Marco Cavallo

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Marco Cavallo
AutoriOpera collettiva e da un'idea di Vittorio Basaglia
Data1973
Materialelegno e cartapesta
Altezza400 cm
UbicazioneItinerante, Ex manicomio, Trieste

«Una mattina era arrivato in visita, sul prato della direzione, un destriero blu di cartapesta, montato su ruote, lunghe zampe, alto quattro metri. "Marco" lo chiamavano; era il cavallo che un tempo trascinava il carretto con la biancheria da lavare, per tutti il simbolo della libertà conquistata.

"I diritti dei più fragili" di Paolo Cendon»

Marco Cavallo è una scultura di legno e cartapesta in forma di "installazione" e "macchina teatrale".

L'opera fu realizzata nel 1973 all'interno del manicomio di Trieste da un'idea di Giuseppe Dell'Acqua, Dino Basaglia, Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia. È considerata un'opera collettiva realizzata con il contributo dei laboratori artistici creati all'interno della struttura nosocomiale da Franco Basaglia, allora direttore dell'Ospedale Psichiatrico, e si avvalse del contributo ideale e immaginifico dei pazienti allora reclusi[1]. Alto circa 4 metri e di colore azzurro, come deciso dagli stessi pazienti, lo si volle di così grandi dimensioni, per poter idealmente contenere tutti i desideri e i sogni dei ricoverati, e portare all'esterno un simbolo visibile e rappresentativo dell'umanità allora "nascosta" e "misconosciuta" all'interno dei manicomi.

Divenne pertanto "icona" della lotta etica, sociale, medica e politica a favore della legge sulla chiusura dei manicomi, la cosiddetta Legge Basaglia del 1978 , nonché simbolo per gli stessi pazienti delle loro istanze di libertà, liberazione e riconoscimento della loro dignità di persone, fino ad allora negate. Da allora è esibito in tutto il mondo come installazione itinerante per sensibilizzare l'opinione pubblica e il mondo politico sui problemi della salute mentale. In Italia è stato esibito anche all' "EXPO 2015"[2]per puntare l'attenzione sulle condizioni degli Ospedali psichiatrici giudiziari.[3]

Storia e ideazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno del 1972, i ricoverati dell'ospedale psichiatrico di Trieste inviarono una lettera al Presidente della provincia di Trieste Michele Zanetti[4] con un appello per la sorte del cavallo "Marco", un cavallo reale che dal 1959 era adibito al traino del carretto della lavanderia, dei rifiuti e del trasporto di materiale vario nel manicomio. Il testo, scritto in prima persona come fosse redatto dal cavallo, ne chiedeva in luogo della prevista macellazione, il dignitoso "pensionamento" all'interno della struttura, per "meriti" lavorativi e per l'affetto che sia il personale che i pazienti nutrivano verso l'animale. In cambio si offriva il versamento di una somma pari al ricavato della vendita dell'animale per la macellazione, e il mantenimento a proprie spese per tutta la restante vita naturale. Il 30 ottobre dello stesso anno la Provincia di Trieste accolse la richiesta, stanziando l'acquisto di un motocarro in sostituzione del cavallo, che veniva appunto ceduto e affidato alle cure dei pazienti residenti nel manicomio[5].

Questa prima favorevole accoglienza delle autorità di una richiesta diretta da parte di ricoverati di un manicomio, allora privati dei diritti civili, venne vista come una apertura e un'occasione verso un possibile riconoscimento della loro dignità personale. Lo scrittore e drammaturgo Giuliano Scabia, l'artista Vittorio Basaglia, cugino dello psichiatra Franco, insieme ad altri operatori, a infermieri e pazienti, all'interno del Laboratorio P, installato nel gennaio del 1973 nell'Ospedale psichiatrico, uno spazio libero di creatività, idearono il cavallo, che fu realizzato sotto la direzione di Vittorio Basaglia. Era un cavallo di legno e cartapesta di dimensioni monumentali che rappresentava l'animale reale, e voleva diventare il simbolo della fine dell'isolamento dei malati mentali, un "cavallo di Troia" che potesse invece essere contenitore delle istanze di libertà e umanità dei malati mentali. [5] Scabia racconta così la nascita di Marco Cavallo nel libro dedicato all'esperienza, pubblicato da Einaudi nel 1976 e ristampato da edizioni alfabeta verlag nel 2011: "Terzo giorno - 12 gennaio, venerdì. [...] Dai malati emerge con più forza l'idea di fare il cavallo (sono più contenti all'idea di costruire il cavallo). Un cavallo con pancia che contenga cose. Dunque l'idea di fare una casa, che ci era sembrata nascere da un'esigenza profonda, è già saltata appena l'azione pratica ha avuto inizio".[6]

I pazienti non si occuparono direttamente della costruzione, ma vennero coinvolti nell'opera di realizzazione dei contenuti artistici e immaginifici da inserire nell'opera. I pazienti dunque decisero il colore azzurro, simbolo della gioia di vivere e decisero che la "pancia" del cavallo dovesse contenere i loro desideri, sogni e istanze.[7]

