Sennacherib

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Sennacherib
Rilievo con ritratto di Sennacherib
Re d'Assiria e Babilonia
In carica705 a.C. –
681 a.C.
PredecessoreSargon II
SuccessoreEsarhaddon
Altri titoliRe di Sumer e Akkad
Re dell'universo
PadreSargon II
ConsorteNaqi'a
FigliEsarhaddon
Ashur-nadin-shumi

Sennacherib (in lingua accadica Śïn-ahhe-eriba "Sin (il Dio della Luna) ha preso mio fratello al mio posto"; Kalhu, 740 a.C. circa – Ninive, 681 a.C.) fu figlio di Sargon II, al quale succedette sul trono di Assiria il dodicesimo giorno di Ab (luglio-agosto) intorno al 705 a.C.

Nei primi anni del suo regno conquistò Babilonia e scelse come sede del suo impero la città di Ninive, situata vicino alla odierna Mosul, dove fece costruire il celebre "Palazzo senza eguali", citato anche dalla Bibbia. Morì nel 681 a.C., forse per un complotto familiare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'assedio di Gerusalemme[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna giudaica di Sennacherib.

La sua fama moderna è legata al suo assedio di Gerusalemme, durante la sua campagna di conquista della Palestina. Nel 701 a.C., nel regno di Giuda, era scoppiata una ribellione capeggiata dai re di Fenicia e Palestina e appoggiata dall'Egitto. Sidone, governata da Lule, Askalon dal re Sidka e Giuda sotto il re Ezechia entrarono in rivolta, ricevendo un corpo di spedizione egizio guidato dal fratello del faraone Shabataka, Taharqa. Sennacherib penetrò nel territorio della Palestina e ne approfittò per saccheggiare diverse città, tra cui Askalon. Affrontati e sconfitti i re coalizzati a nord di Ashdod, presso Elteqeh, Sennacherib proseguì per stringere d'assedio Gerusalemme, ma presto tornò a Ninive senza che Gerusalemme fosse stata toccata. Questo famoso evento venne ricordato dallo stesso Sennacherib, da Erodoto, e da alcuni passi della Bibbia.

La versione biblica[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la Bibbia, l'assedio fallì perché «l’angelo di Yahweh giunse e colpì 185 000 soldati nel campo degli Assiri» (Secondo libro dei Re, 19.35[1]).

La Bibbia accenna all'assedio di Sennacherib a Gerusalemme con dovizia di particolari. Esso parte dalla distruzione del regno settentrionale d'Israele e di Samaria, sua capitale. Fu così che le dieci tribù perdute, come vengono ricordate nel Secondo libro dei Re (17[2]), vennero condotte fuori del territorio e fatte mescolare con altre popolazioni come era nell'usanza degli Assiri.

Sempre nel Secondo libro dei Re (18,19[3]) si trovano i passi che parlano dell'attacco di Sennacherib alla capitale Gerusalemme. Secondo la Bibbia, Ezechia si era ribellato agli Assiri, così che essi catturarono tutte le sue città. Rendendosi conto del suo errore, egli inviò un grande tributo al re assiro. Ezechia pagò il tributo imposto da Sennacherib di 300 talenti d’argento (oltre 1 549 370 euro) e 30 talenti d'oro (oltre 8 469 893 euro) (18:14-16[4]). Tuttavia gli Assiri marciarono ugualmente verso Gerusalemme occupando prima Lachis, città giudea nella Sefela. Durante l'invasione lanciata nel 701 avanti Cristo Lachis fu assediata da Sennacherib re d'Assiria, che la usò come una base per le operazioni militari successive contro Gerusalemme, da lì mandò Rabsache, Tartan e Rabsaris contro la città santa con imponenti forze militari nel tentativo di indurre alla resa il re Ezechia.[5] (Gsè 15:21, 33, 39) Lachis viene oggi identificata con Tell ed-Duweir (Tel Lakhish), collina circondata da vallate circa 24 km a ovest di Ebron. Anticamente occupava una posizione di grande importanza strategica sulla principale carovaniera che collegava Gerusalemme con l'Egitto. Sennacherib il re assiro inviò il suo comandante in capo con un esercito per assediare la città, mentre lui stesso combatteva contro gli Egizi. La delegazione assira era tornata da Sennacherib, che combatteva contro Libna, quando giunse la notizia «circa Tiraca re d’Etiopia: ‘Ecco, è uscito a combattere contro di te’» (2Re 19:8, 9). Le iscrizioni di Sennacherib parlano di una battaglia combattuta a Elteche (ca. 15 km a nord-nord-ovest di Ecron) nella quale egli afferma di avere sconfitto un contingente egiziano e l'esercito del "re d'Etiopia". Quindi sono descritti la conquista di Ecron e il ritorno al trono di Padi, liberato da Sennacherib.[6] Il comandante assiro si incontrò con gli ufficiali di Ezechia e intimò loro di arrendersi, insultandoli a voce così alta che la popolazione dalle mura poté sentirlo, e bestemmiando contro Ezechia ed il suo dio. Come si arrivò a questo? Sapendo che Dio deplorava qualsiasi unione o alleanze del suo popolo con altri popoli pagani, adoratori di idoli, ai quali venivano offerti sacrifici umani, Ezechia rifiutò di chiedere aiuto alle nazioni vicine aspettando che Yahweh lo salvasse. Il re Ezechia, devoto seguace della Legge Mosaica decretata da Dio, sapeva che lo stesso Dio non voleva che si allacciassero alleanze di nessun "tipo", economiche, religiose, - inclusi naturalmente rapporti sociali con popoli di fede e riti pagani, per il fine di conservare la purezza spirituale, morale e fisica del suo popolo, - quanto meno politiche in quanto Israele era considerato fino al tempo di Mosè governo teocratico, e la massima autorità, Dio, emanò legge che chiunque allacciasse relazioni con stranieri che adoravano altri dei , ne avrebbe similmente pagato le conseguenze, verosimilmente, anche I Re che in seguito governarono Israele che furono nominati da profeti per diretta volontà di Dio dovettero rispettare queste restrizioni. Infine per evitare relazioni con nazioni che sfidavano le sue leggi, le leggi che Dio affidò a Mosé per il suo popolo, per tale ragione Ezechia si rifiutò inizialmente di pagare i tributi richiesti da Sennacherib e di allearsi con l'Egitto. Ad aggravare le relazioni con gli Assiri fu lo stato di prigionia nelle carceri israelite di Padi, Re di Ecron, importante città filistea, che era uno dei 5 signori dell'asse dei Filistei (le altre città che lo costituivano erano Gaza, Ascalon, Asdod e Gat). Padi era ritenuto un Re amico da Sennacherib ma fu tradito dalla sua stessa gente e consegnato ad Ezechia.[7] Secondo il Re Assiro, Ezechia deteneva illegalmente Padi. La delegazione militare inviata dal Re assiro fece cadere Ezechia in uno stato di profonda disperazione dopo che gli fu riferito delle intimidazioni e delle bestemmie contro Dio.

