Paternò (famiglia): differenze tra le versioni

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Attenta fu anche la loro strategia matrimoniale. Come disse il Mugnos nel suo "Teatro Genealogico delle Famiglia nobili di Sicilia" ((1650, Vol. terzo pag 26) , "più facil cosa sarebbe notare alcuna Famiglia delle Principali di Sicilia , con le quali non habbiano cognitione esservi apparentata, che raccontare tutte le casate che possano confessare haver dato, e ricevuto, uno o più quarti della famiglia Paternò..."
Attenta fu anche la loro strategia matrimoniale. Come disse il Mugnos nel suo "Teatro Genealogico delle Famiglia nobili di Sicilia" ((1650, Vol. terzo pag 26) , "più facil cosa sarebbe notare alcuna Famiglia delle Principali di Sicilia , con le quali non habbiano cognitione esservi apparentata, che raccontare tutte le casate che possano confessare haver dato, e ricevuto, uno o più quarti della famiglia Paternò..."


Elencare tutte le alleanze principali, sarebbe perciò complesso. Fra le famiglie del più antico patriziato catanese e siciliano in genere, possiamo ricordare gli Statella, i Gravina ed i La Valle. Tutte presenti nella Mastra nobile e tutte imparentate con i Paternò. Ed a queste vanno aggiunte, e sempre per rimanere nel contesto delle più antiche Casate siciliane, gli Asmundo, i Bonello i Maletta, gli Spadafora,i già ricordati Ventimiglia, i Platamone, i Gravina Cruillas, i Bonanno Chiaramonte, gli Alliata, i Bonaccorsi, i Branciforte, i Grifeo, i Guttadauro, gli Artale (discendenti dai Normanni), i Lanza, i Moncada, i Monroy, i Nicolacci, i Notarbartolo, gli Stagno, i Trigona, i Vanni d'Archirafi, ecc. Ma non solo siciliane o italiane, furono le famiglie con le quali i Paternò strinsero alleanze. I Caracciolo, i Carignani, i Filingeri, gli Imperiali, i Gaetani, i Serra, i Sersale, gli Spinelli, i Borghese, i Cattaneo, i Corsini, i Marcello, i del Pezzo,i Savelli (discendneti da varie Case Sovrane, come la Casa Sovrana Portioghese, Asburgo, ecc),i Riario Sforza, ecc, sono infatti solo alcune delle innumerevoli famiglie con le quali i Paternò si sono imparentati. E fra queste, non vanno dimenticate anche alcune Casate Reali, come quella dei Normanni, degli Aragona (Gonzales Paternò sposò Isabella d'Aragona, pronipote di Re Juan di Navarra e di Aragona e figlia di Alfonso, Conte di Ribacorge), degli Ibanez de Mendoza, Marchesi di Mondejar e dei Savoia-Aosta.
Elencare tutte le alleanze principali sarebbe perciò complesso. Fra le famiglie del più antico patriziato catanese e siciliano in genere, possiamo ricordare gli Statella, i Gravina ed i La Valle. Tutte presenti nella Mastra nobile e tutte imparentate con i Paternò. Ed a queste vanno aggiunte, e sempre per rimanere nel contesto delle più antiche Casate siciliane, gli Asmundo, i Bonello i Maletta, gli Spadafora, i già ricordati Ventimiglia, i Platamone, i Gravina Cruillas, i Bonanno Chiaramonte, gli Alliata, i Bonaccorsi, i Branciforte, i Grifeo, i Guttadauro, gli Artale (discendenti dai Normanni), i Lanza, i Moncada, i Monroy, i Nicolacci, i Notarbartolo, gli Stagno, i Trigona, i Vanni d'Archirafi, ecc. Ma non solo siciliane o italiane furono le famiglie con le quali i Paternò strinsero alleanze. I Caracciolo, i Carignani, i Filingeri, gli Imperiali, i Gaetani, i Serra, i Sersale, gli Spinelli, i Borghese, i Cattaneo, i Corsini, i Marcello, i del Pezzo, i Savelli (discendenti da varie Case Sovrane), i Riario Sforza, sono infatti solo alcune delle innumerevoli famiglie con le quali i Paternò si sono imparentati. E, fra queste, non vanno dimenticate anche alcune Casate Reali, come quella dei Normanni, degli Aragona (Gonzales Paternò sposò Isabella d'Aragona, pronipote di Re Juan di Navarra e di Aragona e figlia di Alfonso, Conte di Ribacorge), degli Ibanez de Mendoza, Marchesi di Mondejar e dei Savoia-Aosta.
E tutto ciò senza considerare i mille intrecci fra vari membri della stessa Casa Paternò.
E tutto ciò senza considerare i mille intrecci fra vari membri della stessa Casa Paternò.