Un grosso problema sorse in occasione della prima esibizione nel febbraio 1973. Costruito all'interno della struttura, non si era tenuto conto delle dimensioni monumentali dell'opera e nessuna delle porte dell'ospedale era sufficientemente grande da permetterne l'uscita. La difficoltà causò la profonda frustrazione dei pazienti, dato l'evidente e immediato paragone con il loro stato di reclusione forzata, dovuta alle allora vigenti leggi ospedaliere in merito ai malati mentali. L'impasse venne risolta sfondando alcune porte e un architrave, permettendo così l'uscita dell'installazione e la rottura anche del muro reale e simbolico fra il "dentro" e il "fuori".[8][9]

Marco Cavallo XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2023 la storica compagnia teatrale dei Chille de la Balanza in collaborazione con l'artista Edoardo Malagigi realizzerà una nuova scultura di Marco Cavallo, Marco Cavallo del XXI secolo, per portare i cittadini a riflettere sui temi di sostenibilità e salute mentale. La nuova scultura monumentale, su progetto di Malagigi,[10] sarà ispirata al mai realizzato Monumento Equestre di Leonardo da Vinci per gli Sforza e interamente costituita da materiali riciclati, dalla struttura interna, realizzata con la stampa 3D dall'azienda toscana R3direct, al manto che sarà ricoperto dai rifiuti raccolti da volontari nel parco dell'ex-manicomio di San Salvi e da volontari saranno collocati sulla scultura.

Un laboratorio collettivo per riflettere e portare consapevolezza sui problemi del presente, per cui è stata aperta anche una raccolta fondi. [11]

La scultura sarà inaugurata e donata alla Città di Firenze il giorno 11 marzo 2024, ossia la data in cui un secolo prima nacque Franco Basaglia, ispiratore della legge che regolamentò il processo di chiusura dei manicomi. In particolare dopo la chiusura del plesso fiorentino e con l’uscita dell’ultimo paziente, la cittadella di San Salvi fu aperta alla città.[12][13][14][15][16]

«Il nostro obiettivo è fare comunità, lasciare un segno di forte impatto visivo per il futuro, rigenerando il territorio e avendo coscienza della salute e del benessere di chi fa e di chi guarda.»

Durante il Carnevale di Viareggio 2024, Carlo Lombardi ha presentato l'opera allegorica "Il profumo delle rose nelle spine", liberamente ispirato a Marco Cavallo. La costruzione vuole focalizzare l’attenzione sulla psicologia sociale e l’influenza che il contesto in cui si è inseriti apporta a pensieri e sentimenti. [17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ DSM Trieste:Trieste: Storia di un cambiamento, su triestesalutementale.it. URL consultato il 27 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2016).
  2. ^ Marco Cavallo approda all'Expo di Milano - Cronaca - Il Piccolo, su ilpiccolo.gelocal.it, 30 giugno 2015. URL consultato il 27 giugno 2016.
  3. ^ Il viaggio di "Marco Cavallo" per chiudere i manicomi giudiziari - Le Scienze, su lescienze.it. URL consultato il 27 giugno 2016.
  4. ^ C.L.U. BASAGLIA, Clu40 intervista michele zanetti, 23 maggio 2013. URL consultato il 21 novembre 2016.
  5. ^ a b Dialogo di Claudio Magris con Peppe Dell'Acqua, La battaglia del cavallo che liberò i malati di mente, su corriere.it. URL consultato il 27 giugno 2016.
  6. ^ Marco Cavallo, a cura di Giuliano Scabia, Einaudi 1976, p.16.
  7. ^ Giuseppe Dell'Acqua, Non ho l'arma che uccide il leone. Storie dal manicomio di Trieste.", Trieste, EL Edizioni, 1980, ISBN 978-88-7226-986-2.
  8. ^ Annalisa Angelini, Marco Cavallo - di Giuliano Scabia, 6 settembre 2011. URL consultato il 27 giugno 2016.
  9. ^ Giuliano Scabia, Marco Cavallo. Da un ospedale psichiatrico la vera storia che ha cambiato il modo di essere del teatro e della cura, Merano, Alphabeta Verlag, ISBN 978-88-7223-156-2.
  10. ^ Malagigi e il suo Marco Cavallo (PDF), in Cultura Commestibile, Maschietto Editore, 16/09/2023, p. 17.
  11. ^ Realizziamo insieme Marco Cavallo del XXI secolo scultura-simbolo della rigenerazione di San Salvi, su produzionidalbasso.com.
  12. ^ Marco Cavallo del XXI secolo: scultura-simbolo della rigenerazione dell’ex-manicomio, in La Nazione, 08/09/2023.
  13. ^ Marco Cavallo of the 21st century: sculpture-symbol of the regeneration of the former mental hospital, in News Italy24, 10/09/23.
  14. ^ "Storie Differenti", la nuova edizione del festival dei Chille de la balanza a San Salvi, in Portale Giovani Firenze Webzine, 01/09/23.
  15. ^ MARCO CAVALLO DEL XXI SECOLO, su conferenzasalutementale.it.
  16. ^ Donatella Lippi, San Salvi. La storia di un manicomio, 1996.
  17. ^ Carri allegorici dell'edizione 2024 del Carnevale di Viareggio, su viareggio.ilcarnevale.com.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]