Giovanni Prodi: differenze tra le versioni

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L'impegno nel campo della didattica lo aveva portato anche all'impegno politico, come assessore all'istruzione prima del comune di Trieste e più tardi di quello di Pisa. Il matematico Fernando Amendola è stato suo allievo.
L'impegno nel campo della didattica lo aveva portato anche all'impegno politico, come assessore all'istruzione prima del comune di Trieste e più tardi di quello di Pisa. Tra i suoi allievi, si contano i matematici [[Antonio Ambrosetti]], Antonio Marino<ref>{cita web|url=http://www.dm.unipi.it/~marino/Antonio%20Marino%20curriculum.pdf|titolo=Curriculum di Antonio Marino|accesso=17 novembre 2017}</ref>, Giovanna Cerami, Fernando Amendola.


Membro dell'[[Unione Matematica Italiana]], dal 1961 al 1982 ha fatto parte della sua Commissione scientifica e, dal 1967 al 1996, della Commissione Italiana per l'Insegnamento della Matematica, dove ha collaborato con [[Giulio Cesare Barozzi]]. È stato anche il coordinatore e poi il presidente onorario del Gruppo di Formazione Matematica della Toscana.
Membro dell'[[Unione Matematica Italiana]], dal 1961 al 1982 ha fatto parte della sua Commissione scientifica e, dal 1967 al 1996, della Commissione Italiana per l'Insegnamento della Matematica, dove ha collaborato con [[Giulio Cesare Barozzi]]. È stato anche il coordinatore e poi il presidente onorario del Gruppo di Formazione Matematica della Toscana.

Versione delle 18:52, 17 nov 2017

«Quello del matematico è un mestiere stupendo: il matematico è uno specialista che si interessa di tutto...»

Giovanni Prodi nel 1995.

Giovanni Prodi (Scandiano, 28 luglio 1925Pisa, 29 gennaio 2010) è stato un matematico italiano. È noto anche per le sue molteplici attività riguardanti l'insegnamento della matematica.

Biografia

Giovanni Prodi era il primogenito di nove figli (tra i suoi fratelli ci sono Romano, economista e uomo politico; Vittorio, fisico ed eurodeputato; Giorgio, medico e scrittore; Paolo, storico; e Franco, fisico dell'atmosfera). Suo padre, Mario Prodi, era un ingegnere proveniente da una famiglia contadina; la madre, Enrica, una maestra elementare.

Studia al Liceo Ginnasio Ariosto di Reggio Emilia[1] e si diploma nel 1943, nonostante gli esami si svolgano in condizioni di emergenza a causa della guerra mondiale. Si iscrive quindi all'Università di Parma per studiare matematica, ma prestissimo viene chiamato alle armi e arruolato, ancora diciottenne. Dopo alcuni mesi di addestramento in Germania, in un campo con altri militari italiani (di cui egli conserva alcuni ricordi interessanti, come la cartina su cui i soldati, di nascosto, tenevano traccia, con delle bandierine americane, dell'avanzata degli Alleati), torna in Italia come telefonista, ma nella primavera del 1945, come molti commilitoni, abbandona le truppe.[2] Si costituisce a Parma e viene rinchiuso nel campo di Coltano, dove passa 5 mesi.

Reduce dalla prigionia, torna a studiare all'Università di Parma dove si laurea in matematica il 24 novembre 1948 con una tesi nell'ambito delle equazioni differenziali (in particolare sul problema della stabilità). A Parma, tra l'altro, conosce il prof. Giovanni Ricci dell'Università di Milano, titolare dei corsi di analisi superiore e teoria delle funzioni, dal cui "gusto matematico" rimane affascinato. La svolta nei suoi studi si determina nella tarda primavera del 1949, presenziando a un convegno organizzato dal professor Antonio Mambriani su "Analisi funzionale ed equazioni funzionali", al quale parteciparono, tra gli altri, Renato Caccioppoli, Gianfranco Cimmino, Giuseppe Zwirner, e un giovanissimo Gaetano Fichera[3]. Ha così l'occasione di rimanere affascinato dalla figura di Caccioppoli sentendolo esporre le idee di base dell'analisi funzionale e la necessità di un approccio globale e complessivo che, più che ai singoli "alberi", si rivolga all'intera "foresta funzionale"[3]. Rimasto affascinato dalla figura di Caccioppoli, abbraccia con entusiasmo quel campo di studi e, avvicinatosi a Cimmino per un consiglio su un libro da cui incominciare, si sente rispondere "Dal Banach"[3]. Prosegue quindi gli studi a Milano, come assistente del prof. Ricci.