Nel [[XVII secolo]] la Linea Biscari che discese da Gualtiero, Barone di Imbaccari, e le Linee che a loro volta gemmarono dalla Linea Biscari, assunsero il cognome di "[[Paternò Castello]]" in seguito al matrimonio fra un membro della Casa Biscari con l'ultima erede della Casata dei Castello. Nel 1633 i Paternò furono la prima famiglia catanese ad ottenere il titolo di Principe, quello di Principe di [[Acate|Biscari]] nonché il privilegio feudale di "mero e misto imperio", cioè del diritto di vita e di morte sui propri vassalli.
Nel [[XVII secolo]] la Linea Biscari che discese da Gualtiero, Barone di Imbaccari, e le Linee che a loro volta gemmarono dalla Linea Biscari, assunsero il cognome di "[[Paternò Castello]]" in seguito al matrimonio fra un membro della Casa Biscari con l'ultima erede della Casata dei Castello. Nel 1633 i Paternò furono la prima famiglia catanese ad ottenere il titolo di Principe, quello di Principe di [[Acate|Biscari]] nonché il privilegio feudale di "mero e misto imperio", cioè del diritto di vita e di morte sui propri vassalli.


Il casato ottenne anche molti altri titoli nobiliari, fra i quali si ricordano quelli di Principi di [[Sperlinga]] e [[Manganelli]] (estintosi questo ramo, che era il primogenito, nella [[Famiglia Borghese]] con il matrimonio del 1927 tra Angela Paternò, dama di corte di S.M.la Regina d'Italia, VII principessa di Sperlinga dei Manganelli con Flavio Principe Borghese, XII principe di Sulmona), Principi di Valsavoja, Duchi di [[Carcaci]], di [[Roccaromana]], di [[San Nicola]] e di [[Pozzomauro]], Marchesi di [[Raddusa]], di [[Marchese di San Giuliano|San Giuliano]], di [[Marchese di Casanova|Casanova]], di Sant'Alessio, di Papale, di Graniti, di Gallodoro e di Motta Camastra (30 luglio [[1783]]) e di Pollicarini (6 giugno [[1783]]), di Regiovanni, di [[Sessa Aurunca|Sessa]], del Toscano, Conti di Montecupo e Casanova (1727); Baroni di Binvini (XIV sec); Baroni di Belliscari (XIV sec.); Baroni di Cuba (XIII sec) e Maucino (XIV sec.); Baroni d'Aragona (XV sec), ecc. I Paternò furono anche Pari del Regno.
Il casato ottenne anche molti altri titoli nobiliari, fra i quali si ricordano quelli di Principi di [[Sperlinga]] e [[Manganelli]] (estintosi questo ramo, che era il primogenito, nella [[Famiglia Borghese]] con il matrimonio del 1927 tra Angela Paternò, dama di corte di S.M. la Regina d'Italia, VII principessa di Sperlinga dei Manganelli con Flavio Principe Borghese, XII principe di Sulmona), Principi di Valsavoja, Duchi di [[Carcaci]], di [[Roccaromana]], di [[San Nicola]] e di [[Pozzomauro]], Marchesi di [[Raddusa]], di [[Marchese di San Giuliano|San Giuliano]], di [[Marchese di Casanova|Casanova]], di Sant'Alessio, di Papale, di Graniti, di Gallodoro e di Motta Camastra (30 luglio [[1783]]) e di Pollicarini (6 giugno [[1783]]), di Regiovanni, di [[Sessa Aurunca|Sessa]], del Toscano, Conti di Montecupo e Casanova (1727); Baroni di Binvini (XIV sec); Baroni di Belliscari (XIV sec.); Baroni di Cuba (XIII sec) e Maucino (XIV sec.); Baroni d'Aragona (XV sec), ecc. I Paternò furono anche Pari del Regno.


