Lutterio

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Lutterio

Lutterio (in latino Lucterius; Aquitania, ... – Roma, forse 46 a.C.) fu un condottiero e rix gallico dei Cadurci (popolo celtico della regione di Quercy, eponimo di Cahors), i quali nel I secolo a.C. rimasero gli ultimi Galli, col loro capo, a resistere all'avanzata delle legioni romane guidate da Giulio Cesare. Venne definito da Cesare uomo di impareggiabile audacia.[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista della Gallia.

Nel suo De bello Gallico, Cesare e il suo collaboratore e storiografo Irzio raccontano l'assedio dell'oppidum di Uxellodunum, piazzaforte appartenente ai Cadurci, che si erano ricongiunti ai reduci sconfitti dell'assedio di Alesia, la cui capitolazione, nel 51 a.C., aveva segnato di fatto la conclusione della conquista romana della Gallia.

La tribù dei Cadurci, che resisterà fino all'ultimo respiro, era assai vicina agli Arverni (regione dell'Alvernia), e il loro capo Lutterio fu un fedele ed irriducibile alleato di Vercingetorige nella sua lotta contro Giulio Cesare.

Un anno dopo la resa di Vercingetorige nell'assedio di Alesia, Lutterio e Drappete il senone (di Sens) si rifugiarono nell'oppidum di Uxellodunum per proseguirvi la lotta usando tecniche di guerriglia e profittando della difficile situazione politica che andava stagliandosi a Roma, ma invano: sconfitto, Lutterio cercherà rifugio presso il capo arverno Epasnatto, che però, alleatosi preventivamente con i Romani e col desiderio di ingraziarseli, lo consegnerà nelle mani di Cesare.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cesare, De bello Gallico, VII, 5, 1.
  2. ^ Cesare, De bello Gallico, VIII, 44, 3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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