Utente:Steve 87/Sandbox

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Nella stagione 1997-1998 il presidente Giunco viene affiancato da Michele Martinelli alla guida gestionale del club[1]. La squadra, allenata da Tony Trullo, conquista la Coppa Italia di Lega e soprattutto la promozione in A2, riportando Roseto nel basket che conta. Il quintetto composto da Busca, Coppo, Meneghin, Facenda, Rizzo, con Bonaccorsi decisivo partendo dalla panchina, supera nella serie di finale Biella.

Al termine della stagione Giunco lascia la presidenza a Martinelli, che stipula un contratto di sponsorizzazione triennale con la Cordivari, una delle più importanti aziende del territorio. Per il campionato 1998-1999 la guida tecnica viene affidata a coach Phil Melillo e attorno al confermato playmaker Leo Busca viene allestito un roster di alto profilo, con giocatori come Federico Pieri, Sandro Dell'Agnello e Adrian Griffin. Gli ultimi due lascieranno il club in corso d'opera (il primo per firmare con l'ambiziosa Siena, il secondo per continuare la carriera in USA), sostituiti dal naturalizzato Brian Shorter e da Jamal Johnson. Roseto raggiunse il primo turno di play-off, venendo sconfitta da Pozzuoli.

La stagione 1999-2000 vede oltre ai confermati Busca e Orsini, un roster composto nel reparto lunghi da Albert Burditt, dallo spagnolo Alejandro Gomez e dall'esperto Giovanni Savio, oltre agli esterni Paolo Moretti, in cerca di rilancio personale, e Abdul Fox. A gennaio Moretti, fino a quel punto capocannoniere della A2 e miglior giocatore della squadra per valutazione, subisce un grave infortunio al ginocchio. Al suo posto viene ingaggiato Mario Boni, reduce da un'esperienza in Spagna, che si cala subito nel ruolo di primo terminale offensivo. Il rendimento della squadra, che in quel momento occupa il secondo posto in classifica, non subisce rallentamenti: il Roseto si porta in testa al campionato, e il 6 aprile 2000 con due giornate d'anticipo rispetto al termine della fase a orologio, arriva la storica promozione diretta nella massima serie.

In vista del campionato di A1 2000-2001 la squadra riparte da due punti fermi: coach Melillo e Mario Boni, che a 37 anni disputerà una regular season da 23,7 punti a partita (terzo marcatore per punti segnati del torneo). Il quintetto è completato dal play George Gilmore, dalla guardia Stefano Attruia, dall'ala grande Ian Lockhart e dal centro Peter Guarasci. Nel novembre 2000 viene ingaggiato l'ex trevigiano Jeff Sheppard, nonostante le regole allora impedissero il tesseramento di un terzo extracomunitario. Da lì il contenzioso con la FIP, che vede il giocatore rivolgersi an Tribunale il quale gli dà ragione portando, per quella stagione e per la successiva, alla libertà per i club di utilizzare giocatori extracomunitari. Il Roseto si rivela da subito una delle sorprese del campionato, ottenendo la partecipazione alla Coppa Italia grazie all'ottavo posto al termine del girone di andata, piazzamento confermato al termine della regular season. Arriva o storico accesso ai playoff, nei quali viene subito eliminata ai quarti di finale dalla corazzata Virtus Bologna, che di lì a poco realizzerà il grande slam.

Nel frattempo la presidenza del club viene assunta dall'allora vicepresidente Domenico Alcini, per via della squalifica subita da Martinelli per la questione Sheppard. Per la stagione 2001-2002 sulla panchina viene chiamato il giovanissimo Demis Cavina al posto di Melillo, passato ad Udine. Viene raggiunto un accordo di sponsorizzazione con la Euro Cellulari, azienda di telefonia di proprietà del futuro presidente del Pescara Calcio Dante Paterna. La squadra viene costruita attorno ai confermati Boni e Attruia a cui si aggiungono il talentuoso esterno Alvin Sims e l'esperto lungo Joshua Grant. La stagione è piuttosto turbolenta, caratterizzata da numerosi cambi operati da Martinelli tra gli elementi di completamento del roster. L'arrivo del panamense Michael Hicks e soprattutto il ritorno di Gilmore e Lockhart a dicembre cercano di cambiare le sorti di un difficile girone di andata, che porta all'esonero di Cavina sostituito dal vice Bruno Impaloni a gennaio. La stabilità trovata (unica novità significativa l'addio di Attruia che coglie l'occasione di andare a giocare al Real Madrid, a cui subentra Aaron Swinson) consente di invertire la rotta e di ottenere la qualificazione ai playoff, dove agli ottavi affronta la Virtus Roma di Carlton Myers: in gara-1 prevalgono i romani soltanto all'overtime, in gara-2 giocata a Roseto arriva la sconfitta che sancisce l'eliminazione degli abruzzesi.