I membri della famiglia ebbero importanti cariche nell'ambito del governo della Sicilia e furono insigniti dei seguenti ordini cavallereschi: Cavalieri del Cingolo Militare e dello Speron d'Oro, dell'[[Ordine di Santiago di San Giacomo della Spada]], del [[Ordine Supremo della Santissima Annunziata]], dell'[[Insigne e reale ordine di San Gennaro]], dell'[[Ordine di San Stanislao]] di [[Russia]]). Furono di diritto [[Grandi di Spagna]] in quanto pretori di [[Palermo]]. Alla metà del XV secolo entrarono a far parte dell'[[ordine di Malta]], cui diedero un Luogotenente del [[Gran Maestro dell'Ordine di Malta]]" e tre Gran Priori.
I membri della famiglia ebbero importanti cariche nell'ambito del governo della Sicilia e furono insigniti dei seguenti ordini cavallereschi: Cavalieri del Cingolo Militare e dello Speron d'Oro, dell'[[Ordine di Santiago di San Giacomo della Spada]], del [[Ordine Supremo della Santissima Annunziata]], dell'[[Insigne e reale ordine di San Gennaro]], dell'[[Ordine di San Stanislao]] di [[Russia]]). Furono di diritto [[Grandi di Spagna]] in quanto pretori di [[Palermo]]. Alla metà del XV secolo entrarono a far parte dell'[[ordine di Malta]], cui diedero un Luogotenente del [[Gran Maestro dell'Ordine di Malta]]" e tre Gran Priori.


La famiglia giunse a possedere, agli inizi del Seicento, 48 diversi feudi con mero e misto imperio (Cfr. Enciclopedia Treccani) e nel corso della sua storia ottenne 170 feudi principali, avendo diritto a sei seggi ereditari nel parlamento siciliano, di più cioè di qualunque altra famiglia di Napoli o di Sicilia.
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Al momento dell'[[leggi eversive della feudalità|abolizione dellà feudalità]], all'inizio del XIX secolo, la famiglia possedeva 80.000 ettari di territorio e cinque seggi ereditari al Parlamento, undici fra città e terre in vassallaggio con circa 20.000 sudditi, ventisei feudi con mero e misto imperio, ecc. (Cfr. Enciclopedia Treccani, Voce Paternò)
Al momento dell'[[leggi eversive della feudalità|abolizione dellà feudalità]], all'inizio del XIX secolo, la famiglia possedeva 80.000 ettari di territorio e cinque seggi ereditari al Parlamento, undici fra città e terre in vassallaggio con circa 20.000 sudditi, ventisei feudi con mero e misto imperio, ecc. <ref name=Treccani/>


===Ramificazione della famiglia Paternò===
===Ramificazione della famiglia Paternò===

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File:Paternò famiglia stemma.jpg
Stemma della famiglia Paternò

I Paternò sono un'antica Casa feudale siciliana, che fu insignita di molteplici titoli nobiliari legati a numerosi feudi.

