Vinayak Damodar Savarkar

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Vinayak Damodar Savarkar

Vinayak Damodar Savarkar (Bhagur, 28 maggio 1883Mumbai, 26 febbraio 1966) è stato un politico, attivista e scrittore indiano.

Figura controversa del movimento d'indipendenza indiano, è considerato un nazionalista estremista, soprattutto per via della sua avversione alle politiche di Gandhi.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Savarkar nacque in una famiglia di bramini in un villaggio nei pressi di Nasik. Suo padre era un proprietario terriero, nonché un grande conoscitore della poesia, del sanscrito e della letteratura occidentale. Comunemente alle altre famiglie Chitpavan, anche in quella di Savarkar si respirava un clima di indipendentismo hindu.[1]

Avido lettore sin da piccolo, vide pubblicare la sua prima poesia all'età di 10 anni. Nel 1899 fondò un circolo anti-imperialista chiamato Mitra Mela, poi nel 1902, rimasto orfano, si iscrisse al Fergusson College di Pune, poi nel 1906 si recò in Inghilterra grazie a una borsa di studio, dove costituì la Free India Society. L'associazione era coinvolta nel preparare volantini da spedire in India che spiegavano come costruire una bomba, e lo stesso Savarkar tradusse gli scritti di Giuseppe Mazzini in lingua marathi.[1]

Nel 1908, in occasione del 50º anniversario dei moti indiani del 1857, venne pubblicato il suo capolavoro The First Indian War of Independence – 1857.[1] La sua opinione nei confronti di Gandhi non fu delle migliori: ne contestava in particolare l'avversione allo sviluppo urbano-industriale e alla tecnologia, nonché la sacralità della mucca, il digiuno, la nonviolenza, l'uso della charka per boicottare la produzione britannica del cotone e l'interpretazione pacifista della Bhagavadgītā. Queste divergenze di opinioni si spiegano col fatto che Savarkar aveva ricevuto un'istruzione laica, moderna, di stampo occidentale, il ché lo spingeva a ridicolizzare le antiche pratiche induiste.[2]

Nel 1910 Savarkar venne arrestato e deportato in India, venne condannato a 50 anni di carcere, i suoi beni furono confiscati e il suo titolo di laurea gli venne disconosciuto. Venne rinchiuso quindi al Cellular Jail di Port Blair, nelle isole Andamane e Nicobare.[2] Le crudeli condizioni del carcere lo portarono lentamente al crollo fisico e psicologico. È possibile che fosse diventato insofferente nei confronti dei musulmani proprio in quegli anni, poiché le guardie appartenevano a quel credo e si ritiene che fosse stato sodomizzato da due di loro. Tuttavia, gli studiosi ritengono che anche il suo pregiudizio nei confronti di tale credo fosse stato determinante.[3]

Venne rilasciato dal Cellular Jail nel 1921, ma poco dopo venne nuovamente recluso per 3 anni nel carcere di Ratnagiri, dove scrisse il trattato Hindutva (1923), considerato la bibbia dell'indipendentismo indiano.[4] L'opera tratta argomenti come la nazionalità e la cultura nazionale, la costruzione della nazione e la formazione dello Stato, la razionalità laica e il concetto di storia socio-evolutiva.[5]

Nel 1937 divenne presidente del partito Hindu Mahasabha. In quegli anni Savarkar scrisse romanzi come Kalapani e Mopla (1924), nonché l'opera teatrale Ushap (1927).[5] Fu l'ideatore di un'India divisa in due stati, uno induista e uno musulmano, nonostante non fosse stato preso in considerazione durante la spartizione dell'Impero anglo-indiano. Nel 1948 venne arrestato assieme a Nathuram Vinayak Godse e Narayan Apte, gli assassini di Gandhi,[6] e venne accusato di aver orchestrato la cospirazione. Trascorse i suoi ultimi anni in carcere.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Nandy, p. 96.
  2. ^ a b Nandy, p. 97.
  3. ^ Nandy, p. 98.
  4. ^ Nandy, p. 99.
  5. ^ a b Nandy, p. 100.
  6. ^ Nandy, p. 101.
  7. ^ Nandy, p. 102.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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