Esther (film 1986)
Esther | |
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Titolo originale | Esther |
Lingua originale | ebraico |
Paese di produzione | Austria, Israele, Regno Unito |
Anno | 1986 |
Durata | 97 min |
Rapporto | 1,78:1 |
Genere | epico, storico |
Regia | Amos Gitai |
Sceneggiatura | Amos Gitai, Stephan Levine |
Produttore | Amos Gitai, Ruben Kornfeld |
Fotografia | Henri Alekan |
Montaggio | Sheherazade Saadi |
Effetti speciali | Bahir Abu Rabia |
Musiche | Claude Bertrand |
Scenografia | Richard Ingersoll |
Costumi | Thierry Fortin |
Interpreti e personaggi | |
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Esther è un film del 1986 diretto da Amos Gitai.
Attraverso questo mito di sopravvivenza e resistenza raccontato come un tableau vivant, il regista intende denunciare la politica bellicista israeliana. Esther rappresenta il primo film della trilogia sull'esilo, seguito da Berlin-Yerushalaim e Golem - Lo spirito dell'esilio.[1]
Trama
[modifica | modifica wikitesto]È narrata la storia di Esther dell'Antico Testamento.
Quando il re Assuero di Persia cacciò dalla sua corte la regina Vashti per avere rifiutato di presentarsi al suo cospetto, si scatenò una ricerca forsennata di giovani vergini in tutto il regno, che si estendeva dall'India all'Etiopia. Esther, una'orfana allevata dallo zio giudeo Mardocheo, entrò nell'harem del re, il quale la scelse come sua regina senza sapere che fosse ebrea.
A corte, Esther sventò un attentato contro il re grazie alle informazioni dello zio. Per il servizio reso, Esther e Mardocheo diventarono gli unici personaggi della corte liberi di non prostrarsi davanti a nessuno. Ma quando Mardocheo si rifiutò di inchinarsi al Ministro Amàn, quest'ultimo ordinò la morte di tutti i giudei del regno sotto il sigillo del re. Il piano fu scoperto da Esther e da Mardocheo, i quali elaborarono un piano per salvare il proprio popolo. Mardocheo agì in anticipo contro Amàn ordinando lo sterminio vendicativo di tutti coloro che volevano la morte dei Giudei.[1]
Produzione
[modifica | modifica wikitesto]Il film fu girato a Wadi Salib, antico quartiere arabo della città di Haifa che i palestinesi abbandonarono dopo l'esodo del 1948. Il set fu lasciato come appare. Il palazzo del Re è un edificio diroccato e i costumi sono abbozzati. Nella scena della condanna a morte di Amàn, sono presenti dei ragazzi in abiti moderni. Talvolta in sottofondo si sentono i rumori della città moderna, e del muezzin che richiama alla preghiera. Il messaggio del film è da ricercarsi anche dietro queste scelte tecniche. La storia biblica viene quindi attualizzata e trasposta al caso palestinese.[2]
Esther è il primo lungometraggio narrativo di Amos Gitai. Prima di questo film, era stato autore di documentari, alcuni dei quali furono censurati dalle reti televisive israeliane in quanto ritentuti di propaganda filopalestinese. Esther fu prodotto nel periodo in cui il regista si era trasferito a Parigi.[3]
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- 1986: Festival di Cannes - Candidatura al miglior film, Settimana internazionale della critica
- 1987: Torino Film Festival - Miglior lungometraggio (ex aequo con Noir et blanc)
- 1989: International Film Festival Rotterdam - Candidatura al miglior film
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Esther, il film del 1986 diretto da Amos Gitai, su cinefilos.it, Cinefilos, 18 gennaio 2010. URL consultato il 14 aprile 2018.
- ^ Erasmo De Meo, Esther (1985), su mediacritica.it, 19 novembre 2016. URL consultato il 14 aprile 2018.
- ^ The films of Amos Gitai: Biography, su amosgitai.com. URL consultato il 14 aprile 2018.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Terri Ginsberg e Chris Lippard, Historical Dictionary of Middle Eastern Cinema, Scarecrow Press, 2010. ebook Archiviato il 14 aprile 2018 in Internet Archive.
- Serge Toubiana, Il cinema di Amos Gitai: frontiere e territori, Mondadori Bruno, 2006, p. 255, ISBN 8-8424-9699-5.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Esther, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Esther, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Esther, su Box Office Mojo, IMDb.com.