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Il Po morto di Primaro[modifica | modifica wikitesto]

Po di Primaro a Marrara con la neve

Se l'origine di Marrara è legata alle sue “Valli di Marrara”, non di meno si può dire del Po di Primaro sul cui argine destro è sorto il primitivo borgo e che tanta parte ha avuto nella vita del paese, fino all'inizio del Novecento. Quella dell'origine del ramo detto il Primaro è una delle questioni più controverse e discusse degli storici antichi e moderni. Fiume che per tutto il Medioevo ed anche per il Rinascimento ebbe fondamentale importanza per la vita di Ferrara.

La più antica menzione del Po di Primaro pare risalga al 964 d.C. com'è da una bolla di Leone VIII (la bolla del Papa è datata 13 giugno 964): “ insula que vocatur Primaro descendente in Mare Adriatico, in porto qui vocatur de Primaro”. Per altri è forse riferibile al secolo VIII la formazione del Po di Primaro, che ha messo foce poco a sud dello sbocco dell'Eridano, rimanendo, con il Volano, il principale ramo deltizio del Po. Il Frizzi (Fe 1736/1800, storico, laureato in giurisprudenza, fu notaio poi segretario ed archivista del Comune di Ferrara; l'opera più importante che ha scritto è “La storia di Ferrara” in cinque volumi - ndr) propone documenti riferibili agli anni 972, 1015,1188 che citano un “fluvius Gabiana” (oggi Gaibana), ed anche, dal 1141 un “fossa nova quae pergit Gabiana” (forse una adduzione del Reno?) e pensa che i due corsi si congiungessero appunto presso la pieve di Gaibana per portarsi in alveo unico in Primaro. Il Frizzi non precisa però il percorso del “fluvius Gabiana”, né quello del Primaro, di cui non fornisce citazioni riferite a questi secoli.

Lo storico Bertoldi identifica Primaro ed Eridano e lo fa sulla base di citazioni di cui la più antica risale al poeta Boccaccio. Per i tempi anteriori invece sono come quelle del Frizzi. Giovan Battista Pigna, storiografo del cinquecento, afferma che il Po antico pervenuto in alveo fino al Capo di Eridano (poi Capo di Rheda, Codereda, Codrea), di qui biforcava a sinistra come volano e a destra come Sandalo, andando a mare per Voghenza, Argenta e S. Alberto. In sostanza non riconosceva l'esistenza di un ramo intermedio tra Volano e Sandalo che andava su Ostellato. Ne conseguiva che il Po grande, il Padòa di Polibio, il Padus o Eridano di Plinio, doveva necessariamente coincidere col Sandalo, la cui foce “ora è chiamata Primaro, dall'isola Primaro ivi contigua”.

Secondo la tradizione umanistica - rinascimentale ferrarese e ravennate, il Primaro sarebbe stato aperto artificialmente nel 708-709 dall'Arcivescovo ravennate Felice ribellatosi all'imperatore, per allargare il proprio territorio tra Ferrara e Ravenna e contrastare in tal modo il passo alle truppe imperiali, tagliando la sponda destra del Po (vedi Sardi, Pigna e Rubeus). Se veramente e dove sia avvenuto questo “taglio” non è detto da alcun altro; non è detto, anzi, neppure nell'edizione del Bacchini dell'opera di Agnello, ma la notizia ricorre in diversi codici. Si può anche supporre che il taglio non sia mai stato fatto, o se è stato fatto, ogni luogo lungo il Po o il Sandalo può andare bene.

Appare probabile che alle soglie del secolo VIII si sia proceduto all'escavazione di un intero corso fluviale, così lungo e articolato. È più verosimile che l'intervento di Felice (l'arcivescovo ravennate – ndr) si sia limitato all'apertura di una “fossa”, cioè di un canale che mettesse in relazione il Po di Volano con un alveo fluviale fossile nel quale si riversarono le acque, una volta tagliato l'argine destro del fiume, come dice espressamente la fonte.

