Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida
L'Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida (in latino Ordo Sanctissimi Salvatoris Sanctae Brigittae) è un istituto religioso femminile di diritto pontificio. Le suore di questa congregazione, dette popolarmente Brigidine, pospongono al loro nome la sigla O.SS.S.[1]
La congregazione deriva dall'ordine della monache Brigidine del Santissimo Salvatore, di cui sopravvivono ancora alcune abbazie.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La costruzione della prima abbazia brigidina iniziò nel 1346, quando il re di Svezia Magnus Eriksson donò alla nobile vedova Brigida (1303-1373) il castello di Vadstena affinché lo adibisse a monastero: la donazione venne confermata da Haakon, successore di Magnus, nel 1362. Papa Urbano V approvò il monastero il 5 agosto 1370[3][4].
Brigida preparò per il monastero una regola in 27 capitoli che venne esaminata dal cardinale Eleazario da Sabrano, delegato pontificio, e approvata da Urbano VI il 3 dicembre 1378 (bolla Hiis quae pro divini cultus aumento) come integrazione alla regola di sant'Agostino.[4]
In base alla regola, i monasteri brigidini dovevano ospitare sessanta monache governate dalla badessa e venticinque religiosi retti da un confessore generale: dei religiosi, tredici dovevano essere sacerdoti, quattro diaconi e otto fratelli laici destinati ai servizi materiali. Tale composizione ricordava la primitiva comunità cristiana, con tredici apostoli (i dodici più san Paolo) e settantadue discepoli[5] (le monache con i diaconi e i fratelli); i diaconi rappresentavano i quattro dottori della Chiesa (Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno).[4]
Il 13 febbraio 1422 papa Martino V proibì i monasteri doppi, mettendo in crisi l'organizzazione monastica brigidina: i monasteri esistenti sopravvissero grazie a una speciale dispensa, ma quelli di nuova fondazione sarebbero stati esclusivamente maschili o femminili.[4]
Con la Riforma protestante e la dissoluzione dei monasteri in Inghilterra le numerose comunità brigidine presenti nell'Europa centro-settentrionale vennero disperse. Sopravvissero alcuni monasteri in Polonia, Baviera, Paesi Bassi meridionali, Italia e Portogallo.[4]
Il ramo maschile si estinse nel 1863, con la morte dell'ultimo religioso Johannes Müller, monaco ad Altomünster.
L'8 settembre 1911 la svedese Maria Elisabeth Hesselblad, luterana convertitasi al cattolicesimo, fondò a Roma una congregazione di suore con l'abito e il carisma di santa Brigida per l'apostolato ecumenico presso le popolazioni scandinave.[6]
Benché la fondatrice non sia mai entrata nel suo ordine, Brigida è spesso rappresentata con l'abito delle sue monache: papa Bonifacio IX la dichiarò santa con la bolla di canonizzazione Ab origine mundi del 7 ottobre 1391, confermata da papa Martino V con la bolla Excellentium principum del 1º luglio 1419.[7]
La Hesselblad è stata beatificata il 9 aprile 2000 da papa Giovanni Paolo II[8] e, successivamente, canonizzata da papa Francesco il 5 giugno 2016.[9]
Attività e diffusione
[modifica | modifica wikitesto]Le suore brigidine si dedicano all'ospitalità e al dialogo ecumenico.
L'elemento più caratteristico dell'abito delle brigidine è la corona di lino bianco che portano sul capo, fissata al velo con uno spillo; alla corona sono cucite cinque pezze circolari di tessuto rosso disposte a croce (una sulla fronte, una dietro la testa, due sopra le orecchie e una sulla sommità del capo). Tutti questi segni ricordano la passione di Gesù (la croce, la corona di spine, le cinque piaghe).[10]
Le suore sono presenti in Cuba, Danimarca, Estonia, Filippine, Finlandia, Germania, India, Indonesia, Israele, Italia, Messico, Norvegia, Paesi Bassi, Palestina, Polonia, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera.[11] La superiora generale dell'istituto risiede presso l'antica abitazione di santa Brigida nella città eterna, in piazza Farnese a Roma.[1]
Al 31 dicembre 2005 la congregazione delle suore brigidine contava 566 religiose in 49 case.[1]
Oltre alle suore, esistono ancora alcune abbazie autonome di monache brigidine di clausura: tra le principali, quella inglese di Syon (fondata nel 1415 dove adesso esiste Syon House, emigrata in Portogallo nel 1594, tornata in Inghilterra nell'Ottocento, nel Devon), quelle di Uden e Weert nei Paesi Bassi, di Altomünster in Baviera, di Vadstena (ricostituita nel XX secolo) in Svezia, e altre in Spagna, Messico, Stati Uniti d'America e Venezuela.[12] Alla fine del 2005, i monasteri erano 13 e le monache 116.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Ann. Pont. 2007, p. 1718.
- ^ a b Ann. Pont. 2007, p. 1523.
- ^ Da www.santiebeati.it
- ^ a b c d e DIP, vol. I (1974), coll. 1578-1593, voce a cura di T. Nyberg.
- ^ "Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli..." (cfr. Lc Lc 10,1, su laparola.net.).
- ^ DIP, vol. IV (1977), coll. 1530-1531, voce a cura di J. Berdonces.
- ^ BSS, vol. III (1962), coll. 439-530, voce a cura di I. Cecchetti.
- ^ Le beatificazioni avvenute nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II, su vatican.va. URL consultato il 16-3-2010.
- ^ I nuovi santi: Maria Elisabetta Hesselblad e Stanislao di Gesù Maria, su avvenire.it. URL consultato il 19 maggio 2016.
- ^ Ulla Sander Olsen, in La sostanza dell'effimero... (op.cit.), pp. 415-427.
- ^ Breve profilo dell'Ordine del SS. Salvatore di S. Brigida, su brigidine.org. URL consultato il 16-3-2010 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2009).
- ^ Orden del Santísimo Salvador y Santa Brígida: monasterios, su brigidastec.org.mx. URL consultato il 18-3-2010 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2010).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Annuario Pontificio per l'anno 2007, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2007. ISBN 978-88-209-7908-9.
- Bibliotheca Sanctorum (12 voll.), Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
- Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (10 voll.), Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
- Giancarlo Rocca (cur.), La sostanza dell'effimero. Gli abiti degli ordini religiosi in Occidente, Edizioni paoline, Roma 2000.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il sito web ufficiale dell'Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, su brigidine.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 134318185 · ISNI (EN) 0000 0001 1512 6712 · LCCN (EN) n91051030 · GND (DE) 4286655-8 |
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