Redvers Buller: differenze tra le versioni

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Versione delle 10:56, 15 lug 2013

Redvers Henry Buller
Il generale Redvers Buller nel periodo di comando in Patria ad Aldershot
Soprannome"Reverse" Buller; "Sitting Bull"
NascitaCrediton, Devon, 7 dicembre 1839
MorteCrediton, Devon, 2 giugno 1908
Dati militari
Paese servitoGran Bretagna
Forza armata British Army
Anni di servizio1858-1901
GradoMaggiore Generale
GuerreGuerra Ashanti
Guerra anglo-zulu
Prima guerra boera
Guerra anglo-egiziana
Guerra Mahdista
Seconda guerra boera
Comandante diI Corpo d'armata
Corpo di spedizione britannico in Africa del Sud
Natal Field Force
DecorazioniVictoria Cross
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Redvers Henry Buller (7 dicembre 18392 giugno 1908) è stato un generale britannico. Comandante in capo, nella fase iniziale della seconda guerra boera, delle Forze dell'Impero britannico impegnate in Africa del Sud nel dicembre 1899.

Dopo una brillante carriera e notevoli dimostrazioni di capacità militari, di energia e di coraggio individuale, e dopo essere stato per molti anni il principale luogotenente del feldmaresciallo sir Garnet Wolseley, comandante in capo dell'Esercito britannico, Redvers Buller non riuscì a compiere con successo la sua missione più importante in Africa del Sud, anche a causa degli errori politici e militari compiuti dai suoi predecessori, e subì alcuni gravi insuccessi iniziali (battaglia di Colenso) che portarono alla sua sostituzione alla testa delle forze britanniche, con il feldmaresciallo Roberts (grande avversario di Wolseley nella guerra delle fazioni che dilaniava l'esercito inglese di fine ottocento).

Rimasto alla testa delle forze campali impiegate in Natal, nella seconda parte della guerra Buller recuperò parte della sua reputazione con una riuscita campagna che portò alla liberazione di Ladysmith e all'avanzata verso nord fino al confine settentrionale del Transvaal.

Biografia

Carriera nella "fazione africana" dell'Esercito britannico

Raffigurazione di un atto di valore del tenente colonnello Buller alla battaglia di Hlobane, durante la guerra zulu del 1979.

Nativo di Crediton, nel Devon, e figlio di un parlamentare britannico, Redvers Buller frequentò la prestigiosa scuola di Eton prima di ottenere la nomina a ufficiale dell'Esercito britannico nel 60° Rifles (il reggimento King's Royal Rifle Corps) nel 1858.

I suoi primi impegni bellici sul campo furono durante la seconda guerra dell'oppio in Cina, nella spedizione del Red River in Canada (1870), e soprattutto nel 1873 nella campagna Ashanti dove venne ferito e dove entrò a far parte della cerchia più intima (come ufficiale addetto alle informazioni) del comandante inglese, generale sir Garnet Wolseley, personaggio di grande statura professionale e in vertiginosa ascesa nell'esercito inglese[1], che proprio durante la campagna nella Costa d'Oro avrebbe iniziato a organizzare la sua fazione "africana" di collaboratori desiderosi di modernizzare e migliorare l'apparato militare imperiale (il cosiddetto "Ashanti ring")[2]. Durante la campagna Ashanti, Buller, ottenne la nomina a maggiore e si guadagnò il pieno apprezzamento di Wolseley.

Fu, tuttavia, durante la guerra zulu del 1879 che Redvers Buller acquisì fama e prestigio di rilievo nazionale, come ufficiale preparato, fisicamente coraggioso, impavido e particolarmente esperto di guerra africana[3]. Buller, ora tenente colonnello, ebbe il comando delle truppe montate reclutate in parte anche nelle popolazioni boere e inquadrate nella colonna del generale Evelyn Wood; alla battaglia di Hlobane (terminata con una sconfitta britannica) Buller diede grande prova di tenacia e di valore guadagnandosi la massima onorificenza dell'Impero Britannico, la Victoria Cross, per la sua coraggiosa condotta durante la ritirata delle forze inglesi[4].
Il tenente colonnello ebbe ancora parte di rilievo alla successiva battaglia di Kambula e, soprattutto, nell'energico e vittorioso inseguimento, da parte della fanteria montata, del nemico sconfitto[5]. Nel giugno 1879 Buller fu ancora presente, alla testa delle sue truppe a cavallo, alla decisiva vittoria di Ulundi.

