Discussione:Comunità montana di Valle Camonica

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Da controllare[modifica wikitesto]

Riporto qui tutti gli inserimenti di utente problematico (Progetto:Rimozione contributi sospetti/Lord Hidelan) che rischiano di essere affetti dai tutti i problemi che hanno determinato il riconoscimento della problematicità stessa dell'utente (falsità, ricerche originali, gioco con le fonti, fonti inadeguate, affermazioni non e/o falsamente referenziate, nNPOV, spam), da verificare con estrema cura per poter essere reinserite.

In rete [1] di questa "Comunità" non sembra esserci traccia (nemmeno con grafie alternative). Non ne ho trovate nemmeno della presunta "Università di Valle Camonica" che tale "Comunità" avrebbe amministrato. Gli stessi collegamenti esterni inseriti da LH sono appena due, e non aiutano granché: uno [2] mi pare di discreta affidabilità (la rivista online Itinera), ma cita appena una volta questa "Comunità", di sfuggita e parlando di tutt'altro; l'altro [3] si dilunga di più, ma è di affidabilità nulla (questa l'homepage... Per contro, qualche garanzia la dà l'esistenza (verificata) del volume di Irma Valetti Bonini Le Comunità di valle in epoca signorile. L'evoluzione delle Comunità di Valcamonica durante la dominazione viscontea (sec. XIV-XV), che tuttavia occorrerebbe poter consultare (senza questo ci sarebbero addiruttura i margini per la cancellazione della voce).

Le frasi barrate contengono informazioni che è stato possibile reinserire (in nuova forma) nella voce in seguito a verifica con fonti immediatamente verificabili.

--CastaÑa 17:53, 18 apr 2009 (CEST)[rispondi]

[[:Immagine:Breno capitanio.jpg|thumb|300px|right|Casa del Capitanio di Valle a Breno]]

Stemma[modifica wikitesto]

[[:Immagine:Vessillo valcamonica.gif|thumb|200px|right|Stemma della comunità di Valle Camonica]] Secondo gli studi le origini della bandiera risalgono già all'alto Medioevo, sebbene la prima attestazione dello stemma risalga però al 1402, quando venne citata dal cronista milanese Arisio tra l'elenco dei numerosi stemmi del corteo funebre del duca di Milano Giangaleazzo Visconti.[1]

Descrizione araldica:

D'azzurro, al cervo d'argento, accasciato sopra un ristretto erboso sovrastato da un'aquila al naturale con le ali spiegate e afferrante con gli artigli il cervo

Lo stemma della Comunità di Valle Camonica, dice Gregorio Brunelli, è formato da un'aquila con le ali elevate sopra il dorso di una cerva giacente in campo verdeggiante e fiorito.

Giulio Cesare Costantinopolitano, nel suo Araldo veneto, prova che l'aquila collocata negli armeggi rappresenta la nobiltà di natali, dignità grandezza d'animo, dominio, valore; come altresì il cervo indica moderazione e carità verso il prossimo.

Nota: in parte senza fonti, in parte con fonti autoreferenziali (la pagina di Wikinews è dello stesso LH). Wikinews, comunque, cita a sua volta come fonte il sito www.elteler.it, inadeguato.

Signoria Viscontea[modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Podestà.

In epoca medievale non si hanno notizie precise sull'aministrazione del territorio, ma si hanno documenti attestanti la presenza dei Pievanati storici di Valle (Pieve di Edolo-Mù, Pieve di Cemmo, Pieve di Cividate, Pieve di Rogno, Pieve di Pisogne) che avevano anche un controllo temporale, e della presenza delle Vicinie.

A seguito della grande rivolta camuna del 1287 contro l'ingerenza del comune di Brescia, i Federici, i Celeri, e i loro alleati (tra cui i comuni di Breno e Prestine) dovranno essere reintegrati nei loro diritti civili e politici, sarebbero stati risarciti dei danni con 2.300 lire imperiali (in buone monete di Brescia), sarebbero state riconsegnate le loro rocche, oltre al fatto, per la sola nobiltà, di poter partecipare ai consigli dei Comune di Brescia; a Brescia rimaneva la gabella sul sale e sul ferro e la proprietà del castello di Montecchio (entro sei anni) nel quale sarà eletto da Brescia un Podestà gradito al Capitano del Popolo di Milano. Iniziò così l'ingerenza dei Visconti nella politica di Val Camonica.[1]

Il podestà doveva mantenere in Val Camonica gli statuti e le consuetudini del Comune di Brescia (approvati a loro volta dal Capitano Matteo Visconti), doveva essere stipendiato dalla Comunità di Valle, e risiedere nel Castello di Montecchio. I suoi poteri si estendevano nella media ed alta valle, mentre dalla bassa Val Camonica Brescia manteneva un'influenza più marcata.[2]

