Alex Kidd in Shinobi World

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Alex Kidd in Shinobi World
videogioco
Schermata di gioco
PiattaformaSega Master System
Data di pubblicazioneSega Master System:
1990
Zona PAL agosto 1990

Virtual Console:
1º febbraio 2010
Zona PAL 11 dicembre 2009
11 dicembre 2009

GenerePiattaforme
OrigineGiappone
SviluppoSEGA
PubblicazioneSEGA
DesignYoshio Yoshida
Modalità di giocoGiocatore singolo
SupportoCartuccia
Fascia di etàESRBE · USK: 6
SerieAlex Kidd
Shinobi
Preceduto daAlex Kidd in the Enchanted Castle

Alex Kidd in Shinobi World è un platform nella serie di giochi di Alex Kidd per Sega Master System[1].

Il gioco è l'ultimo della serie ed intende essere una sorta di parodia di un'altra famosa serie, sempre targata SEGA, quella di Shinobi[1]. Alex si trova in un ruolo simile a quello dell'eroe dei vari giochi di quella serie, e anche le sue mosse, se si esclude il salto, risultano diverse da qualsiasi altro suo gioco[1].

Modalità di gioco[modifica | modifica wikitesto]

Lo scopo di Alex è quello di salvare la sua ragazza, un abitante di Shinobi World, dal malvagio di turno, un ninja di nome Hanzo[1].

Nel corso della sua avventura Alex esplora quattro mondi:

  • Round 1: Kabuto
  • Round 2: L'attacco degli elicotteri
  • Round 3: La giungla
  • Round 4: La battaglia contro il ninja oscuro

Originariamente anche questo gioco, come Alex Kidd in High-Tech World, non era stato creato per far parte della serie di Alex Kidd. Alex ha sostituito il personaggio originale, Shinobi Kid, nel ruolo di protagonista. Inoltre ha subito un cambiamento il boss del Round 1 che avrebbe dovuto chiamarsi Mari-Oh ed essere così una parodia della famosa mascotte di casa Nintendo.

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

Celebre per gli appassionati di videogiochi, è la colonna sonora e soprattutto l'adattamento per il round 1 in cui si può ascoltare una composizione veloce di chitarra elettrica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Levi Buchanan, Alex Kidd Retrospective, su IGN, 6 novembre 2008. URL consultato il 16 giugno 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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