Nel 1881, durante la prima guerra boera, Buller era il capo di Stato maggiore del generale Wood, incaricato in un primo momento di guidare le forze inglesi inviate in Africa del Sud dopo le sconfitte iniziali, tuttavia, la campagna venne presto interrotta per scelta della dirigenza politica. Nel 1882, durante la breve e vittoriosa guerra anglo-egiziana, Buller fece invece parte dello stato maggiore del comandante in capo generale Wolseley, avendo modo così di rafforzare i suoi legami con l'abile e influente ufficiale e assumendo un ruolo sempre più importante all'interno della cosiddetta "fazione africana", in quel momento dominante all'interno dell'Esercito britannico[6].

Nel 1885 esplose la crisi del Mahdi, con l'assedio del generale Gordon a Khartoum; nel nuovo corpo di spedizione inviato in Sudan, sempre guidato dall'esperto generale Wolseley, Buller (generale di brigata e quindi maggior generale) guidò una brigata di fanteria, distinguendosi in vari battaglie di quella difficile e sfortunata campagna.

Dopo questi ininterrotti impegni bellici in Africa, il generale Buller venne finalmente richiamato in Patria, dove sarebbe rimasto fino al 1899, prima con l'incarico di Quartiermastro generale, e poi con quello prestigioso ed estremamente importante di Aiutante generale delle Forze (1890). Promosso tenente generale, Buller divenne il principale collaboratore di Wolseley (divenuto nel 1895 Comandante in Capo dell'Esercito britannico) assumendo un ruolo cruciale nella organizzazione delle forze e nello studio di nuove tattiche e armamenti[7].

Alla vigilia dello scoppio della seconda guerra boera, Redvers Buller era uno degli ufficiali più esperti e stimati, provato sia su innumerevoli campi di battaglia africani sia nel lavoro burocratico e amministrativo di stato maggiore; sembrava quindi assolutamente qualificato, in virtù anche del suo prestigio tra le truppe, di assumere un importante comando operativo in caso di nuove complicazioni in Africa del Sud[8].

La grande guerra boera

Lo scoppio della seconda guerra boera trovò Buller ormai all'apice della sua carriera, al comando del I Corpo d'armata (nucleo d'élite dell'Esercito britannico) e delfino designato di Lord Wolseley, ormai in fase di declino fisico ma pur sempre il Comandante in Capo dell'Esercito[9]. Spettò quindi a lui il prestigioso incarico di comandare la massa di manovra offensiva destinata ad intervenire in Africa del Sud e marciare trionfalmente sulle due Repubbliche Boere.

Il comando gli venne affidato, in realtà, nonostante la sorda opposizione dei membri della cosiddetta fazione "Indiana" (Lord Roberts in primis e i suoi collaboratori già presenti in Africa, Ian Hamilton, George White, e Henry Rawlinson), costituita prevalentemente da ufficiali impegnati in precedenza nelle vari guerre in India e Afghanistan, in perenne rivalità con gli "africani" di Wolseley; e dello stesso Ministro della Guerra Lord Lansdowne (amico di Roberts), dubbiosi sulle effettive capacità del torreggiante generale e pronti a cogliere suoi eventuali errori militari per soppiantarlo al comando[10].

Ancor prima dell'arrivo del corpo di spedizione guidato da Buller, costituito da tre divisioni di fanteria (al comando dei generali Methuen, Clery e Gatacre[11]) e da una divisione di cavalleria (comandata dal generale French), la situazione britannica in Africa del Sud si era pericolosamente deteriorata: l'imprudente strategia del generale White (alla testa delle forze imperiali già stanziate in Natal) aveva causato, dopo alcuni effimeri successi locali, una grave sconfitta e il conseguente assedio delle forze inglesi bloccate dentro Ladysmith[12]. La colonia del Capo, nel frattempo, praticamente sprovvista di truppe, aveva subito una vera invasione boera e le importanti città di Kimberley e Mafeking erano ugualmente sotto assedio.

