Guardia costiera libica

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Libyan Coast Guard
Guardia costiera libica
Emblema della Guardia costiera libica
Descrizione generale
Attiva1970 - oggi
NazioneBandiera della Libia Libia
Servizio Marina militare libica
TipoGuardia costiera
RuoloRicerca e soccorso
Polizia marittima
Polizia giudiziaria
Polizia militare
Antiterrorismo
Polizia tecnico-amministrativa marittima
Polizia ambientale
Polizia di frontiera
Sicurezza della navigazione
Protezione Civile
Dimensione1.000 unità nel 2015
Comando generaleTripoli
ColoriBlu
Parte di
Comandanti
comandante generale del CorpoCommodoro (CP)
Abdallah Toumia
Simboli
Bandiera
Stemma forza armata
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La Guardia costiera libica (in inglese Libyan Coast Guard) fa parte della Al-Quwwāt al-Baḥriyya al-Lībiyya; a esso sono affidati compiti relativi agli usi civili del mare, svolti in dipendenza funzionale dal Ministero della Difesa.

Le funzioni sono: la salvaguardia della vita umana in mare, la sicurezza della navigazione e del trasporto via mare, delle attività che si svolgono nei porti e lungo i litorali.

Al 2015 il Corpo dispone di un organico di circa 1.000 unità, provenienti in massima parte tra le file delle milizie locali (spesso coinvolte nel traffico di esseri umani)[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Guardia costiera libica cosi come la Marina militare libica hanno avuto il loro massimo splendore, sempre inferiore rispetto alle altre componenti delle forze armate libiche, verso gli anni '80. La situazione peggiorò agli inizi degli anni duemila e il Ministero della Difesa libico iniziò a guardare alla Russia e all'Italia per fare acquisti[2]. Tant'è che nel 2002 l'Italia condusse l'esercitazione Gabbiano (in libico: Nauras) per addestrare i marinai libici. Furono usati mezzi in pessime condizioni rispetto alle nuovissime unità del COMFORPAT[2].

Nel 2006, a causa dell'embargo per la strage di Lockerbie[2], anche la Guardia costiera si trovò pressoché senza mezzi.

Durante la guerra civile libica le poche unità rimaste furono disarticolate o impossibilitate a operare dalle forze NATO.

Il 2 febbraio 2017, Paolo Gentiloni, allora primo ministro, e Fayez al-Sarraj firmarono il Memorandum Italia-Libia del 2017, un trattato bilaterale, definito per esteso "Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana", sottoscritto durante la crisi europea dei migranti e della seconda guerra civile in Libia. Nel trattato, il governo italiano si impegna in aiuti economici e supporto tecnico alla Guardia costiera libica per arginare il traffico di migranti attraverso il Mar Mediterraneo, mentre la Libia accetta di migliorare i centri di accoglienza per migranti[3]. Il Memorandum è valido per tre anni. Il 2 febbraio 2020, è stato prolungato automaticamente per altri tre anni[4].

Il 15 luglio 2021, la camera dei deputati italiana ha approvato la delibera che proroga le missioni all'estero tra cui vi sono operazione Mare Sicuro e la europea Irini oltre a rifinanziare il sostegno alla guardia costiera libica. Rispetto al 2020, anche le risorse previste per le missioni navali sono state aumentate[5].

Organizzazione e struttura[modifica | modifica wikitesto]

Ha dipendenza funzionale dal Ministero delle interno libico e dal Ministero della difesa. Al vertice vi è Comando generale per la sicurezza costiera che ha sede a Tripoli. La carica è ricoperta da un Commodoro che rappresenta il comandante generale del corpo[6].

Attualmente alle dipendenze del Ministero dell'Interno libico, troviamo:

  • GACS ovvero General Administration for Coastal Security
  • GASBCP ovvero General Administration for the Security of Border Crossing Point
  • DCIM ovvero General Directorate for Combating Illegal Immigration
  • NCC ovvero National Coordination Centre

Alle dipendenze del Ministero della Difesa libico, troviamo:

  • LCGPS ovvero Libyan Coast Guard and Port Security
  • LBG ovvero Land Border Guard
  • MRCC ovvero Maritime Rescue Coordination Centre
  • BMWG ovvero Border Management Working Group
  • Local Authorities[7]

Mezzi utilizzati[modifica | modifica wikitesto]

La Guardia costiera libica ha ricevuto quattro unità risalenti a un vecchio contratto del 2009, quando c'era ancora Muʿammar Gheddafi. Nell'autunno del 2018, altre due unità Classe Corrubia Iª Serie sono state cedute, presso il porto di Messina dove sono stati addestrati gli equipaggi[8], dalla Guardia di finanza e quattro Classe 500 (ne erano previste dieci) cedute dal guardia costiera italiana[9]. Il 2 novembre 2019, in occasione del 57º anniversario della costituzione della Marina militare libica si è svolta, presso la Tripoli Naval Base, la consegna di 10 motovedette Classe 500 appartenute alla guardia costiera italiana per incrementare le capacità di SAR[10]. Al 15 luglio 2021, risulta che sono state consegnate altre venti di nuova costruzione[5].

