Offensiva Voronež-Kastornoe

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Offensiva Voronež-Kastornoe
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L'Offensiva Voronež-Kastornoe è la denominazione presente nella storiografia sovietica della quarta fase dell'offensiva generale dell'Armata Rossa durante l'inverno 1942-1943 nel settore meridionale del fronte orientale durante la seconda guerra mondiale. Subito successiva alla Offensiva Ostrogorzk-Rossoš, questa nuova manovra a tenaglia ( resa estremamente difficoltosa dalle intemperie invernali) delle forze sovietiche, venne condotta dalle truppe del Fronte di Voronež del generale Golikov, in movimento da sud, in collaborazione con il fianco sinistro del Fronte di Brjansk del generale Maks Reiter, proveniente da nord [1]. La II Armata tedesca, schierata nella importante testa di ponte di Voronež e le residue truppe ungheresi presenti sul fronte (dopo la catastrofica sconfitta totale di gennaio del grosso delle forze ungheresi) vennero attaccate sui fianchi, minacciate di accerchiamento e costrette ad una disastrosa ritirata nel pieno del terribile inverno russo. Le perdite tedesche furono fortissime, la II Armata sfuggi solo per miracolo alla completa distruzione e un nuovo enorme squarcio si aprì nel fronte dell'Asse,scoprendo la direzione di Kursk ( che sarebbe stata liberata durante la seguente Operazione Stella ) e anche minacciando da sud l'importante caposaldo di Orël.

La situazione strategica

Fin dal 18 gennaio 1943, mentre era in pieno svolgimento la manovra di accerchiamento alle spalle delle forze ungheresi e del Corpo alpino italiano nel settore dell'Alto Don, i generali Vasilevsky (capo di SM Generale e coordinatore dello Stavka) e Golikov (comandante in capo del Fronte di Voronež) avevano illustrato personalmente a Stalin le prospettive operative che si aprivano dopo lo schiacciante successo e avevano esaminato con il dittatore la pianificazione della successiva operazione offensiva prevista per sfruttare il crollo del fronte dell'Asse [2]. Il Gruppo d'armate B (generale Maximilian von Weichs), completamente a corto di riserve, si trovava nell'impossibilità di contenere l'avanzata sovietica e di coprire il fianco meridionale della II Armata tedesca e del 3 °Corpo ungherese (ultimo reparto ancora intatto del contingente magiaro sul fronte orientale) schierati a difesa della testa di ponte di Voronež. Queste forze tedesco-ungheresi (ultimo raggruppamento consistente del Gruppo d'Armate B), costituite da 10 divisioni tedesche e due ungheresi (circa 125.000 uomini), erano ormai pericolosamente vulnerabili sui due fianchi e, in mancanza di riserve (era previsto l'arrivo entro alcuni giorni solo della debole 4. Panzer-Division), la loro posizione era estremamente precaria (in particolare sul fianco meridionale completamente privo di difese organizzate a differenza del fianco settentrionale dotato di un sistema difensivo stabile). Nonostante l'apparente ottimismo di von Weichs, il comandante della II Armata (generale Hans von Salmuth) era pienamente cosciente del pericolo e già preparato a una eventuale evacuazione di Voronež ed a un lungo ripiegamento strategico [3].

L'Armata Rossa prosegue la sua avanzata invernale.

Vasilevsky e Golikov quindi prevedevano di attaccare il raggruppamento tedesco di Voronež da sud con tre armate del fianco destro del Fronte di Voronež (40.,38. e 60. Armata) e da nord con la 13. Armata appartenente al fianco sinistro del Fronte di Brjansk del generale Maks Reiter. Il 4º Corpo corazzato, proveniente dall'area di Stalingrado e arrivato in ritardo per partecipare alla Offensiva Ostrogorzk-Rossoš, avrebbe costituito la forza di sfondamento in profondità della 40.Armata, puntando verso la città di Kastornoe dove avrebbe chiuso la tenaglia insieme con gli elementi mobili del Fronte di Brjansk [4].

