Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Alcamo)

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Chiesa dei Santi Cosma e Damiano
Facciata della chiesa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàAlcamo
Coordinate37°58′51.5″N 12°57′55.89″E / 37.980971°N 12.965526°E37.980971; 12.965526
Religionecattolica
Titolaresanti Cosma e Damiano
Ordineclarisse
Diocesi Trapani
Consacrazione1725
ArchitettoGiuseppe Mariani
Stile architettonicobarocco
Completamento1725

La chiesa dei Santi Cosma e Damiano (impropriamente chiamata anche chiesa di santa Chiara[1]) è una chiesa cattolica che si trova ad Alcamo, in provincia di Trapani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa venne edificata in forme barocche intorno al 1500 e ricostruita tra il 1721 e il 1725 su progetto di fra Giuseppe Mariani da Pistoia.[2][3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio è a navata unica e presenta un tamburo che ricalca all'interno la forma dell'aula a pianta esagonale,[3] mentre le cappelle votive sono delimitate da pilastri in stile corinzio. Grazie ad uno restyling, ispirandosi molto probabilmente alla chiesa romana di Sant'Ivo alla Sapienza dell'architetto Francesco Borromini,[2] essa è divenuta nel 1725 un esempio del più bel barocco siciliano.

Il monastero di Santa Chiara[modifica | modifica wikitesto]

Il monastero di santa Chiara di Alcamo è attiguo alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano e fu annesso alla chiesa negli anni 1545-1547.

Nel 1545 tre nobili sorelle (Antonina, Angela e Alberta Mompilieri), assieme ad altre devote istituirono un monastero di Clarisse ed ebbero assegnata la chiesa adiacente dei Santi Cosma e Damiano. A seguito delle leggi del 1866 venne confiscata l'ala occidentale, che per quasi cento anni è stata la sede di una scuola elementare; nel 1958 fu demolita e vi fu costruita la sede centrale delle Poste Italiane.[4] Pochi anni fa le suore hanno riacquistato il primo piano di questo edificio, grazie alle somme raccolte presso i fedeli e qualche altro contributo.

Le clarisse di tale monastero, oltre a partecipare con i loro canti alle celebrazioni religiose in chiesa, hanno contribuito alla nascita e alla rifioritura di altri monasteri in Sicilia e in Sardegna.[5] Inoltre svolgevano delle attività artigianali come la confezione di dolci e la creazione di oggetti in ceroplastica e smaltoplastica.

Attualmente, invece, si occupano della creazione di paramenti sacri in seta, ricamati con fili d'oro e d'argento, oppure abbelliti con gemme e pezzi di corallo, preparano le ostie per diverse chiese.[4]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

L'interno, organicamente disposto nei suoi vari elementi, è abbellito dagli stucchi di Francesco Guastella e Vincenzo Perez (della scuola del Serpotta) del 1722,[2] ai quali si aggiunsero nel 1757 quelli realizzati da Gabriele Messina.[2]

All'interno della chiesa sono presenti inoltre:

All'interno del monastero si trovano:

  • la Madonna di Passavia, dipinto ad olio su tela di Giuseppe Renda
  • statuette in legno ed alabastro (san Francesco d'Assisi e Santa Chiara) della prima metà del '700
  • alcune opere in ceroplastica e smaltoplastica

Statue del Serpotta[modifica | modifica wikitesto]

Ai lati dell'abside si trovano due statue di stucco, sostenute da dei piani d'appoggio a forma di nuvole:[6] una rappresenta la Giustizia, l'altra la Carità o Pietà. Esse furono realizzate nel 1722 da Giacomo Serpotta per conto del monastero di Santa Chiara e sono belle, delicate, e piene di fascino sensuale.

La Giustizia, la virtù fondamentale a capo dei rapporti umani, è rappresentata da una figura femminile dal volto serenamente severo; con la mano destra tiene una bilancia a stadera (a indicare un giudizio giusto e ponderato) e con la sinistra, invece, una spada, simbolo della giustizia inflessibile ma equa.

La Carità (1722) rappresenta invece una giovane sposa, in atto contemplativo, che tiene in grembo il figlioletto che piange perché vuole il latte materno. Secondo alcuni, ella sorride di pietà e invece di rattristarsi al piangere del bambino, gioisce forse per il fatto che egli abbia questo impellente stimolo della fame e indugia ancora, invece di accontentarlo.[7]

La Carità, con il suo atteggiamento d'affetto e pazienza, si affianca alla Giustizia con la serenità e severità presenti nella sua espressione. Il Serpotta, in questo modo, voleva raffigurare al meglio i sentimenti di pietà e di giustizia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tale appellativo è improprio in quanto si riferisce al nome del monastero attiguo, che è appunto il monastero di Santa Chiara, mentre la chiesa è dedicata ai santi Cosma e Damiano, non a santa Chiara.
  2. ^ a b c d e f g h Comune di Alcamo - "I Tesori del Barocco Alcamese" (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2016)..
  3. ^ a b Turismo Trapani - Chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
  4. ^ a b Carlo Cataldo, La conchiglia di S. Giacomo, Alcamo, Edizioni Campo, 2001.
  5. ^ Frati minori Sicilia - Monastero S. Chiara (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2015).
  6. ^ Guida d'area degli itinerari rurali dei territori del GAL, su guidaareagalgolfodicastellammare.it. URL consultato il 12 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2016).
  7. ^ Vincenzo Regina, Monasteri femminili con chiese e opere d'arte in provincia di Trapani p.102, Alcamo, Sarograf, 2000.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Brogi, Uomini e donne del sud: Ritratti di vite straordinarie e dell'orgoglio meridionale, Imprimatur editore.
  • Diego Ciccarelli, Marisa Dora Valenza, La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni : atti del convegno di studio ..., Palermo, biblioteca francescana officina di studi medievali, 2006.
  • Salvatore Boscarino,Marcello Fagiolo,Emanuele Fidone,Joerg Garms,Simona Gatto,Maria Giuffré,Alexandra Kramer,Angela Marino,Anna Maria Matteucci,Paolo Nifosi,Marco Rosario Nobile,Stephen Tobriner, Rosario Gagliardi:I disegni di architettura della collezione Mazza. (Una grande raccolta del Settecento siciliano), Gangemi editore.
  • Carlo Cataldo, La conchiglia di S. Giacomo, Alcamo, Edizioni Campo, 2001.
  • Vincenzo Regina, Monasteri femminili con chiese e opere d'arte in provincia di Trapani p.102, Alcamo, Sarograf, 2000.

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