Biblioteca dei Girolamini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Voce principale: Chiesa dei Gerolamini.
Il complesso claustrale del monastero dei Girolamini

La Biblioteca de Girolamini (Biblioteca statale oratoriana del monumento nazionale dei Girolamini) è un'istituzione culturale statale della città di Napoli. È la più antica biblioteca di Napoli[1], dotata di un'importantissima dotazione libraria, sebbene versante in uno stato di degrado.

Patrimonio librario

Il timbro della biblioteca su un pentagramma

La biblioteca dei Girolamini custodisce circa 159.700 titoli, prevalentemente antichi[2], tra cui 120 incunaboli[1], 5.000 cinquecentine[1], numerosi manoscritti, di cui circa 6.500 riguardanti composizioni e opere musicali dal XVI al XIX secolo[3].

Il patrimonio comprende anche il ricchissimo fondo librario della collezione privata di Giuseppe Valletta (18.000 volumi circa, con edizioni rare del XVI e XVII: classici della letteratura greca e latina, storia e filosofia), un'acquisizione che i padri oratoriani portarono a termine su consiglio di Giambattista Vico[1]. Proprio al filosofo napoletano, che donò le prime edizioni di tutte le sue opere al convento, è dedicata una sala del complesso bibliotecario: la Giambattista Vico. Questo ambiente è potezialmente fruibile al pubblico grazie ai lavori di catalogazione digitale e restauro dei libri eseguiti nel 2012. Tuttavia, il giorno prima della sua apertura al pubblico, l'intera biblioteca dei Girolamini (inclusa la sala Vico), vengono posti sotto sequestro dai carabinieri[4].

Altri pregevoli fondi librari conservati al suo interno sono il Fondo Agostino Gervasio (archeologia, numismatica, bibliografia, letteratura classica), il Fondo Filippino (storia della Chiesa, sacre scritture, teologia) e il Fondo Valeri (940 volumi sulla storia di Napoli e dell'Italia meridionale).

Storia

Aperta al pubblico nel 1586[1], la biblioteca è specializzata in filosofia, teologia cristiana, chiesa cristiana in Europa, storia della Chiesa, musica sacra e storia d'Europa[1]. Da un punto di vista architettonico, fa parte come del complesso della chiesa dei Girolamini.

L'edificio che la ospita fu ridisegnato nel Settecento da Arcangelo Guglielmelli, la cui opera fu terminata dal figlio nel 1727. Ospita affreschi di Pietro Bardellino (fine XVIII secolo).

Il suo status attuale, di biblioteca statale, tiene fede a una sua antica condizione che fu, fin dal Seicento[2], quello di biblioteca destinata alla frequentazione pubblica[2]. È nota, peraltro, l'assidua frequentazione che gli dedicava Giambattista Vico[1], le cui spoglie riposano nell'attigua chiesa dei Girolamini[2].

Verso la fine degli anni settanta, Gerardo Marotta ottenne dallo stato l'autorizzazione a collocare nella biblioteca i libri e alcune attività dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici[5], ma il progetto non andò in porto a causa del terremoto del 1980, che determinò anche l'utilizzo dei locali come ricovero temporaneo per sfollati[5]. Da allora è iniziata un'epoca di abbandono che si è protratta per decenni[5].

Stato recente

L'istituzione è da tempo chiusa al pubblico, e versa in stato di degrado[5]. La precarietà della custodia, secondo una stima dell'attuale conservatore, padre Sandro Marzano, avrebbe portato negli anni alla sparizione di centinaia di volumi[4].

Direttore della biblioteca, dal 2012, è Marino Massimo De Caro (n. 1973), la cui nomina, da parte del ministro per i beni culturali, Lorenzo Ornaghi, ha suscitato alcune perplessità[5]. Nei suoi confronti viene promossa, da Francesco Caglioti, una raccolta di firme tra esponenti della cultura, al fine di sollecitarne la rimozione da parte del ministero[6][7].

A seguito di questi eventi, il 19 aprile 2012, giorno di un'apertura straordinaria della biblioteca Vico, l'intero complesso bibliotecario viene posto sotto sequestro dai carabinieri e viene indagato il direttore De Caro, il quale si autosospende dall'incarico[4]. Le indagini portano al ritrovamento, in provincia di Verona, di un deposito contenente 240 volumi trafugati dalla biblioteca[6]. Le indagini acquisiscono le prove che molti altri volumi hanno già preso la strada della vendita all'estero, compresi i nomi di alcuni acquirenti, residenti in Inghilterra, Giappone e Stati Uniti[6]. Per questi ultimi, sono state avviate le procedure di recupero del materiale venduto illegalmente[6]. Le indagini portano all'arresto del direttore De Caro e a indagini nei confronti del conservatore della biblioteca, padre Sandro Marsano, e nei confronti di Maria Grazia Cerone, collaboratrice del senatore Marcello Dell'Utri[8].

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni