Giorgio Pallavicino Trivulzio

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Giorgio Pallavicino Trivulzio

Senatore del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia
Durata mandato11 aprile 1860 –
4 agosto 1878
Legislaturadalla VII (nomina 29 febbraio 1860) alla XII
Tipo nominaCategoria: 3
Incarichi parlamentari
  • Vicepresidente (3 febbraio 1861 - 21 maggio 1863)
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
Durata mandato20 marzo 1849 –
30 marzo 1849
LegislaturaII
CollegioGenova III

Durata mandato3 luglio 1853 –
21 gennaio 1860
LegislaturaIV, V, VI
CollegioTorino II
Sito istituzionale

Dati generali
ProfessionePossidente

Giorgio Guido Pallavicino Trivulzio (Milano, 24 aprile 1796Casteggio, 4 agosto 1878) è stato un patriota e politico italiano.

Stemma base della famiglia Trivulzio

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato in una famiglia aristocratica (egli fu Marchese, Signore di San Fiorano, Consignore della Calciana Inferiore, Patrizio Milanese, Patrizio Veneto) da Giorgio Pio e da Anna Besozzi, dopo aver viaggiato a lungo per l'Europa si iscrisse alla Carboneria.

Allo scoppio dei moti del 1820-1821 partecipò attivamente all'insurrezione; in particolare, si era recato in Piemonte con Gaetano Castiglia per invitare Carlo Alberto a entrare in Lombardia. Arrestato il 4 dicembre 1821, interrogato dal magistrato inquirente Salvotti, il 22 febbraio 1823 fece ammissioni compromettenti per altri patrioti fra i quali Federico Confalonieri. Nel successivo processo Pallavicino fu condannato a morte; la pena fu poi commutata a venti anni di carcere duro che scontò nella prigione asburgica dello Spielberg (presso Brno) fino al 1832, e poi in quelle di Gradisca e di Lubiana. Amnistiato nel 1835, dopo un periodo di confino a Praga, nel 1840 tornò in Lombardia.

Riprese a svolgere attività politica dopo le Cinque giornate del 1848. Rifugiatosi dapprima in Svizzera e poi a Parigi, dove incontrò Daniele Manin, soggiornò a lungo anche a Torino. A Torino fu eletto nel parlamento sabaudo dalla seconda alla sesta legislatura (1849-1860). In Piemonte fu uno dei fondatori della Società nazionale italiana, nella presidenza della quale succedette a Manin nel dicembre 1857, e in tale veste si adoperò per l'organizzazione della spedizione dei Mille. Fu nominato senatore nell'aprile 1860.

Il Cavour, che non si fidava di Agostino Bertani, segretario generale del dittatore Garibaldi, favorì la nomina del Pallavicino come prodittatore a Napoli da parte di Garibaldi subito dopo l'ingresso nella città (settembre 1860). Pallavicino si batté, contro il volere dello stesso Garibaldi, per l'annessione immediata delle province napoletane al Regno di Sardegna e dopo il plebiscito del 21 ottobre, venne decorato con il collare dell'Annunziata.

Successivamente venne nominato prefetto di Palermo, carica che ricoprì dal 16 aprile al 25 luglio 1862. Il 15 luglio 1862 Giuseppe Garibaldi tenne in quella città un infuocato discorso in cui invocava la liberazione di Roma; Pallavicino, grande amico del generale, non intervenne. Dopo la giornata dell'Aspromonte (29 agosto 1862), il primo ministro Urbano Rattazzi lo destituì. Restò ancora Vicepresidente del Senato (3 febbraio 1861-21 maggio 1863).

Dal dicembre 1864 Pallavicino si ritirò a vita privata, non partecipando più ai lavori del Senato del Regno. Gli ultimi anni di vita li trascorse nell'amato paese di San Fiorano dove il Marchese fece ristrutturare un vetusto castello di famiglia.

Morto a Genestrello (frazione di Casteggio) il 4 agosto 1878 la salma venne tumulata nella cripta della chiesa parrocchiale di San Fiorano.

Dopo la morte[modifica | modifica wikitesto]

Illustre concittadino, nonché primo Sindaco, in vista del venticinquesimo anniversario dalla morte, sorse nel paese di San Fiorano un Comitato per onorarne la memoria con un monumento.

Alla sottoscrizione pubblica promossa vi aderì anche S.M. Re Vittorio Emanuele III, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Zanardelli ed il Ministro dell'Interno Giovanni Giolitti.

L’opera venne realizzata dallo scultore codognese Annibale Monti (1875-1941).

La cerimonia inaugurale del Monumento, con grande concorso di folla, si tenne il 9 agosto 1903.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giangiorgio Pallavicino Trivulzio Giangiorgio Pallavicino Trivulzio  
 
Angela Lampugnani  
Pio Giorgio Pallavicino Trivulzio  
Laura Lampugnani Luigi Lampugnani  
 
 
Giorgio Gaetano Pallavicino Trivulzio  
Carlo Borromeo Arese, V marchese di Angera Renato II Borromeo, IV marchese di Angera  
 
Giulia Arese  
Margherita Borromeo Arese  
Camilla Barberini Maffeo Barberini, II principe di Palestrina  
 
Olimpia Giustiniani  
Giorgio Pallavicino Trivulzio  
Antonio Maria Dati Paolo Dati  
 
Artemisia Maggi  
Antonio Dati della Somaglia, conte della Somaglia  
Giulia Ugolani  
 
 
Anna Maria Dati della Somaglia  
Carlo Francesco Visconti Ermes Visconti, II marchese di San Vito  
 
Margherita Archinto  
Camilla Visconti  
Chiara Douglas Scotti Odoardo Douglas Scotti  
 
 
 

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Maioli (a cura di), Il fondatore della Società Nazionale: lettere autografe di G. Pallavicino a F. Foresti, 1856-1858. Roma: Società Nazionale per la storia del Risorgimento Italiano, 1907
  • Anna Koppmann (a cura di), Memorie di Giorgio Pallavicino, pubblicate per cura della moglie. Torino: E. Loescher, 3 voll. 1882-1895
  • Atto Vannucci, I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848, Firenze, Felice le Monnier, 1860, pp. 255–266 I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848 - Google Libri

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Controllo di autoritàVIAF (EN29911106 · ISNI (EN0000 0000 6141 4136 · SBN RAVV063540 · BAV 495/211912 · CERL cnp01986406 · GND (DE1055297146 · WorldCat Identities (ENviaf-29911106