Queste gravi notizie consigliarono a Buller (giunto al Capo il 1 novembre 1899) una prima grave e forse errata decisione: egli decise quindi la divisione del suo corpo di spedizione per liberare contemporaneamente Kimberley, con la divisione rinforzata del generale Methuen e con la cavalleria di French, e di portarsi personalmente in Natal per guidare, con quattro brigate di fanteria, la marcia per sbloccare Ladysmith e il generale White, rimasto anch'egli dentro la città assediata[13].

Ripetuti fallimenti

Mentre i generali Methuen e Gatacre conducevano i loro reparti nella colonia del Capo, dove sarebbero presto andati incontro ad alcune inaspettate e umilianti sconfitte (battaglie di Stormberg e di Magersfontein)[14], Buller quindi si portò in Natal e in un primo momento sembrò galvanizzare le truppe e i comandanti con il suo prestigio e la sua personalità[15]. La realtà si dimostrò tuttavia molto difficile: il nemico, guidato dall'abile generale Botha, era saldamente trincerato sulla linea del fiume Tugela e si appoggiava ad un aspro terreno montuoso ideale per condurre una battaglia difensiva a protezione dell'assedio di Ladysmith[16].

Il primo tentativo di Buller di sfondare la linea del Tugela, sferrato a Colenso il 15 dicembre 1899, condotto malamente, ando incontro ad un grave fallimento causato da errori dei comandi subordinati ma anche da deficienze tattiche delle truppe, impreparate alla nuova guerra moderna basata sul fuoco di fucileria a distanza e sull'artiglieria[17]. Di fronte alla sconfitta, Buller, forse logorato dalla frustrante situazione trovata in Africa e anche dalla lotta tra le fazioni esplosa tra gli ufficiali del suo esercito, ebbe un grave cedimento morale, comunicando immediatamente a Londra la necessità di grandi rinforzi e anche proponendo, in attesa delle nuove truppe, di ripiegare più a sud, abbandonando a se stessi Ladysmith, il generale White e i suoi 13.000 soldati di guarnigione[18].

La notizia della sconfitta e poi le improvvide richieste e proposte di Buller, esplosero a Londra scatenando enormi polemiche e fornendo l'occasione a Lansdowne e a Roberts di screditare il generale (dipinto come debole, incerto e incapace) e di proporre la sua immediata sostituzione nel comando supremo in Africa del Sud[19]. Nonostante la resistenza di Wolseley, Lansdowne appoggiato all'interno del governo Salisbury dall'influente Arthur Balfour[20], riuscì nel suo intento: già il 23 dicembre 1899, Lord Roberts partiva da Southampton per raggiungere il Capo e assumere il comando supremo, mentre veniva stabilito l'invio di un secondo corpo d'armata di rinforzo con quattro nuove divisioni di fanteria (generali Warren, Kelly-Kenny, Tucker e Colvile)[21].

Buller, difeso da Wolseley e anche dalla regina Vittoria[22], pur perdendo il comando supremo, venne mantenuto alla testa delle forze campali in Natal incaricate di liberare Ladysmith anche con il concorso della nuova divisione in arrivo del generale Warren; nel frattempo Roberts, coadiuvato dall'energico generale Kitchener, avrebbe organizzato una nuova imponente massa di manovra per marciare irresistibilmente fin nel cuore delle Repubbliche Boere[23].

Nel mese di gennaio 1900, quindi, il generale Buller, dopo l'arrivo dei rinforzi, fece un nuovo tentativo di liberare Ladysmith con un'ampia manovra di aggiramento delle linee del Tugela; sfortunatamente fu una nuova e ancor più dura sconfitta (Battaglia di Spion Kop), causata in parte dall'inettitudine del generale Warren, ma anche da carenze di controllo e di comando dello stesso Buller[24]. Seguirono nuove pesanti critiche da parte di politici e generali dell' entourage di Roberts (al generale venne anche affibbiato il nomignolo di "Reverse" - rovescio - Buller, con un gioco di parole con il suo nome[25]), ulteriormente rafforzate da un insuccesso anche nel terzo tentativo di sbloccare Ladysmith verificatosi alla fine di gennaio alla battaglia di Vaal Kranz[26].