A prendere per buona la citazione di “Padus vetus” nel testo agnelliano, si potrebbe pensare che a quel tempo-anno Mille o inizio secolo IX – esisteva un “Po nuovo” con ogni probabilità il Primaro. E che era forse il ramo principale. In verità esistono citazioni della Fossa Augusta - I secolo d.C. - (Così chiamata perché fatta costruire dall'imperatore Augusto, per unire le due città di Adria e di Ravenna, allora vicine al mare; e questo canale passava per Comacchio, S. Alberto sul Po di Primaro e di là a Ravenna: “ Augusta Fossa Ravennam Trahitur ” < C. Plinio - Naturalis Historiae, Liber III, 119 – ndr >: Tale fossa partiva dal Po e andava a sboccare nel famoso Porto di Classe) fino al secolo X ed è noto che uno di questi due corsi d'acqua esclude l'altro e che la fossa è più antica del fiume. È possibile che tratti della fossa sopravvisse alla sua resezione da parte del Primaro, ma non a lungo, per questi motivi il tratto del Primaro che andava per S. Alberto non dovrebbe essere troppo anteriore al IX secolo.

È interessante ciò che sostiene Giacomo Gavioli il quale afferma che il tracciato del Po e del suo bacino idrografico non è mai stato stabile nel tempo, perché in verità sono leggibili le tracce di preesistenti aspetti idrografici come: tratti di alvei abbandonati, oppure trasformati in corsi d'acqua; pavimentazione d'insediamenti rinvenuti al di sotto del livello attuale; reperti archeologici diversi; toponomi con radici o desinenze in “Cò” (capo o termine) e Po (Vicopò, Contrapò, Casalpò, Codifiume, Porotto, ecc.), ora distanti dal fiume principale, oppure a esso ispirati.

La denominazioni “Po Vecchio”, “Po Morto”, “Po Vivo”, ecc. possono essere derivati dai fenomeni di allungamento del percorso, o quando l'alveo si presenta ingombro nei tratti più a valle o per la sua decadenza come via fluviale nel commercio. È certo comunque che le due diramazioni del Po a Ferrara, ossia all'altezza della Basilica di san Giorgio fuori le mura, vi erano almeno fin dal secolo IX. Il maggior ramo che in età antica sfociava a Spina (città) passando perVoghenza (frazione di Voghiera), S. Vito, Ostellato, S. Giovanni, era il Primaro? Richiamandomi ancora una volta all'autorità del Frizzi che citando un antico documento afferma che quel ”ultra ripam Padi” potrebbe dire dell'esistenza fin dall'ora del corso del Po da S. Giorgio per Gaibana fino a Consandolo (frazione di Argenta), è probabile che si parli sempre del Primaro che in primitivo era una “fossa”, come sostengono alcuni storici.

Lascio agli studiosi la soluzione del problema sull'origine del nostro Po di Primaro e percorrere lungo i secoli la sua storia. Da parte mia, mi limiterò a tracciare una breve “ biografia” tralasciando e puntualizzando alcune notizie storiche di scarso interesse.

Il Po di Primaro iniziò la sua decadenza con la rotta di Ficarolo (detta anche “Piccarda”, si formò un nuovo corso, l'attuale, chiamato Po Grande o Po di Venezia. La tradizione fissa tale rotta al 1152, poco a valle di Stellata. In seguito si formarono diversi corsi come il Po della Pila, il Po, della Tolle e il Po della Gnocca che è il più recente), pur continuando a mantenere un ruolo di primo piano nelle comunicazioni con il territorio ravennate.

Anche il Po di Volano divenne sempre meno efficiente, mentre prendeva forza il nuovo Po, detto di Venezia. Dopo il massimo sviluppo di questi due rami nel Basso Medioevo e nel Rinascimento, si registrerà il progressivo declino del Volano e del Primaro, rimasti completamente esclusi dalla rete idraulica del Po alla fine del XVI secolo.

