Antonio Magini Coletti

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Antonio Magini Coletti (Jesi, 17 febbraio 1855Roma, 19 luglio 1912) è stato un baritono italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Magini Coletti era figlio di Mariano e di Palmira Coletti.[1]

Una volta terminati gli studi, ottenne un impiego a Roma come contabile in un'azienda commerciale.[1][2]

Contemporaneamente si dedicò allo studio del canto, continuando a lavorare, frequentando il conservatorio Santa Cecilia,[2] sotto la guida di Venceslao Persichini,[3] e perfezionandosi successivamente con il baritono Francesco Graziani.[1]

Dopo il debutto nel Faust di Charles Gounod al Teatro Costanzi di Roma il 30 maggio 1882,[3][2] si esibì per alcuni anni in teatri minori, tra i quali il teatro Rossini di Livorno nel 1882, ne I promessi sposi di Amilcare Ponchielli e nel Rigoletto di Giuseppe Verdi, come Escamillo in Carmen di Georges Bizet al Teatro Carcano di Milano nel 1883.[4][2]

Ben presto colse grandi consensi internazionali e nazionali, iniziando dal San Carlos di Lisbona (1885-1886), con Matilde di Shabran di Gioachino Rossini[2] e Poliuto di Gaetano Donizetti, cui seguì nel 1887 l'esordio al Teatro alla Scala con Flora mirabilis di Spiro Samara e poi al Colón di Buenos Aires, nel 1888-1889 al Liceu di Barcellona.[4][3]

In quel periodo ampliò il suo repertorio interpretando sia ruoli seri sia quelli comici: da Il barbiere di Siviglia di Rossini all'Aida di Verdi, da La damnation de Faust di Hector Berlioz a I pescatori di perle di Bizet.[1]

Alla Scala si esibì nell'Aida nel 1887, poi però vi ritornò dopo oltre un decennio con Arturo Toscanini ne La regina di Saba di Karl Goldmark,[3] invece durante una tournée russa nel 1891 si avvicinò alla produzione della Giovane scuola italiana,[3] cominciando dalla Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.[1]

Benché fraseggio, colore vocale piuttosto chiaro, grande estensione e facile emissione lo rendessero ideale per i ruoli del melodramma ottocentesco, tentò con poca riuscita interpretazioni tenorili, e invece ampliò il suo repertorio aggiungendo le opere veriste,[3] nelle quali dimostrò di essere a suo agio nel pregevole gioco scenico, nell'autorevole declamato e nelle intense sonorità.[4][3]

Così la critica scriveva del baritono jesino: «Dotato di voce di ottimo timbro, estesa, tendenzialmente chiara come colorito ma capace di suoni intensi e potenti».[2]

Magini Coletti interpretò anche autori meno noti: da Anna e Gualberto di Luigi Mapelli al Manzoni di Milano nel 1884, al Il pane altrui di Giacomo Orefice al Gran Teatro La Fenice di Venezia nel 1907.[1]

Frequentò assiduamente i maggiori teatri stranieri, soprattutto quelli statunitensi, dal Metropolitan Opera House di New York, nel 1891-1892, dove si distinse in Roméo et Juliette, in lingua francese, nel Il trovatore e nell'Aida.[1][3]

Magini Coletti abbandonò il teatro nel 1910 e morì due anni dopo a Roma il 19 luglio.[1][2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Marco Beghelli, MAGINI, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 67, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006. URL consultato il 31 dicembre 2018.
  2. ^ a b c d e f g Antonio Magini-Coletti, su blog.libero.it. URL consultato il 31 dicembre 2018.
  3. ^ a b c d e f g h (EN) Antonio Magini-Coletti, su operavivra.com. URL consultato il 31 dicembre 2018.
  4. ^ a b c Antonio Magini Coletti, in le muse, VII, Novara, De Agostini, 1966, pp. 166-167.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (a cura di) Salvatore Caruselli, Grande enciclopedia della musica lirica, Roma, Longanesi & C. Periodici S.p.A..
  • R. Celletti, Le grandi voci. Dizionario critico-biografico dei cantanti, Roma, 1964.
  • (EN) K. J. Kutsch, K. J e Leo Riemens, A concise biographical dictionary of singers: from the beginning of recorded sound to the present, Filadelfia, Chilton Book Company, 1969.
  • (EN) M. Scott, The record of singing, I, Londra, 1977.
  • Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 570.
  • The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 584.

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