Utente:Civvì/Sandbox5

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L'architettura armena si riferisce alle opere architettoniche legate alla cultura e ed estetica del popolo armeno. Difficilmente collocabile in modo preciso da un punto di vista geografico e cronologico, la manifestazione più evidente sono le architetture religiose del VII secolo e di epoca medievale.

Architettura pre-cristiana[modifica | modifica wikitesto]

I pochi esempi rimasti di architettura pre-cristiana sono riconducibili a due distinti periodi:

  • l'epoca urartiana ((IX-VI secolo a.C.) della quale rimangono resti di alcune fortificazioni come la fortezza di Erebuni e i resti di Karmir-Blour e tracce documentali di templi come quello mai ritrovato di Muṣaṣir dedicato ad Ḫaldi. L'architettura urartiana è caratterizzata da fondamenta costruite con pietre ben tagliate e di grandi dimensioni come quelle che si vedono nella città fortificata di Erebuni, per le abitazioni si sono trovate tracce di cupole pur rudimentali ma indicative di un'attività architettonica abbastanza sviluppata.[1]
  • il periodo tra il I e il III secolo, i resti di quest'epoca si trovano nel sito di Garni, circa 50 km a nord-est di Eravan. I resti più antichi sono i tratti della cinta muraria composta da pietre di grandi dimensioni, ben scolpite e sovrapposte a secco. Probabilmente risalente al I o forse al III secolo d.C è il piccolo tempio che riprende con eleganza di proporzioni, volumi e fregi, le caratteristiche del tempio greco-romano. L'edificio più recente del sito è quello delle terme databile al IV secolo d.C. in cui si ritrova la disposizione dei locali tipica delle terme romane.[1]

Rimane un vuoto di ritrovamenti per tutto il periodo tra la caduta del regno di Uratru e le dinastie degli orontidi e degli artassidi e la dominazione romana, vi sono solo poche tracce delle antiche capitali di Armavir, Yervandashat, Tigranocerta e Artašat. Un altro vuoto è quello del periodo compreso tra l'ingresso delle divinità greche nel pantheon armeno (III e il I secolo a. C.) e le prime architetture cristiane. Il ritrovamento di statue fa presumere che vi fossero altri templi e santuari oltre a quello di Garni che vennero però distrutti con gran zelo nel corso del passaggio di San Gregorio Illuminatore e dei primi cristiani all'epoca di Tiridate III di Armenia.[2]

La cristianizzazione e le prime architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

L'Armenia, durante il regno di Tiridate III fu il primo stato a dichiarare il Cristianesimo religione di stato, nel 387 d.C. la Pace di Acilisene divise una prima volta il regno d'Armenia tra Impero bizantino e Impero sasanide, la linea di confine si spostò nel 591 in seguito alla guerra romano-persiana del 572-591. In quest'epoca travagliata la chiesa e i suoi Catholicos divennero il punto di riferimento per il mantenimento dell'identità nazionale e culturale e lo rimasero fino al VI secolo, è a questo periodo che risalgono molte delle chiese e dei monasteri più antichi.[3]

Dalla capitale Dvin e dal capoluogo religioso, l'attuale Echmiadzin, i luoghi di culto si diffusero fin nelle aree più periferiche del paese, all'estremo nord nella provincia del Gugark al confine con la Georgia che era in fase di cristianizzazione, a est dove traversando la catena montuosa dell'Artsakh giunsero fin all'Albania caucasica (attuale Azerbaigian) a sud fino alle regioni del Vaspurakan e Moxoene.[4] L'edificio religioso più antico di cui si conoscono i resti è il mausoleo di Arshakid (IV secolo) nei pressi della località di Aghtsk che ospitò i resti dei sovrani Arsacidi d'Armenia.[5]

La caratteristica che accomuna gli edifici religiosi dell'epoca è il materiale di costruzione, pietre di tufo di colore giallo, rosa, rosso, o grigio, a volte in tonalità molto scure, talvolta come misura antisismica venivano usate nella stessa fila pietre di altezza diversa. Questo e la varietà di colore stemperano la grande austerità e monumentalità dell'esterno degli edifici che cela spesso la complessità delle loro planimetrie. [6]

Architetture non religiose[modifica | modifica wikitesto]

Un altro vuoto riguarda le architetture civili delle quali sono rimasti pochissimi esempi. Non sono giunte fino a noi le abitazioni comuni che erano per lo più edificate in materiali come legno o fango, rimangono alcuni ponti di epoca medievale, tra cui il ponte di Sanahin del XII secolo e quello di Ashtarak del XVII secolo e i resti del ponte medievale sul fiume Akhurian, diversi caravanserragli e diverse fortezze come quella di Amberd e molte nel Regno armeno di Cilicia dove, soprattutto nell'epoca delle crociate, vennero edificate numerose fortificazioni nelle quali si mescolano lo stile decorativo armeno e l'architettura militare occidentale, alcuni esempi sono la fortificazione di Corico, quella di Silifke e Lampron. Scavi condotti a Zvartnots e a Dvin hanno portato alla luce tracce delle fondamenta dei palazzi dei catholicos del VI e VII secolo.[1]

Chiese: caratteristiche comuni[modifica | modifica wikitesto]

Le chiese costruite nel periodo compreso tra il IV secolo e il XIV secolo, presentano una grande varietà e nelle dimensioni e nella posizione, alcune erano isolate, altre facevano parte di complessi monastici. Sono comunque individuabili dei tratti comuni:

  • gli edifici sono integralmente costruiti in pietra e, tranne rare eccezioni, in tufo. A volte venne usato del basalto nelle fondazioni oppure in aree in cui non era disponibile il tufo[1]
  • i soffitti sono sempre a volta, anche questo dipende dal materiale di costruzione gli archi permettono infatti lo scarico del peso delle coperture sulle spesse pareti laterali[1]
  • la presenza pressoché costante di cupole che, tranne poche eccezioni, si ergono sopra un tamburo che culmina con una cuspide conica o piramidale[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Arts of Armenia-Architecture, su cah.fresnostate.edu. URL consultato il 23 aprile 2024.
  2. ^ Der Nersessian, p. 17
  3. ^ Alpago Novello, p. 131
  4. ^ Armenia - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991), su treccani.it. URL consultato il 22 aprile 2024.
  5. ^ Der Nersessian, p. 23
  6. ^ Der Nersessian, p. 24
  7. ^ Donata Brugioni, Un modello millenario per le chiese d’Armenia, su artearti.net. URL consultato il 27 aprile 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]