Per la sua particolare posizione il Po di Primaro, che univa la città di Argenta, Bologna attraverso il traghetto a nord di Molinella, o tramite il porto di Conselice, a Imola, a Ravenna, a Cervia, ecc, va ricercata l'origine delle fortune ferraresi. Le merci destinate a proseguire oltre Ferrara verso l'interno e l'esterno, erano collegate su quelle imbarcazioni fluviali la cui caratteristica principale era quella di possedere un fondo piatto per ovviare ai bassi fondali del fiume. Una navicella adatta ai piccoli tragitti e ai trasbordi era la “scola”(spola), poi il “burclum” (bùrchio)) dotate di cordami necessari al traino animale o umano (alaggio) nei tratti di risalita della corrente.

IL progressivo degrado della rete stradale dell'età romana, aumentò nell'alto Medioevo il fenomeno chiamato “fluvializzazione” dei trasporti e dei commerci, cioè le vie d'acqua che potevano garantire la circolazione di merci e i bassi costi. Ferrara poteva così avere facili collegamenti non solo con le città ma anche con mercati toscani che si riversavano in occasione delle fiere che si tenevano in città. Il traffico con la Romagna tramite il Primaro era presidiato dal castello veneziano di Mercamò; guardie stabili erano poste da Venezia in Magnavacca (Porto Garibaldi) e nei porti di Volano e Goro.

Lungo il litorale tra il Primaro e il Volano, esistevano diverse isole, come l'isola di Palazzolo a sud di Primaro, che nel 965, si era andata dilatando e coprendo di vegetazione sino ad avere, nel 1532, ben 7275 tornature a pascolo, 880 di pineta, 2350 di bosco, 940 di valle. Altra isola molto nota, è quella di S. Antonio, ”posta nel mezzo del Po a Mezzogiorno della città (Ferrara –ndr), tra due rami del Po di Primaro e di Volania, comprendeva tutto quel terreno circa e che ora si trova fra la chiesa di S. Lorenzo e l'altra di S. Maria del Buon Amore. Il canale che dalla città la divideva, restò a poco a poco, dalle torbide acque, alzato di fondo per modo, che fin dall'anno 1324 si tentò di riscavarlo con l'appostarvi molti molini natanti, ma indarno.(Frizzi)

Già all'epoca di Niccolò III d'Este) (1393-1441) vi si camminava a piede asciutto, ed era divenuto un'ampia via che, dall'arena depositata dal Po (Primaro-ndr) ebbe la denominazione della “Ghiaia”, fatta poi livellare nel 1401 dallo stesso Niccolò III. Tutta la via antica della Giaia, o Ghiara, tracciata dal Marchese Niccolò III, dov'era l'alveo del Primaro, fu così appellata dalle “ghiaie” depositate da quel vecchio ramo di fiume, che aveva alzato e interrito il suo letto. Tale via parte da Via Camaleonte, e finisce agli angoli delle vie Quartieri e Porta s. Pietro, all'incontro di Via XX settembre (Gerolamo Melchiorri–autore del volume “Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara",pubblicato nel 1918 da Prem. Tipografia Ferrariola di Ferrara-ndr).

Nel 1582 il Primaro risultava gravemente compromesso nella sua navigabilità per le torbide che il Reno e gli altri fiumi minori depositavano in più parti del corso. Il traffico fluviale scemava; molte terre erano inondate e l'aria inquinata e malsana causava molti decessi, per cui la popolazione delle campagne decresceva. Tra il 1625 e il 1626 l'immissione del Santerno e poi del Senio nel Po di Primaro, alzarono il suo letto con difficoltà della navigazione. Per salvarlo e mantenerlo attivo per la navigazione, i ferraresi costruirono il noto sostegno di Marrara per difendersi dalle acque sempre più torbide e minacciose del Reno nel Primaro e impedire che rigurgitassero verso la città. Nel 1760 fu eseguita la grandiosa opera di escavazione dei due alvei del Primaro e del Volano per favorire sia la navigazione e lo scolo dei terreni di S. Martino, Fossanova S. Biagio, S. Egidio, Marrara, ecc.