Storia

La famiglia è una delle più importanti nel panorama delle famiglie aristocratiche italiane e discende da tre antiche casate reali: quelle dei conti di Barcellona e di Aragona, dei conti di Provenza e degli Altavilla. Il suo capostipite fu infatti Roberto d'Embrun, appartenente al ramo dei conti di Barcellona, nel quale si erano estinti i conti di Provenza, conferendovi i loro feudi e i loro titoli. Roberto d'Embrun partecipò alla conquista normanna della Sicilia condotta da Ruggero d'Altavilla intorno al 1070, ottenendo i feudi di Paternò e di Buccheri, nuclei di vasti possedimenti che rimasero in possesso della famiglia fino al 1167. Secondo alcune ipotesi, egli assunse il cognome Paternò a seguito della conquista della omonima cittadina (Vedi Enciclopedia Treccani, Voce Paternò). Secondo altre, invece, la discendenza di Roberto d'Embrun assunse il cognome Paternò perché Costantino I, già Conte di Buccheri e figlio di Roberto d'Embrun, avrebbe sposato Maria, Contessa di Paternò e figlia di Flandinia Altavilla e Ugone di Circea. Ciò spiegherebbe anche i grandi onori che i Paternò, anche prima del successivo matrimonio fra un altro membro della famiglia (Costantino II) con un'altra discendente della Casa Altavilla (Matilde Avenel), ebbero dai Normanni fin dall'origine della loro storia siciliana.

Lo stemma dei Paternò, come discendenti da una linea cadetta dei conti di Barcellona e di Aragona, è quello stesso della casata reale, oggi confluita nella casa di Borbone, Barcellona-Aragona (d'oro, ai quattro pali di rosso), al quale fu però aggiunta una cotissa d'azzurro per segnalarne la derivazione in linea secondogenita. Lo stemma è perciò identico a quello della famiglia Aragona Maiorca, altra linea cadetta della casata Aragona, anch'essa estinta.

A Roberto d'Embrun successe il nipote Roberto II Paternò, e a questi il figlio, Costantino II Paternò, conte di Buccheri e Martana, il quale sposò Matilde dell'Aquila, Drengot ed Altavilla, contessa di Avenell, pronipote di Ruggero d'Altavilla. Lo stemma dei Paternò fu collocato, per ordine del Gran Conte Ruggero, sul portale del duomo di Catania insieme a quelli del re normanno e della città.

I Paternò ebbero onori e gloria sotto i Normanni, attraversarono un periodo più buio sotto gli Svevi, ma con gli Aragona (1282-1516) e con il successivo lungo periodo vicereale spagnolo (1516-1713), il quadro cambiò completamente e la rilevanza che questa Casa aveva avuto sotto i Normanni fu riconquistata, se non addirittura superata. I suoi membri divennero gli assoluti protagonisti delle vicende catanesi, tanto che l'Enciclopedia Treccani così ricorda: "..furono dotati di feudi ed onori dai Re Aragonesi ....questa famiglia rapidamente ascese a grande autorità, impadronendosi del Governo Civile di Catania..." Fatto sta che già nell'XI secolo ebbero i titoli di Conte di Buccheri, Conte di Butera e Conte di Martana, e che a partire dall'epoca aragonese furono insigniti di un numero vastissimo di quelle importanti baronie che a quei tempi venivano concesse solo alle più importanti famiglie del regno. Fra il XII ed il XVI secolo ebbero circa sessanta baronie, fra le quali ricordiamo quelle di Pettineo nel 1170; nonché quelle del Burgio (1292), delle Saline (1292), di Regiovanni (1296), del Pantano di Catania (1340), della Nicchiara (1392), di Mirabella Imbaccari (1422), di Graneri (1453), di Sparacogna (1478), di Aragona (1479), di Spedalotto (1490), di Raddusa (1503), di Destra (1503), ecc.