Sigla Nave Immagine Tipo Classe Dislocamento Anno di entrata in servizio Base Anno di prevista dismissione Note
Componente costiera
644 Zuwara Classe Bigliani
648 Ras Jadir Classe Bigliani
654 Sabratha Classe Bigliani
656 Ras Aghadir Classe Bigliani
classe 500 [11]
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classe 500 [11]
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658 Fezzan motovedetta Classe Corrubia Iª Serie ex G.90 Corrubia ceduta alla guardia costiera libica il 21/10/2018[12][11]
660 Obari motovedetta Classe Corrubia Iª Serie ex G.91 Giudice ceduta alla guardia costiera libica[11]. La motovedetta saprò al peschereccio Aliseo, ferendo lievemente il capitano[13]
P201 motovedetta 155 t. Costruito nel 2010 presso il Cantiere Navale Vittoria. Nel 2019, lo Stato italiano ha stanziato 1,17 milioni di euro per il refitting.[14]
P300 motovedetta
P301 motovedetta

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ “Il losco accordo dell’Italia sui migranti”, il Post, 27 settembre 2017. URL consultato il 30 maggio 2022.
  2. ^ a b c Copia archiviata (PDF), su cca.analisidifesa.it. URL consultato il 25 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2011). Analisi Difesa - Le forze armate libiche - accesso 14 marzo 2011
  3. ^ Annalisa Camilli, L’accordo tra Italia e Libia potrebbe favorire il traffico di migranti, su internazionale.it, Internazionale, 29 aprile 2017. URL consultato il 30 maggio 2022.
  4. ^ Migranti. Prorogato il controverso memorandum Italia-Libia, le associazioni protestano, su avvenire.it, Avvenire, 3 febbraio 2020. URL consultato il 30 maggio 2022.
  5. ^ a b Annalisa Camilli, Aumentano i fondi italiani per la guardia costiera libica, su internazionale.it, Internazionale, 15 luglio 2021. URL consultato il 30 maggio 2022.
  6. ^ Antonio Mazzeo, Le industrie del Ministero della Difesa per armare i militari libici contro i migranti. Paga la UE, su antimafiaduemila.com. URL consultato il 31 maggio 2022.
  7. ^ (EN) 1 Action fiche of the EU Trust Fund to be used for the decisions of the ... (PDF), su europa.eu. URL consultato il 31 maggio 2022.
  8. ^ (EN) SafaAlharathy, Libyan Coast Guard receives new vessel from Italy, su libyaobserver.ly, 26 novembre 2018. URL consultato il 2 giugno 2022.
  9. ^ Lorenzo Bagnoli, Qual è il ruolo dell’Italia nelle operazioni della guardia costiera libica?, su irpimedia.irpi.eu, 13 Novembre 2019. URL consultato il 31 maggio 2022.
  10. ^ Gianandrea Gaiani, Romaa consegna (in silenzio) altre 10 motovedette alla Guardia Costiera libica, su analisidifesa.it, 4 novembre 2019. URL consultato il 30 maggio 2022.
  11. ^ a b c d e f g h i j k l Cessione di unità navali alla Libia DL 84/2018 / AC 1004-A - Senato, su senato.it, 2 agosto 2018. URL consultato il 30 maggio 2022.
  12. ^ Libia: Guardia costiera prende in consegna motovedetta realizzata in Italia, su agenzianova.com, Tripoli, 21 ottobre 2018. URL consultato il 30 maggio 2022.
  13. ^ Andrea Maggiolo, Il paradosso della motovedetta Ubari 660: regalata dall'Italia alla Libia, spara ai nostri pescherecci, su today.it, 7 maggio 2021. URL consultato il 2 giugno 2022.
  14. ^ NICOLA CAPUZZO, Cnv rinnova il pattugliatore libico P201 (a spese dello Stato italiano), su shippingitaly.it, 31 dicembre 2021. URL consultato il 3 giugno 2022.
  15. ^ V.A.I. 200, su agenziaindustriedifesa.it. URL consultato il 30 maggio 2022 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2022).