Adud al-Dawla
ʿAḍud al-Dawla (in arabo: عضد الدولة) o Azod od-Dowleh Panah (Fana) Khusraw (farsi عضد الدوله فنا خسرو; 24 settembre 936 – Isfahan, 26 marzo 983) è stato un Emiro della dinastia Buwayhide in Iran e Iraq.
Assieme al suo fondatore, è ricordato come il più importante esponente della dinastia.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Figlio di Rukn al-Dawla, Fana Khusraw ebbe il laqab di ʿAḍud al-Dawla (della dinastia buwayhide) dal Califfo abbaside nel 948, quando fu indicato come Emiro del Fars a seguito della morte dello zio 'Imad al-Dawla, rimasto senza eredi maschi, dopo che Rukn al-Dawla era diventato Emiro dell'intera famiglia buwayhide. Nel 974 ʿAḍud al-Dawla fu inviato da suo padre per stroncare la rivolta di suo cugino 'Izz al-Dawla. Dopo aver sgominato le forze del cugino, egli reclamò per sé l'Iraq, contrariando per questo suo padre, sebbene egli fosse destinato a diventare l'Emiro della famiglia buwayhide alla morte del genitore.

ʿAḍud al-Dawla divenne Emiro dell'Iraq mentre la capitale Baghdad era preda di disordini, di violenze e d'instabilità politica dovuta a scontri tra le varie fazioni politiche e religiose della capitale abbaside. Per riportare ordine e tranquillità alla città, dispose il divieto assoluto per ogni forma di manifestazione e di dissenso pubblico. Allo stesso tempo concesse il suo patrocinio a un certo numero di studiosi sciiti, come ad esempio lo sceicco al-Mufīd, e sponsorizzò il restauro di un certo numero d'importanti santuari sciiti.
Inoltre, ʿAḍud al-Dawla fu generoso committente di progetti scientifici. Un osservatorio astronomico fu costruito per suo ordine a Isfahan, in cui operava Abd al-Rahmān al-Sūfi (Azophi). al-Muqaddasī ricorda anche la costruzione per sua volontà di una grande diga tra Shiraz (Iran e Istakhr nel 960. La diga permise di portare acqua per usi civili ed agricoli a circa 300 villaggi del Fars e divenne nota come Band-i Amir (La diga dell'Emiro).
Di grande importanza fu anche la costruzione di un grande ospedale pubblico a Baghdad, il Bīmāristān ʿAḍudī (L'ospedale di ʿAḍud [al-Dawla]),[1] in cui operavano stabilmente "sessanta fra chirurghi, fisiatri, oculisti, ortopedici e, in apposito reparto, psichiatri".[2] e lavorò nell'ultima parte della sua vita il grande medico (ḥakīm ) Rhazes[3], che a lungo rimase un esempio per tutto il mondo arabo-islamico.[4] e lo scavo del canale detto "Haffar", che collegava il fiume Karun all'Arvand Rud / Shaṭṭ al-ʿArab. Il porto di Khorramshahr fu edificato sul Haffar, nel punto di confluenza dell'Arvand Rud/Shaṭṭ al-ʿArab.
Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]
ʿAḍud al-Dawla tenne corte a Shiraz. Visitò frequentemente Baghdad e vi fece soggiornare stabilmente alcuni tra i suoi vizir, tra cui il cristiano Naṣr ibn Hārūn.[5] Sotto il suo governo, durato appena quattro anni, crebbe la prosperità, a causa dell'atteggiamento sostanzialmente liberale della sua politica, tanto che nel corso della sua vita non vi furono manifestazioni di scontento.
Morte[modifica | modifica wikitesto]
ʿAḍud al-Dawla morì nel 983 e fu inumato a Najaf, la Città Santa sciita in cui si ergeva la Moschea dell'Imam 'Ali da lui fatta costruire, vista la sua fede imamita.
Omonimia[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso laqab fu portato dal secondo Sultano selgiuchide Alp Arslan.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Ameer Ali, Short History of the Saracens.
- ^ Claudio Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo). Vol. I - Il Vicino Oriente, Torino, Einaudi, 2003, p. 276.
- ^ E. Browne, p. 46.
- ^ Solo più tardi, a Damasco, l'Emiro zengide Norandino costruirà il suo grandioso Māristān Nūrī, in cui fu ricoverato per curare le sue ferite ricevute nei combattimenti contro i Crociati il futuro Sultano mamelucco Qalāwūn al-Alfī, che ordinerà poi al Il Cairo l'edificazione del suo grandioso Māristān Qalāwūnī.
- ^ Philip K. Hitti, History of the Arabs.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Donald Routledge Hill, Islamic Science And Engineering, Edinburgh University Press (1993), ISBN 0-7486-0455-3
- Edward Granville Browne, Islamic Medicine, 2002, ISBN 81-87570-19-9
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Adud al-Dawla, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Adud al-Dawla, in Encyclopædia Iranica, Ehsan Yarshater Center, Columbia University.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 71370288 · ISNI (EN) 0000 0000 8700 8144 · BAV 495/306417 · LCCN (EN) n92108319 · GND (DE) 172594464 · J9U (EN, HE) 987007257441505171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n92108319 |
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