Agli inizi del XV secolo, la famiglia si divise in tre rami, con i tre fratelli:

  • Nicola detto “il Maggiore” (morto nel 1428), primo Barone della Floresta (dal 26 marzo del 1399), primo Barone della Terza Dogana (dal 1423), Giudice di Catania (1422), Regio Consigliere, sposò Alvira Reggio, figlia di Jacinta di Mantova. Da lui discendono le Linee ancora esistenti: Principi di Sperlinga dei Manganelli; Duchi di Roccaromana e Marchesi del Toscano; Marchesi di Sessa.
  • Benedetto (Barone del Pantano Salso). Da lui discende una Linea estinta nel XVI secolo.
  • Gualterio, quinto Barone del Burgio, Barone dei Porti e delle Marine di Val di Noto, Barone di Imbaccari, ambasciatore degli Aragona presso il papa Martino V. Da lui discendono le Linee ancora esistenti: Principi di Biscari; Duchi di Carcaci; Marchesi di San Giuliano; Principi di Val di Savoja; Marchesi di Raddusa; Marchesi di Regiovanni e di Spedalotto; Duchi di San Nicola, Duchi di Pozzomauro e Conti di Montecupo

Nel XV secolo Benedetto Paternò, secondo barone della Floresta, ottenne per la città di Catania il privilegio del buxolo, ossia l'autonomia amministrativa dal potere regio: la città veniva governata dalla "mastra nobile" nella quale i Paternò erano iscritti come famiglia più antica e nella quale, come cita l'Enciclopedia Treccani (voce Paternò, ol. XXVI) «vi dominavano al punto da farne escludere chiunque ad essi non piacesse e da impedire a chiunque di poter far parte dei nobili e del Governo della città di Catania senza il loro consenso».

In quesi lontani secoli, i membri di questa Casa occuparono tutti i più importanti ruoli: Presidente del Regno, Strategoti di Messina (la seconda carica del Regno); Mastro Giustiziere, Gran Camerario, Vicario Generale del Regno, Giudici della Gran Corte, ecc. Numerosissimi di loro furono Ambasciatori e Senatori e, nel campo ecclesiastico, Vescovi, Arcivescovi o Cardinali.

Attenta fu anche la loro strategia matrimoniale. Come disse il Mugnos nel suo "Teatro Genealogico delle Famiglia nobili di Sicilia" ((1650, Vol. terzo pag 26) , "più facil cosa sarebbe notare alcuna Famiglia delle Principali di Sicilia , con le quali non habbiano cognitione esservi apparentata, che raccontare tutte le casate che possano confessare haver dato, e ricevuto, uno o più quarti della famiglia Paternò..."

Elencare tutte le alleanze principali sarebbe perciò complesso. Fra le famiglie del più antico patriziato catanese e siciliano in genere, possiamo ricordare gli Statella, i Gravina ed i La Valle. Tutte presenti nella Mastra nobile e tutte imparentate con i Paternò. Ed a queste vanno aggiunte, e sempre per rimanere nel contesto delle più antiche Casate siciliane, gli Asmundo, i Bonello i Maletta, gli Spadafora, i già ricordati Ventimiglia, i Platamone, i Gravina Cruillas, i Bonanno Chiaramonte, gli Alliata, i Bonaccorsi, i Branciforte, i Grifeo, i Guttadauro, gli Artale (discendenti dai Normanni), i Lanza, i Moncada, i Monroy, i Nicolacci, i Notarbartolo, gli Stagno, i Trigona, i Vanni d'Archirafi, ecc. Ma non solo siciliane o italiane furono le famiglie con le quali i Paternò strinsero alleanze. I Caracciolo, i Carignani, i Filingeri, gli Imperiali, i Gaetani, i Serra, i Sersale, gli Spinelli, i Borghese, i Cattaneo, i Corsini, i Marcello, i del Pezzo, i Savelli (discendenti da varie Case Sovrane), i Riario Sforza, sono infatti solo alcune delle innumerevoli famiglie con le quali i Paternò si sono imparentati. E, fra queste, non vanno dimenticate anche alcune Casate Reali, come quella dei Normanni, degli Aragona (Gonzales Paternò sposò Isabella d'Aragona, pronipote di Re Juan di Navarra e di Aragona e figlia di Alfonso, Conte di Ribacorge), degli Ibanez de Mendoza, Marchesi di Mondejar e dei Savoia-Aosta. E tutto ciò senza considerare i mille intrecci fra vari membri della stessa Casa Paternò.

