Alfonso Samoggia

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Alfonso Samoggia
NascitaBologna, 9 settembre 1893
MorteCasotto, 6 giugno 1916
Cause della morteferita riportata in combattimento
Luogo di sepolturaSacrario militare di Asiago
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoGranatieri
UnitàI Battaglione
2º Reggimento
Brigata "Granatieri di Sardegna"
Reparto2ª Compagnia
Anni di servizio1915-1916
GradoSoldato
ComandantiGiuseppe Pennella
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano
BattaglieBattaglia degli Altipiani
Decorazionivedi qui
Frase celebreSignor Tenente, arriveranno i rinforzi, resistete fino alla morte!
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Alfonso Samoggia (Bologna, 9 settembre 1893Casotto, 6 giugno 1916) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Bologna il 9 settembre 1893,[3] figlio di Luigi e Erminia Parisini, esercitò dapprima il mestiere di agricoltore e poi quello di orefice.[1] All'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 24 maggio 1915 fu arruolato nel Regio Esercito come soldato semplice e assegnato al I Battaglione, 2º Reggimento, della Brigata "Granatieri di Sardegna".[1] Distintosi in azione gli fu assegnato l'incarico di porta-ordini della sua compagnia.[1] Tra il maggio e il giugno 1916,[4] l'esercito italiano fu impegnato sul fronte di Asiago[5], e nel corso della battaglia di Monte Cengio-Cesuna,[N 1] mentre la sua Compagnia lottava nel corpo a corpo sotto il fuoco austriaco, si offrì volontario per raggiungere il comando, dove chiese, inutilmente, l'invio di rinforzi.[1]

Lapide indicante le onorificenze concesse ai soldati che combatterono sul Monte Cengio

Ritornando tra i suoi fu gravemente ferito, e già agonizzante si rivolse al comandante, il sottotenente Giuseppe Verdecchia (secondo altre fonti il tenente Teodoro Capocci[6]), dicendo: "Tenente, i rinforzi arriveranno! Resista fino alla morte".[1][7][8] La frase fu definita come "la divina bugia", e l'episodio fu ricordato nelle cartoline illustrate da Vittorio Pisani e in una medaglia commemorativa.[9]

Caduto, ormai morente, prigioniero si spense presso l'ospedale da campo austriaco di Casotto di Trento e le sue spoglie[N 2] sono conservate presso il Sacrario militare di Asiago.[10] Insignito di Medaglia d'oro al valor militare[3] alla memoria, gli sono state dedicate vie a Bologna, Cogollo del Cengio e Vicenza, ed inoltre è ricordato nel Lapidario della Basilica di Santo Stefano (Bologna).

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In una cruenta azione disimpegnava instancabilmente il proprio servizio, sia recando ordini fra le linee più avanzate, sia rifornendo le munizioni sulla linea del fuoco, ed attraversava all'uopo più volte, e da solo una zona di cresta scoperta e furiosamente battuta dal tiro avversario. In una successiva circostanza, in cui un attacco estremamente violento di soverchianti forze nemiche seminava la morte fra le nostre truppe ed inevitabilmente le serrava sempre più da presso, intuendo l'imminente pericolo, di propria iniziativa, sotto il grandinare dei proiettili, correva con impareggiabile serenità a chiedere rinforzi. Deluso nella propria speranza per la totale mancanza di truppe disponibili, nel tornare sopra i suoi passi, cadeva colpito a morte nel momento in cui giungeva presso il proprio ufficiale. Dando allora fulgida prova dei più eletti sentimenti, per infondere a questo ancora fiducia, contrariamente al vero gli gridava fra gli spasimi: "Tenente, i rinforzi arriveranno !". Quota 1152- Cesuna (Asiago) 31 maggio -3 giugno 1916.[11]»
— Regio Decreto 4 luglio 1920[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per la difesa del Monte Cengio furono assegnate sette Medaglie d'oro al valor militare ad altrettanti uomini della Brigata "Granatieri di Sardegna": Federico Morozzo della Rocca, Giani Stuparich, Carlo Stuparich, Nicola Nisco, Alfonso Samoggia, Teodoro Capocci, Ugo Bignami.
  2. ^ Sepolte inizialmente a Ponte Val di Tora.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Combattenti Liberazione.
  2. ^ Carolei, Greganti, Modica 1968, p. 196.
  3. ^ a b Ufficio storico del Corpo di Stato maggiore dell'Esercito italiano 1926, p. 78.
  4. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 106.
  5. ^ I Granatieri di Sardegna nella Grande Guerra
  6. ^ Catalogo della Mostra documentaria dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa del 13-28 ottobre 2016, pagina 150, vedibile in pdf dal sito www.forumscuolestorichenapoletane.it
  7. ^ Le Medaglie d'oro italiane della Grande Guerra, documento
  8. ^ La battaglia di Monte Cengio-Cesuna Archiviato il 14 agosto 2013 in Internet Archive.
  9. ^ La cartolina illustrata
  10. ^ Sacrario di Asiago, su vecio.it. URL consultato il 15 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
  11. ^ Scheda nel sito ufficiale del Quirinale
  12. ^ Bollettino Ufficiale 1917, disp.56.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 196.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Esercito italiano. Corpo di stato maggiore. Ufficio storico (a cura di), Guerra italo-austriaca 1915-18: le medaglie d'oro, Roma, Stabilimento poligrafico per l'amministrazione della guerra, 1926, p. 78.
  • Pompilio Schiarini, L'offensiva austriaca nel Trentino (1916), Roma, Libreria del Littorio, 1928.
  • Mark Thompson, La guerra bianca. Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919, Milano, Il Saggiatore s.p.a., 2009, ISBN 88-6576-008-7.

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