Abutilon theophrasti

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Cencio molle
Fiore e foglie di Abutilon theophrasti
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Malvidi
Ordine Malvales
Famiglia Malvaceae
Sottofamiglia Malvoideae
Tribù Malveae
Genere Abutilon
Specie A. theophrasti
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Dilleniidae
Ordine Malvales
Famiglia Malvaceae
Sottofamiglia Malvoideae
Genere Abutilon
Specie A. theophrasti
Nomenclatura binomiale
Abutilon theophrasti
Medik.
Sinonimi

Abutilon avicennae
Gaertner
Abutilon abutilon
(L.) Rusby

Nomi comuni

cencio molle

Il cencio molle (Abutilon theophrasti MediK.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Malvacee[1], nota soprattutto per essere un'infestante del mais e di altre colture primaverili-estive di pieno campo (già classificata in passato nel genere Sida con il nome di Sida abutilon[2]).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Abutilon theophrasti
Abutilon theophrasti

Il cencio molle è una pianta erbacea annuale, alta fino a 350 cm, interamente ricoperta da tomento morbido. Le foglie sono grandi, morbide (da cui il nome italiano), cuoriformi, cordate e con margini seghettati. Mediamente sono larghe 10-15 centimetri, ma possono raggiungere dimensioni maggiori.

Il fiore è caratterizzato da una corolla gialla formata da 5 petali di 1 –1,5 cm e da un calice con 5 sepali saldati alla base, epicalice assente. L'androceo è monoadelfo ovvero con molti stami fusi tra loro per i filamenti a formare una sorta di tubo. I fiori sono portati in racemi all'ascella fogliare. L'impollinazione è entomogama. Fiorisce da luglio ad ottobre.

Il frutto è formato da diversi mericarpi disposti in una formazione a raggiera.

I semi sono cuoriformi, di colore bruno – nerastro a maturità. Mediamente misurano 3,0 -3,5 mm di lunghezza per 2,5 - 3,0 mm di larghezza. In ogni frutto possono essere presenti 200 semi.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Originaria dell'Asia, è naturalizzata in Nord America, Canada, nell'Europa mediterranea e sud orientale; si trova con facilità come infestante nei campi di mais e di altre specie estive di interesse agrario a partire dai primi rialzi primaverili della temperatura del suolo, ma anche negli incolti e in luoghi ruderali.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

  • In Italia è considerata una infestante delle colture.
  • In Cina viene coltivata da tempi preistorici per estrarne una fibra simile alla juta.[3]
  • Foglie e semi sono eduli. I semi sono consumati abitualmente in Cina e in Kashmir.[4]

Lotta[modifica | modifica wikitesto]

La sua rapidità di diffusione come infestante è dovuta al grande numero di semi prodotti ed alla loro capacità di inquinare gli organi meccanici delle mietitrebbiatrici, che ne garantiscono così la diffusione da un appezzamento all'altro. La lotta verso Abutilon theophrasti, rientra nei normali interventi contro le infestanti dicotiledoni. In particolare risulta sensibile ad erbicidi a base di Fluroxipir e Triflusulfuron-metile. Da alcuni anni sono allo studio preparazioni microbiologiche a base di Colletotrichum coccodes, ma la loro diffusione applicativa è ancora molto limitata. Più spesso, quando non si utilizzano diserbanti (ad esempio in agricoltura biologica) il controllo dell'infestante si ottiene mediante operazioni meccaniche come la sarchiatura.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Abutilon theophrasti, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 19 febbraio 2022.
  2. ^ (EN) GRIN Species Records of Sida. (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). Germplasm Resources Information Network (GRIN).
  3. ^ Mitich, L.W. 1991. Intriguing World of Weeds–Velvetleaf. Weed Technology. Vol. 5(1):253-255.
  4. ^
    • Spencer, N.R. 1984. Velvetleaf, Abutilon theophrasti (Malvaceae), History and Economic Impact in the United States. Econ. Bot. 38(4):407-416.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pasquale Viggiani, Renzo Angelini, Dicotiledoni spontanee e infestanti, Edagricole, 2002, ISBN 88-506-4914-2.
  • Gualtiero Simonetti, Marta Watschinger, Erbe di campi e prati, Prima edizione aggiornata, Orsa Maggiore Editrice, 1994 [1986].

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