Parapholiinae

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Parapholiinae
Parapholis incurva
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
(clade) Commelinidae
Ordine Poales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Pooideae
Tribù Poeae
Sottotribù Parapholiinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Commelinidae
Ordine Cyperales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Pooideae
Tribù Poeae
Sottotribù Parapholiinae
Caro, 1982
Generi

Parapholiinae Caro, 1982 è una sottotribù di piante spermatofite monocotiledoni appartenente alla famiglia delle Poacee (ex Graminaceae) e sottofamiglia Pooideae.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome della sottotribù deriva dal suo genere tipo Parapholis C.E. Hubb., 1946 la cui etimologia deriva da due parole greche "para" (= vicino, simile) e "pholis" (scala irregolare a serpente) e fa riferimento alle glume che ricordano le squame di un serpente.[2][3]

Il nome scientifico della sottotribù è stato definito dal botanico argentino José Alfredo Caro (1919-1985) nella pubblicazione "Dominguezia 4: 41" del 1982.[4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Parapholis stigiosa
Infiorescenza
Catapodium marinum
I fiori
Desmazeria sicula
Spighetta generica con tre fiori diversi
  • Il portamento delle specie di questo gruppo in genere è cespuglioso con forme biologiche tipo emicriptofita cespitosa (H caesp) e cicli biologici annuali o perenni. I culmi sono cavi (o solidi) a sezione più o meno rotonda. In queste piante non sono presenti i micropeli.[1][5][6][7][8][9][10]
  • Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
  • Guaina: la guaina è abbracciante il fusto e in genere è priva di auricole.
  • Ligula: la ligula è membranosa e a volte cigliata.
  • Lamina: la lamina ha delle forme generalmente lineari e filiformi.
  • Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere sono ramificate oppure no e sono formate da alcune spighette ed hanno la forma di una pannocchia aperta. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. In Hainardia le spighette sono incorporate negli internodi dell'infiorescenza.
  • Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, compresse lateralmente, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da uno 6 fiori (fino a 12 in Catapodium; fino a 30 in Desmazeria). Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla ai nodi o sotto ogni fiore fertile. Può essere presente una estensione della rachilla.
  • Glume: le glume, con forme ovato-oblunghe, persistenti e ialine, sono più corte o più lunghe dei fiori; gli apici sono ottusi (nella gluma superiore gli apci sono acuti). Sono carenate con 3 venature. In Hainardia la gluma inferiore è assente (eccetto sulla spighetta terminale).
  • Palea: la palea è un profillo con due venature; può essere cigliata e alata.
  • Lemma: il lemma, con forme ovate, apice troncato, ottuso o mucronato a volte è carenato. In Cutandia i lemmi sono vistosamente tri-nervati (fino a 7 nervature in Desmazeria). Il lemma può essere membranoso o traslucido; in Vulpiella è bidentato.
  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[5]
*, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.
  • Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate.
  • I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è puntiforme. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La distribuzione delle specie di questa sottottribù è prevalentemente mediterranea e comunque dell'emisfero temperato settentrionale.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa sottotribù (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9 700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9 500[8]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, la sottotribù Parapholiinae è posizionata all'interno della sottofamiglia Pooideae.[1][5]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

La sottotribù Parapholiinae, più precisamente, è descritta all'interno della tribù Poeae R.Br., 1814 (quest'ultima è compresa nella supertribù Poodae L. Liu, 1980). La tribù Poeae (formata da diverse sottotribù suddivise in alcune supersottotribù) è l'ultimo nodo della sottofamiglia Pooideae ad essersi evoluto (gli altri precedenti sono la tribù Brachyelytreae, e le supertribù Nardodae, Melicodae, Stipodae e Triticodae).

La sottotribù Parapholiinae appartiene al gruppo con le sequenze dei plastidi di tipo "Poeae" (definito "Poeae chloroplast groups 2 "[11]) ed è circoscritta nella supersottotribù Loliodinae Soreng, 2017 comprendente anche le sottotribù Loliinae, Ammochloinae, Dactylidinae e Cynosurinae.[12] All'interno della supersottotribù la sottotribù di questa voce forma un "gruppo fratello" con la sottotribù Cynosurinae. Insieme costituiscono un clade denominato "CP" definito in base alle analisi del DNA dei plastidi. Ulteriori studi sono necessari per avere informazioni più dettagliate e precise.[13]