Il completamento con successo di questa manovra avrebbe ulteriormente disgregato le difese tedesche e aperto le direttrici di Kursk e Obojan (per il Fronte di Voronež) e di Orël (per il Fronte di Brjansk). Inoltre le armate del Fronte del Don di Rokossovskij, resesi disponibili dopo la conclusione della Battaglia di Stalingrado (che era ritenuta imminente), avrebbero potuto essere impegnate in questo settore per una audace puntata offensiva verso Brjansk o anche verso Smolensk (a questo scopo fin dal 15 gennaio 1943 era in fase di organizzazione una nuova 2.Armata corazzata da impiegare con le forze di Rokossovskij) [5].

Stalin e Vasilevsky decisero di iniziare senza ritardi questo nuovo ciclo offensivo che avrebbe portato nuovi successi ma anche un eccessivo ampliamento delle operazioni sovietiche estese progressivamente sull'intero fronte orientale, con conseguente pericolosa dissipazione delle forze disponibili, e dolorose delusioni operative nel mese di marzo 1943.

La tenaglia sovietica

L'offensiva ebbe inizio il 24 gennaio 1943; ancor prima della conclusione della battaglia sull'Alto Don, la 40.Armata del generale Moskalenko (appartenente al Fronte di Voronež) sferrava il suo attacco in una situazione climatica proibitiva: temperature di -20 °C, forte blizzard, nebbia fitta [6]. L'avanzata, inizialmente molto contrastata, proseguì nonostante tutte le difficoltà; il 4 °Corpo corazzato si lanciò in avanti e già il 25 gennaio raggiunse la cittadina di Goscesnoie, ben alle spalle dello schieramento tedesco; gli ungheresi erano già in ritirata. Nonostante l'enorme consumo di carburante a causa del terreno innevato (il 4 °Corpo corazzato dovette essere rifornito fortunosamente con aviolanci da piccoli aerei da collegamento [7]) l'avanzata continuò sempre più in profondità nelle retrovie del nemico.

Il generale von Salmuth, cosciente della situazione critica e del rischio di un nuovo disastroso accerchiamento, aveva fatto subito pressione con i comandi superiori per un immediato abbandono di Voronež e per una ritirata tempestiva per evitare la catastrofe; le pressioni di von Weichs (inizialmente più ottimista) e di Salmuth riuscirono a smuovere Hitler, in un primo tempo deciso a organizzare una nuova Festung Voronež, difesa ad oltranza da tre divisioni tedesche. Il 25 gennaio, quindi, i tedeschi (dopo aver incendiato la città e accumulato distruzioni e rovine) abbandonavano la posizione di Voronež e iniziavano la ritirata generale [8].

Contemporaneamente all'avanzata della 40.Armata, erano passate all'attacco anche la 60. e la 38.Armata (sempre del Fronte di Voronež di Golikov) schierate al centro del fronte sovietico, e soprattutto (il 26 gennaio) la 13.Armata, comandata dal generale Pukhov, appartenente al fianco sinistro del Fronte di Brjansk schierato a nord. Mentre la 60.Armata del giovane generale Cernjakovskij entrava in Voronež devastata dagli incendi, la 13.Armata sfondava in pieno le difese tedesche sul lato settentrionale del saliente e puntava risolutamente verso sud. Di fronte alla pericolosità e alla rapidità della manovra d'accerchiamento sovietica (ormai pericolosamente evidente) le truppe tedesche accelerarono la ritirata, raggruppate in tre corpi d'armata, per evitare il peggio; ma già il 28 gennaio le colonne del 4 °Corpo corazzato, provenienti da sud, si congiungevano con le forze del Fronte di Brjansk nella città di Kastornoe[9]. La città, accanitamente difesa dai tedeschi per aprire il passo alle divisioni in ritirata, venne conquistata definitivamente dopo una dura lotta solo il 29 gennaio, chiudendo finalmente il cerchio su due dei tre corpi d'armata tedeschi in ritirata e su una congerie di unità ungheresi disgregate [10].