Il "generale Caronte" (altro soprannome ironico assegnato a Buller da truppa e generali[26]) riportò indietro le sue forze battute, ma, non demoralizzato, iniziò a pianificare una nuova manovra strategica, basata sulle precedenti umilianti esperienze, per liberare finalmente la esasperata e sfibrata guarnigione di Ladysmith.

Liberazione di Ladysmith e ultime vittorie

Dopo questi ripetuti insuccessi, Buller finalmente iniziò un nuovo ciclo di operazioni il 14 febbraio 1900 (mentre nel frattempo procedeva favorevolmente oltre l'Orange l'imponente avanzata della massiccia forza di spedizione guidata personalmente da Lord Roberts), organizzando una metodica offensiva in più fasi per conquistare le posizioni dominanti boere e liberare finalmente Ladysmith[27].

Il momento della liberazione di Ladysmith; stretta di mano tra il maggiore Hubert Gough, della cavalleria di Buller, e il generale George White, comandante della guarnigione assediata.

Nella circostanza Buller mostrò di aver appreso le dolorose lezioni delle precedenti battaglie; migliorò il coordinamento tra i reparti e le tattiche d'attacco della fanteria, riorganizzò l'impiego dell'artiglieria e selezionò meglio i comandi (tra cui si distinsero i generali Lyttelton e Hildyard)[28]. Il generale diresse quindi gli scontri con efficacia, lentamente ma con ordine, organizzando prima la conquista delle colline sulla sponda meridionale del Tugela e quindi, non senza difficoltà e perdite, sloggiando progressivamente le forze boere dalle altura dominanti sulla sponda settentrionale del fiume[29].

Dopo oltre dieci giorni di scontri (Battaglia delle alture del Tugela), finalmente le forze di Buller sbucarono in campo aperto e costrinsero alla ritirata le forze di Botha; l'assedio di Ladysmith venne rotto il 27 febbraio 1900 (nello stesso giorno della grande vittoria di Roberts a Paardeberg)[30]. Nonostante le reciproche congratulazioni e gli ultimi successi delle truppe di Buller, tra i comandi (White e Hamilton in particolare) e i soldati assediati rimaneva una sorda ostilità verso il generale accusato come principale responsabile della lunghezza dell'assedio (da cui il suo nuovo soprannome irridente di "Sitting Bull"[31])[32].

Tra le truppe e anche tra alcuni generali, tuttavia, il prestigio di Buller risalì e nei successivi mesi il generale, mantenuto al comando della forza campale del Natal, si distinse di nuovo alla testa delle sue tre divisioni di fanteria riorganizzate (generali Lyttelton, Hildyard e Clery), conducendo una riuscita campagna nelle regioni nord-orientali del Transvaal[33].

Quest'ultima fase del comando di Buller in Africa del Sud ebbe inizio ai primi di maggio del 1900 e venne combattuta con abilità dal generale che fece mostra di una notevole capacità di manovra e di un sicuro impiego delle sue forze; riuscì quindi a superare numerose e difficili posizioni difensive boere sulle colline del Biggarsberg, e sulla imponente catena del Drakensberg; le sue forze conquistarono la famigerata Majuba Hill e il Laing's Nek, ottenendo rilevanti successi tattici con modeste perdite[34].

L'avanzata delle forze di Buller continuò quindi senza molte difficoltà a nord del Drakensberg, fino al ricongiungimento con le colonne di Roberts provenienti da Pretoria, avvenuto il 20 agosto a Twyfelaar[35]. Alla successiva battaglia di Bergendal (25 agosto 1900) contro i resti dell'esercito di Botha, alla presenza di Lord Roberts, furono proprio le truppe di Buller, guidate personalmente dal generale, a ottenere una sonante vittoria e a mettere in rotta il nemico[36].

Infine, a settembre e ottobre, Buller si diresse ancora più a nord concludendo vittoriosamente la sua campagna con la conquista delle impervie alture del Mauchberg (o Spitzkop, "la porta dell'inferno"), fu una brillante conclusione di una guerra iniziata per il generale in modo disastroso[37].

Le polemiche degli ultimi anni

La statua del generale Buller a Exeter.