A cavallo del secolo XVII e XVIII, inizia per il Primaro la sua decadenza con la dominazione spagnola in Italia. Ferrara e Ravenna, per l'indebolimento dello Stato della Chiesa (Stato Pontificio)-ndr), sempre meno rivolgeranno le cure di cui aveva bisogno, cioè di liberarlo dagli interrimenti continui lungo il suo alveo e le sue rive. Esso invecchiava, non potendo sottrarsi alla sorte comune di tutti i fiumi di notevole portata e di moderata velocità come afferma lo storico Soranzo nel suo libro: “L'antico navigabile Po di Primaro”. La morte definitiva di questo fiume fu quando il Governo Pontificio, nel giugno 1767, deliberò l'immissione del Reno nel Po di Primaro. Fu una decisione sofferta e dibattuta, che si rivelò disastrosa. Da allora si susseguirono rotte su rotte, come testimonia lo storico Bottoni nel suo libro: “Rotte del Basso Po”. Oggi il Po “morto” di Primaro, muore a Traghetto(piccolo villaggio poco a nord di Molinella) immettendosi nel Reno che finisce la sua corsa in mare, a pochi chilometri da Torre di Bellocchio, lasciando alla sua sinistra, Argenta e S, Biagio; e alla sua destra S. Alberto e Mondriole. Sulla cartina è segnato come Po Morto di Primaro, e questo, dopo tanti secoli di storia, fa una certa tristezza.

Anche il Po di Primaro come tanti altri fiumi in Italia aveva il suo sbocco al mare: Il “Portus de Primaro”, attestato dal X secolo (il porto è ricordato nel diploma di Ottone I -962- alla sua foce più antica), si apriva alla foce del fiume omonimo. Anche lo stesso nome Primaro nel Medioevo era limitato alla zona della foce, mentre il corso superiore del fiume prendeva il nome di “Fossa”(cioè canale artificiale), dapprima legato solo al suo settentrione più a monte, subito sotto Ferrara, ma ben presto esteso a tutto il fiume, come attesta ad esempio nel secolo XIV il cronista Riccobaldo Ferrarese[1]. Questi localizza il porto a 18 miglia dalla foce del Volano e a 9 miglia dal porto di Magnavacca e nel secolo XV «Biondo Flavio» precisa che dal porto di Primaro a Classe c'erano 20 miglia.

L'origine valliva di Marrara, la presenza del Primaro e la vicinanza del fiume Reno, obbligano sotto un certo aspetto il discorso sul fenomeno dei “ Lavorieri ” sorti già al tempo degli Estensi quando diedero inizio alla grande bonifica sotto il Duca Borso (1450-1471) succeduto a Lionello (D'Este))all'età di 37 anni. I “ Lavorieri del Po” avevano il compito di garantire le opere di arginatura e di difesa dalle alluvioni del Po e curare la rete dei principali collettori delle acque di scolo. Il sistema dei Lavorieri era fondato su magistrature comunali (Giudici d'Argine, Battifanghi, Notari d'Argine) e sul lavoro obbligatorio dei contadini e dei braccianti, oltre a contribuzioni in denaro dei proprietari che conducevano i terreni in proprio. Questo sistema di prestazioni idrauliche resterà in vigore fino alla fine del Settecento.


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Il Po di Primaro, o più correttamente Po morto di Primaro è stato un ramo deltizio del fiume Po. Nasceva a Ferrara, poi costeggiava a sud le Valli di Comacchio e si immetteva nel mare Adriatico con un ampio estuario. Oggi non riceve più acque. Il suo percorso è comunque riconoscibile poiché l'ambiente naturale attorno al suo letto si è conservato nel tempo.

Il corso d'acqua ha subito numerose modificazioni durante la sua storia.

