Vincenzo Vitale (militare 1908)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Vincenzo Vitale
NascitaAtripalda, 1908
MorteGondar, 21 novembre 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaFanteria
RepartoXIV Battaglione CC.NN. d'Africa
Anni di servizio1928 - 1941
GradoSergente maggiore
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna dell'Africa Orientale Italiana
BattaglieBattaglia di Culqualber
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941)[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Vincenzo Vitale (Atripalda, 1908Gondar, 21 novembre 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Atripalda, provincia di Avellino, nel 1908, figlio di Vincenzo e Filomena Bonaugurio.[2] Esercitava il mestiere di calderaio quando fu arruolato nel Regio Esercito per assolvere gli obblighi del servizio militare di leva dal 1928 al 1929 in forza al 21º Reggimento fanteria, venendo posto in congedo con il grado di caporale maggiore.[2] Richiamato in servizio attivo nel 1935 per esigenze legate alla situazione in Africa Orientale venne assegnato al I Battaglione CC.NN. dell'Eritrea con il grado di vice caposquadra, e prese parte alla guerra d'Etiopia con il Gruppo CC.NN. del generale Filippo Diamanti e in seguito alle operazioni di grande polizia coloniale, in reparti coloniali.[2] Raffermato e promosso sergente maggiore nell'aprile 1940, fu destinato al XIV Battaglione CC.NN. d'Africa col quale entrò in guerra il 10 giugno dello stesso anno.[2] Cadde in combattimento nel corso della battaglia di Culqualber il 21 novembre 1941, e venne insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nell’estrema difesa di importante caposaldo, impegnato coi propri soldati contro soverchianti forze avversarie, ferito una prima volta, respingeva ogni aiuto rifiutando di allontanarsi dal posto di combattimento. Rimaneva alla mitragliatrice, falciando da breve distanza l’avversario che si approssimava alla posizione. Colpito una seconda volta mortalmente, cercava nascondere ai compagni le proprie gravi condizioni incitandoli al combattimento. Cadeva, infine, stremato di forze, sulla propria mitragliatrice, dopo aver rivolto ai soldati un’ultima disperata invocazione a perseverare nella lotta. Fercaber di Culqualber (Gondar), (A.O.), 21 novembre 1941.[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 7 dicembre 1951.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.740.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 14 gennaio 1952, Esercito, registro 2, pagina 287.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 469.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]