Dopo la conclusione della fase della guerra boera caratterizzata da campagne e battaglie convenzionali (a cui sarebbe presto succeduta la lunga e aspra fase di guerriglia), il generale Buller fece ritorno in Patria dove ebbe, nonostante le controversie sul suo operato, accoglienze molto favorevoli da parte dell'opinione pubblica[38]; a livello governativo tuttavia non ebbe riconoscimenti ufficiali e venne riassegnato al suo vecchio comando del I Corpo d'armata a Aldershot.

In realtà la lotta delle fazioni all'interno dell'Esercito britannico si era ormai risolta, dopo il ritiro di Wolseley, con la vittoria del clan "indiano" sanzionata dalla nomina di Roberts al comando supremo dell'Esercito e con l'assunzione del Ministero della Guerra da parte di St John Brodrick; ben presto Buller sarebbe stato vittima della resa di conti intestina all' establishment militare. Una campagna di stampa, abilmente orchestra dal Ministero e diretta dal Times di Leo Amery, ripropose le feroci critiche a Buller (descritto come pavido e inetto) e alla sua condotta in Africa del Sud; ben presto Roberts riuscì, grazie anche ad una intempestiva protesta di Buller contro le critiche rivoltegli, ad ottenere la sua destituzione dal comando e il suo definitivo ritiro dalla carriera militare[39].

Buller si ritirò sdegnosamente nella sua tenuta nel Devon dove sarebbe morto nel 1908; ancora apprezzato dai suoi concittadini e da molti dei suoi veterani[40].

La figura del generale Redvers Buller rimane ancora oggetto di controversie in sede storiografica, se egli non fu l'inetto e il debole dipinto dalla propaganda della fazione "indiana" di Roberts, certamente durante la prima fase della guerra boera compì gravi errori strategici e mostrò una certa indecisione e scarsa capacità di imporsi ai suoi subordinati[41].
Tuttavia, certamente il suo compito (la liberazione di Ladysmith) era particolarmente difficile, e dopo tutto alla fine Buller riuscì nella sua missione, mostrando capacità di apprendere e una certa elasticità mentale che gli permise di modificare i suoi metodi bellici e di adeguare le sue tattiche, concludendo così con una serie di vittorie il suo impegno in Africa del Sud[41].

Onorificenze

Onorificenze britanniche

Victoria Cross - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Bagno - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Michele e Giorgio - nastrino per uniforme ordinaria
Second China War Medal - nastrino per uniforme ordinaria
Ashantee Medal - nastrino per uniforme ordinaria
South Africa Medal - nastrino per uniforme ordinaria
Egypt Medal - nastrino per uniforme ordinaria
Queen's South Africa Medal - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere

Khedive's Star in bronzo (Egitto) - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p.101.
  2. ^ I. Knight, Colenso 1899, p. 36.
  3. ^ I. Knight, Zulu war 1879, p.15.
  4. ^ I. Knight, Zulu war 1879, pp. 60-66.
  5. ^ I. Knight, Zulu war 1879, pp. 69-85.
  6. ^ D.Featherstone, Tel El-Kebir, 1882, p. 25.
  7. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 146-147.
  8. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p.147.
  9. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 99-101.
  10. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 101-104.
  11. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 202-203.
  12. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 178-191.
  13. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 194-206.
  14. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 244-250.
  15. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 254.
  16. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 262.
  17. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 271- 288.
  18. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 288-291.
  19. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 292-296.
  20. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 296-297.
  21. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 304.
  22. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 302.
  23. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 373-376.
  24. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 346-368.
  25. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 305.
  26. ^ a b T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 369.
  27. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 414-415.
  28. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 415.
  29. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 416-420.
  30. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 427-436.
  31. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 543.
  32. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 441-444.
  33. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 545.
  34. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 543-545.
  35. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 542.
  36. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 547-548.
  37. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 549.
  38. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 549
  39. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, pp. 549-550.
  40. ^ T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 686.
  41. ^ a b T.Pakenham, La guerra anglo-boera, p. 550.

Bibliografia

  • Donald Featherstone, Tel El-Kebir 1882, Osprey 1993
  • Ian Knight, Zulu war 1879, Osprey 1992
  • Ian Knight, Colenso 1899 - The boer war in Natal, Osprey 1995
  • Thomas Pakenham, La guerra anglo-boera, Rizzoli 1983

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