Nel XVII secolo la Linea Biscari che discese da Gualtiero, Barone di Imbaccari, e le Linee che a loro volta gemmarono dalla Linea Biscari, assunsero il cognome di "Paternò Castello" in seguito al matrimonio fra un membro della Casa Biscari con l'ultima erede della Casata dei Castello. Nel 1633 i Paternò furono la prima famiglia catanese ad ottenere il titolo di Principe, quello di Principe di Biscari nonché il privilegio feudale di "mero e misto imperio", cioè del diritto di vita e di morte sui propri vassalli.

Il casato ottenne anche molti altri titoli nobiliari, fra i quali si ricordano quelli di Principi di Sperlinga e Manganelli (estintosi questo ramo, che era il primogenito, nella Famiglia Borghese con il matrimonio del 1927 tra Angela Paternò, dama di corte di S.M. la Regina d'Italia, VII principessa di Sperlinga dei Manganelli con Flavio Principe Borghese, XII principe di Sulmona), Principi di Valsavoja, Duchi di Carcaci, di Roccaromana, di San Nicola e di Pozzomauro, Marchesi di Raddusa, di San Giuliano, di Casanova, di Sant'Alessio, di Papale, di Graniti, di Gallodoro e di Motta Camastra (30 luglio 1783) e di Pollicarini (6 giugno 1783), di Regiovanni, di Sessa, del Toscano, Conti di Montecupo e Casanova (1727); Baroni di Binvini (XIV sec); Baroni di Belliscari (XIV sec.); Baroni di Cuba (XIII sec) e Maucino (XIV sec.); Baroni d'Aragona (XV sec), ecc. I Paternò furono anche Pari del Regno.

I membri della famiglia ebbero importanti cariche nell'ambito del governo della Sicilia e furono insigniti dei seguenti ordini cavallereschi: Cavalieri del Cingolo Militare e dello Speron d'Oro, dell'Ordine di Santiago di San Giacomo della Spada, del Ordine Supremo della Santissima Annunziata, dell'Insigne e reale ordine di San Gennaro, dell'Ordine di San Stanislao di Russia). Furono di diritto Grandi di Spagna in quanto pretori di Palermo. Alla metà del XV secolo entrarono a far parte dell'ordine di Malta, cui diedero un Luogotenente del Gran Maestro dell'Ordine di Malta" e tre Gran Priori.

La famiglia giunse a possedere, agli inizi del Seicento, 48 diversi feudi con mero e misto imperio [1] e nel corso della sua storia ottenne 170 feudi principali, avendo diritto a sei seggi ereditari nel parlamento siciliano, di più cioè di qualunque altra famiglia di Napoli o di Sicilia. Al momento dell'abolizione dellà feudalità, all'inizio del XIX secolo, la famiglia possedeva 80.000 ettari di territorio e cinque seggi ereditari al Parlamento, undici fra città e terre in vassallaggio con circa 20.000 sudditi, ventisei feudi con mero e misto imperio, ecc. [1]