Nel 1956, viene chiamato dalla Facoltà di Scienze dell'Università di Trieste per ricoprirvi la cattedra di analisi matematica (a quel tempo, l'unica cattedra di matematica pura della facoltà). Resta a Trieste fino all'ottobre del 1963, quando ottiene la cattedra all'Università di Pisa, dove sarà a lungo professore di analisi.

Uno dei suoi principali risultati è stato il teorema di unicità delle equazioni di Navier-Stokes in due dimensioni spaziali, ottenuto nel 1959 contemporaneamente, e indipendentemente, anche da Jacques-Louis Lions.

A partire dagli anni settanta si occupa intensamente dei problemi della didattica della matematica, anche per influenza della moglie Silvia Dentella, insegnante di matematica; in questo ambito sviluppa il cosiddetto "progetto Prodi", con particolare attenzione al calcolo delle probabilità e agli aspetti costruttivi della matematica, che trova poi un naturale prolungamento nel PNI (Piano Nazionale Informatica). Contemporaneamente gli viene affidato l'insegnamento di Matematiche complementari nella stessa Università di Pisa.

È morto il 29 gennaio 2010[4] per un arresto cardiaco, come conseguenza della malattia di Parkinson, di cui era affetto da molti anni.

L'impegno nel campo della didattica lo aveva portato anche all'impegno politico, come assessore all'istruzione prima del comune di Trieste e più tardi di quello di Pisa. Tra i suoi allievi, si contano i matematici Antonio Ambrosetti, Antonio Marino[5], Giovanna Cerami, Fernando Amendola.

Membro dell'Unione Matematica Italiana, dal 1961 al 1982 ha fatto parte della sua Commissione scientifica e, dal 1967 al 1996, della Commissione Italiana per l'Insegnamento della Matematica, dove ha collaborato con Giulio Cesare Barozzi. È stato anche il coordinatore e poi il presidente onorario del Gruppo di Formazione Matematica della Toscana.

Riconoscimenti

Nel 2001 l'Università degli Studi di Palermo gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze della formazione primaria. In onore di Giovanni Prodi, definito il «Nestore dell'analisi non lineare in Italia»[6], è stata istituita, nel 2006, un'apposita cattedra presso l'Università di Würzburg, la Giovanni Prodi Chair in Nonlinear Analysis.[6]

Opere principali

Note

  1. ^ Poi divenuto Liceo Classico e Scientifico Ariosto-Spallanzani, dalla fusione di due scuole che, a quel tempo, erano ancora separate. Presso lo scientifico Spallanzani, Prodi, da studente universitario, svolgerà per qualche tempo la funzione di tecnico di laboratorio.
  2. ^ Gli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, su giovanniprodi.it. URL consultato il 17 novembre 2017.
  3. ^ a b c (EN) Angelo Guerraggio, Pietro Nastasi, Italian Mathematics Between the Two World, Birkhäuser Verlag, p. 279, ISBN 3-7643-6555-2.
  4. ^ Pisa: morto Giovanni Prodi, in Corriere della Sera, 29 gennaio 2010. URL consultato il 30 gennaio 2010.
  5. ^ {cita web|url=http://www.dm.unipi.it/~marino/Antonio%20Marino%20curriculum.pdf%7Ctitolo=Curriculum di Antonio Marino|accesso=17 novembre 2017}
  6. ^ a b (EN) Giovanni Prodi Chair in Nonlinear Analysis.
  7. ^ Riproposizione di un testo pubblicato, in origine, dalle Edizioni ETS di Pisa nel 1974 (ISBN 88-7741-227-5), basato sul contenuto dei corsi tenuti, a suo tempo, all'Università di Trieste e redatto a partire nelle dispense curate dagli studenti Romano Isler e Franco Boiti.

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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