Riot grrrl
Riot grrrl | |
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Origini stilistiche | Hardcore punk Indie rock Alternative rock Grunge |
Origini culturali | Pensiero femminista, movimento delle donne, punk |
Strumenti tipici | chitarra, basso, batteria |
Generi correlati | |
Street punk - Punk revival - Grunge |
Con il termine riot grrrl (o riot grrl)[1] si intende indicare un movimento politico e culturale di matrice punk e femminista originatosi intorno alla seconda metà degli anni Ottanta negli USA, segnatamente nell'area del Pacific Northwest, e conosciuto a livello internazionale negli anni Novanta.[2][3][4]
Influenze politiche e culturali
[modifica | modifica wikitesto]Le fonti di ispirazione del movimento riot grrrl sono, sul piano politico, il pensiero femminista degli anni Settanta, tra cui Betty Friedan e Gloria Steinem,[5][6] e, sul piano musicale, etico ed estetico, il punk, e il lavoro di artiste quali la fotografa Cindy Sherman e la scrittrice Kathy Acker.[5][6][7]
Le band e le fanzine del movimento affrontano tematiche ispirate o correlate al femminismo: la soggettività e l'autodeterminazione delle donne, la violenza e l'emancipazione sessuali, la misoginia, la discriminazione sulla base del sesso e, per estensione, della razza e della classe sociale, la necessità di spazi e supporto tra donne.[9][10][11]
Sul piano musicale e dell'attitudine, ad ispirare il movimento riot grrrl sono band e artiste come The Slits, X-Ray Spex, The Raincoats, Debbie Harry dei Blondie,[13] Kim Deal, Kim Gordon,[14][15] Joan Jett,[16] Poly Styrene,[17] Janis Joplin, Siouxsie Sioux,[18] Kristin Hersh, Vanessa Briscoe Hay[19][20][21][22]

Storia e gruppi principali
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Il movimento si origina a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta ad Olympia, capitale dello stato di Washington, cittadina allora attraversata, come le vicine Seattle e Portland, da un certo fermento culturale, ispirato all'etica DYI e segnato dalla forte iniziativa femminile[25][26][27][28] Nei primi anni Ottanta Stella Marrs, Dana Squires e Julie Fay fondano il Girl City, spazio creativo e performativo per donne; Calvin Johnson fonda l'etichetta discografica K Records e pubblica Survival of the coolest (1982) della band The Supreme Cool Beings, con la cui cantante, Heather Lewis, fonda in seguito i Beat Happening.[29]
Nel 1987, a Portland, la fanzine Puncture parla della presenza delle ragazze nel rock. L'autrice dei pezzi, Terri Sutton, scriverà in seguito:
Nello stesso anno Erin Smith fonda la fanzine Teenage Gang Debs. Nel 1988, nell'area di Washington, Sharon Cheslow delle Chalk Circle e Amy Pickering delle Fire Party, insieme a Cynthia Connolly e Lydia Ely, organizzano gruppi di discussione sul differenze di genere e sessismo nella comunità punk locale. A partire da questa esperienza Connolly pubblica Banned in DC: Photos and Anecdotes From the DC Punk Underground (79–85) e Cheslow fonda la fanzine Interrobang?! dedicata a punk e sessismo, con una prima intervista ai Nation of Ulysses. Nascono le fanzines di Tobi Vail, Jigsaw e Dresch, Chainsaw:[31]
Scrive Laura Sister Nobody nella sua fanzine Sister Nobody:
Nel 1989 Kathleen Hannah, Tammy Rae Carland e Heidi Arbogast fondano lo spazio creativo e performativo Reko Muse, che ospiterà le band The Go Team, Babes in Toyland, Nirvana.[33] Nel 1990 si formano sia le Bratmobile che le Bikini Kill.
Sull'utilizzo del termine come esplicita definizione di un movimento ci sono diverse fonti e versioni.[7][34] In una di queste si parla di Jen Smith, che, in una lettera ad Allison Wolfe, usa l'espressione girl riot in accostamento alla rabbia dei manifestanti a Mount Pleasant.[35][36] Nello stesso anno, il testo pubblicato su un flier in occasione di un concerto delle Bikini Kill è considerato una sorta di manifesto del movimento:

Si tengono la International Pop Underground Convention (1991) e la prima Riot Grrrl Convention (1992).[38]
Le Bikini Kill pubblicano l'EP omonimo (1992) contenente l'inno Double Dare Ya; le Bratmobile l'album Pottymouth (1993), con canzoni sui moti di Los Angeles (Polaroid Baby), sulle relazioni pericolose (P.R.D.C.T.), sui pregiudizi e stereotipi sessisti nel mondo del rock (Cool Schmool). Complice il successo commerciale della scena musicale cosiddetta grunge, originatasi anch'essa nella stessa area geografica, il movimento riot grrrl suscita la curiosità e l'interesse dei media mainstream.
Esce Soda Pop * Rip Off (1994) delle Slant 6[39], combinazione di new-wave e hardcore punk che ottiene un ottimo successo di critica. Segue Personal Best (1995) delle Team Dresch, band queercore da Portand fondata da Donna Dresch, già con Dinosaur Jr. e Screaming Trees, che parla di autostima in una società bigotta e moralista.
Such Friends Are Dangerous (1995) delle Excuse17 è un disco catartico e urgente, mentre Dig Me Out (1997) delle Sleater-Kinney, fondate da Corin Tucker delle Heavens to Betsy e Carrie Brownstein delle Excuse 17, è intenso ed emozionale, e segna un passaggio di maturazione musicale per una band che poi conoscerà un buon successo commerciale. Di tutte, questa è la band più prolifica e longeva, e nel 2019 collabora con St Vincent, che produce il loro disco The Center Won’t Hold:
Le band tradizionalmente considerate riot grrrls sono, oltre alle già menzionate, Emily's Sassy Lime, Lucid Nation e la band queercore Third Sex.[42][43] In UK ci sono Huggy Bear, Skinned Teen, Sister George e le fanzine Girlfrenzy e Ablaze!.[44]
Tra le numerose band che i media hanno etichettato come riot grrrls,[43][45][46][47][48] alcune se ne sono esplicitamente discostate:
«Non abbiamo niente a che vedere con le riot grrrl. Non mi sento svantaggiata o roba del genere. Non sento che siccome sono una donna, allora devo fare una certa cosa se lo voglio, perché è ovvio che posso. Lo so già, non ho mai creduto che essere donna mi abbia svantaggiata. Anzi, in un certo senso, ha aiutato» (Kat Bjelland, Babes in Toyland)[50][51]
La stessa Courtney Love, leader delle Hole, band di punta della scena alternative rock degli anni Novanta, si è espressa in termini talvolta critici nei confronti del movimento riot grrrl. La canzone Rockstar (Live Through This, 1994), in particolare, parla in termini sarcastici della scena di Olympia, e le sue più note esponenti vengono da lei spesso attaccate.[55][56][57][58][59] Tuttavia, Love affronta nei suoi pezzi molte tematiche comuni al movimento riot grrrl, e non manca di auspicare una maggiore presenza di ragazze nel rock'n'roll.[60][61]
Eredità e appropriazione culturale
[modifica | modifica wikitesto]Il movimento riot grrrl ha ispirato e influenzato le generazioni successive dal punto di vista dell'estetica, dell'attitudine e della pratica politica.[62][63][64][65] Incontri, documentari,[66] convegni, pubblicazioni accademiche e libri sono stati realizzati per tramandare la memoria di quell'esperienza,[67][68][69][70] cruciale pur non avendo avuto l'impatto musicale né conquistato il successo commerciale e la copertura mediatica della contigua e coeva scena grunge.[48][71]


Allo stesso tempo, fin dalla metà degli anni Novanta i media mainstream e lo show business ne rielaborano i contenuti in chiave pop, veicolando il cosiddetto girl power attraverso artiste e band di grande successo commerciale e presa mediatica quali Spice Girls, Anouk o Alanis Morissette.[73][74][75]
Su alcune questioni cruciali del femminismo, quali la prostituzione, le esponenti del movimento lamentano una tendenza alla distorsione e alla mistificazione. A tal proposito Kathleen Hannah parla della sua esperienza di spogliarellista fatta in gioventù, costretta dalle condizioni economiche:
In seguito, numerose artiste si dicono o vengono considerate influenzate dal movimento riot grrrl. Tra queste Bad Cop/Bad Cop, Big Joanie, Bearaxe, The Coathangers, Daddy Issuee, Dream Nails, Dream Wife, Fea[76], Otoboke Beaver.
Note
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Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su riot grrrl
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) riot grrrl, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Riot Grrrl, su AllMusic, All Media Network.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh2001002388 · GND (DE) 7586222-0 · BNF (FR) cb16064202f (data) · J9U (EN, HE) 987007532529705171 |
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