Ramificazione della famiglia Paternò

 Roberto d'Embrun, Conti di Butera, Baroni della Floresta (XI secolo)
 │      (estinta)
 └───│
     │
     ├──Baroni della Terza Dogana e di Manganelli (estinta)
     │  │
     │  ├──Principi di Sperlinga dei Manganelli, Duchi del Palazzo,
     │  │  Baroni dei Manganelli  (linea estinta nel 1937)
     │  │  il titolo di   Principe di Manganelli passa al principe
     │  │  Borghese, Principe di Sulmona)
     │  │
     │  ├──Marchesi del Toscano, Duchi di Roccaromana
     │  │
     │  │
     │  ├──Amico Paternò, Conti (estinta)
     │  │
     │  ├──Marchesi di Sessa
     │  │
     │  └──Duchi di Furnari (estinta)
     │
     ├── Baroni del Pantano Salso (estinta nel XVI secolo)
     │
     └──│
        │
        ├──│
        │  │
        │  ├──Paternò Castello, Principi di Biscari, Baroni di Imbaccari, Mirabella
        │  │  │   Aragona, Baldi, Sciortavilla, Cuba e Sparacogna
        │  │  │
        │  │  └──Paternò Castello, Duchi di Carcaci, Baroni di Placa e Baiana
        │  │     │
        │  │     └──Paternò Castello, Baroni della Bicocca
        │  │
        │  ├──Paternò Castello, Marchesi e Baroni di Sangiuliano,
        │  │   Marchesi di Capizzi, Baroni di Pollicarini
        │  │
        │  ├──Paternò Moncada, Principi di Valsavoia
        │  │
        │  └──Paternò Castello, Baroni di Salamone e Sant'Alessio
        │       (estinta)
        ├──Marchesi di Raddusa,Manchi Belici e Marianopoli
        │  │
        │  └──Paternò Ventimiglia, Marchesi di Spedalotto e di Reggiovanni,
        │        Conti di Prades
        │
        ├──Baroni di Vallone (linea estinta nel XVIII secolo)
        │
        └──Duchi di San Nicola, Duchi di Pozzomauro, Marchesi di Casanova,
            Conti di Montecupo. Inoltre, con D.M. 23.11.1892 la Consulta Araldica
            del Regno dichiarò spettare a questa Linea il titolo di Principe di Presicce
            Infine, a questa Linea (pareri Commissione Araldica per le Province
            Napolitane e Giunta Araldica Centrale del Corpo della Nobiltà Italiana),
            è stato riconosciuto il diritto alla rinnovazione del titolo
            di Principe di Cerenzia. 

Lista dei principi di Biscari

Roberto Paternò, ottavo principe di Biscari, ritratto da Giuseppe Gandolfo

«(Catania) Ad Agatino Paternò Castello dei principi di Biscari comandante la guardia nazionale nel MDCCCXLIX pongono questa conoscente memoria i Catanesi perché non sia dimenticata la magnanima risposta che egli diede al Satriano persuadente la resa della ribellata città: "Coi Borboni non si patteggia".»

  • Agatino Paternò-Castello, primo principe di Biscari (1594 - 1675)
  • Vincenzo, secondo principe di Biscari (1630-1675)
  • Ignazio, terzo principe di Biscari (1651-1700)
  • Vincenzo, quarto principe di Biscari (1685 - 1749)
  • Ignazio, quinto principe di Biscari (1719-1786)
  • Vincenzo, sesto principe di Biscari (1743-1813)
  • Ignazio, settimo principe di Biscari (1781-1844)
  • Roberto Vincenzo, ottavo principe di Biscari (1790-1857)
  • Francesco Vincenzo, nono principe di Biscari (1816-1867)
  • Roberto Vincenzo, decimo principe di Biscari (1860-1930)
  • Roberto Vincenzo (cugino del precedente), undicesimo principe di Biscari (1872-1947)

Arma

Blasonatura: d'oro, a quattro pali di rosso e la banda d'azzurro, attraversante sul tutto.
Corona e manto: di principe.

