Utente:Rhockher/sandbox2

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Ciao Rhockher, spero di contribuire costruttivamente alla discussione. Credo che ti sei spiegata benissimo; per "violenza di genere" si intende effettivamente la violenza di un genere (quello "maschile") su di un altro (quello "femminile"). Non è pertinente l'obiezione che ti è stata fatta che "le donne sono altrettanto violente che gli uomini". Non si vuole sostenere la "naturale" mitezza o nonviolenza delle donne rispetto agli uomini; si sta solo affermando che STORICAMENTE si è configurato un tipo di rapporto (sociale) di dominazione e sfruttamento degli uomini sulle donne e la "violenza" è parte integrante di questo rapporto. Riservandomi di poter apportare qualche aggiunta in seguito alla voce(quando avrò un pochino di tempo in più per pensarci) mi limito adesso a segnalarti qualche punto :

  1. Nella prima parte potresti segnalare come forme di violenza sulle donne la prostituzione forzata nei campi di concentramento nazisti e nipponici. Ti avevo segnalato via mail un mio articolo ( Toshi Kayano e Vincenza Perilli, Confortanti silenzi, in Altreragioni, n. 10, 2000, pp. 125-127.) spero possa esserti utile.
  2. La seconda parte (quella storica) andrebbe articolata meglio; da parte mia ti segnalo che la discussione sulla violenza esercitata sulle donne (e in paricolare sullo stupro) è stata, nel movimento femminista particolarmente accesa rivelando molteplici differenze di approccio. Caso emblematico le critiche espresse dalle femministe afroamericane e di altre minoranze verso il femminismo "bianco" che aveva ignorato come lo stupro fosse stato utilizzato in chiave razzista (Un riferimento bibliografico: il volume di Angela Davis, Women, Race and Class. tradotto in Italia con il titolo di Bianche e Nere, da Editori Riuniti)
  3. Nella bibliografia sarebbe veramente importane citare un fondamentale saggio di Colette Guillaumin scritto all'indomani della strage compiuta all'università di Montreal il 6 dicembre 1989 (per memoria: quel giorno un uomo armato entrò all'università, separò gli studenti dall studentesse e sparò su quese ultime, puntando alla testa. dopo averne uccise 14, si suicidò). In questo testo Guillaumin denuncia la pratica corrente di ridurre atti estremi di violenza sulle donne a casi "psicologici" o di "follia" e ne svela invece il carattere "sociale" ( e sia detto per inciso, è in questi termini che non si può parlare di violenza delle donne sugli uomini). Inoltre nell'articolo si ricorda anche l'episodio avvenuto nel 1979 a Roma a Radio Città Futura. Il riferimento bibliografico è: c. Guillaumin, Folie et norme sociale. A propos de l'attentat du 6 décembre 1989, in C. Guillaumin, Sexe, Race e Pratique du pouvoir, Paris, Coté-femmes 1992, pp.143-149.--Vincenza Perilli 22:55, 6 mag 2007 (CEST)V

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La definizione violenza di genere descrive la violenza contro donne e minori basata sul genere, ed è ritenuta una violazione dei diritti umani[1].

Questa terminologia è largamente usata sia a livello istituzionale che dalle persone e associazioni che operano nel settore. Parlare di "violenza di genere"[2] [3] in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto "(…) manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne" e quindi come "(...) uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione subordinata agli uomini", così come viene rilevato nell'introduzione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993[4] che, nell'art.1, descrive la violenza contro le donne come "Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata".

Varie forme di violenza di genere[modifica | modifica wikitesto]

Da diverse ricerche emerge che la violenza di genere si esprime su donne e minori in vari modi ed in tutti paesi del mondo. Esiste la violenza esercitata soprattutto nell'ambito considerato privato, attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali, delitti d'onore, uxoricidi[5] passionali o premeditati. I bambini, gli adolescenti, ma in primo luogo le bambine e le ragazze adolescenti sono esposte all'incesto. Le donne sono poi esposte nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro a molestie sessuali e a ricatti sessuali. In molti paesi le ragazze giovani sono vittime di matrimoni coatti e vengono indotte alla prostituzione forzata e/o sono vittime di tratta. Ci sono le violenze più eclatanti come le mutilazioni genitali femminili, l'uso dell'acido per sfigurare, lo stupro di guerra[6] [7] ed etnico [8], il femminicidio che in alcuni paesi, come in India e in Cina, assume l'aspetto dell'aborto selettivo[9] (le donne vengono indotte a partorire solo figli maschi, perché più riconosciuti e accettati socialmente), altrove invece si uccidono donne in modo sistematico[10]. Ci sono violenze poco visibili come quelle relative alla salute riproduttiva (aborto, sterilizzazione forzata, contraccezione negata).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

A partire dagli anni settanta il movimento delle donne e il femminismo in occidente hanno iniziato a mobilitarsi contro la violenza sulle donne sia per quanto riguarda lo stupro che per quanto riguarda il maltrattamento e la violenza domestica.

Le donne hanno messo in discussione la famiglia patriarcale e il ruolo dell'uomo nella sua funzione di "marito/padre-padrone", non volendo più accettare alcuna forma di violenza esercitata su di loro fuori o dentro la famiglia.

La violenza alle donne, in qualunque forma si presenti, ma in particolare quando si tratta di violenza intrafamiliare, è uno dei fenomeni sociali più nascosti, è considerato come punta dell'iceberg dell'esercizio di potere e controllo dell'uomo sulla donna e si mostra in diverse forme come violenza fisica, psicologica e sessuale, fuori e dentro la famiglia.


Già negli anni settanta le donne hanno creato i primi Centri Antiviolenza e le Case delle donne per ospitare donne che hanno subito violenza e che potevano trovare ospitalità nelle case rifugio gestite dalle associazioni di donne. In Italia i primi Centri Antiviolenza sono nati solo alla fine degli anni novanta ad opera di associazioni di donne proveniente dal movimento delle donne, tra cui la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna e la Casa delle donne maltrattate di Milano.
. Ad oggi sono varie le organizzazioni che lavorano sui vari tipi di violenze di genere

Riferimenti e note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Conferenza Mondiale sui diritti umani: Dichiarazione di Vienna e Programma d'azione, in particolare al punto 18.
  2. ^ specifica su Violenza di genere
  3. ^ [http://www.centrodirittiumani.unipd.it/a_bollettino/28/03.asp?menu=bollettino#1 La violenza di genere su "Bollettino "Archivio Pace Diritti Umani" - n. 28 - 3/2004]
  4. ^ Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, in particolare introduzione 6° capoverso e art.1
  5. ^ "Omicidi in famiglia", articolo di Isabella Merzagora Betsos su "Le due città" rivista dell'amministrazione penitenzeria.
  6. ^ (IT) Amnesty International, Danni collaterali, EGA Editore, Torino, marzo 2006, pp. 32
  7. ^ Unicef:La guerra sulle bambine
  8. ^ *Tratto da Non sopportiamo la tortura. A cura di Amnesty International, ed. Rizzoli 2000
  9. ^ Vedere anche: IVG in India, IVG in Cina e Amnesty International: "nascere bambine"
  10. ^ Ad esempio: Amnesty International, "Ciudad Juárez: 14 anni di omicidi di donne insoluti"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Patrizia Romito, "La violenza di genere su donne e minori, un’introduzione", Milano, Franco Angeli, 2000, 128 pg. (Politiche e servizi sociali).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


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