Montevirginio

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Montevirginio
frazione
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lazio
Città metropolitana Roma
Comune Canale Monterano
Territorio
Coordinate42°09′02.65″N 12°07′29.6″E / 42.150735°N 12.124889°E42.150735; 12.124889 (Montevirginio)
Altitudine427 m s.l.m.
Abitanti522
Altre informazioni
Cod. postale00060
Prefisso06
Fuso orarioUTC+1
Patronosant'Egidio Abate
Giorno festivo1º settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Montevirginio
Montevirginio

Montevirginio è una frazione di Canale Monterano in provincia di Roma.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Piazza S. Egidio a Montevirginio (inizi del XX secolo).
Piazza S. Egidio a Montevirginio (inizi del XX secolo).

Montevirginio ebbe origine da un nucleo di capanne sorte sulle pendici settentrionali del Mons Saxanus e si sviluppò per iniziativa di Virginio Orsini, duca di Bracciano, al principio del XVII secolo. Ma l’occupazione di questo versante della montagna risale ad un periodo ben più antico. In epoca romana, infatti, sul Mons Saxanus era praticato il culto di Bona Dea, dea madre della fertilità e della salute, alla quale erano offerti doni rituali dalle donne di un villaggio posto nelle vicinanze.[1]

Doveva far parte di questo santuario anche un’ara di forma cubica databile al periodo augusteo eretta in località Sassano, riportante l'iscrizione NPULLIUS.V. “Numerius Pullius ha dedicato” interpretata da Lidio Gasperini probabilmente per la Bona Dea, ricavata direttamente dalla roccia e localmente conosciuta come “Altarone”.[2]

Fra il Cinquecento e il Seicento sulle falde della collina si insediarono coloni umbri e toscani; inoltre nel 1615 il versante settentrionale del Monte, proprietà della famiglia Orsini, fu scelto per fondare un santuario eremitico dedicato al culto della Madre di Dio.[3]

Montevirginio, che prese il nome del duca Virginio Orsini, ebbe dunque una genesi solo in parte simile a quella di Canale. Lungo la strada principale fu innalzata la chiesa, si sviluppò la piazza e sorsero le case, disposte isolate o a schiera. Più tardi il nuovo centro abitato venne inserito in un progetto di riassetto urbanistico promosso dalla famiglia Altieri, divenuta proprietaria di queste terre nel 1671.

Una lunga strada bordata di olmi, detta l'Olmata, che attraversava il borgo, fu creata come asse di collegamento fisico e visivo tra il palazzo Altieri di Oriolo, la chiesa della Madonna delle Grazie e l'eremo di Montevirginio[4]. A questo asse doveva corrisponderne uno perpendicolare, a formare una croce, mai terminato.[5]

La via d’accesso originale all'eremo avveniva attraverso la portineria Nord-Est costruita nel 1672.[6]

L'eremo è circondato da un muro delimitante il Santo deserto e che segue il perimetro di Monte Calvario.[7] L'opera che comprendeva delle porte di accesso al Santo deserto non è stata mai completamente realizzata secondo il disegno originale.[8]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Montevirginio si trova a circa 3 km da Canale Monterano sulla strada che va a Oriolo Romano.

Al centro dell'abitato, sulla piazzetta omonima, si trova la chiesa ottocentesca di S. Egidio Abate.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Secondo Sturm l'identificazione Mons Saxanus è da riferirsi all'attuale centro abitato di Quadroni, frazione Manziana, dove è stato rinvenuto un altare sacrificale probabilmente legato al culto della Dea Bona. Sturm scrive: «La tradizione mariana avrebbe sostituito la religiosità etrusco-romana legata al Mons Saxanus, con la dedicazione nel luogo di una cappella cinquecentesca. Da qui sarebbe discesa la scelta del sito, un monte consacrato alla Vergine, operata da Virginio Orsini per la fondazione di uno spettacolare eremo di devozione mariana, prima servita e poi carmelitano, nei primi decenni del ’600, determinando la mutazione del toponimo in Monte Virginio, sotto la doppia valenza in memoria del principe fondatore ma anche in onore della Vergine, inteso come Mons Virginis. Il monte brullo e sassoso, tanto da portare il toponimo di saxanus, avrebbe così conosciuto una rigogliosa fioritura, trasformato in un grande parco coltivato a servizio dell’Eremo, che nell’accezione carmelitana veniva indicato come Santo Deserto. Così prendeva forma la presa di possesso del territorio sotto il paradosso semantico della trasformazione del deserto naturale nel Deserto santificato, configurato come giardino contemplativo, ricco di memorie paradisiache e gerosolimitane, fino all’aggiornamento ulteriore del toponimo in Monte Calvario, con l’edificazione nel 1675 di uno scenografico romitorio sulla vetta». Saverio Sturm, Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana, p. 105. Se si consulta la carta del Patrimonio di san Pietro-Delegazione di Civitavecchia aggiornata da padre Spinetti (frate carmelitano dell'Eremo) il 7 dicembre 1872 disponibile su Archivio di Stato di Roma-Cartiglio IX il nome del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto è Monte Calvario. Inoltre, nel suo pregevole saggio Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 25,52,60,63,111,146,162 riporta Monte Calvario come toponimo già in uso dal seicento per il monte del Romitorio mentre il toponimo Monte Sassano veniva usato per individuare Montevirginio da qui ha origine la confusione (che continua ai nostri giorni) fra i due toponimi e nomi usati impropriamente e indifferentemente per indicare entrambi i luoghi. Peraltro, attualmente la cartografia ufficiale italiana riporta Monte Calvario per il nome della vetta del monte su cui sorge l'Eremo e il Santo Deserto (vedi Portale cartografico nazionale-Toponimi IGM).
  2. ^ Per lo studio dell'epigrafe e del momunento funebre vedi Livio Gasperini, Il monumento rupestre di Numerio Pullio nel Foroclodiense, pp. 361-374 e Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, p.53. Per approfondire l'argomento sui monumenti funebri rupresti nella Tuscia vedi Steingräber, Prayon, Monumenti rupestri etrusco romani tra i Monti Cimini e la Valle del Tevere, p. 116.
  3. ^ Per approfondire l'argomento vedi Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 3-208.
  4. ^ L'eremo di Montevirginio, in Comune di Canale Monterano, Canale Monterano. URL consultato il 10 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2020).
  5. ^ Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, p.51.
  6. ^ La portineria Nord-Est viene detta anche nuova portineria per distinguerla rispetto alla vecchia portineria posta sul lato Sud-Est dell’area sacra dei Padri Serviti databile intorno al 1618-1623. L'area attualmente è inaccessibile a seguito di una discutibile operazione di privatizzazione avvenuta negli anni ’70. L’interruzione del tracciato originale riguarda la linea di continuità tra l’ingresso all’area Sacra e il Romitorio posto sulla cima del Monte Calvario, oggi ridotto ad un rudere coperta dalla vegetazione, che passava per il centro del chiostro e proseguiva in linea retta sulle pendici del Monte (Via della Contemplazione). Vedi Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo deserto, pp. 52-55.
  7. ^ Oltre ai resti del muro e di alcuni accessi ancora presenti in loco, è possibile stabilire l'area del Sacro deserto grazie alle mappe del cessato catasto rustico dello Stato Pontificio vedi cartiglio VII, IX in Padre Spinetti, Monte Virginio [collegamento interrotto], su Archivio si Sato di Roma, 1º dicembre 1872. URL consultato il 10 gennaio 2020..
  8. ^ Saverio Sturm, L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca: l'eremo di Montevirginio e la tipologia del Santo Deserto, pp. 121-122.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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