Ecosistema antico[modifica | modifica wikitesto]

Attorno al Delta del Po, quindi anche attorno al Po di Primaro, si estendeva una vasta area paludosa, chiamata Valle Padusa. Oggi l'habitat dell'antica Padusa sopravvive a Comacchio e nelle riserve naturali protette.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Antichità e Alto Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Ai tempi di Augusto (I secolo a.C.) il ramo principale del Po (Padus Primarius) sfociava più a sud di oggi; il ramo di Volano segnava il confine tra la Regio X Venetia et Histria e la Regio VIII Aemilia.

Il nome Padus Primarius stava ad indicare che il Primaro era il ramo principale del fiume. Si diramava dal Po principale (Padus Maior) appena fuori le mura di Ferrara e continuava verso sud-est bagnando Torre Fossa, Gaibana, Marrara, San Nicolò e da qui fino ad Argenta e poi seguiva la direzione Sud-Est fino al mare Adriatico, dove sfociava, a 17 km da Ravenna.

Anche in epoca altomedievale il ramo di Primaro era il corso principale del Po.

Dopo la Rotta di Ficarolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1152, a seguito di forti e frequenti precipitazioni, il Po ruppe l'argine sinistro presso Ficarolo, nell'allora Transpadana Ferrarese. Il corso del fiume cambiò e la quantità d'acqua che confluì nel ramo di Primaro calò sensibilmente. Il Primaro non fu più il corso principale del Po.

Negli anni seguenti, il Po di Primaro perse progressivamente d'importanza, riducendosi a via d'acqua di livello locale [2]. Nel 1554 fu inaugurato un servizio di "corriere" tra Bologna e Venezia, con viaggi il martedì e il sabato. Il servizio utilizzava esclusivamente vie d'acqua: Canale Navile, Valli di Masi [3], Po di Primaro, mare. Il corso d'acqua mantenne la propria importanza nel commercio tra le città di Ferrara e Ravenna, fino alla fine del XVI secolo. Nel 1592 Alfonso II d'Este chiuse il ramo di Primaro per conservare la navigabilità del Po di Volano (che, da Ferrara, seguiva un corso rettilineo verso il mare). Il Po di Primaro divenne un ramo secco.

Nel XVIII secolo furono utilizzati gli ultimi 40 km del suo letto per farvi confluire il fiume Reno, che non aveva uno sbocco al mare. Il punto di immissione fu localizzato presso l'abitato di Argenta. 30 km ad ovest di Argenta, il Reno fu immesso in un canale artificiale costruito ex novo, il Cavo Benedettino [4], all'altezza di Sant'Agostino. Le paludi della Valle padusa che caratterizzavano la zona furono gradatamente quasi tutte bonificate.

Oggi il termine «Po di Primaro» può essere utilizzato per indicare il tratto terminale del fiume Reno fino alla foce.

Canale Primaro[modifica | modifica wikitesto]

È un canale di bonifica che fa parte del tessuto dei canali di risanamento delle paludi del delta del Po. Nasce all'altezza di Ferrara dal Po di Volano, quindi si dirige verso sud-est, fiancheggia Fossanova San Marco, passa tra Sant'Egidio e Gaibanella, attraversa Marrara, San Nicolò e Traghetto. Qui termina il suo percorso presso un impianto di sollevamento sotto gli argini del Reno, entro cui le sue acque vengono riversate.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ nato a Ferrara fra il 1243 e il 1245, notaio e storico, scrisse: “Chronica parva Ferrariensis”, morto probabilmente nel 1318 a 73 anni,da Riccobaldo da Ferrara, di A. Teresa Hankey, da Enciclopedia Federiciana dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
  2. ^ L'unico evento in cui il fiume ritornò ad avere un'importanza strategica fu con la Guerra del Sale (1482-1484), tra Ducato di Ferrara e Repubblica di Venezia.
  3. ^ Ad est di Malalbergo
  4. ^ Prese il nome dal pontefice, Benedetto XIV (1740-58).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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