Aliseo (torpediniera)

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Aliseo
Biokovo
L’Aliseo fotografata nel 1945
Descrizione generale
Tipotorpediniera di scorta
ClasseCiclone
Proprietà Regia Marina
Marina militare iugoslava
CostruttoriNavalmeccanica, Castellammare di Stabia
Impostazione16 settembre 1941
Varo20 settembre 1942
Entrata in servizio28 febbraio 1943
Radiazione23 aprile 1949
Destino finaleceduta nel 1949 alla Jugoslavia, incorporata nella Marina jugoslava come Biokovo, demolita dopo il 1971
Caratteristiche generali
Dislocamentostandard 1160 t
carico normale 1652 t
pieno carico 1800 t
Lunghezza87,75 m
Larghezza9,9 m
Pescaggio3,77 m
Propulsione2 caldaie
2 turbine Tosi
potenza 16.000 HP
2 eliche
Velocità26 nodi (48,15 km/h)
Autonomia2800 miglia nautiche a 14 nodi
800 miglia nautiche a 22 nodi
Equipaggio7 ufficiali, 170 tra sottufficiali e marinai
Armamento
Artiglieria2 pezzi da 100/47 mm
10 mitragliere da 20/70 mm
Siluri4 tubi lanciasiluri da 533 mm
Altro4 lanciabombe di profondità
attrezzature per il trasporto e la posa di 20 mine
dati presi principalmente da Warships 1900-1950, Regiamarina (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2012). e Trentoincina.
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L'Aliseo è stata una torpediniera di scorta della Regia Marina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Moderna unità della classe Ciclone, concepita appositamente per la scorta dei convogli lungo le insidiate rotte per il Nordafrica, la torpediniera entrò in servizio a fine febbraio 1943, durante la fase conclusiva della guerra dei convogli per la Tunisia. L’Aliseo fu tra l'altro dotata di un radar di produzione tedesca, il «Fu.Mo. 31/42»[1]. Primo comandante della nave fu, dal febbraio all'aprile 1943, il capitano di corvetta Umberto Manacorda, rimpiazzato il 17 aprile 1943 dal capitano di fregata Carlo Fecia di Cossato, già asso dei sommergibili atlantici[2][3].

Il 22 luglio 1943 l’Aliseo lasciò Pozzuoli per scortare a Civitavecchia, insieme alla torpediniera tedesca TA 11 ed a due cacciasommergibili, i piroscafi Adernò e Colleville[4]. Nella mattinata del 23 luglio il convoglio fu attaccato da aerei: uno dei velivoli nemici venne abbattuto ed uno della scorta italo-tedesca danneggiato e costretto all'ammaraggio, mentre l’Aliseo ebbe danni al ponte di coperta, un grave incendio in prossimità delle bombe di profondità e al timone a causa del mitragliamento[4]. Fecia di Cossato decise di far proseguire il convoglio mentre con la propria nave rimorchiava verso la riva l'aereo ammarato e provvedeva alle riparazioni dei danni al timone; l’Aliseo si ricongiunse alle altre navi alle 17.30[4]. Verso le 19.30, tuttavia, l’Adernò fu silurato dal sommergibile britannico Torbay e s'inabissò nel giro di alcuni minuti: l’Aliseo, dopo aver calato una motolancia per ripescare i naufraghi, effettuò per diverse ore infruttuosa caccia antisommergibile[4].

Il giorno della proclamazione dell'armistizio l’Aliseo era nella base di La Spezia: nel corso della giornata dell'8 settembre l'unità ed una nave gemella, l’Ardito, salparono dal porto ligure. Sull’Aliseo si erano imbarcati anche il comandante delle siluranti, ammiraglio Amedeo Nomis di Pollone, e l'ammiraglio Aimone di Savoia-Aosta. Le due unità si diressero a Bastia, dove giunsero in serata[5] apprendendo la Proclamazione dell'armistizio. Il 9 settembre, mentre le truppe tedesche procedevano all'occupazione del porto corso, la nave riuscì ad uscirne, mentre l’Ardito rimase bloccato all'interno del porto e fu pesantemente danneggiato dal tiro delle batterie costiere, cadute in mano alla Wehrmacht, e di numerose unità tedesche. Fecia di Cossato, vedendo l'altra torpediniera in difficoltà, invertì la rotta ed affrontò undici imbarcazioni tedesche: i cacciasommergibili UJ 2203 ed UJ 2219, di scorta alle motozattere armate F 366, F 387, F 459, F 612 ed F 623, la motobarca della Luftwaffe FL B. 412[6] ed i piroscafi armati Humanitas e Sassari, italiani ma catturati dai tedeschi. La nave nell'azione era supportata anche da alcune batterie che erano state riconquistate dagli artiglieri italiani e dall'intervento, nella fase finale del combattimento, della corvetta Cormorano. L’Aliseo riuscì ad affondare sia i cacciasommergibili che le motozattere, mettendo inoltre fuori uso l’Humanitas ed il Sassari[5][6][7]. Più precisamente l’Aliseo, ricevuto dal comandante del porto, dopo che questo era stato in buona parte riconquistato, l'ordine di attaccare e distruggere la flottiglia tedesca, aprì il fuoco alle 7.06 da circa 8300 metri, in risposta alle navi tedesche, che, UJ 2203 in testa, avevano già iniziato a sparare[6]. Alle 7.30 l’Aliseo fu centrata da un proiettile da 88 mm in sala macchine restando temporaneamente immobilizzata, quindi, riparato il danno, diresse il tiro contro l’UJ 2203, che, devastato, saltò in aria alle 8.20; dieci minuti più tardi l’UJ 2219 ebbe analoga sorte e quindi furono affondate tre delle motozattere, mentre le rimanenti due motozattere furono mandate ad incagliarsi ed il battello della Luftwaffe venne affondato con il concorso della Cormorano, che frattanto era sopraggiunta.[6] La vittoria riportata a Bastia fu tra le motivazioni del conferimento della Medaglia d'oro al valor militare a Fecia di Cossato[3][8].