Quando Ezechia seppe ciò, si strappò le vesti (un gesto tipico dell'epoca per manifestare ira e sgomento) e pregò Dio nel Tempio di Salomone. Il profeta Isaia disse al re che Dio avrebbe provveduto a scongiurare la minaccia. Secondo il profeta Isaia Dio usò il suo potere per influenzare il pensiero di Sennacherib mettendo una notizia nella sua mente che lo avrebbe indotto a tornare nel suo paese dove poi in seguito avrebbe trovato la morte. Quella notte l'angelo del Signore "Yahweh" uccise tutti i soldati dell'accampamento assiro, forte di 185.000 uomini. Sennacherib, alla notizia di quel massacro, si ritirò nuovamente a Ninive. Sia secondo la versione biblica che per Erodoto, poco tempo dopo due dei suoi figli maggiori lo uccisero mentre adorava il suo dio Nisroch nel tempio a lui dedicato.[8] Gli successe un altro figlio, Esarhaddon.[9]

La versione assira[modifica | modifica wikitesto]

Sennacherib durante la campagna in Babilonia (Museo di Ninive).

Nelle cronache assire, l'assedio di Gerusalemme non solo non fu descritto come causa di così gravi perdite per l'esercito di Sennacherib, ma fu anzi tramandato come un totale trionfo, che costrinse il re Ezechia a pagare un pesante riscatto dopo che il sovrano assiro, come racconta la cronaca, «rinchiuse Ezechia il Giudeo come un uccello nella gabbia».

Nel cosiddetto Prisma di Taylor, una tavoletta d'argilla esagonale trovata nel palazzo reale di Ninive ed ora conservato presso il British Museum, sono incise le cronache delle otto campagne militari che questo sovrano intraprese contro diverse popolazioni che si rifiutarono di sottomettersi alla dominazione assira. La terza di queste campagne venne guidata contro il regno di Giuda di re Ezechia.

Sennacherib nelle sue cronache fa un previo cenno delle sue vittorie lungo la via per Gerusalemme e di come i suoi nemici si arrendessero al suo cospetto. L'Egitto e la Nubia accorsero in aiuto delle città colpite. Ma Sennacherib sconfisse sia gli Egizi che i Nubiani. Poi catturò e saccheggiò altre città, compresa Lachish, e ne reinsediò sul trono Padi, loro capo, che era stato consegnato al re di Gerusalemme e lì tenuto come ostaggio.

Sennacherib diresse a questo punto le sue forze contro Ezechia del regno di Giuda, che si era rifiutato di sottomettersi a lui. Secondo la cronaca, 46 delle sue città vennero conquistate da Sennacherib, ma Gerusalemme non cadde. Nel suo resoconto dell'invasione, dato dal Prisma di Taylor, si narra:

«Poiché Ezechia, re di Giuda, non volle sottomettersi al mio giogo, io lo affrontai, e con la forza delle armi e con il mio potere conquistai 46 delle sue città fortificate. Da quelle io feci 200 156 prigionieri, vecchi e giovani, uomini e donne, insieme a muli e cavalli, asini e cammelli, buoi e pecore; e costrinsi Ezechia a chiudersi dentro Gerusalemme come un uccello in gabbia, costruendo torri intorno alla città per circondarlo, e innalzai banchi di terra sulle porte della città affinché non potesse fuggire. Preso allora dal terrore per la potenza del mio esercito, egli mandò a me i capi e gli anziani di Gerusalemme con 30 talenti d'oro e 800 talenti d'argento,[10] ed altri tesori per un immenso bottino. Tutto ciò fu portato da me a Ninive, capitale del mio regno»

La versione di Erodoto[modifica | modifica wikitesto]

Lo storico antico greco Erodoto scrisse nelle sue Storie (2:141) un resoconto del disastro occorso per mano divina all'esercito di Sennacherib:

«Sicché quando, più tardi, mosse contro l'Egitto, con un grande esercito, il re degli Arabi e degli Assiri, Sennacherib, i guerrieri d’Egitto non vollero prestare aiuto al loro re. Il sacerdote, allora, trovandosi nell’imbarazzo, entrò nel tempio e, rivoltosi alla statua del dio, lamentava la sorte cui rischiava di soggiacere. Ma, mentre così si rammaricava, gli venne sonno e nella visione che ebbe gli parve che il dio, standogli accanto, gli facesse coraggio, assicurandolo che nulla di male avrebbe sofferto se avesse affrontato l’esercito degli Arabi: egli stesso, infatti, gli avrebbe mandato degli aiuti. Fiducioso per quanto aveva visto in sogno e raccolti quelli fra gli Egiziani che accettavano di seguirlo, si accampò presso Pelusio (poiché è di là che si entra nell’Egitto): nessuno della casta dei guerrieri lo seguiva; ma solo piccoli mercanti, artigiani e gente del mercato. Quando giunsero in quel luogo gli avversari […] un gran numero di topi di campagna durante la notte avventatisi contro di loro, ne rosicchiarono le faretre, gli archi e le cinghie degli scudi; sicché il giorno dopo, datisi alla fuga spogli delle armi, caddero in molti. E ora sorge nel tempio di Efesto una statua in pietra di questo re, che tiene su una mano un topo e un'iscrizione gli fa dire: «Guardando me ognuno coltivi la pietà».»

Nella letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Lord Byron nel suo poema The Destruction of Sennacherib («The Assyrian came down like the wolf on the fold…») riprende la narrazione biblica del Libro dei Re.

Dell'uccisione di Sennacherib parla anche Dante Alighieri, nel XII canto del Purgatorio. Essa è rappresentata in un rilievo all'interno della cornice degli orgogliosi:

«Mostrava come i figli si gittaro
sovra Sennacherìb dentro dal tempio,
e come, morto lui, quivi il lasciaro»

Anche Robert Hugh Benson lo cita, nell'estatica descrizione delle fasi preparatorie del ritorno del Cristo Salvatore ad Armageddon, ne Il dominatore del mondo.

Sennacherib è anche un personaggio presente ne L'assiro, romanzo di Nicholas Guild.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 2Re 19.35, su laparola.net.
  2. ^ 2Re 17, su laparola.net.
  3. ^ 2Re 18,19, su laparola.net.
  4. ^ 2Re 18:14-16, su laparola.net.
  5. ^ J.B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, 1974, p. 288.
  6. ^ Ancient Near Eastern Texts, pp. 287, 288.
  7. ^ Ancient Near Eastern Texts, cit., p. 287; cfr. 2Re 18:8.
  8. ^ Isaac Kalimi, Seth Richardson, Sennacherib at the Gates of Jerusalem: Story, History and Historiography, Leida, Brill, 2014, p. 45, ISBN 9789004265622.
  9. ^ Sennacherib, king of Assyria (704-681 BC), su britishmuseum.org, British Museum. URL consultato il 29 aprile 2015 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2015).
  10. ^ Si tratta quasi certamente del tributo menzionato nella versione biblica.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

In italiano
  • Mistrini V, Gli assiri : la prima superpotenza dell'Oriente Antico, Gorizia, LEG, 2022.
In altre lingue
  • S. Childs Brevard, Isaiah and the Assyrian Crisis. Studies in Biblical Theology 2/3, Londra, 1967.
  • A. Kirk Grayson, Sennacherib, in Anchor Bible Dictionary, New York, 1992.
  • Daniel David Luckenbill, Ancient Records of Assyria and Babylonia. Vol. 2: Historical Records of Assyria from Sargon to the End, University of Chicago Press, 1927.
  • Georges Roux, Ancient Iraq, 2ª ed., New York, Viking-Penguin, 1980.
  • L. Lester Grabbe, Like a bird in a cage, Londra, Sheffield Academic Press, 2003, ISBN 0-8264-6215-4.
  • R. William Gallagher, Sennacherab’s campaign to Juda: New Studies, Boston, Brill Press, 1999, ISBN 90-04-11537-4.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re di Assiria Successore
Sargon II 704681 a.C. Esarhaddon
Predecessore Re di Babilonia Successore
Sargon II 705703 a.C. Marduk-zakir-shumi II I
Mušezib-Marduk 689681 a.C. Esarhaddon II
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