Giuliano Bignasca

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Giuliano Bignasca (Lugano, 10 aprile 1945Canobbio, 7 marzo 2013) è stato un imprenditore e politico svizzero del Canton Ticino.

Biografia

Originario di Cavergno, domiciliato a Lugano, presidente del movimento della Lega dei Ticinesi, da lui stesso fondato nei primi anni novanta, con un richiamo esplicito alla Lega Lombarda-Lega Nord di Umberto Bossi. È stato consigliere nazionale dal 1995 al 1999 - Camera bassa del Parlamento elvetico - e, dal 2000 fino al 2013, è stato municipale per il Comune di Lugano.

Scalpellino di formazione e, in gioventù, calciatore (nell'FC Lugano) in serie A svizzera, dirige con il fratello Attilio un'impresa di costruzioni e siede nel Consiglio di amministrazione di alcune società. Nel 1989 e nel 1993 viene condannato per detenzione di sostanze stupefacenti. Paladino dell'antifrontalierato italiano, nel '93, stando al Corriere della Sera del 29.09.10, viene "condannato dalla Corte di Lugano per aver impiegato una dozzina di operai jugoslavi senza permesso di lavoro". Nel 1990 crea, insieme con Flavio Maspoli, il domenicale a distribuzione gratuita "Il Mattino della Domenica", nel quale scrive articoli argomentando con stile graffiante e privo di eufemismi, ed a volte esprimendosi sopra le righe, temi quali l'opposizione all'ingresso della Svizzera nell'Unione Europea, la richiesta di precedenza ai residenti in Ticino nell'assegnazione dei posti di lavoro, la necessità del mantenimento dell'autonomia dei Cantoni e altri. Al settimanale si affianca, a partire dall'ottobre 2007, il quotidiano su Internet MattinOnline.ch.

Ha fatto scalpore coi suoi modi con la prima pagina "Troppi neri in nazionale", riferendosi ai giocatori della Nazionale svizzera di calcio. Istituì, provocatoriamente, una taglia sui radar per il controllo della velocità dicendo di pagare 500 franchi per ogni scatola di radar e 1500 per l'intero apparecchio. Per questo motivo è stato condannato per "pubblica istigazione alla violenza e ingiuria" dal tribunale distrettuale di Bellinzona.[1] In televisione tende a esprimersi senza mezzi termini. Bignasca fa parlare di sé anche in Italia quando, nel 2005, invita il capo della Lega Nord Padania Umberto Bossi a tenere un comizio a Lugano, nell'ultima dimora del federalista lombardo Carlo Cattaneo.

Nello stesso anno sostiene la nascita del gruppo dei Giovani leghisti, formazione giovanile all'interno del movimento. Nell'ottobre 2006 il gruppo stipula un Patto di gemellaggio con il Movimento Giovani Padani della Provincia di Lecco, movimento giovanile della Lega Nord, guidato dal mandellese Giovanni Pasquini, vicecoordinatore del MGP locale. Alla firma dell'accordo sono presenti il granconsigliere ticinese Norman Gobbi ed il coordinatore federale MGP l'onorevole Paolo Grimoldi. Fra le iniziative comuni sorte a seguito dell'accordo internazionale, una petizione da presentare al consiglio di Stato di Bellinzona affinché nelle province lombarde vicine al confine svizzero si possa tornare a ricevere la Televisione svizzera di lingua italiana (TSI) come già avveniva sino a metà degli Anni '90, senza l'uso del decoder.

Il 1º aprile 2007, grazie al sostegno della candidatura del consigliere di Stato Marco Borradori, la Lega si impone alle elezioni come secondo partito del cantone con il 19.68% dei consensi, ad una distanza di quasi il 2% circa rispetto al primo partito, il Liberali-Radicali. Viene anche eletto come membro del Gran Consiglio il figlio di Giuliano Bignasca, Boris Bignasca. Il 21 ottobre dello stesso anno, in occasione delle consultazione federali, strappa un buon risultato per la Lega ottenendo il 12.6 % dei consensi cantonali e la riconferma del seggio a Berna per il fratello Attilio Bignasca.

Alle elezioni cantonali del 2011, la Lega dei Ticinesi di Bignasca incrementa ancora i propri consensi. Con il 19,62% dei voti si conferma il secondo partito nel legislativo (dietro al Partito Liberale, con il 21,29% delle preferenze)[2], ma - grazie alla alleanza elettorale con l'UDC - diviene il partito di maggioranza relativa nell'esecutivo cantonale (il Consiglio di Stato) con il 25,94% dei voti, superando, per la prima volta, il Partito Liberale (che ottiene il 21,99% dei consensi).[3]

È scomparso improvvisamente nel 2013 all'età di 67 anni[4].

Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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