Esistono altre blasonature a seconda dei rami della famiglia:

  • Semipartito e troncato; al 1° d’oro a quattro pali di rosso, con banda d’azzurro attraversante (Paternò); al 2° d’azzurro, al castello di tre torri d’oro (Castello); al 3° d’azzurro, a tre sbarre accompagnate da sei bisanti disposti 3, 2 fra le sbarre ed una nell’angolo sinistro della punta, il tutto d’oro (Guttadauro) (duchi di Paternò);
  • Partito di Paternò, ovvero d’oro a quattro pali di rosso, alla banda d’azzurro attraversante (tutti i Paternò) e di Castello, quindi d’azzurro al castello di tre torri d’argento (principi di Biscari);
  • Partito di Paternò e per questo d’oro a quattro pali di rosso, con banda d’azzurro, attraversante; di Castello, che è d’azzurro al castello d’oro torricellato di tre pezzi, fondato sulla pianura erbosa al naturale (marchesi di San Giuliano, duchi di Carcaci).[senza fonte]

Bibliografia

  • Abate, A. “Esequie del Duca di Carcaci” Catania 1854
  • Agnello, G. “Il Museo Biscari di Catania nella Storia della Cultura Illuministica del ‘700” in Archivio Storico della Sicilia Orientale, 1957, a. X p. 142
  • Amico, “Catana Illustrata”, 1741
  • Amico, “Sicilia Sacra” 1742
  • Maria Concetta Calabrese, I Paternò di Raddusa, C.U.E.C.M. 1998
  • G. Carrelli, Hauteville e Paternò, in Rivista Araldica, n.3, 1932
  • Enciclopedia Treccani Vol. XXVI, voce "Paternò", curata dal prof. Giuseppe Paladino dell'Università di Catania
  • Francesco Gioeni, Genealogia dei Paternò, Palermo, 1680
  • G. Libertini, Il Museo Biscari, Milano 1930.
  • V. Librando, Il Palazzo Biscari in Cronache di archeologia e di storia dell'arte, 3, 1964, p. 104 e ss.
  • Denis Mack Smith, “Storia della Sicilia Medioevale e moderna”, Universale Laterza (1970) pp. 367 e ss, 376-377.
  • Filadelfo Mugnos, Theatro Genealogico, 1650, s.v. "Paternò" p. 27
  • Filadelfo Mugnos, Teatro della nobiltà del mondo, 1654, s.v. "Paternò", p. 297
  • Muscia, Sicilia Nobile, 1408, s.v. "Paternò
  • Alvaro Paternò, Genealogia Domus Paternionum, 1525 (Archivio Paternò presso il Comune di Catania)
  • Scipione Paternò e Colonna, Storiografia della Casa Paternò, Catania. 1642
  • Francesco Paternò di Carcaci, I Paternò di Sicilia, Catania, 1935.
  • Vincenzo Notaro Russo, Genealogia della Casa Paternò, 1721, - Archivio Comune di Catania
  • Gaetano Savasta, Storia di Paternò, Catania 1905
  • F. Ughello, Antonius Paternò, nobilis neapolitanus, Palermo,1729
  • Bruno Varvaro, Nuove indagini sulla contea di Paternò e Butera nel sec. XII, in Rivista Araldica, n. 4 - dicembre 1931
  • Bruno Varvaro, Hauteville e Paternò in Rivista Araldica, n. 1 - 20 gennaio 1933
  • G.E. Paternò di Sessa, F. Paternò, "Dell'origine regia e aragonese dei Paternò di Sicilia", in Rivista Araldica Fasxcicolo n. 6, giugno 1913
  • Salvatore Distefano, Ragusa Nobilissima - Una famiglia della Contea di Modica attraverso le fonti e i documenti d'archivio, contributo alla Historia Familiae Baronum Cutaliae, Ancillae et Fundi S. Laurentii, RICERCHE (2006), 109-160, a pag.128 si ricorda che Eleonora Paternò e Tornabene, vedova Biscari, sposò Guglielmo Distefano, duca di San Lorenzo. -->
  • Librando, V. “Il Palazzo Biscari” in Cronache di Archeologia e di Storia dell’Arte, 1964, n. 3 p. 104 e ss.
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  • Garuffi, “Archivio Storico della Sicilia Orientale”, anno IX, 1912
  • Garuffi, “Gli Aleramici ed i Normanni” Palermo 1910, Vol. I

Voci correlate

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