La sottotribù Parapholiinae è fortemente monofiletica.[14] All'interno della sottotribù il genere Sphenopus occupa una posizione "basale" ed è "gruppo fratello" del resto della sottotribù le cui specie sono caratterizzate da infiorescenze generalmente non ramificate e dalla disarticolazione ai nodi. Analisi di tipo filogenetico evidenziano alcuni raggruppamenti: Cutandia è "gruppo fratello" di Desmazeria, mentre Hainardia è "gruppo fratello" di Parapholis.[1]

Le seguenti sinapomorfie sono relative a tutta la sottofamiglia (Pooideae):[1]

  • la fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli;
  • le spighette sono compresse lateralmente;
  • i margini embrionali della foglia non si sovrappongono;
  • l'embrione è privo della fessura scutellare.

Le sinapomorfie relative alla tribù Poeae sono:[1]

Per la sottotribù sono descritte le seguenti sinapomorfie:[1]

Il cladogramma seguente, tratto dallo studio citato[13], mostra una possibile configurazione filogenetica della sottotribù.

Catapodium

Cutandia

Vulpiella

Desmazeria

Parapholis

Sphenopus

Generi della tribù[modifica | modifica wikitesto]

La tribù si compone di 8 generi e 24 specie:[1][12][13]

Genere Specie Numeri cromosomici Distribuzione e habitat
Agropyropsis
(Trab.) A . Camus, 1935
Una specie:
Agropyropsis lolium (Balansa ex Coss. & Durieu) A. Camus
Algeria
Catapodium
Link, 1827
4[15] Europa, Mediterraneo e Medio Oriente
Cutandia
Willk., 1860
6 2n = 14 Asia mediterranea e occidentale
Desmazeria
Dumort, 1822
3[16] 2n = 14 Mediterraneo
Hainardia
Greuter, 1967
Una specie:
Hainardia cylindrica (Willd.) Greuter
2n = 26 Aree costiere del mediterraneo
Parapholis
C.e. Hubb. 1946
6 2n = 14, 18 e 38 Zone costiere dell'Europa, del Mediterraneo e del Medio Oriente
Sphenopus
Trin., 1820
2 2n = 12, 14 e 28 Mediterraneo e Medio Oriente
Vulpiella
(Batt. & Trab.) Burollet, 1927
Una specie:
Vulpiella stipoides (L.) Maire
Mediterraneo occidentale

Note:

  • inizialmente i generi di questo gruppo erano inclusi nella tribù Hainardieae Greuter, 1976 ora considerata polifiletica;[1]
  • nella sottotribù di questa voce è anche incluso un genere ibrido: xHainardiopholis Castrov;[1]
  • il genere monospecifico (Hainardia cylindrica (Willd.) Greuter) secondo gli ultimi studi è descritto all'interno del genere Parapholis;[17]
  • il genere monospecifico Agropyropsis secondo gli ultimi studi è descritto all'interno della sottotribù Loliinae;[18]
  • in alcune checklist il genere Catapodium è considerato sinonimo di Desmazeria.[1]

Specie della flora italiana[modifica | modifica wikitesto]

Nella flora spontanea della penisola italiana sono presenti i seguenti generi di questo gruppo:[19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Kellogg 2015, pag. 248.
  2. ^ Etymo Grasses 2007, pag. 219.
  3. ^ David Gledhill 2008, pag. 290.
  4. ^ Indices Nominum Supragenericorum Plantarum Vascularium, su plantsystematics.org. URL consultato il 14 gennaio 2020.
  5. ^ a b c Judd et al 2007, pag. 311.
  6. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 451.
  7. ^ Motta 1960, Vol. 2 - pag. 346.
  8. ^ a b Strasburger 2007, pag. 814.
  9. ^ Pasqua et al 2015, pag. 467.
  10. ^ Kew - GrassBase - The Online World Grass Flora, su powo.science.kew.org. URL consultato il 14 gennaio 2020.
  11. ^ PeerJ 2018, pag. 22.
  12. ^ a b Soreng et al. 2017, pag.285.
  13. ^ a b c Tkach et al. 2019.
  14. ^ Tkach et al. 2019, riga 931.
  15. ^ KEW science-Plants of the World online, su powo.science.kew.org. URL consultato il 14 gennaio 2020.
  16. ^ KEW science-Plants of the World online, su powo.science.kew.org. URL consultato il 15 gennaio 2020.
  17. ^ Tkach et al. 2019, riga 935.
  18. ^ Tkach et al. 2019, riga 938.
  19. ^ Conti et al. 2005.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]