra; da due sciabole d'argento con impugnatura nera e con le punte all'ingiù, decussate; da due fucili d'argento, con la cassa nera e con le baionette all'insù, decussati; da due saette d'argento, poste sopra le asce e sotto la volata dei cannoni; da due asce d'argento, con i manici neri, poste orizzontalmente, con le lame all'ingiù.[2]
Lo scudo è timbrato dalla corona turrita, d'oro, murata di nero, formata da un cerchio, rosso all'interno, con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri di cui cinque visibili. Le torri hanno foggia rettangolare, munite di barbacane e di dieci merli alla guelfa (quattro dei quali angolari); sono munite di una porta e di una sola finestra e sono riunite da cortine di muro, ogni porzione della cortina finestrata di nero.[1]»

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Lo scudo del 1991 era ornato dagli emblemi rappresentativi delle onorificenze e delle ricompense al valore dati all'Esercito; annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti e svolazzanti in sbarra ed in banda, vi erano:

Inoltre su un nastro accollato alla punta dello scudo, con l'insegna pendente al centro del nastro stesso e con i colori a tre fasce di ugual larghezza blu rosso e blu, vi era una croce di cavaliere dell'Ordine militare d'Italia questi elementi non sono presenti sul bozzetto del nuovo stemma.

Motto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma del 1991 presentava una lista bifida di color oro, svolazzante, collocata al di sotto della punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l'alto, in cui era presente il motto latino: «Salus Rei Publicae Suprema Lex Esto»[1][2]; la lista ha cambiato forma nel nuovo stemma ed oltre alla frase precedente vi è stata inoltre inserita una granata (elemento centrale del precedente emblema). La frase è tratta dal De legibus (3,8) di Cicerone[5] (ed è talvolta riportata come Salus populi…) è può venir tradotta come: la sicurezza della Repubblica sia legge suprema.[6]

Significato[modifica | modifica wikitesto]

Nella prima versione dello stemma il rosso del campo dello scudo indica «l'audacia, il coraggio ed il sacrificio cruento» espressi dall'Esercito Italiano in tutte le guerre da lui combattute; il trofeo indica l'insieme delle armi che compongono l'Esercito: «i fucili la Fanteria, le lance la Cavalleria,[7] i cannoni l'Artiglieria, le asce il Genio, le saette le Trasmissioni», mentre le due sciabole ricordano la partecipazione alle battaglie risorgimentali;[8] in ultimo la «granata d'oro, infiammata al naturale» è il simbolo che accomuna tutte le truppe terrestri.[1] L'Esercito costituiva, insieme allo Stato Maggiore e alla Scuola di guerra, una delle poche eccezioni alla normativa che prevede la concessione di uno stemma solo agli enti dotati di bandiera di guerra;[9] la bandiera è stata successivamente concessa con D.P.R. del 6 marzo 1996.[10]

Nella nuova versione dello stemma, presentata il 25 settembre 2014, sono stati aggiunti il motto ciceroniano nonché l'elmo piumato e l'armatura dei romani, la lorica, al centro dell'emblema. Sono state eliminate le sciabole in quanto «simbolo della conflittualità risorgimentale e ormai decaduta con l'Austria, posizionando al centro dello scudetto l'armatura (lorica) e l'elmo a simboleggiare la centralità dell'uomo, i cui elementi distintivi sono: l'essere (ovvero la motivazione) il "saper essere" (combinazione di qualità morali ed etico-militari) e il "saper fare" (saper applicare nella pratica le capacità tecniche acquisite, ovvero la leadership)»,[3] mentre la granata posta prima al centro dello scudo è stata spostata nella lista riportante il motto. Alla presentazione, tenutasi presso la Biblioteca militare centrale a Palazzo Esercito e curata dal capo di stato maggiore dell'Esercito italiano generale Claudio Graziano, era presente il ministro della Difesa Roberta Pinotti; inoltre il dottor Francesco Galetta dell'Ufficio Onorificenze ed Araldica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha spiegato le motivazioni dei cambiamenti apportati allo stemma dell'Esercito.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Stemma su esercito.difesa.it, su esercito.difesa.it. URL consultato il 26-09-2014.
  2. ^ a b c Chiusano, p. 198.
  3. ^ a b c Il Ministro Pinotti alla presentazione del nuovo stemma araldico dell'Esercito su esercito.difesa.it, su difesa.it. URL consultato il 26-09-2014.
  4. ^ Presentazione stemma su esercito.difesa.it (PDF), su difesa.it. URL consultato il 26-09-2014.
  5. ^ Pietro Costa e Danilo Zolo (a cura di), Lo Stato di diritto. Storia, teoria, critica, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2003, p. 610 (nota 121), ISBN 88-07-10323-0.
  6. ^ Dizionario dei brocardi e latinismi giuridici su ipsoa.it. URL consultato in data 09-09-2013
  7. ^ la cui «banderuola bifida svolazzante azzurra» deve il proprio colore al fatto che l'azzurro è il colore tradizionale dell'Esercito sabaudo (da cui l'Esercito Italiano trae origine) e, prima ancora, della dinastia Savoia. Bovio, p. 67
  8. ^ Solitamente riportate come «una a lama ricurva, austriaca, ed una a lama diritta, italiana». Bovio, p. 67, Chiusano, p. 144
  9. ^ Chiusano, p. 127.
  10. ^ Bandiera su esercito.difesa.it, su esercito.difesa.it. URL consultato il 16 luglio 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Amedeo Chiusano, Elementi di Araldica, Maurizio Saporiti (illustrazioni), Roma, Ufficio storico dello Stato maggiore dell'Esercito, 1995.
  • Oreste Bovio, L'araldica dell'Esercito, Roma, Ufficio storico dello Stato maggiore dell'Esercito, 1985.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]