File:Voronez 1943.jpg
Le rovine di Voronež dopo la liberazione nel gennaio 1943.

A questo punto le forze tedesche accerchiate continuarono il ripiegamento,sperando di sfuggire dalla trappola; la ritirata si svolse in condizioni climatiche terribili (alcune fonti parlano di ritirata "napoleonica" [11]); dopo aver perso gran parte del materiale, una parte delle truppe (dopo una dura lotta) riuscì miracolosamente a sfuggire dalla sacca e a rifluire verso la posizione del fiume Tim. Questa massa ormai completamente disorganizzata non aveva alcuna possibilità di mantenere questa linea difensiva e quindi la ritirata continuò sempre piu sfibrante verso Kursk (dove si stava radunando, proveniente dal Gruppo d'armate Centro, la 4.Panzerdivision, già molto indebolita e con appena otto panzer e dodici cacciacarri Marder [12]).

Dopo la distruzione delle truppe nemiche accerchiate (4 febbraio), le armate sovietiche proseguirono senza sosta la loro avanzata verso ovest; seguendo le direttive di Stalin e dello Stavka, l'offensiva del Fronte di Brjansk e del Fronte di Voronež continuava. Il fronte di Brjansk marciò verso la città di Kolpny e cominciò ad organizzare un attacco verso Orël da sud (che sarebbe iniziato il 12 febbraio), mentre Golikov spinse energicamente le sue armate verso il Tim e Stary Oskol, preludio alla nuova grande offensiva su Kursk e Kharkov (Operazione Stella) [13]. La situazione tedesca nel settore sembrava veramente difficile, e si delineava anche una minaccia laterale per il Gruppo d'armate Centro, sempre attestato nel saliente di Ržev-Vjazma. Solo le decisioni di Hitler del 6 febbraio (nell'incontro a Rastenburg con von Kluge e Manstein) avrebbero permesso di stabilizzare una situazione apparentemente compromessa: sacrificando i salienti di Ržev e Demjansk, la Wehrmacht avrebbe organizzato riserve sufficienti per bloccare la minaccia su Orël e Brjansk -Smolensk e per sventare le nuove grandiose offensive sovietiche [14].

Conclusione

Le truppe tedesche battono in ritirata. Il morale apparentemente rimane buono.

L'Offensiva Voronež-Kastornoe, iniziata il 24 gennaio 1943, concluse la serie di successive manovre a tenaglia dell'Armata Rossa sferrate nel settore meridionale del fronte orientale, il 19 novembre 1942 ( Urano); il 16 dicembre (Piccolo Saturno) e il 12 gennaio 1943 ( Ostrogorzk-Rossoš). Queste brillanti offensive condotte d'inverno con grandi masse corazzate lanciate audacemente in profondità nelle retrovie del nemico ottennero (anche se a volte a costo di gravi perdite) risultati grandiosi, sconvolsero l'equilibrio generale della situazione strategica e per un momento sembrarono preludere al crollo definitivo dei tedeschi (molto sorpresi dalle nuove tattiche e dall'abilità della pianificazione e della condotta sovietica). La quarta e ultima offensiva a tenaglia inflisse una grave disfatta alla II Armata tedesca e sbaragliò completamente le ultime forze ungheresi organizzate; inoltre apri nuove direttrici strategiche per l'avanzata sovietica [15].

File:Relitti della ritirata.jpg
I relitti della disfatta dell'Asse sul fronte orientale.