Matteo Visconti notificherà in tal modo l'arrivo del primo podestà ai camuni il 13 marzo 1292:[3]

(LA)

«Bernardo Dominus Ugolinus de Rubesi, Potestas Brixie, Rixardus de Ardentiis capitaneus populi Brixie et Antiani partis et populi Brixie. Universis et singulis Vallis Camonice habitantibus in Valle Camonica et qui venerint ad habitandum in Valle Camonica salutem et dilectionis affectum.
Notificamus vobis per presentes litteras quod Dominus Comes Ottolinus de Curtenova ert potestas Vallis Camonice de voluntate nostra et Domini Maffei Vicecomitis Capitanei Populi Mediolani»

(IT)

«Il Signore Bernardo Ugolino de Rubesi, podestà di Brescia, [e] Riccardo Artenti Capitano del Popolo di Brescia , membro [del consiglio] degli Anziani e del Popolo di Brescia, augurano salute e ogni bene all'Università ed ai Singoli [uomini] di Valle Camonica, a coloro che vi risiedono, e che verranno ad abitare in Valle Camonica.
Vi notifichiamo tramite la presente che Signor Conte Ottolino di Cortenova sarà podestà della Valle Camonica per volontà nostra e del Signore Maffeo Visconti, Capitano del Popolo di Milano»

La prima volta che sono nominati degli Statuti di Valle Camonica è nel 1324-1325 (omnibus statutis et modis rationum comunitatis Vallis Camonice. Il tribunale veniva officiato a Breno, che inizia a sostituire Montecchio come luogo di controllo della Vallata (sub porticu dicti comunis, ubi iura redduntur comunitatis Vallis Camonice). Tra le magitrature sono nominati il vicario, i giudici, i notai, gli extimatores ed i ministeriales.[4]

Il 9 aprile 1411 Giovanni Federici di , a causa dell'eccidio di Lozio, viene ricompensato da Giovanni Maria Visconti di Milano della Contea di Edolo e Dalegno. Essa fu un'entità separata dalla Comunità di Valle Camonica: aveva un suo vicario e vi si amministrava giustizia. La media e bassa valle è divisa tra filo e anti malatestiani:[5]

(LA)

«exhimerit, liberaverit et separaverit ab omni iurisdictione dicte civitatis Brixie et comunis ipsius civitatis Brixie et Vallis Camonice»

(IT)

«esimerà, libererà e saparerà da ogni giurisdizione della detta città di Brescia e dal comune della stessa città di Brescia e dalla [Comunità di] Valle Camonica»

  1. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 54.
  2. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 64.
  3. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 63.
  4. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, pp. 97 - 108 - 110.
  5. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, pp. 152 - 155 - 170.
  6. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, pp. 152 - 155 - 170.
Nota: qui la fonte potrebbe essere buona, ma va verificata (stante la comprovata tendenza al gioco con le fonti di LH). C'è tuttavia anche un problema di POV: che c'entra tutto questo con la "Comunità di Val Camonica"? Evidente, al contrario, l'intento di rimarcare una volta di più la continuità della storia "camuna" (ho cancellato direttamente un paragrafo dedicato alla "Res Publica Camunnorum" di età romana [4]...)

Repubblica di Venezia[modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Reggimento (Repubblica di Venezia).

Il 30 dicembre 1427 giunge a Venezia il messaggio:

(LA)

«Etiam Vallis Camonica est in manibus nostris que omnia fecerunt nobis veram obedientiam ac prestiterunt iuramentum fidelitatis et vere subiectionis»

(IT)

«Anche la Valle Camonica è [ora] nelle nostre mani e tutti ci hanno dichiarato reale obbedienza e fatto un giuramento di fedeltà e di sottomissione concretamente.»

La Serenissima nel XV secolo decide di codificare il carta scritta gli Statuti di Valle Camonica (ratificati nel 1433), e di appoggiarsi alle Vicinie (codificando anche le loro usanze).[2]

Il centro amministrativo era a Breno: nel castello risiedeva la guarnigione, presso la chiesa di Sant'Antonio dimorava il Capitanio di Valle e, dove oggi sorge la farmacia in stile littorio, fino al 1931 vi era il Tribunale della Serenissima[3]

  1. ^ (LA) Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 170.
  2. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 174.
  3. ^ Wikinews - Breno: Italia Nostra critica il nuovo teatro delle suore messicane
Nota: per la Valetti Bonini, come sopra; per un testo Wikinews di LH, come sopra sopra (in questo caso, la fonte indicata in Wikinews è un sito non attivo). Inoltre, secondo la fonte verificabile ora presente nella voce, anche il capitano (e non la guarnigione) ha risieduto nel castello fino a metà Cinquecento

Amministrazione[modifica wikitesto]

Amministrazione della Comunità di Valle Camonica nel periodo veneto, dal 1427 al 1797.

