Complessi parrocchiali della Bretagna

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Bretagna: il complesso parrocchiale di Pleyben
Bretagna: il complesso parrocchiale di Guimiliau
Bretagna: il complesso parrocchiale di Lampaul-Guimiliau

I cosiddetti enclos paroissiaux (sing. enclos paroissial, lett. “recinto parrocchiale”) rappresentano una peculiarità dell'architettura e dell'arte cristiana della Bretagna (Francia nord-occidentale), soprattutto del Finistère (Bretagna nord-occidentale) - ma non solo -, e, in particolare, della valle del fiume Élorn (in bretone: Elorn), nel tratto tra Brest e Morlaix (Finistère meridionale). Si tratta di complessi parrocchiali recintati, frutto dell'opera di vari artisti (famosi e non), realizzati in granito (specie in kersantite o pierre de kersanton, lo scuro granito bretone) tra il XVI e il XVIII secolo attorno ad un cimitero e costituiti solitamente, oltre che dal recinto e dallo stesso cimitero, da un arco di trionfale (fr. porte triumphale), da una chiesa, da una cappella funeraria, da un ossario (fr. ossuaire; bretone kamel) e da un calvario (fr. calvaire; bretone kalvar).[1][2][3][4][5][6][7][8].
Prendono il nome dall’enclos, ovvero dal recinto in pietra che circonda il complesso e che serviva per separare lo spazio sacro dall'esterno, vale a dire lo spazio profano o non sacro.[4][7]

Complessi religiosi di questo tipo sono molto numerosi in Bretagna: ne esistono una settantina soltanto nella Bassa Bretagna.[1]
Tra i complessi parrocchiali bretoni più famosi, figurano quelli di Guimiliau, di Lampaul-Guimiliau e di Saint Thégonnec nel Finistère settentrionale, di Pleyben nel Finistère meridionale e di Guéhenno nel Morbihan. Alcuni sono andati in gran parte perduti, come il complesso parrocchiale di Plougastel-Daoulas, di cui rimane solo il monumentale calvario.[9]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Nei complessi parrocchiali bretoni sono presenti elementi riconducibili forse alla religione celtica, in particolare alle concezioni sulla morte (in lingua bretone: "ankou"[5][7]), che – presso i Celti – non era vista come un inferno terribile, ma come un qualcosa strettamente legato alla resurrezione, paragonato al sole che sorge e tramonta[10] e, che quindi non va “nascosta”, ma resa il più possibile “familiare”[7].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le diocesi storiche della Bretagna

Il fiorire di questo tipo di architettura si deve al fervore religioso della gente e alle missioni evangelizzatrici.[1][7]
È collegato inoltre all'ascesa dei commerci marittimi e dell'industria del lino[1][8] tra il XVI e il XVII secolo: i commercianti di questi settori fornivano infatti i fondi necessari per la realizzazione dei complessi parrocchiali.[1][8]

Accadeva così che in Bretagna – formata a quei tempi da pochi centri urbani e molti villaggi rurali[2] – le varie parrocchie rivaleggiassero addirittura tra loro per vedere chi costruiva il complesso più bello.[1][7]

Per la realizzazione di queste opere architettoniche veniva così commissionato il lavoro di artisti (famosi e non) di vario genere, come scultori, pittori, vetrai, ebanisti, ecc.[7]

Elementi costitutivi di un enclos paroissial[modifica | modifica wikitesto]

Arco trionfale[modifica | modifica wikitesto]

Al complesso parrocchiale i fedeli accedevano dall'arco trionfale ("porte triumphale"), che simboleggiava l'ingresso dei giusti nel regno dei cieli[1], oltre che un ponte tra vivi e morti[5] e doveva garantire ai defunti la protezione dai demoni[8].

Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di un complesso parrocchiale bretone si caratterizza di solito per la presenza di raffigurazioni di santi locali e di scene della loro vita.[2]

Calvario[modifica | modifica wikitesto]

Un calvario bretone
Bretagna: Particolare del calvario di Complesso parrocchiale di Saint-Thégonnec
Bretagna: il calvario di Tronoën (14501470 ca., il più antico della Bretagna

Una delle parti artisticamente più rilevanti all'interno del recinto parrocchiale è solitamente il calvario: si tratta della raffigurazione (quasi un “racconto”) in pietra della Passione di Cristo, scolpita su un basamento in granito da artisti celebri od anonimi in occasione di calamità o pestilenze e che in Bretagna – dove quest'arte è databile tra la metà del XV e il XVII secolo – risulta spesso molto elaborata, con l'aggiunta di altri elementi (altri episodi del Nuovo Testamento, episodi dell'Antico Testamento, ecc.) e/o figure (come figure di santi o come gli Apostoli, la Vergine Maria, la morte con la falce, chiamata in bretone Ankou, ecc.), queste ultime spesso “vestite” con gli abiti dell'epoca in cui sono state scolpite.[3][4][5][8][11]
Il calvario aveva una funzione “didattica”[11] e serviva per “elevare” a Dio l'anima dei credenti[12]

Si ipotizza che questo tipo di scultura possa ricondursi alle croci che i primi Celti di religione cristiana solevano porre in cima ai menhir.[2]

Il calvario bretone più antico è quello di Tronoën, che risale al 14501470[3][13] e che si trova nel territorio comunale di Saint-Jean-de-Trolimon a nord-est di Pointe de la Torche, nel Finistère meridionale.
Uno dei più complessi è invece quello di Guimiliau (15811588), con ca. 200 figure.[1][3][4]

Ossario o cappella funeraria[modifica | modifica wikitesto]

Vicino all'ingresso della chiesa si trova poi l'ossario o cappella funeraria, dove venivano trasferite le ossa dei morti dal cimitero: era considerato un ponte tra i vivi e i morti.[1]

La cappella funeraria serviva come deposito per le ossa dei morti, nel caso in cui in chiesa – dove i morti venivano originariamente sepolti – non vi fosse più spazio.[1]

Elenco di complessi parrocchiali della Bretagna[modifica | modifica wikitesto]

Il Complesso parrocchiale di Saint-Servais

Diamo qui di seguito un elenco parziale degli enclos paroissiaux della Bretagna[10][14]:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l A.A.V.V., "Bretagna", Dorling Kindersley, London, 2003, Mondadori, Milano, 2004, p. 139
  2. ^ a b c d A.A.V.V., "Francia", Dorling Kindersley, London, Mondadori, Milano, 1997
  3. ^ a b c d e f g h Patitz, Alex, "Guida Marco Polo – Bretagna", trad. di Cinzia Seccamani, Mairs Geographischer Verlag, Ostfildern – Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1999
  4. ^ a b c d e A.A.V.V., "Francia", Touring Club Italiano, Milano, 2003
  5. ^ a b c d "Condé Nast Traveller: Bretagna", Edizioni Condé Nast, Milano, Marzo 2005, p. 168
  6. ^ InfoBretagne: Enclos Paroissiaux de Bretagne (URL consultato il 25-09-2009)
  7. ^ a b c d e f g Bretagna Vacanze: Il circuito dei complessi parrocchiali[collegamento interrotto] (URL consultato il 30-09-2009)
  8. ^ a b c d e Bretagne-Tip: Die umfriedeten Pfarrbezirke in der Nord-Bretagne (URL consultato il 27-09-2009)
  9. ^ a b Calvaire de Plougastel-Daoulas Archiviato il 1º febbraio 2015 in Internet Archive. su Les 7 calvaires monumentaux de Bretagne
  10. ^ a b Diocèse de Quimper et Léon: Les enclos et calvaires Archiviato il 14 giugno 2009 in Internet Archive. (URL consultato il 30-09-2009)
  11. ^ a b A.A.V.V., "Itinerari d'Europa", Touring Club Italiano, Milano, 1999
  12. ^ A.A.V.V., "Bretagna", op. cit., p. 138
  13. ^ A.A.V.V., "Bretagna", op. cit., p. 154
  14. ^ InfoBretagne: Enclos Paroissiaux de Bretagne
  15. ^ A.A.V.V., "Bretagna", op. cit., p. 191

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]