In questo senso, questa nuova vittoria spinse Stalin e i suoi generali a sfruttare immediatamente il vantaggio ampliando sempre più gli obiettivi dell'offensiva invernale; quindi le forze di Rokossovskij (reduci dalla vittoria di Stalingrado) avrebbero dovuto instradarsi verso la regione del Tim per inserirsi tra le armate di Reiter e Golikov e, rafforzate dalla nuova 2.Armata corazzata, puntare in profondità verso Brjansk e quindi Smolensk [16]. Questa offensiva era prevista già per il 15 febbraio (data assolutamente irrealistica e che venne quindi spostata al 25 febbraio). Questa eccessiva euforia avrebbe provocato una inattesa e brusca delusione per i sovietici: le opportune misure stabilite da Hitler e dai generali tedeschi avrebbero frustato la intempestiva e arrischiata offensiva di Rokossovskij (nonostante alcuni successi iniziali), avrebbero bloccato la via di Orël e soprattutto avrebbero inflitto una grave sconfitta al raggruppamento sovietico meridionale apparentemente vittorioso dopo la liberazione di Kharkov (16 febbraio) e la spericolata avanzata verso il Dniepr (Terza battaglia di Kharkov).

Note

  1. ^ John Erickson 'The road to Berlin',Cassel 1983; AA.VV. 'L'URSS nella seconda guerra mondiale',volume III, C.E.I. 1978.
  2. ^ J.Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983.
  3. ^ AA.VV. 'Germany and the second world war, volume VI', Oxford press 1991.
  4. ^ J.Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983.
  5. ^ J.Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983; G.Boffa 'Storia dell'Unione Sovietica', parte II, Mondadori 1979.
  6. ^ Y.Buffetaut 'Objectif Kharkov!', Histoire & collections 1997; J.Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983.
  7. ^ J.Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983.
  8. ^ AA.VV. 'Germany and the second world war, volume VI', Oxford press 1991; R.Cartier 'La seconda guerra mondiale', Mondadori 1996.
  9. ^ AA.VV. 'L'URSS nella seconda guerra mondiale', volume III, C.E.I., 1978; J.Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983. Il 4 °Corpo corazzato avrebbe ottenuto, per il valore dimostrato, il titolo onorifico di 5 °Corpo corazzato della Guardia 'Stalingradskij'.
  10. ^ AA.VV. 'Germany and the second world war, volume VI', Oxford press 1991.
  11. ^ R.Cartier 'La seconda guerra mondiale', Mondadori 1996.
  12. ^ R.Michulec '4.Panzer-Division on the Eastern Front', Concord 1999.
  13. ^ AA.VV. 'L'URSS nella seconda guerra mondiale', volume III, C.E.I., 1978.
  14. ^ E.Bauer 'Storia controversa della seconda guerra mondiale', volume 5, DeAgostini 1971.
  15. ^ AA.VV. 'Germany and the second world war, volume VI', Oxford press 1991; A.Werth 'La Russia in guerra', Mondadori 1968; G.Boffa 'Storia dell'Unione Sovietica', parte II, Mondadori 1979.
  16. ^ J.Erickson 'The road to Berlin', Cassel 1983.

Bibliografia

  • AA.VV. - Germany and the second world war, volume VI.the global war, Oxford press 1991.
  • AA.VV. - L'URSS nella seconda guerra mondiale,C.E.I. 1978.
  • Bauer E. Storia controversa della seconda guerra mondiale,Ed.DeAgostini 1971.
  • Boffa G. - Storia dell'Unione Sovietica, parte II,Mondadori 1979.
  • Carell P. - Terra bruciata , Rizzoli 2000.
  • Cartier R. - La seconda guerra mondiale , Mondadori 1996.
  • Erickson J. - The road to Berlin, Cassel 1983.
  • Glantz D./House J. - When titans clashed,1995.
  • Glantz D. - After Stalingrad, 2008.
  • Glantz D. - From the Don to the Dniepr, 1991.
  • Irving D. - La guerra di Hitler, Ed.Settimo Sigillo 2001.
  • Overy R. - Russia in guerra,ilSaggiatore 1998.
  • Werth A. - La Russia in guerra,Mondadori 1966.
  • Ziemke E. - Stalingrad to Berlin:the german defeat in the east,University press of the Pacific 1984.

Voci correlate