Dopo il combattimento l’Aliseo, recuperati 25 naufraghi tedeschi, diresse insieme alla malridotta Ardito per Portoferraio (dove erano confluite numerose torpediniere, corvette ed unità minori ed ausiliarie provenienti dai porti del Tirreno), ove arrivò alle 17.58 del 9 settembre, sbarcando gli ammiragli Nomis di Pollone e Savoia-Aosta ed i naufraghi tedeschi[5]. Nel mattino dell'11 settembre la nave lasciò Portoferraio insieme ad altre sei torpediniere (tra cui le gemelle Indomito, Animoso, Ardimentoso e Fortunale) e diresse per Palermo, porto controllato dagli Alleati, dove il gruppo arrivò alle dieci del mattino del 12 settembre[5][9]. Le navi rimasero in rada dal 12 al 18 settembre, giorno in cui entrarono in porto e ricevettero acqua e provviste da parte degli statunitensi[5]. Il 20 settembre 1943 la nave lasciò il porto siciliano insieme a svariate altre unità e si portò a Malta[9], dove consegnò parte dei viveri ricevuti alle altre navi italiane già giunte nell'isola[5]. Il 5 ottobre l’Aliseo, le sue gemelle ed altre tre torpediniere lasciarono Malta e rientrarono in Italia[9].

La nave, con base a Taranto, operò anche durante la cobelligeranza (1943-1945) in missioni di scorta[2], restando al comando di Fecia di Cossato sino al giugno 1944, quando l'ufficiale fu dapprima sbarcato e posto agli arresti (in seguito al rifiuto di prestare giuramento al nuovo governo Bonomi) e quindi, liberato in seguito a tumulti scoppiati a bordo dell’Aliseo, fu messo in congedo (durante il quale si suicidò per denunciare la grave crisi dei valori nei quali aveva sempre creduto)[3].

Comandanti

Capitano di corvetta Umberto Manacorda (nato a Roma il 26 ottobre 1913) (febbraio - 16 aprile 1943)

Capitano di fregata Carlo Fecia di Cossato (nato a Roma il 25 settembre 1908) (17 aprile - settembre 1943)

Cessione[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il termine del conflitto il trattato di pace assegnò l’Aliseo, così come la gemella Indomito, alla Jugoslavia, in conto riparazione danni di guerra. Con la sigla provvisoria Y9[10] la torpediniera venne consegnata agli jugoslavi il 3 maggio 1949[11] preceduta da qualche giorno dalla gemella Indomito consegnata il 28 aprile.

Ribattezzata Biokovo, la nave rimase in servizio attivo sotto la nuova bandiera fino al 6 aprile 1965 per essere poi radiata e demolita a partire dal 1971[12].

Nome[modifica | modifica wikitesto]

Il nome "Aliseo" è stato in seguito assegnato nella Marina Militare a una fregata della classe Maestrale varata a Riva Trigoso il 29 ottobre 1982. Madrina del varo è stata la Signora Elena Marzoni Fecia di Cossato, nipote di Carlo Fecia di Cossato.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La guerra dei radar: il suicidio dell'Italia : 1935/1943.
  2. ^ a b nave Aliseo.
  3. ^ a b c CARLO FECIA DI COSSATO Il Corsaro dell'Atlantico.
  4. ^ a b c d Copia archiviata, su lunasub.it. URL consultato il 30 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2011).
  5. ^ a b c d e f 7-12 settembre 1943 - Lo Stato in fuga.
  6. ^ a b c d The Italian Regia Marina and the Armistice of 8 September 1943.
  7. ^ korsika bastia 1943.
  8. ^ Carlo FECIA DI COSSATO Capitano di Fregata Medaglia d'oro al Valor Militare.
  9. ^ a b c Joseph Caruana, Interludio a Malta, su Storia Militare n. 204 – settembre 2010
  10. ^ Le navi che l'Italia dovette consegnare in base al trattato di pace nell'imminenza della consegna vennero contraddistinte da una sigla alfanumerica.
    Le navi destinate all'Unione Sovietica erano contraddistinte da due cifre decimali precedute dalla lettera 'Z': Cesare Z 11, Artigliere Z 12, Marea Z 13, Nichelio Z 14, Duca d'Aosta Z 15, Animoso Z 16, Fortunale Z 17, Colombo Z 18, Ardimentoso Z 19, Fuciliere Z 20; le navi consegnate alla Francia erano contraddistinte dalla lettera iniziale del nome seguita da un numero: Eritrea E1, Oriani O3, Regolo R4, Scipione Africano S7; per le navi consegnate a Jugoslavia e Grecia, la sigla numerica era preceduta rispettivamente dalle lettere 'Y' e 'G': l'Eugenio di Savoia nell'imminenza della consegna alla Grecia ebbe la sigla G2, mentre Aliseo e Indomito ebbero rispettivamente la sigla Y9 e Y10. Stati Uniti e Gran Bretagna rinunciarono integralmente all'aliquota di naviglio loro assegnata, ma ne pretesero la demolizione - Erminio Bagnasco, La Marina Italiana. Quarant'anni in 250 immagini (1946-1987), in supplemento "Rivista Marittima", 1988, ISSN 0035-6984 (WC · ACNP).
  11. ^ Trentoincina.
  12. ^ dopoguerra (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2012).

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