Cariche[modifica wikitesto]

  • Capitano di Valle e Vicario

La Valle Camonica era posta sotto il controllo del Capitanio di Valle Camonica, titolo che aveva la durata di un anno, e risiedeva a Breno. Dal 1428 al 1440 esso era un provveditore inviato direttamente da Venezia, in quanto i privilegi accordati alla Val Camonica le premettevano di non sottostare a governanti di paesi vicini. A partire dal 1440 Venezia accorda a Brescia la nomina e l'invio di un Capitano scelto tra la nobiltà locale. Poteva essere sostituito da un Luogotenente.

Il capitano aveva il compito di vigilare sui pesi, le misure, il calmiere dei prezzi. Gregorio Brunelli li descrive come il duumvirato della Val Camonica.[1]

Esso era affiancato dal Vicario, che manteneva i contatti col centro amministrativo di Brescia occupandosi dei reati penali, fino alle pene capitali per cui doveva delegare le decisioni ai Rettori veneti che resiedevano a Brescia. Entrambe le cariche duravano un solo anno e dovevano prestare giuramento nelle mani del Sindaco di Valle di rispettare gli Statuti di Valle Camonica. [2]

  1. ^ Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, a cura di Oliviero Franzoni, Breno, Tipografia Camuna, 1998 [1698], p. 50.
  2. ^ Olivero Franzoni, Famiglie e personaggi di Valle Camonica, Breno, Tipografia Camuna, 2002, p. 8.
Nota: in rete di questo "capitanio" si trova pochissimo: praticamente solo questo sito, di affidabilità incerta. Dice, è vero, "A Breno risiedevano tutti gi uffici distrettuali e aveva sede il "Capitanio di Valle Camonica" che era la massima carica poilitico-amministrativa valligiana che dipendeva direttamente da Brescia e da Venezia", però non fa cenno alcuno alla "Comunità di Val Camonica"... Che pensare?
Qualcosina sul capitano ho trovato, abbastanza almeno per citarlo. Qui c'è altro, ma con il consueto problema di attendibilità (siamo sempre dalla parte dei para-storici/cultori di storia locale). L'unica fonte davvero affidabile mi pare rimanere la (non verificata) Valetti Bonini
  • Sindaco

Il Sindaco era scelto annualmente tra le persone più in vista della Valle Camonica. Doveva aver buona fama e condizione, esser stato almeno due anni deputato in un consiglio, e aver minimo trenta anni. A lui spettava la convocazione dei Consigli e stendere gli ordini del giorno. Deve mantenere gli atti delle deliberazioni nel "libro delle provvisioni". Decide la pubblicità delle deliberazioni dei Consigli. Controlla l'efficienza dell'amministrazione pubblica e della giustizia.[1]

Era affiancato dal vicesindaco, il quale era rappresentato dall'ex sindaco di valle.[2]

Padre Gregorio Brunelli elenca i Sindaci dal 1458 al 1697, e questi sono i cognomi della famiglie notabili che compaiono più di frequente: Federici (54), Ronchi (26), Bassanesi (14), Alberzoni (11), Griffi (9), Rizzieri (9), Conti (8), Ceruti (5) Parisio (5) Leoni (4) e Camozzi (4).[3]

  1. ^ Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, a cura di Oliviero Franzoni, Breno, Tipografia Camuna, 1998 [1698], p. 50.
  2. ^ Olivero Franzoni, Famiglie e personaggi di Valle Camonica, Breno, Tipografia Camuna, 2002, p. 8.
  3. ^ Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, a cura di Oliviero Franzoni, Breno, Tipografia Camuna, 1998 [1698], p. 53.
Nota: sul sindaco qualcosa ho trovato in un documento della Comunità montana che cita lo stesso Brunelli. Ma - elemento molto significativo - rimandando a pagine diverse da quelle citate da LH

*Altre cariche Vi era anche l'Avvocato di Valle, il Sindaco, il Canceliere, lo Jusdicente, il Presidente dello Spedale ed il Tesoriere.[1]

  1. ^ Gian Maria Bonomelli, Storia di Gorzone e del suo castello, Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972, p. 29.

Consigli[modifica wikitesto]

Il Consiglio Generale era formato 96 membri provenienti 2 per ogni 53 comunità della Valle (le più piccole uno solo) e 2 dalla Famiglia Federici. Aveva l'autorità suprema sulle decisioni economiche e eleggeva gli ufficiali pubblici. [1]

Si radunava quattro volte l'anno: il venerdì di mezza quaresima, il venerdì successivo al cambio di reggimento in maggio, il 28 dicembre per l'elezione dei Sindaco e il 29 dicembre per l'elezione dei membri del Consiglio dei Ragionati.[2]

A questo consiglio se ne affiancavano alcuni speciali:

  • Il Consiglio o Congregazione dei Deputati: era formato da 7 membri nominati dal Consiglio Generale, il Capitano di Valle, il Vicario, il Sindaco, il Sindaco precedente e dall'Avvocato della Valle. Era un comitato esecutivo per le decisioni urgenti.[2]
  • Consiglio dei Ragionati o Elezionari: era formato da 11 membri più il Capitano di Valle. Gli 11 membri provenivano 2 dai 4 pievanati di Edolo, Cemmo, Cividate Camuno e Rogno uno da Borno, uno da Dalegno e uno era membro della famiglia Federici. Questo conisglio si raduna ogni quattro mesi e controlla i conti dell'amministrazione pubblica della valle.[2]
  • Consiglio Segreto. Formato da 19 membri che deliberava in caso di necessità straordinarie.
  1. ^ Olivero Franzoni, Famiglie e personaggi di Valle Camonica, Breno, Tipografia Camuna, 2002, p. 8.
  2. ^ a b c Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, a cura di Oliviero Franzoni, Breno, Tipografia Camuna, 1998 [1698], p. 50.

Le Terre[modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Vicinia.

«...ogni comunità con la creazione dei consoli, altri ministri e officiali subordinati, che coadiuvano alla pronta osservanza delle leggi municipali in ciascuna Terra. Camminando ogni comunità e ogni Terra con tale disposizione, paiono tutte piccole repubbliche e l'università della Valle un composto di tante Repubbliche, quante sono le comunità...»

  1. ^ Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, a cura di Oliviero Franzoni, Breno, Tipografia Camuna, 1998 [1698], p. 57.

Statuti di Valle Camonica[modifica wikitesto]

Approfittando delle continue tensioni tra Milano e Venezia, i camuni riuscirono a strappare alla Serenissima, guidata dal Doge Francesco Foscari gli Statuti di Valle Camonica il 16 maggio 1428 (Communitatis Vallis Camonicae Statuta), essendo la Valle Camonica divenuta parte integrante della Terraferma Veneziana.

Nel 1433 Giacomo Armanno presenta al Consiglio di Valle gli Statuti di Valle Camonica. Essi vennero riveduti da una commissione di giuristi nel 1624.[1] [2].

Testo in latino degli Statuta Vallis Camonicae visionabile su wikisouce

«Per la pretesa separazione di Val Camonica dalle Città di Brescia e Bergamo e loro distretti parla il privilegio concesso dal Serenissimo Dominio Veneto, al capitolo 18, in tal guisa: "la Comunità di Valle Camonica, gli uomini e le persone della comunità, si ritengono e considerino in perpetuo separati dalle città di Brescia e Bergamo e dai rispettivi distretti negli affari civili, e non siano sottoposti in alcun modo, nè obbligati alla giurisdizione, nè ai funzionari delle città e loro distretti, fino a quando permanga questa regola" [...] "è stabilito che a tenore degli statuti e per la richiamata trasmissione e spedizione, nulla sia o si intenda fatto contri il privilegio della separazione della giurisdizione della Valle, concesso in prima acquisizione dal Serenissimo Primcipe, o contro i diritti concernenti la separazione."»

  1. ^ Storia della Valle Camonica - Venezia, su intercam.it. URL consultato il 23 novembre 2008.
  2. ^ Lino Ertani, La Valle Camonica attraverso la storia, Tipolitografia Valgrigna, Esine, 1996, pg. 150
  3. ^ Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, a cura di Oliviero Franzoni, Breno, Tipografia Camuna, 1998 [1698], p. 56-57.
Nota: per quel che concerne il doge Foscari, la fonte verificabile ora inserita nella voce indica sì il 1428, ma non il 16 maggio, bensì il 1 luglio

Al termine della revisione, una volta sfrondato non tanto il non verificato, ma soprattutto il non pertinente (anche attraverso alcuni scorpori, già eseguiti), quello che resta non è che quanto potrebbe essere un paragrafo "Amministrazione" della voce Storia della Val Camonica (Età moderna).--CastaÑa 01:32, 23 apr 2009 (CEST)[rispondi]

Unite--CastaÑa 01:01, 7 mag 2009 (CEST)[rispondi]

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