Nell'estate del 2002 la società viene venduta da Michele Martinelli all'imprenditore pescarese Enzo Amadio che assume la presidenza. Lo staff dirigenziale viene composto da Valerio Bianchini[2] come vicepresidente operativo e Massimo Cosmelli come direttore sportivo. La guida della squadra viene affidata a Phil Melillo che torna sulla panchina rosetana[2]. Viene allestito un roster di alto livello in cui spicca il nazionale sloveno Marco Milic (ex Phoenix Suns, Real Madrid e Fortitudo Bologna), a cui si aggiungono il giovane playmaker Teemu Rannikko, l'esperto cannoniere Rodney Monroe, l'ala grande spagnola Diego Fajardo, i lunghi Ben Davis e Dan Callahan e gli esterni Juan Manuel Moltedo e Miroslav Radosevic. La stagione 2002-2003 vede il Roseto fare il suo storico esordio nelle coppe europee, con la partecipazione alla ULEB Cup in cui gli abruzzesi raggiungono le Top 16, subendo l'eliminazione contro gli spagnoli dell'Estudiantes. Il girone di andata del campionato di Serie A è esaltante con la squadra di Melillo che si piazza al terzo posto in classifica e accede alle Final Eight di Coppa Italia, in cui sfiora la finale superando Roma ai quarti e cedendo in semifinale contro Cantù di soli tre punti. Nel girone di ritorno avviene una flessione nel rendimento che fa scivolare la squadra all'ottavo posto al termine della regular season. Negli ottavi di playoff incrocia la Viola Reggio Calabria: la netta vittoria in casa in gara-1 viene vanificata dalle sconfitte in terra calabra e in gara-3 dopo una opaca prova al PalaMaggetti.

Le prospettive di aprire un ciclo ambizioso svaniscono nell'estate 2003, quando Amadio, nel frattempo divenuto proprietario della VL Pesaro, vende la società rosetana all'imprenditore Nino Tulli[3]. La squadra viene totalmente ricostruita (con l'eccezione di Moltedo che però rescinde il contratto a novembre) e affidata a Luca Dalmonte. Il roster all'inizio della stagione 2003-2004 comprende il play Billy Keys, la guardia Luke Recker, i lunghi K'Zell Wesson e Norman Nolan, con Anthony Giovacchini, il giovane centro spagnolo Albert Miralles dalla panchina. Ad ottobre Tulli si fa da parte cedendo le quote a Vittorio Fossataro che avvia un periodo di transazione verso un nuovo assetto societario[4]. Dopo alcune settimane di trattative il 13 novembre 2003 la proprietà passa ad una cordata capeggiata da Alcini e Martinelli, che assumono rispettivamente la carica di presidente e general manager, insieme ad altri soci tra cui Antonio Norante, Domenico Di Marco, Claudio e Aurelio Malvone, Giovanni Lucidi[5][6], a cui si aggiungono in seguito Daniele e Domenico Cimorosi. Sul fronte sportivo le prime giornate si dimostrano complicate, dopo cinque sconfitte consecutive arrivano i primi correttivi con l'ingaggio del navigato Steve Hansell e il ritorno dell'esperto Claudio Bonaccorsi, idolo del pubblico rosetano, a dare il suo contributo di imprevedibilità. Sul finale del girone di andata la squadra naviga ancora nelle retrovie, ma il taglio di Keys e l'arrivo del giovane play Robert Fultz dalla Fortitudo e dell'esterno Dewayne Jefferson danno nuovo slancio: il loro esordio coincide con la vittoria interna contro Teramo nel primo storico derby abruzzese nella massima serie. Nella seconda parte di stagione la squadra mostra una maggiore continuità e si porta in zone tranquille di classifica, nonostante le inaspettate dimissioni di coach Dalmonte a febbraio[7], sostituito dal croato Neven Spahija. La salvezza viene raggiunta con quattro turni di anticipo, all'ultima giornata arriva anche la vittoria nel derby di ritorno al PalaScapriano.

Per la stagione 2004-2005 viene confermato Spahija sulla panchina rosetana. Il rinnovato roster è formato dagli esterni Duane Woodward e Kyle Julius, i nazionali belgi Patrick Mutombo e Christophe Beghin, i nazionali tedeschi Eynmisan Nikagbatse e Stephen Arigbabu, il lungo italiano Christian Di Giuliomaria. Diversi i cambiamenti in corso d'opera operati da Martinelli: dopo una partenza difficile (una vittoria nelle prime cinque) viene ingaggiato Mahmoud Abdul-Rauf, ex stella NBA sbarcato in Russia nella stagione precedente dopo due anni di inattività, che si rivelerà un trascinatore per la sua classe e il suo carisma. Dopo l'esordio vincente in casa contro Teramo del play americano arrivano a Roseto anche le ali Brad Traina e Jeff Nordgaard (per una breve parentesi) e il lungo Andre Brown. A dicembre viene annunciato Il nuovo main sponsor, Sedima, azienda del teramano[8]. Il girone di andata si conclude in una posizione a ridosso della zona play-off. A gennaio vengono ingaggiati l'ala americana Ansu Sesay, appena tagliato dai Golden State Warriors, il play di riserva Mauro Morri (con il contestuale taglio di Brown, Traina e Julius). Nel girone di ritorno la squadra sale fino alla settima posizione, grazie soprattutto al talento di Abdul-Rauf, Woodward e Sesay, per quello che viene definito dai tifosi "il Roseto più forte di sempre". Ai quarti di play-off (serie al meglio delle cinque) i biancazzurri incrociano la Fortitudo Bologna: in gara-1 vince agevolmente 95-84 la squadra allenata da Jasmin Repesa davanti al proprio pubblico mentre in gara-2, giocata al PalaMaggetti, Roseto si porta fino al +12 al termine del primo tempo, per poi subire la rimonta dei bolognesi favorita dall'infortunio alla caviglia di Abdul-Rauf che lo toglie dal match e dalla serie, perdendo alla fine con il punteggio di 72-77[9]. Pur senza il loro leader la squadra di Spahija sfodera una prestazione d'orgoglio in gara-3 al PalaDozza, trascinata da un Woodward da 30 punti nonostante un infortunio muscolare patito sul finale di gara-2: partita equilibrata con i rosetani che cedono solo nel finale alla Fortitudo che vince 73-70 e chiude la serie[10] (i bolognesi andranno a conquistare lo scudetto).

L'estate del 2005 è segnata da vicissitudini societarie, con il sodalizio che lancia un appello alle forze imprenditoriali locali per far fronte alle difficoltà economiche e creare le basi per un progetto duraturo. Per scongiurare il fallimento viene attuata la ricapitazzazione da parte di cinque soci (Alcini, Cimorosi, Di Marco, Martinelli e Norante)[11], i quali pagano anche l'iscrizione alla Lega e depositano in extremis la somma necessaria a rientrare nei parametri imposti dalla FIP[12]. La squadra per la stagione 2005-2006, affidata ad Alberto Martelossi, promosso dal ruolo di vice, è composta da Leo Busca, che torna nella piazza che aveva contributo a portare nella massima serie, dagli esterni Brandon Armstrong, Giorgos Diamantopoulos e Matteo Malaventura, e dai lunghi Jack Martinez, Roberto Casoli, Stephen Payne e Deangelo Collins. Diversi i cambi negli elementi del roster nel girone di andata, che inizia con due sole vittorie nelle prime undici partite: a farne le spese sono Collins, tagliato quasi subito, Armstrong e Diamantopoulos, che lasciano spazio al play Paccelis Morlende, alla guardia Luis Flores e all'ala Jason Capel. Lo stesso coach Martelossi viene esonerato a fine novembre: al suo posto viene chiamato il navigato Attilio Caja. A gennaio arrivano anche i tagli di Morlende e Payne, con il contestuale arrivo di Daniele Cavaliero, emergente play/guardia in prestito da Milano, e di Dan Callahan, che torna a Roseto per dare il suo contributo d'esperienza. Il campionato prosegue con la squadra che naviga in zona retrocessione tra mille difficoltà, con incertezza sul futuro societario (a marzo Norante diviene proprietario unico, incaricato dagli ex soci di mediare con le istituzioni locali per ottenere i contributi promossi e trovare nuovi investitori[13]), i problemi fisici di Flores (che lascia la squadra salvo poi tornare per l'ultima giornata) e Capel (che salta le ultime gare) e le bizze di Martinez[14]. Tuttavia la squadra si compatta, chiedendo minuti aggiuntivi agli italiani, riuscendo ad ottenere un'insperata salvezza vincendo le ultime due gare casalinghe contro Virtus Bologna (con una clamorosa prestazione di Martinez che realizza 27 punti e 18 rimbalzi) e Capo d'Orlando, nell'ultima decisiva giornata di campionato, grazie anche ai 22 punti del ritrovato Flores.

Nonostante la salvezza ottenuta sul campo restavano i problemi economici[15]: non si riescono a trovare imprenditori disposti a rilevare la società, a fronte dell'esborso necessario all'iscrizione al campionato[16]. Il 13 luglio 2006 l'Assemblea di Lega delibera l'esclusione del Roseto Basket dalla Serie A[17].